L’Aduc (Associazione per i diritti degli utenti ed i consumatori) ha presentato un esposto all’Autorità garante della concorrenza e del mercato per pubblicità ingannevole in Tv e sul web della campagna di pubblicità sociale “chiedilo a loro” per la destinazione dell’8 per mille alla Chiesa cattolica.
Questo il comunicato di Aduc: «Gli spot dell’8 per mille alla Chiesa Cattolica, che sono stati diffusi sui canali televisivi nei mesi scorsi e che ancora sono massicciamente presenti sul web, non la raccontano giusta. Nei messaggi pubblicitari si parla di aiuti ai più bisognosi, di denaro destinato a opere di beneficenza, insomma dell’utile e pia azione della Chiesa cattolica. Sembra che tutti i proventi dell’8 per mille siano destinati a scopi benefici. Non è così! E non lo diciamo noi ma lo ammette la Cei nella sua rendicontazione annuale relativa al così detto 8 per mille. Su circa un miliardo e mezzo di euro solamente il 22 % è destinato a “interventi caritativi”. Ed il resto? E’ usato per esigenze di culto, sostentamento del clero, Sacra rota, ecc. Tutto lecito, per carità. Ma uno spot realizzato per chiedere il sostegno delle persone non dovrebbe dire la verità? Oppure bisogna far credere che i soldi dei contribuenti vadano in beneficenza quando nemmeno un quarto delle devoluzioni prendono quella strada? Il cittadino non è tenuto a sapere a che cosa viene destinata la sua scelta? Le stesse domande le abbiamo rivolte all’Antitrust, con una denuncia per pubblicità ingannevole contro la Cei, affinché valuti la correttezza o meno degli spot sull’8 per mille».
In effetti negli spot della campagna 2012 si parla di preti che aiutano terremotati, di aiuti a giovani, prostitute, anziani, drogati ed a bambini di aree disagiate.
Questi sono gli spot della campagna 2012.
Campagne 2012 8 per mille
In effetti visionando il documento sulla Ripartizione 2012 dell’otto per mille offerto dalla Cei emerge chiaramente che la Chiesa destini solo il 22% per opere di carità così come sintetizzato dalla tabella che segue.
Inoltre bisogna specificare che – come scritto nel documento “8 per mille. Destinazione e impieghi. 1990 – 2011” sempre della Cei – tra i fondi destinati per “interventi caritativi” alcuni progetti realizzati sono stati la realizzazione di una scuola di formazione per leaders in Vietnam, l’acquisto di equipaggiamenti professionali per la produzione di programmi educativi televisivi in Ecuador, sostegno alla creazione della piattaforma multimediatica per il processo di intercomunicazione, incidenza e sostenibilità con radio associate ALER in America Latina e Caribe, costruzione della facoltà di diritto e scienze politiche dell’università cattolica del Congo, sostegno ai monasteri femminili di clausura particolarmente bisognosi: difficile che simili opere siano assimilabili ad “interventi caritativi”.
Per questi motivo Aduc nel suo esposto scrive che «gli spot, come confezionati e messi in onda, anche se danno un’informazione su un’attività svolta dalla Chiesa cattolica, fuorviamo il contribuente in quanto lasciano intendere che l’intero contributo (e non una sua minima parte) è destinato agli scopi pubblicizzati» ed inoltre che «ai sensi dell’art. 18, primo comma, del codice del consumo è da ritenersi ingannevole una pubblicità “che contiene informazioni non rispondenti al vero o, seppure di fatto corretta, in qualsiasi modo, anche nella sua presentazione complessiva, induce o e’ idonea ad indurre in errore il consumatore medio riguardo ad uno o piu’ dei seguenti elementi e, in ogni caso, lo induce o e’ idonea a indurlo ad assumere una decisione” che altrimenti non sarebbe stata adottata». Percio Aduc chiede all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato «di aprire un procedimento per pubblicità ingannevole contro la Conferenza episcopale italiana per valutare l’ingannevolezza della campagna pubblicitaria “8 per mille 2012” e per l’adozione degli opportuni provvedimenti».
Sempre in materia di spot pubblicitari sull’8 per mille, nell’aprile 2005, la RAI rifiutò di trasmettere “per motivi di ordine deontologico” uno spot della Chiesa valdese dal titolo “Molte scuole, nessuna chiesa”, con il quale i Valdesi intendevano sottolineare, in polemica con la Chiesa cattolica, come i fondi ottenuti dall’8 per mille non sarebbero stati utilizzati a fini confessionali o pastorali, ma solo per progetti di solidarietà e assistenza.
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