La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato in via definitiva i disegni di legge riguardanti le intese tra Stato Italiano e la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni (più noti come Mormoni), la Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e la Chiesa Apostolica Italiana.
Per approvare l’intesa con queste confessioni non è stato necessario il passaggio in aula ma sono state approvate direttamente in Commissione.
Perciò anche gli Ortodossi e gli Apostolici potranno accedere all’8 per mille mentre i Mormoni hanno rinunciato: oltre alla Chiesa cattolica, le altre confessioni che accedono all’8 per mille sono i Valdesi, gli Avventisti del settimo giorno, i Pentecostali, gli Ebrei ed i Luterani.
Il Parlamento ancora non ha approvato le intese con la Congregazione cristiana dei testimoni di Geova, l’Unione Buddista italiana e l’Unione Induista Italiana che quindi sono ancora esclusi dai fondi dell’8 per mille.
La possibilità anche da parte degli ortodossi e degli apostolici di accedere all’8 per mille ha effetti anche per la Chiesa cattolica.
In base alla legge istitutiva dell’8 per mille (legge 222/1985, art. 47) – firmando o meno per una confessione – si partecipa più o meno ad un referendum. Infatti lo Stato, conta le scelte, calcola le percentuali ottenute da ogni soggetto e – successivamente – ripartisce i fondi in base alle percentuali calcolate.
Come se non bastasse, la mancata formulazione di un’opzione non viene presa in considerazione: l’intero gettito viene ripartito in base alle sole scelte espresse.
Molte categorie di contribuenti sono esonerati dal presentare la dichiarazione dei redditi e quindi non possono contribuire a determinare le percentuali con cui ripartire l’8 per mille tra le varie confessioni: in questo caso la mancata formulazione non è considerata ed il gettito complessivo è ripartito in base alle sole scelte espresse. Per questo motivo a stabilire le quote di 8 per mille per ogni confessione è solo una minoranza di contribuenti che si aggira intorno al 43% (ultimi dati disponibili).
Quindi d’ora in poi – accedendo all’8 per mille anche gli ortodossi e gli apostolici – inevitabilmente diminuiranno (seppur di poco) i fondi assegnati alla Chiesa cattolica.
Restano ancora escluse dalla ripartizione dei fondi dell’8 per mille importanti realtà come i Musulmani, i Testimoni di Geova ed i Buddisti. Secondo la Lega Musulmana Mondiale i musulmani presenti in Italia sarebbero circa 1,2 milioni (pari al 2% della popolazione), i Testimoni di Geova conterebbero circa 243.000 aderenti mentre i Buddisti sarebbero circa 100.000.
Ovviamente se anche queste confessioni potessero accedere alla ripartizione dei fondi dell’8 per mille, i fondi a disposizione della Chiesa cattolica diminuirebbero ulteriormente.
Inoltre in una Italia che è sempre più secolarizzata bisogna considerare che la seconda “confessione” presente nel nostro Paese è quella degli atei/agnostici che sarebbero – secondo il Rapporto Eurispes 2010 – addirittura il 18,5% della popolazione italiana.
L’Uaar (Unione Atei Agnostici Razionali) aveva chiesto nel 1995 alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di addivenire a stipulare un’Intesa sulla falsariga di quelle sottoscritte con altre confessioni: tra ricorsi straordinari al Capo dello Stato, pareri negativi da parte dei vari Governi e ricorsi al Tar ed al Consiglio di Stato la questione resta ancora aperta.
L’8 per mille è un tema su cui l’interesse della Chiesa cattolica resta molto alto. Recentemente l’Aduc ha presentato un esposto per pubblicità ingannevole degli spot per la destinazione dell’8 per mille alla Chiesa cattolica. Negli spot infatti sembra che la Chiesa impieghi tutti i fondi dell’8 per mille per opere di beneficenza mentre dalla rendicontazione annuale della Cei solo il 22% viene destinato ad interventi caritativi.
Inoltre bisogna specificare che – come scritto nel documento “8 per mille. Destinazione e impieghi. 1990 – 2011” sempre della Cei – tra i fondi destinati per “interventi caritativi” alcuni progetti realizzati sono stati la realizzazione di una scuola di formazione per leaders in Vietnam, l’acquisto di equipaggiamenti professionali per la produzione di programmi educativi televisivi in Ecuador, sostegno alla creazione della piattaforma multimediatica per il processo di intercomunicazione, incidenza e sostenibilità con radio associate ALER in America Latina e Caribe, costruzione della facoltà di diritto e scienze politiche dell’università cattolica del Congo, sostegno ai monasteri femminili di clausura particolarmente bisognosi: difficile che simili opere siano assimilabili ad “interventi caritativi”.