Uccr si arrampica sugli specchi per difendere la scuola privata

Quei bravi “ragazzi” di Uccr si dilettano nuovamente ad affrontare il tema dei finanziamenti alla scuola pubblica.

Su un tema così importante sarebbe giusto avere un approccio laico ma i bravi ragazzi esordiscono con “nella tematica della scuola e dell’istruzione da anni c’è una guerra ideologica da parte di alcune fazioni della società, contro la libertà di scelta e di educazione“.
Francamente anche chi si oppone (come me) ai finanziamenti alla scuola privata non vuole per nulla impedire la libertà di scelta: ognuno è libero di andare dove si vuole.

Sebbene critichino una “guerra ideologica” successivamente sono riportate le parole di mons. Luigi Negri secondo cui “la scuola deve venire assoggettata al pieno arbitrio dei governanti, a seconda dell’ideologia che domina. Questo è il fondamento dello statalismo scolastico, sia dei paesi liberal-borghesi che in quelli totalitari. La scuola serve a un’omologazione culturale, a far dimenticare una varietà di forme tradizionali e culturali, per assimilare tutto a un’unica forma, quella dello Stato“.
Più passa il tempo e più mi accorgo di quanto basso sia il livello delle argomentazioni degli uomini di Chiesa.
Innanzitutto Mons. Negri accusa chi si oppone ai finanziamenti alle scuole private di statalismo dimenticando che statalisti sono proprio coloro che sostengono le scuole private.
Infatti il vocabolario online della Treccani da’ questa definizione di “statalismo”: “Concezione e prassi politica che attribuisce allo stato una larga partecipazione e un ampio controllo nei varî settori di attività, soprattutto economiche, del paese. Nel linguaggio polit., con valore polemico, invadenza eccessiva dello stato in tutti i settori“.
Chi è contrario ai finanziamenti alla scuola privata vuole proprio che lo Stato non partecipi economicamente all’istruzione privata e quindi lasci quel campo libero di autofinanziarsi senza nessuna invadenza statale. Sono proprio i sostenitori dei finanziamenti alle scuole private a volere che lo Stato “invada” il loro campo: perciò lo statalismo è proprio il loro. Brutta cosa l’ignoranza……
I ragazzotti di Uccr continuano a sostenere che la scuola privata faccia risparmiare allo Stato sebbene – come dimostrato – le scuole private:
– facciano un largo uso di dipendenti irregolari (dati ISTAT);
– abbiano minori dotazioni tecnologiche (dati Miur);
– preparino in modo peggiore gli studenti ad affrontare l’Università (dati Fondazione Giovanni Agnelli);
– abbiano studenti meno preparati di quelli pubblici (dati OCSE);
– offrano un clima disciplinare peggiore (dati OCSE).
Questi dati comunque hanno avuto una grande eco nei media e sono arrivati anche alle orecchie di quei ragazzotti di Uccr che si spingono ad affermare che: “le private in Italia sono anche le uniche in Europa a non ricevere un contributo adeguato da parte dello Stato“.
Prima di tutto non si capisce a che cosa dovrebbe essere adeguato il contributo statale: adeguato all’attuale performance delle scuole private? Se fosse così il finanziamento è già ben più che adeguato.
I ragazzi continuano a scrivere: “i dati dimostrano anche che, laddove è riconosciuto il ruolo delle paritarie, come nel resto d’Europa, esse svettino come eccellenze rispetto a quelle statali: accade nel Regno Unito, accade negli USA, accade in Spagna e in Germania, e così via“.
Prima di tutto parlano di “dati” ma non riportano in base a quali dati sostengano ciò. Inoltre citano la situazione degli Usa dove infatti le scuole si autofinanziano completamente (proprio perché non sono statalisti). Inoltre si scopre l’acqua calda ad affermare che le scuole private siano migliori di quelle pubbliche nel resto del mondo: purtroppo siamo in Italia dove la situazione è diversa.
Ovviamente gli studi sopra riportati hanno avuto una grande eco nella stampa italiana ed anche i cattolici hanno dovuto farne i conti.
Alla ricerca del Miur secondo cui le scuole private sarebbero meno attrezzate in tecnologia replica Roberto Pasolini secondo cui “è un dato che non meraviglia poiché è da sempre che le dotazioni strumentali messe a disposizione dallo Stato alla proprie scuole sono superiori e non è certo oggi che si scopre questa verità, poiché la scelta primaria dello Stato è soprattutto dare la dotazione e successivamente preoccuparsi del loro uso“.
Questo è un contributo molto importante: fa piacere sapere che lo Stato investa molto (o almeno di più) in tecnologia.
Successivamente Pasolini afferma qualcosa di sconvolgente: “La causa, quindi, è semplice: le scuole paritarie debbono fare i conti con i propri bilanci e, pertanto, si dotano di strumentazioni innovative solo nel momento in cui ritengono che i propri docenti siano in grado di utilizzarli al meglio al fine di un miglioramento della didattica e, conseguentemente, dei livelli di apprendimento degli studenti“.
Questa è una affermazione gravissima e ci offre dati importantissimi:
– Le scuole private essendo orientate al profitto preferiscono tagliare sulle spese offrendo minori strumenti tecnologici al contrario dello Sfato che – essendo orientato alla crescita – può permettersi di andare in passivo;
– Il fatto che le scuole private offrano minori dotazioni tecnologiche proprio perché costrette dai bilanci in rosso significa che l’iniziativa privata nell’istruzione è fallimentare.
– Pasolini afferma che le scuole private si dotano di strumenti tecnologici solo quando i docenti sono in grado di utilizzarli. Questo significa che nelle scuole private ci sono ancora docenti che non sanno utilizzare internet o una lavagna multimediale? Complimenti.
Siccome Padre Francesco Ciccimarra, presidente dell’Agidae (Associazione Gestori Istituti Dipendenti dall’Autorità Ecclesiastica) afferma che nelle scuole cattoliche la retta varia fra i 2.500 e i 3.500 euro l´anno mentre Luigi Sepiacci, presidente dell´Aninsei (Associazione nazionale istituti non statali di educazione e istruzione) afferma che oscilla dai 4.500 ai 6 mila euro annui, mi domando chi voglia pagare così tanto per avere una istruzione peggiore, scuole meno attrezzate e docenti che non sanno neanche usare una lavagna multimediale.
Inoltre è una bufala quella di uno Stato che foraggerebbe a dismisura la scuola pubblica: magari fosse vero. Infatti secondo l’Ocse l’Italia ha speso nel 2008 il 4,8% del PIL per l’istruzione, ovvero 1,3 punti percentuali in meno rispetto al totale OCSE del 6,1% (posizionandosi al 29esimo posto su 34 Paesi).
Inoltre tra il 2000 e il 2008, la spesa sostenuta dagli istituti d’istruzione per studente è aumentata solo del 6% (rispetto alla media OCSE del 34%). Si tratta del secondo incremento più basso tra i 30 Paesi considerati.
Diversamente da altri Paesi membri dell’OCSE, la spesa per studente non aumenta notevolmente in base al livello d’istruzione: in Italia, la spesa passa da 8.200 dollari al livello pre-primario a 9.600 dollari al livello terziario, rispetto all’aumento medio nell’area OCSE da 6.200 dollari al livello pre-primario a 13.700 dollari al livello terziario.
In ogni caso i dati OCSE-Pisa rilevano che gli studenti privati siano meno preparati di quelli pubblici ed il mondo cattolico deve fare i conti con questa situazione.
Per tale motivo – non potendo fare altro – cominciano le critiche alla ricerca OCSE-Pisa (auguri…..).
Comincia la prof.ssa Ribolzi che critica l’inaffidabilità del campione statistico di OCSE e successivamente viene riportato un articolo del ricercatore Tommaso Agasisti secondo cui i dati rilevati dall’”Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione” (INVALSI) rileverebbero che – agli esami di terza media (!!!) – la performance degli studenti provenienti dagli istituti privati fosse migliore di quelli provenienti da quelli pubblici.
Purtroppo nell’articolo non è riportato il link alla ricerca di Invalsi quindi è molto difficile verificare questa ricerca però alcune considerazioni possono essere fatte. Prima di tutto Invalsi non separa nella sua ricerca le scuole private da quelle pubbliche quindi non so proprio dove il ricercatore abbia potuto affermare che agli esami di terza media (!!!!) gli studenti privati siano migliori di quelli pubblici. Inoltre – anche se ciò fosse vero – cosa cambierebbe? È evidente che per affrontare il mondo del lavoro e l’Università ciò che conta è il livello di preparazione nella parte finale del percorso di studi. Volendo fare un esempio azzardato viene considerato vincitore di una gara chi è primo all’ultimo metro dell’ultimo giro: poco importa che fosse secondo per tutto il resto della corsa.
I ragazzi di Uccr affermano che non ci si può basare su un campione ma su “dati oggettivi” (ossia l’insieme degli studenti). Questo è proprio quello che ha fatto la Fondazione Agnelli verificando i voti universitari di oltre 145.000 diplomati provenienti da 1.011 istituti di Piemonte, Lombardia, Emilia e Calabria.
Il risultato è impietoso per le scuole private. La Fondazione Agnelli afferma: “nonostante la presenza di alcune realtà di chiara eccellenza, la performance della maggior parte delle scuole non statali è deludente rispetto a quelle statali”.
E qui non si parla di un campione ma di “dati oggettivi”.
C’è da dire che le considerazioni di Pasolini, di Ribolzi e di Agasisti trovano spazio solo sul sito ilsussidiario.net ma non su altri media.
Questo sito appartiene alla Fondazione per la Sussidiarietà fondata ed è presieduta dal ciellino Giorgio Vittadini che è tra i fondatori della Fondazione Meeting per l’amicizia tra i popoli (Meeting di Rimini) ed inoltre ha fondato e presieduto fino al 2003 la Compagnia delle Opere, associazione d’imprese ispirata alla Dottrina sociale della Chiesa.
Insomma ilsussidiario.net non è di certo una fonte “imparziale”…..
Alla fine comunque i ragazzi di Uccr sembrano gongolare e parlano di un “boom di iscrizioni per la scuola privata tra l’anno scolastico 2004/2005 e 2010/2011”.
Vediamo cosa rileva l’Istat a riguardo.
Per quanto riguarda le scuole dell’infanzia, nel 2010 hanno chiuso ben 210 asili privati rispetto all’anno precedente (-2,5%) sebbene il numero degli iscritti sia rimasto pressoché invariato (+0,85%): quindi nonostante gli iscritti alle scuole materne private siano gli stessi, il sistema non riesce a mantenersi.
La situazione e’ ancora peggiore nelle scuole elementari (sempre private). Nel 2010 han chiuso ben 50 scuole rispetto all’anno prima con una inflessione del 3,21% (solo dello 0,69% per le scuole pubbliche). Anche il numero degli iscritti alle scuole elementari private – dal 2009 al 2010 – ha avuto un calo del 1,44% (nella scuola pubblica l’incremento e’ stato dello 0,22%).
Un leggero miglioramento lo si ha con le scuole medie. Dal 2009 al 2010 sono state aperte 44 scuole (+1,36%) e gli studenti sono aumentati del 2,73%.
I dati ritornano cupi con le scuole secondarie superiori. In solo un anno sono state chiuse 249 scuole (-2,72%) mentre l’inflessione nelle scuole pubbliche e’ stato dell’1,59%. Gli studenti iscritti nelle scuole private sono diminuiti del 3,15% mentre nelle pubbliche dell’1,23%.
Insomma c’è ben poco di cui stare allegri ed il nervosismo dei cattolici è significativo.
Comunque fa ridere la critica alla “guerra ideologica da parte si alcune fazioni della società contro la libertà di scelta e di educazione” e poi rilevare che le opinioni favorevoli ai finanziamenti alla scuola privata vengano da un vescovo e da un sito appartenente ad una fondazione presieduta da un ciellino che ha fondato la Compagnia delle Opere. Ma tanto – come diceva Ezio Greggio – sono ragazzi…..

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