Il progetto da parte della Giunta Pisapia di istituire il registro delle coppie di fatto (anche per le coppie omosessuali) ha scosso una parte del mondo cattolico. La Curia di Milano ha addirittura ipotizzato che si possano legalizzare le unioni poligamiche mentre non passa giorno che Avvenire non pubblichi interventi contrari a questo provvedimento.
I sostenitori dei diritti civili ovviamente plaudono a questa decisione (già annunciata da Pisapia durante la campagna elettorale) e sperano che i partiti possano colmare il divario che ci separa dal resto d’Europa ed approvare una legge nazionale.
Nel panorama degli oppositori al registro delle coppie di fatto della Giunta Pisapia assume una posizione particolare l’associazione Agapo (Associazione Genitori ed Amici Persone Omosessuali) che invece avversa la decisione dell’amministrazione milanese ritenendola non «di aiuto per i nostri figli omosessuali»: un documento di Agapo ha trovato ospitalità anche nel giornale dei vescovi italiani Avvenire e su tempi.it (l’organo di Comunione e Liberazione). Arcigay ha subito criticato il documento di Agapo ritenendo che non sia degno di essere preso in considerazione.
Agapo ha ritenuto necessario – sempre dalle pagine web di tempi.it – intervenire nuovamente sull’argomento con una lettera aperta del 24 luglio al sindaco Pisapia.
Secondo Agapo: «Le preferenze erotico-sessuali sono fatti privati e allo Stato non devono interessare, né per togliere diritti né per conferirne di aggiuntivi. Non è mai esistito il bisogno di porre le relazioni tra persone dello stesso sesso sotto particolare tutela dello Stato e ciò per buoni motivi: dalla relazione non possono nascere figli, né è presente la “figura debole” che per default abbia bisogno di tutele di natura pubblica». È facile ribadire che tutto questo viene ampiamente smentito sia dalle normative europee in materia che dalla sentenza 138/2010 della Costituzione secondo cui «sarebbero prive di fondamento (…) le tesi che giustificano l’implicito divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso ricorrendo ad argomenti correlati alla capacità procreativa della coppia ed alla tutela della procreazione».
Da più parti si sono avanzati dubbi sulla reale esistenza di Agapo e – su tempi.it – Carlo Candiani ha precisato che l’associazione esiste ed è regolarmente iscritta nel registro delle associazioni di Solidarietà familiare della Regione Lombardia e in quello delle associazioni di volontariato.
Non ci sono molti dubbi che Agapo – a livello formale – esista. D’altronde – se non esistesse – non avrebbe potuto ricevere un finanziamento di 2.616,65 € dalla Asl Milano della Regione Lombardia per istituire il servizio di telefono “Amico Segreto” rivolto alle persone omosessuali.
Il dubbio non è se Agapo esista a livello formale: d’altra parte per costituire una Onlus non è necessario un numero elevato di soci e non è necessario – a differenza delle fondazioni – destinare un capitale minimo.
Il dubbio è – molto più semplicemente – quanto Agapo possa rappresentare le persone omosessuali ed i loro genitori.
Agapo stessa non aiuta a dissipare questo dubbio. Infatti la lettera aperta del 24 luglio pubblicata su tempi.it non è firmata da nessun presidente o rappresentante dell’associazione stessa ma si chiude semplicemente con “La presidenza AGAPO – Lettera firmata”: una lettera non firmata è un po’ poco per una lettera aperta.
A differenza di Agapo, le lettere aperte dell’Agedo (Associazione Genitori di Omosessuali) sono tutte firmate dalla Presidente Rita De Santis o da altri rappresentanti dell’associazione.
Sul sito stesso di Agedo è presente lo statuto dell’Associazione con la firma della fondatrice (e presidente dell’associazione sino al 2007) Paola Dell’Orto (madre di Giovanni Dall’Orto, storico del movimento gay e direttore della rivista Pride) con foto e video delle attività svolte da Agedo e – soprattutto – dei suoi appartenenti.
A differenza di Agedo, Agapo non pubblica nessuno statuto e quindi non si può sapere quali sono gli organi dell’associazione, chi è il suo presidente, chi sono gli organi dell’associazione, se esiste un consiglio direttivo, quante sono le persone effettivamente associate ad Agapo e quali sono le iniziative effettivamente svolte dall’associazione.
Veramente un po’ poco per un’associazione che vuole essere rappresentativa di una parte del mondo omosessuale.