Tempi.it (organo di CL) e gli ex-gay che hanno deciso di “convertirsi” e “liberarsi dai lacci dell’omosessualità”

Su tempi.it (organo di Comunione e Liberazione) trova spazio la storia di Roberto Perez: un ventenne spagnolo ex-gay grazie alle teorie riparative sull’omosessualità del discusso psicologo americano Joseph Nicolosi la cui storia è sintetizzata come «la lettura di un libro, la terapia e la conversione. Vicende di giovani che hanno deciso di “liberarsi dai lacci dell’omosessualità”».

Il ragazzo – non a caso intervistato dal sito cattolico religionenlibertad.com – non rivela quali sono stati gli psicologi che hanno seguito il suo caso, quali sono state le tappe del processo di analisi e le metodologie usate ma si sofferma molto sul suo rapporto con la religione.

Nell’articolo di Tempi è riportato che per Perez fosse stata molto importante la lettura del libro “Riscoprirsi normali” di Richard Cohen, presidente della PFOX (Parents and Friends of Ex-Gays).

Bisogna ricordare che è Cohen è stato espulso nel 2002 dall’American Counseling Association (ACA) per violazioni etiche e l’ACA – nel provvedimento di espulsione – dichiara che: «Richard Cohen non è un professionista autorizzato nel campo della salute mentale. È stato definitivamente espulso dalla ACA per violazioni etiche ed i suoi scritti sono stati smascherati come incendiari e contenenti fatti e supposizioni errate. I suoi scritti mancano di prove di ricerca e non devono essere usati come base per nessuna linea di condotta pubblica. Aca non sostiene la sua posizione o l’utilizzo della sua opera in alcun modo».

Perez nell’articolo su tempi.it descrive l’omosessualità come «una risposta sbagliata, una menzogna, una falsa promessa che non ti soddisfa» e la teoria riparativa come la “strada” per uscire da questa situazione.

L’Apa (American Phsicologycal Association) ha sottolineato come ci fossero gruppi secondo cui l’omosessualità – da cui si poteva uscire grazie alla psicoterapia ed alla religione – fosse dovuta a mancanze spirituali e morali. Molti di questi gruppi – sempre per Apa – erano inseriti in un più ampio contesto di movimenti politici religiosi conservatori che stigmatizzavano l’omosessualità per motivi politici o religiosi.

Sulle teorie riparative, l’Apa per dissipare ogni dubbio ha predisposto un team di psicologi per studiare i dati relativi ai tentativi di cambiare l’orientamento sessuale. Il report del team è molto chiaro: non esistono studi con un adeguato rigore scientifico che stabiliscano che le teorie riparative funzionino. Inoltre le teorie riparative – in alcuni casi – hanno causato stress, depressione ed un maggior tasso di suicidi alle persone che si erano sottoposte. Per questo motivi l’Apa – in una risoluzione – ribadisce che l’omosessualità non è un disordine mentale e gli psicologi non devono seguire le teorie riparative che – come sottolineato – non hanno nessuna validità scientifica. Allo stesso modo gli psicologi devono evitare pregiudizi causati da principi religiosi e dovranno sempre attenersi alle scoperte scientifiche nella loro professione.

Anche in Italia, gli psicologi hanno ritenuto necessario prendere posizione. L’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna ha ribadito in un documento l’inutilità e la nocività delle teorie riparative che – come ricordano – spesso sono sostenute da organizzazioni cristiane che offrono consulenze, organizzano conferenze, sedute di psicoterapia e seminari, spesso dietro compenso: la posizione degli psicologi emiliani è condivisa anche dagli Psicologi della Toscana secondo cui le teorie riparative gettano discredito sulla professione.

L’Ordine degli Psicologi del Lazio condanna ogni tentativo di patologizzare l’omosessualità mentre gli psicologi veneti sostengono che «la persona omosessuale che chiede di essere “guarita” (e i familiari spesso coinvolti) va ascoltata ed aiutata a capire le ragioni della sua difficoltà ad accettarsi, ma non va ingannata con la promessa di terapie miracolistiche prive di efficacia dimostrata».

Anche l’Ordine della Lombardia ha approvato una delibera in cui si afferma che: «qualunque corrente psicoterapeutica mirata a condizionare i propri clienti verso l’eterosessualità o verso l’omosessualità è contraria alla deontologia professionale ed al rispetto dei diritti dei propri pazienti».

In occasione della presenza in Italia nel 2010 di Joseph Nicolosi al convegno “Identità di genere e libertà” circa 1200 psicologi, psichiatri, psicoterapeuti e psicoanalisti italiani (tra cui Luigi Palma – presidente dell’Ordine nazionale – ed i vari presidenti regionali) hanno sottoscritto un comunicato in cui si afferma che «le terapie “riparative” (…) e ogni teoria filosofica o religiosa che pretenda di definire l’omosessualità come intrinsecamente disordinata o patologica, non solo incentivano il pregiudizio antiomosessuale, ma screditano le nostre professioni e delegittimano il nostro impegno per l’affermazione di una visione scientifica dell’omosessualità».

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