Il CENSIS pubblica ogni anno il Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese.
Quest’anno siamo arrivati alla quarantacinquesima edizione e molti si sono affrettati ad affermare di rivincita di valori religiosi.
Leggendo il rapporto CENSIS integralmente la situazione è ben diversa.
Il CENSIS ha posto la domanda: “Lei crede che esista una sfera trascendente o spirituale che va al di là della realtà materiale?“.
A questa domanda le risposte sono state le seguenti:
– Si, perché sono credente 65,6%
– Pur non essendone pienamente convinto, credo che in fondo ci sia “qualcosa” o “qualcuno” al di là della realtà materiale 15,6%
– Non me ne occupo 8%
– Forse si, ma comunque ritengo che si debba tenere nettamente separate la sfera razionale e quella irrazionale 4,9%
– Non lo credo, ma alle volte mi comporto come se esistesse 3,2%
– Non lo so ma mi affascina pensarci 1,9%
– Pensare a questo genere di cose allontana gli uomini dai problemi veri della vita 0,8%
Quindi solamente il 65,6% si è professato credente senza esitazioni mentre gli altri approcci andavano da un certo scetticismo ad un disinteresse.
Il 65,6% di credenti senza riserve (da vedere poi quanti praticanti) è inoltre una percentuale molto più bassa di quanto aveva rilevato l’Eurispes nel 2010 secondo cui il 76,5% degli Italiani si considerava credente.
Il CENSIS ci offre anche altri dati che smentiscono l’immagine di una Italia religiosa. Infatti nel capitolo “La società italiana al 2011” emerge che solo per il 21,5% del campione la tradizione religiosa è un valore che accomuna gli italiani, solo il 15,7% vede nella fede religiosa un valore per migliorare la convivenza ed addirittura solo il 3,7% vede nella propria appartenenza religiosa la radice della propria identità personale.
Non a caso la stessa CENSIS nella ricerca “I miti che non funzionano più” del 28 giugno 2011 scriveva che: “è chiara l’impossibilità per i sacerdoti di incidere su processi di scelta individuale ormai massificati, così come del resto stentano a fronteggiare le ondate di secolarizzazione nella quotidianità, l’estraneizzazione dalla religiosità e dai luoghi di culto”.
Sempre nella stessa ricerca si afferma che: “Prosegue infatti nel tempo il declino della religiosità, della sua pratica nel quotidiano se è vero che negli anni zero la quota di italiani di almeno sei anni che si reca una o più volte in un luogo di culto è diminuita ancora di quasi il 4%, scendendo fino a rappresentare circa un terzo degli italiani”.
Altro che valori religiosi in crescita…..