Omosessualità: esiste un diritto alle “terapie riparative”?

Su alcuni organi cattolici di informazione sovente sono pubblicate storie di ex-gay ossia persone che sono passate da una condizione di omosessualità ad una di eterosessualità.
Queste storie non sono confinate solo a blog integralisti e folcloristici di cattolici fanatici come pontifex.roma o uccr ma – alle volte – trovano spazio anche su tempi.it (l’organo di Comunione e Liberazione): sono quindi voci da non sottovalutare.
È palese che in questi tempi si sta acuendo l’atavico scontro tra il mondo cattolico e quello laico: scontro acuito da temi come il matrimonio omosessuale, gli scandali del Vaticano, i finanziamenti alla scuola cattolica, etc.

Nel dibattito presente sulle terapie riparative spesso compaiono termini come “libertà di cura” e “libertà individuale”.
Da una parte del mondo cattolico (che non ha mai incontrato la riprovazione ufficiale della Chiesa) si sostengono le “terapie riparative” di Nicolosi in nome della “libertà di cura” della persona o – più genericamente – della libertà individuale.

È opportuno ricordare alcuni elementi. Le teorie riparative di Nicolosi non sono state rifiutate aprioristicamente dalla comunità scientifica. L’Apa (American Psychological Association) per dissipare ogni dubbio ha predisposto un team di psicologi per studiare i dati relativi ai tentativi di cambiare l’orientamento sessuale. Il report del team è molto chiaro: non esistono studi con un adeguato rigore scientifico che stabiliscano che le teorie riparative funzionino. Inoltre le teorie riparative – in alcuni casi – hanno causato stress, depressione ed un maggior tasso di suicidi alle persone che si erano sottoposte. Per questo motivi l’Apa – in una risoluzione – ha ribadito che l’omosessualità non è un disordine mentale e gli psicologi non devono seguire le teorie riparative che – come sottolineato – non hanno nessuna validità scientifica.

In Italia queste posizioni sono state fatte proprio dagli ordini regionali degli psicologi di Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Veneto, Lombardia e da 1200 psicologi e psichiatri italiani: sarebbero elementi a sufficienza per non prendere in considerazione le teorie riparative.

Ciò nonostante il mondo cattolico – stranamente solo nel caso delle terapie riparative – sostiene la “libertà di cura” da parte dell’individuo ossia il diritto a scegliere la propria cura.
Purtroppo (o per fortuna) non esiste nessun diritto alla “libertà di cura”. La nostra Costituzione prevede solamente che «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge» (art. 32 Cost.) ma non prescrive che l’individuo abbia il diritto di poter scegliere la cura. La scelta resta sempre in quell’ambito fiduciario esistente tra medico/paziente. Il paziente ha sempre l’ultima parola sulla cura proposta: potrà rifiutare la terapia proposta dal medico e potrà cambiare terapeuta ma non potrà scegliere la cura da adottare.
Come detto, è invece diritto del paziente rifiutarsi di curarsi o di assumere determinati farmaci e quindi ci sarebbe (sebbene nei fatti non sia garantito) il diritto all’eutanasia passiva (ossia non essere sottoposti a determinati trattamenti sanitari con lo scopo di accelerare la propria morte) mentre non esiste il diritto all’eutanasia attiva ed al suicidio assistito (che presuppongono un intervento attivo da parte del medico).
Quindi, la parte del mondo cattolico che sostiene la “libertà di cura” per le terapie riparative dovrebbe sapere che tale libertà consiste – in sostanza – nella “libertà di non-cura” (ossia di non essere curati) e questo include l’eutanasia passiva. Perciò i cattolici che sostengono le terapie riparative in nome della “libertà di cura” dovrebbero – coerentemente – farsi portavoce anche di chi rivendica il diritto all’eutanasia passiva.
C’è però da sottolineare che le terapie riparative non sono delle “cure” (infatti sono state rifiutate dal mondo scientifico) e quindi è inappropriato usare questo termine.

Proprio perché è difficile usare il termine di “cura” per le “terapie riparative” i sostenitori di queste ultime spesso si richiamano alla “libertà individuale” dell’uomo. Secondo questo principio, l’omosessuale che volesse ricorrere alle terapie riparative – pur cosciente della non-scientificità di queste ultime – sarebbe libero di farne ricorso.
Qui è necessario separare la posizione dell’assistito da quella del medico.
L’omosessuale ovviamente ha la piena libertà di ricorrere a psicologi (o sedicenti tali) che usino gli infondati metodi di Nicolosi: nessuno potrà mai impedirglielo o punirlo.
Il discorso è invece molto diverso per quanto riguarda la posizione dello psicologo.
Prima di tutto questi professionisti devono rispettare (come qualsiasi altro professionista) il proprio codice deontologico e – come messo in luce da una delibera dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia – le teorie riparative sono lesive delle norme del Codice deontologico.
Inoltre ogni medico ha il dovere di usare metodi e terapie la cui validità scientifica sia dimostrata e – nel caso delle terapie riparative – non c’è nessun riscontro scientifico.

Come paragone si può portare l’esempio del “caso Di Bella” che ha avuto molto spazio nei media a fine degli anni ’90.
L’oncologo Luigi Di Bella sosteneva di poter curare efficacemente i tumori con una cura a base di vitamine, farmaci, ormoni e di aver curato circa 10.000 persone con questo metodo sebbene non avesse mai pubblicato uno studio su una rivista peer review.
Questo metodo – grazie anche all’attenzione dei media – aveva suscitato molte speranza e le autorità mediche furono chiamate a vagliare il caso.
Le risposte non si fecero attendere. Nel 1996 la Commissione Oncologica Nazionale dichiarò che la terapia era priva di ogni validazione scientifica. Il Ministero della Salute nel 1999 giudicò come inefficace il metodo ed i risultati della ricerca furono pubblicati anche sul British Medical Journal. Una nuova bocciatura arrivò nel 2005 anche da parte del Consiglio Superiore di Sanità
La rivista Cancer arrivò a scrivere che i pazienti trattati con la terapia Di Bella vivevano in media meno di quelli trattati con terapie tradizionali di riconosciuta efficacia e sottolineava che tale terapia non era comunque priva di effetti collaterali.
Perciò se pensassimo che un medico sia libero di usare metodi privi di validità scientifica (come nel caso delle terapie riparative), anche Luigi Di Bella avrebbe potuto usare il suo controverso metodo nonostante fosse stato provato che i suoi pazienti vivevano meno rispetto ai pazienti trattati con le terapie tradizionali.

I sostenitori delle terapie riparative inceve meritano a pieno titolo l’appellativo di “truffatori” infatti – per il nostro codice penale – è tale «chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno» (art. 640 c.p.). I sostenitori di Nicolosi infatti sostenendo che le terapie riparative funzionino (mentre è stato provato il contrario) raggirano le loro vittime (nello specifico gli omosessuali che a loro si rivolgono). Ovviamente – facendosi pagare – procurano a sé un ingiusto profitto (perché farsi pagare per qualcosa di inefficace?) procurando ad altri un danno (sia di natura economica ma anche di natura psicologica con depressione ed ansia). Per questo possono essere puniti con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da cinquantuno euro a milletrentadue euro.

Paradossalmente si potrebbe persino sostenere che un omosessuale – pur pienamente consapevole dell’inefficacia delle terapie riparative e consapevole degli eventuali danni a livello psicologico – potrebbe richiedere al proprio terapeuta di impiegare i metodi di Nicolosi in un estremo (ma sbagliato) tentativo di essere eterosessuale.
Ovviamente nessun medico o psicologo può essere obbligato ad adottare particolari metodi o farmaci (anche se di comprovata validità scientifica) e l’obiezione di coscienza del medico (come insegna anche la giurisprudenza in materia) viene prima della decisione del paziente.
Se si sostenesse che lo psicologo non possa rifiutarsi di adottare le terapie di Nicolosi davanti alla richiesta del paziente, bisognerebbe – coerentemente – sostenere che il medico sia obbligato sempre e comunque a prestare la sua prestazione anche in casi come l’aborto, l’eutanasia, il suicidio assistito, etc.
Ovviamente nel caso di terapie riparative non si può parlare neanche di “obiezione di coscienza” perché – non essendoci nessuna validità scientifica – chi potrà adottarle non può essere definito psicologo ma ciarlatano o truffatore.

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27 pensieri su “Omosessualità: esiste un diritto alle “terapie riparative”?

  1. pippo
    L’APA non ha mai allontanato Joseph Nicolosi perchè membro attivo e stimato per il suo rigore scientifico; è lo stesso Joseph che spesso richiama i colleghi su quanto ancora non sappiamo dei comportamenti umani e quanto sia necessario mantenere attivi gli studi su tutti i fronti. Invece nella nostra Europa oscurantista si è scelto di chiudere gli occhi in favore di un illusorio quieto vivere sociale, inventando la politica omofobia (visto che di fobia scientifica non esiste traccia), appoggiando in toto gli aiuti psicosociali ad etero che pensano di essere diventati omo e condannando chiunque pensi che un omosessuale debba essere aiutato in senso inverso.
    L’APA è stata anche bacchettata da uno studio della Loren Marks della Louisiana State University, nel quale si critica fortemente la posizione dell’American Psychological Association (APA), secondo la quale i figli di genitori gay o lesbiche non sono svantaggiati rispetto a quelli di coppie eteorsessuali. La studiosa ha analizzati i 59 studi citati dall’APA per sostenere la propria tesi, dimostrando che essi mancano di campionamento omogeneo (1), gruppi di confronto (2), caratteristiche del gruppo di confronto (3), presenza di dati contraddittori (4), portata limitata degli esiti dei bambini studiati (5), scarsità di dati sul lungo termine (6) e mancanza di potenza statistica (7). La conclusione è che le forti affermazioni, comprese quelle compiute dall’APA, non sono empiricamente giustificate. La ricercatrice si è dunque allineata al giudizio del prestigioso psicologo Nicholas Cummings, ex presidente dell’American Psychological Association, secondo cui «l’APA ha permesso che la correttezza politica trionfasse sulla scienza, sulla conoscenza clinica e sull’integrità professionale. Il pubblico non può più fidarsi della psicologia organizzata per parlare di prove, piuttosto si deve basare per quel che riguarda l’essere politicamente corretti. Al momento la governance dell’APA è investita da un gruppo elitario di 200 psicologi che si scambiano le varie sedi, commissioni, comitati, e il Consiglio dei Rappresentanti. La stragrande maggioranza dei 100.000 membri sono essenzialmente privati ​​dei diritti civili». Secondo David J. Eggebeen, del Department of Human Development and Family Studies della Pennsylvania State University, lo studio della Marks «offre argomenti ragionevoli per una maggiore cautela nel trarre forti conclusioni basate sulla ricerca disponibile».

    E noi dovremo fidarci dei nostri politico/psicologi europei?

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    1. Cagliostro Autore articolo
      Caro Pippo,
      prima di tutto credo che nei commenti bisognerebbe rischiare di non essere off topic. Il mio articolo riguarda se esiste o meno un “diritto” alle terapie riparative da un punto legale e non riguarda la bontà o meno del lavoro di Nicolosi (che non giudico non essendo psicologo): oggettivamente – per i motivi che ho spiegato – non esiste nessun diritto alle terapie riparative.
      Prendo alcune parti del tuo commento.
      “L’APA non ha mai allontanato Joseph Nicolosi perchè membro attivo e stimato per il suo rigore scientifico”. Non ho mai scritto che Nicolosi sia mai stato allontanato dall’Apa (non mi risulta). Non credo che l’Apa ritenga Nicolosi un membro “stimato per il suo rigore scientifico”: questo report di Apa (che avevo già citato) afferma l’esatto contrario.
      Non capisco cosa c’entri lo studio di Loren Marks della Louisiana State University che citi: lo studio hai citato riguarda le adozioni da parte di coppie omosessuali mentre in questa sede si parla di terapie riparative. Sono due aspetti totalmente separati.
      Non credo che il giudizio di Nicholas Cummings sia molto attinente. Se Cummings avesse voluto criticare il Report dell’Apa realizzato dagli psicologi Judith M. Glassgold, Lee Beckstead, Jack Drescher, Beverly Greene, Robin Lin Miller e Roger L. Worthington, avrebbe dovuto almeno indicare cosa ci fosse di sbagliato: non mi sembra lo abbia fatto. Inoltre Cummings è stato Presidente dell’Apa nel 1979 (e solo in quell’anno) mentre il Report in questione è del 2009 (trent’anni dopo e quando Cummings aveva già 85 anni): forse non era nelle condizioni migliori per giudicare se lo studio fosse viziato da “motivazioni politiche”.
      Inoltre è strano che un ex Presidente di Apa critichi la non democraticità dell’organizzazione che anche lui ha presieduto: verrebbe da domandargli cosa ha fatto di concreto per aumentare questo deficit di democrazia di cui parla.
      Inoltre Apa nella sua storia è stata presieduta da 120 psicologi: non mi risulta che ci siano state altre voci critiche oltre a Cummings. Un rapporto di 1 su 120 mi sembra un po’ poco.
      A proposito di “ritrattazioni” in campo di terapie riparative dimentichi che nel 2001 lo psicologo Robert Spitzer pubblico uno studio riguardante la validità delle teorie riparative sulla rivista Archives of Sexual Behavior riconoscendo la validità di tali terapie. A maggio del 2012 – con una lettera allo stesso editore di Archives of Sexual Behavior, Spitzer ha ritrattato il suo precedente studio che – molto spesso – era citato dai sostenitori delle teorie riparative.
      Secondo te non bisogna fidarsi degli psicologi europei? Sei liberissimo di non fidarti ma ovviamente – se si vuole parlare di psicologia o terapie riparative – non si può ignorare cosa affermano cinque ordini regionali a riguardo e 1200 psicologi italiani (ivi compreso il Presidente nazionale dell’Ordine).

      Salutoni

      Rispondi
  2. gianluca

    Salve, volevo portare la mia testimonianza. Io premetto che non ho mai avuto pulsioni omosessuali e sono cattolico praticante (non da molto, la mia conversione è avvenuta circa nel 2010)però, per altri motivi mi sono ritrovato a partecipare a due seminari basati sulla terapia riparativa e sul percorso Living Waters.
    Io onestamente non ho riscontrato nulla di male in quello che fanno e dicono, i soldi che chiedono sono per il pernottamento a pensione completa nella struttura dove si tiene il seminario (sfido chiunque a trovare un pernottamento di una settimana gratis), poi loro ti espongono tutta una serie di insegnamenti (presi dalla terapia riparativa di Nicolosi e dal seminario Living Waters)che portano ad una conoscenza più profonda e personale delle ferite del passato che potrebbero essere la causa delle pulsioni omosessuali, o di altri disturbi relazionali e sentimentali.Infatti il corso è aperto anche a persone (come me) che soffrono di altre pulsioni INDESIDERATE, le quali potrebbero essere: don giovannismo, alcolismo, autoerotismo compulsivo, bulimia, scarsa autostima…ecc..ecc.. Poi cosa molto importante il Gruppo organizzatore accetta iscritti al corso SOLO persone fortemente motivate nel voler trovare una via d’uscita dalle loro pulsioni INDESIDERATE, e quindi, NESSUNO viene costretto a fare nulla. Per finire posso ancora testimoniare di aver conosciuto di persona molti ragazzi con pulsioni omosessuali indesiderate che grazie al percorso loro indicato sono usciti da quella situazione di sofferenza,e che ora sono felicemente sposati e con stupendi figli.
    Per me è fortemente ingiusto celare l’esistenza di persone sofferenti nella propria condizione di pulsioni omosessuali.
    E’ ancor più terribile e per nulla democratico negare (A CHI LO DESIDERA – RIPETO: NESSUNO VIENE OBBLIGATO) loro la possibilità di ritrovare la felicità, ristabilendo la loro vera identità (non alterata da ferite).
    Queste mie considerazioni sono frutto di esperienza reale

    Rispondi
    1. Cagliostro Autore articolo

      Gentile Gianluca,
      la ringrazio per il suo gentile commento.
      Di solito non credo alle cosiddette “testimonianze” però credo il suo racconto abbia molti punti interessanti.
      Prima di tutto lei – forse involontariamente – ha tenuto a precisare della sua fede cattolica. La fede religiosa dovrebbe essere un elemento indifferente nel momento in cui si parla di scienza quale è la psicologia ma la sua precisazione conferma – come sottolinea l’Apa – che lo sfondo religioso è sempre presente nelle terapie riparative.
      Lei ha sottolineato che non è omosessuale (ed ovviamente non ho motivi per dubitarci) e quindi mi sono chiesto per quali motivi lei che non è omosessuale si fosse trovato in un simile seminario.
      La risposta me l’ha data lei stesso quando mi ha scritto che questi corsi sono aperti anche a persone che hanno altri tipi di problemi.
      Tutto ciò mi pone davanti a tre diverse obiezioni:
      1) Quanto può essere efficace una terapia in cui manca l’interazione diretta tra medico e paziente? Ogni terapia psicologica è basata sul rapporto diretto ed esclusivo (ossia 1 a 1) tra medico e paziente in quanto i problemi di alcuni disturbi come la bulimia hanno certamente origini diverse da persona a persona e sicuramente il contesto che lei ha descritto non è quello adatto.
      2) Quanto può essere efficace e seria una terapia che non solo vuole curare l’omosessualità (ma qui faccio mia la posizione della comunità scientifica internazionale) ma pretende addirittura di curare ogni disturbo?
      3) Il contesto che lei ha descritto (seminari aperti a tutti) pongono seri problemi di privacy nei confronti dei partecipanti. Niente vieterebbe ad una persona (e ci sono immagini in rete) di accedere a questi seminari per filmare i partecipanti e poi mettere foto o video in rete.
      Ai seminari non partecipano persone con problemi di ogni genere ma solo membri della comunità scientifica.
      Lei ha scritto che al corso partecipano solo persone fortemente motivate: le domando in che modo si possa stabilire se una persona è fortemente motivata o meno.
      Lei scrive che nessuno è costretto a fare nulla ed io su questo ci credo ma bisogna capire anche cosa si intende per “costrizione” che non deve essere solo fisica ma può anche essere psicologica.
      Lei scrive che non è democratico negare la possibilità di queste terapie a chi lo voglia. Quindi pensa che se domani un medico (o sedicente tale) promettesse di sconfiggere il cancro o l’Aids con acqua e zucchero, questo medico dovrebbe essere lasciato libero di somministrare la sua “cura” ai malati che volessero – senza nessuna costrizione – farlo? Mi dispiace ma non è così e la comunità scientifica ed i vari ordini professionali servono proprio a questo e sulle terapie riparative è inutile che le ripeta in che modo i vari ordini si siano espressi: troverà tutto nell’articolo.
      Lei scrive che ha conosciuto persone che sono uscite dalla situazione di omosessualità. Di “esperienze” varie ce ne sono sempre tantissime ma quello che conta non è l’osservazione di uno o più singoli casi ma l’analisi di campioni di pazienti o persone che si sono sottoposte ad una determinata terapia: nel caso delle terapie riparative questo studio c’è già stato (lo ha realizzato l’Apa) con esiti totalmente negativi. Anche di questo ho scritto nell’articolo.
      Quando altri studi realizzati con rigore scientifico dimostreranno il contrario si potrà parlare della Son sicuro che le sue considerazioni sono frutto di esperienza reale ma – mi scusi – credo che non avrà molta difficoltà neanche ad incontrare persone che affermano di essere guariti da un tumore fumando sigarette oppure di essere stati rapiti dagli alieni.

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      1. gianluca

        Con tutto il rispetto devo dirle che non concordo con nulla di quello che dice, ma apprezzo il suo sforzo nell’ analizzare così dettagliatamente ogni singola parte e parola della mia testimonianza, perchè sinceramente non credevo si potessero estrapolare così tanti ragionamenti. e luoghi comuni da quello che ho scritto… sa, nonostante il fatto che lei dice di non essere uno psicologo dal suo modo di scrivere invece lo sembra proprio (chissà..) va bè non conoscendo il mio nome e il mio indirizzo non potrà spedirmi la parcella da pagare (fiuu..).
        Scusi ma non ho potuto fare a meno di essere un po sarcastico in questo inizio di risposta perchè mi capita così spesso di trovare persone che mi trattano con tanta sufficienza e superiorità intellettuale che ormai mi viene spontaneo rispondere così…
        Comunque, per farla breve, la religione puó coesistere perfettamente con la scenza perchè il Creatore ci ha creati a sua immagine e somiglianza, e quindi esseri dotati di intelligenza e sapienza tale da aver inventato la scenza stessa (cosa assolutamente impossibile agl’animali) la chiesa non rifiuta assolutamente l’importanza della scenza (a meno che non sia dannosa, come ad esempio la bomba atomica, ecc.. ecc..), poi io ho partecipato al seminario prevalentemente per accompagnare una persona molto cara che soffriva di pulsioni omosessuali indesiderate, e dopo ho potuto appurare il beneficio che ne ho avuto io, visto che il percorso ti aiuta a prendere coscienza delle ferite del passato che possono averti causato problemi relazionali, o di altro tipo, che nemmeno comprendevi di avere, ma che invece avevi e ti stavano lentamento distruggendo dentro, il seminario poi è l’inizio del percorso di uscita dalle proprie pulsioni, o dipendenze, indesiderate.
        Viene consigliato, finito il seninario, liberamente un percoso da seguire secondo il proprio problema, per quanto riguarda l’omosessualità indesiderata si consglia l’affiancamento di un psicoterapeuta (che aimè non imbottiscono le persone di farmaci come e normale credere nel mondo di oggi), poi i partecipanti prendono contatti con gli organizzatori in precedenza, i quali analizzeranno la persona, e la reale motivazione (purtroppo non sempre facile..ammetto..) comunque io ho parlato con molti ragazzi e mi hanno confermato, in totale libertà, la loro intenzione di uscire dall’omosessualità.
        Uff.. continuando, è molto simpatico e ironico il suo esempio sul guarire il cancro o l’aids con acqua e zucchero ecc.. ecc.. ma qui si parte dal presupposto errato che l’omosessualità sia una malattia e che la terapia di Nicolosi sia un cocktail di quali chissà pillole o medicine varie, invece l’omosessualità è un sintomo di un problema emotivo e rappresenta bisogni emotivi insoddisfatti dall’infanzia, specialmente nella relazione con il genitore dello stesso sesso, quindi i termini “malattia” “curare” fondamentalmente sono errati (infatti io cercherei di non usarli ma non sempre è facile) perchè semplicemente è un ritrovare se stessi… quello che siamo, cioè uomini o donne, tutto qui.
        Poi ammetto che a volte c’è confusione sull’argomento e si tende ad usare toni forti e termini inesatti, ma di sicuro il clima non è dei migliori quando si parla di omosessualità, perchè spesso si viene accusati di omofobia ancora prima di iniziare a parlare… Comunque, ciò di cui non si parla è il disordine intrinseco nella condizione omosessuale. Io credo (come dice Nicolosi) che l’omosessualità sia intrinsecamente disordinata, e contraria alla vera identità dell’individuo; e molti dei sintomi dei quali soffrono le persone gay e lesbiche non sono causate dall’omofobia sociale ma perché la condizione stessa è contraria alla loro vera natura.
        Sulle sue ultime righe quando dice “credo che non avrà molta difficoltà neanche ad incontrare persone che affermano di essere guariti da un tumore fumando sigarette oppure di essere stati rapiti dagli alieni.” sinceramente non ho capito che vuole dire, sarà una qualchè frecciatina sarcastica, comunque per finire questo infinito commento le auguro una buona notte e chissà.. magari un giorno quando scenderà dal suo trono da saccente si potrà rifare una bella chiaccherata. Saluti.

        Rispondi
        1. Cagliostro Autore articolo

          Gentile Gianluca,
          non si preoccupi se non concorda per nulla con quanto io scrivo: amo le differenze di opinioni.
          La ringrazio per aver pensato che io sia uno psicologo ma sono solo un semplicissimo blogger.
          Ha ragione nel pensare che io analizzi ogni dettaglio della sua testimonianza e non si preoccupi per la parcella. Pur avendo tutte le informazioni utili (ed anche superflue) per una fattura, non ci penso proprio a chiederLe un compenso.
          So benissimo che la religione può coesistere benissimo con la scienza ma non credo che una terapia psicologica debba essere intrisa di elementi religiosi come solo le terapie riparative sono.
          Quindi lei mi dice che quel seminario non solo era aperto a persone con “problemi” (e questo già sarebbe lesivo della privacy ma accettabile in contesti di auto-aiuto come gli alcolisti anonimi) ma afferma anche che era aperto a persone estranee come lei: alla faccia della protezione della privacy.
          Poi non capisco una cosa: prima ha scritto che a questi “corsi” «venivano accettate solo persone fortemente motivate nel voler trovare una via d’uscita dalle loro pulsioni indesiderate» (parole sue) ed ora scrive che lei era in veste di accompagnatore. Quindi in pratica era ammesso chiunque: bastava pagare.
          Francamente questi seminari assomigliano a quelli organizzati da una ditta che vuole vendere aspirapolveri.
          Lei scrive che ha parlato con molti ragazzi che le hanno testimoniato la loro intenzione di uscire dall’omosessualità. Non ho motivi di dubitarlo ma quando l’Apa ha analizzato i ragazzi di cui lei parla che si erano sottoposti alle terapie riparative ha riscontrato un aumento di suicidi e di depressione: veda lei. Inoltre troverà allo stesso modo ragazze di 30 kg che aspirano a diventare più magre: la soluzione prospettata dai pazienti non sempre è la più adatta (anzi spesso è il contrario….) altrimenti non si capisce cosa ci starebbero a fare gli psicologi.
          Per lei io sarei uno psicologo ma credo che questo appellativo spetti a lei. Infatti lei scrive che l’omosessualità è un «sintomo di un problema emotivo» che «rappresenta bisogni emotivi insoddisfatti dall’infanzia, specialmente nella relazione con il genitore dello stesso sesso» ed addirittura scrive di «disordine intrinseco nella condizione omosessuale». Addirittura concorda con quanto afferma Nicolosi, quindi la mia domanda è molto semplice: lei è uno psicologo? Se non lo è come fa a giudicare la bontà di una terapia?
          Vede, ciò che io faccio è veramente molto semplice: si tratta di trovare le notizie (in questo caso fonti ufficiali) e riportarle. Si tratta di un semplice copia/incolla con al massimo qualche traduzione.
          Perciò non devo neanche studiare le terapie riparative: mi basta considerare la posizione degli ordini professionali e riportare il loro pensiero. Se il pensiero dell’Apa e dei nostri Ordini fosse positivo nei confronti delle terapie riparative evidentemente la situazione cambierebbe ma – le piaccia o no – i vari ordini hanno questa posizione e quindi non deve convincere ma ma loro: auguri.
          La mia battuta finale era molto semplice: di “testimonianze” varie (spesso anonime come nel caso degli ex omosessuali) è pieno il mondo (come di persone che affermano di essere state rapite dagli Ufo) ma spesso sono testimonianze inutili se non inserite in un contesto di analisi come ha fatto l’Apa.
          A disposizione quando vuole per continuare la chiacchierata ma se mi chiede di non considerare ciò che dicono i vari ordini professionali – mi spiace – ma non credo di poter essere in grado.

          Rispondi
            1. Cagliostro Autore articolo

              Certo che se pure Avvenire pubblica lettere non firmate come testimonianza di “uscita dal lesbismo” dimostra ancora quanto sia basso il livello di quel giornale: vuole che le scriva la lettera di un cardinale diventato ateo ed anticlericale per caso? 😀

              Rispondi
              1. gianluca

                Non è basso il livello di avvenire e degli altri giornali che hanno condiviso l’articolo, ma più semplicemente se una persona decide di rimanere nell’anonimato lo fa per qualche motivo, non crede? ci sono molti ex-gay che dopo aver palesato la loro identità subiscono giornalmente offese e minacce.

                Rispondi
                1. Cagliostro Autore articolo

                  E queste “offese e minacce giornaliere” sono state denunciate alla polizia? Altrimenti – in assenza di denuncia e davanti ad una lettera anonima – si ha tutta l’impressione che sia una bufala.

                  Rispondi
        2. frank

          Non esistono “sintomi” specifici nelle persone omosessuali o lesbiche . Queste teorie risalgono agli anni 70 a quando si identificava l omosessualità come malattia mentale . Tale credenza non ha alcun fondamento scientifico e questo è quanto . Ricordiamo inoltre che la narth , il gruppo di nicolosi , ha svariate volte VOLUTAMENTE FALSIFICATO dei dati esposti pur di colpite la societa glbt . Ovviamente posso confermare quanto dico se necessario .

          Rispondi
        3. frank

          È inutile gianluca che lei cerchi di evitare la definizione di “malattia mentale” per pararsi il di dietro. Se definisce l omosessualità come conseguenza di TRAUMI PSICOLOGICI , lei di fatto definisce l omosessualità puramente come una PATOLOGIA MENTALE . Ovviamente lei ignora apertamente l esistenza della “confusione di identità sessuale” e dell “orientamento sessuale ” effettivo . Questo causa la generalizzazione assurda quanto ridicola e infondata che attribuisce a tutti gli omosessuali un determinato tipo di vita e traumi . Ma questa teoria degli anni 70 (si , è vecchia ) è smentita da decenni , e per crederci bisogna puramente essere in malafede e intellettualmente disonesti . Lei sta ciarlando di pura fuffa .

          Rispondi
    2. frank

      È terribile quindi anche negare l elettroshock a chi lo desidera? E i “pazienti di vanna marchi , che DESIDERAVANO il suo aiuto? Ciò legittima il suo operato ? Forse gianluca vuole dire che adesso le terapie devoni deciderle i pazienti o il primo don ciccio che passa invece dei medici? Che ridere.

      Rispondi
  3. Salvatore

    Turi
    L’Apa non dice che la terapia riparativa non funziona ,ma afferma soltanto che mancano studi rigorosi che dimostrano che la Terapia riparativa funzioni.Quindi si dovrebbe desumere che l’Apa sospenda il giudizio sulla efficacia della terapia riparativa fino a quando usciranno studi rigorosi che ne affermino o ne neghino la sua efficacia.

    Inoltre lei dice che l’Apa e’ arrivato alla conclusione che l’omosessualità non e’ un disordine mentale perchè gli studi che affermano l’efficacia delle terapie riparative non hanno validità scientifica.Restando in tema di parallelismi, e’ come se dicessi che se la terapia di Bella contro il cancro non funziona e non ci sono alternative terapie contro il cancro allora dovremmo giungere alla conclusione che il cancro non e’ una malattia.

    Personalmente non sono in condizione di stabilire se le terapie riparative funzionino o meno,nè posso dimostrare che l’omosessualità sia o non sia un disordine mentale, cmq la condizione o meno di disordine mentale non può essere ricavata dall’efficacia o meno di una sua presunta terapia.

    Saluti.

    Rispondi
    1. Cagliostro Autore articolo

      Un po’ di confusione e lei omette parti importanti.
      «L’Apa non dice che la terapia riparativa non funziona, ma afferma soltanto che mancano studi rigorosi che dimostrano che la Terapia riparativa funzioni». L’Apa nel suo report afferma anche che le teorie riparative – in alcuni casi – hanno causato stress, depressione ed un maggior tasso di suicidi alle persone che si erano sottoposte.

      «Quindi si dovrebbe desumere che l’Apa sospenda il giudizio sulla efficacia della terapia riparativa fino a quando usciranno studi rigorosi che ne affermino o ne neghino la sua efficacia»: lei può desumere quello che vuole. Apa rigetta le teorie riparative, se nel futuro ci saranno studi che provino la sua efficacia se ne riparlerà.

      «Inoltre lei dice che l’Apa e’ arrivato alla conclusione che l’omosessualità non e’ un disordine mentale perchè gli studi che affermano l’efficacia delle terapie riparative non hanno validità scientifica.Restando in tema di parallelismi, e’ come se dicessi che se la terapia di Bella contro il cancro non funziona e non ci sono alternative terapie contro il cancro allora dovremmo giungere alla conclusione che il cancro non e’ una malattia»
      : un parallelismo strano il suo visto che il cancro è una malattia mentre l’omosessualità no e non solo in quanto afferma l’Apa ma anche l’Oms, gli psicologi italiani, etc.

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  4. Salvatore

    ” Il cancro è una malattia mentre l’omosessualità no e non solo in quanto afferma l’Apa ma anche l’Oms, gli psicologi italiani, etc.” Tutte le organizzazioni che hanno ribadito il concetto secondo cui l’omosessualità non e’ un disordine mentale non hanno presentato alcun report scientifico che sostenga la loro tesi. Quindi la loro posizione mi sembra più politica che scientifica.

    “L’Apa nel suo report afferma anche che le teorie riparative – in alcuni casi – hanno causato stress, depressione ed un maggior tasso di suicidi alle persone che si erano sottoposte. ” Innanizitutto l’Apa ha messo sullo stesso calderone terapie disparate ; ha messo sullo stesso piano le terapie di Nicolosi con le terapie che fanno uso di elettroshock . Bisogna verificare a quale sottospecie di terapie riparative possono essere ricondotti i casi di stress, depressione ed un maggior tasso di suicidi ;questo l’Apa non lo specifica.

    Sono d’accordo con lei sul fatto che la terapia non debba essere intrisa di elementi religiosi. anzi il discorso andrebbe esteso : la terapia non deve essere intrisa di non nessuna ideologia o sentimento personale,ma deve solo fondarsi su analisi scientifiche ed imparziali.Così come può esserci il rischio che le ricerche del prof. Joseph Nicolosi ,cattolico praticante, siano condizionate dal suo credo religioso ,allo stesso modo può esserci il rischio che gli studi contro le terapie riparative compiute dal Prof.Lingiardi e dal Prof. Rigliano,entrambi gay,possano essere influenzate da interessi personali.

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    1. Cagliostro Autore articolo

      «Tutte le organizzazioni che hanno ribadito il concetto secondo cui l’omosessualità non e’ un disordine mentale non hanno presentato alcun report scientifico che sostenga la loro tesi. Quindi la loro posizione mi sembra più politica che scientifica». Non è vero: nella risoluzione stessa di Apa si rimanda – solo per citarne alcuni – agli studi di Bell, Weinberg & Hammersmith, 1981; Bullough, 1976; Ford & Beach 1951; Kinsey, Pomeroy, & Martin, 1948; Kinsey, Pomeroy, Martin, & Gebhard, 1953.

      «Innanizitutto l’Apa ha messo sullo stesso calderone terapie disparate ; ha messo sullo stesso piano le terapie di Nicolosi con le terapie che fanno uso di elettroshock . Bisogna verificare a quale sottospecie di terapie riparative possono essere ricondotti i casi di stress, depressione ed un maggior tasso di suicidi ;questo l’Apa non lo specifica»: la risoluzione non richiama affatto terapie in cui usa elettroshock.

      «Sono d’accordo con lei sul fatto che la terapia non debba essere intrisa di elementi religiosi. anzi il discorso andrebbe esteso : la terapia non deve essere intrisa di non nessuna ideologia o sentimento personale,ma deve solo fondarsi su analisi scientifiche ed imparziali.Così come può esserci il rischio che le ricerche del prof. Joseph Nicolosi ,cattolico praticante, siano condizionate dal suo credo religioso ,allo stesso modo può esserci il rischio che gli studi contro le terapie riparative compiute dal Prof.Lingiardi e dal Prof. Rigliano,entrambi gay,possano essere influenzate da interessi personali»: non conosco gli studi dei professori Lingiardi e Rigliano ma le posizioni contro le terapie riparative non vengono solo dal mondo gay ma da tutta la comunità scientifica (riferimenti nell’articolo).

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    1. Cagliostro Autore articolo

      Non vedo cosa c’entri ma sono del tutto e per tutto eterosessuale (se fosse gay avrei scelto il nick di un personaggio omosessuale): come mai questa domanda?
      Ps: ci si può dare anche del “tu”.

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  5. Serena

    Ho avuto modo di conoscere due ragazzi (una coppia fidanzata, un ragazzo e una ragazza) che hanno partecipato a questi seminari (e si sono conosciuti proprio lì), all’interno di un contesto molto informale (un ostello a Londra). In sintesi raccontavano di come da piccoli si sentivano “diversi” e di come una sorta di ossessione (imputabile a momenti di derisione per atteggiamenti poco virili in lui, e poco femminili in lei) si fosse impossessata di loro pian piano (testuali parole). Ora non so quanto possa essere verosimile (sono scettico), ma parlavano anche di una connessione con complessi di inferiorità, ruoli materni/paterni (un sacco di cose che non ho capito). Insomma alla fine questi due si sono messi insieme e sostenevano che anche altre persone come loro ne erano state capaci, mi hanno mostrato ostilità verso le associazioni omosessuali che ritenevano solo inizialmente positive, perché sottraevano le persone omosessuali alla stigma, ma che adesso si sarebbero trasformate i in organismi manipolativi, che forse non volontariamente, ma contribuiscono a fare molta confusione nei giovani. Verità o menzogna?

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    1. gianluca

      Io confermo l’esistenza di moltissime persone che hanno cambiato l’orientamento sessuale da omosessuale/bi a eterossessuale.

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            1. jary

              Ricercando su google ‘ ippoterapia per gay ‘ troverete che tale terapia riparativa, pratocata in un paese o stato americano ( dalla church cowboy, mi sembra ) , leggerete il commento di alida vismara ( a meno che si tratti di qualcuno che si firma per lei ) : ‘ se ci si convince che con i cavalli si puo’ cambiate orientamento sessuale, allora lo si pup’ cambiare veramente ecc. ecc.

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          1. jary

            Egr. Gianluca, buongiorno, felice per coloro che trovano o ritrovano il loro equilibrio, la cosa precipua e’ che il soggetto ritrovi il suo benessere.ad una attivista delle terapie riparative, tale alida vismara ( ora fondatrice di exhomovox ), era stato chiesto come mai gli ex gay credenti danno testimonianza mentre gli ex gay non credenti non danno testjmonianza? La sigra in questione rispose: ‘ gli ex gay credenti danno testimonianza per aiutare gli altri e ringraxiare dio, mentre gli ex gay non credenti ( citando ex gay svedesi che sono atei ) , non hanno interesse a dare testimonianza. Perche ‘ o per quale motivo un o piu’ ex gay non credente non avrebbe interesse a dare testikonianza del proprio cambiamento?

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