Sul blog dei tradizionalisti cattolici dell’Unione Cristiani Cattolici Razionali, si può leggere un articolo di Giuliano Guzzo dal titolo “I sermoni di Stefano Rodotà e l’ossessione per le nozze gay” che ha come oggetto – come si può dedurre dal titolo – l’attività del politico e giurista Stefano Rodotà sulle nozze gay. Questo articolo su Uccr era stato già pubblicato il 21 luglio sul blog personale di Giuliano Guzzo: ovviamente questo non è un elemento di demerito, anche io pubblico i miei articoli su più fonti.
Nel blog di Uccr, Giuliano Guzzo è definito come “sociologo ed appassionato di bioetica”: quindi c’è da sperare in un intervento di un certo livello.
D’altronde Giuliano Guzzo ha scritto molti articoli su Radici Cristiane, la rivista culturale mensile di ispirazione cattolica fondata da Roberto de Mattei in cui scrivono autorevoli rappresentanti del mondo cattolico come Paola Binetti o Massimo Introvigne. Ricordiamo che Roberto de Mattei, fondatore della rivista Radici Cristiane, è uno storico attualmente docente di Storia Moderna e Storia del Cristianesimo presso l’Università Europea di Roma, istituto della Congregazione dei Legionari di Cristo. Nel passato de Mattei, già vicepresidente del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), è stato al centro di alcune polemiche per aver letto e commentato a Radio Maria un brano dello scrittore cristiano Salviano di Marsiglia, in cui l’autore del V secolo sosteneva che l’Impero romano fosse stato punito da Dio per mezzo delle invasioni barbariche anche a causa del supposto dilagare dell’omosessualità.
Ha suscitato molte polemiche anche un intervento dello stesso de Mattei – sempre su Radio Maria – in cui, con riferimento al terremoto del 2011 in Giappone, sosteneva che le catastrofi naturali possono esigenza della giustizia di Dio.
Ritornando all’articolo di Giuliano Guzzo, Stefano Rodotà è definito come «il vero nemico del matrimonio tra uomo e donna». Giuridicamente parlando – ma anche secondo il buon senso – è impossibile che chi sia a favore del matrimonio omosessuale (o del semplice riconoscimento delle unioni civili) sia un “nemico del matrimonio tra uomo e donna” perché – come ha sentenziato la Corte Costituzionale nella sentenza 138 del 23 marzo 2010 sul matrimonio omosessuale – «La libertà di sposarsi o di non sposarsi, e di scegliere il coniuge autonomamente, riguarda la sfera dell’autonomia e dell’individualità, sicché si risolve in una scelta sulla quale lo Stato non può interferire, se non sussistono interessi prevalenti incompatibili, nella fattispecie non ravvisabili». Perciò il matrimonio omosessuale non lede nessun diritto ed ovviamente non lede il diritto di una coppia eterosessuale a sposarsi liberamente.
Secondo il Sig. Guzzo, Stefano Rodotà «ormai da anni, martella puntualmente per le nozze gay con articoli ed interventi vari. Una cosa impressionante» ed a tal proposito richiama sei articoli (senza peraltro affrontarne il contenuto) scritti dal costituzionalista su La Repubblica in materia di nozze omosessuali. Forse Giuliano Guzzo dimentica che sei articoli scritti su La Repubblica (che non è ovviamente una rivista giuridica) sono poca cosa rispetto all’attività di giurista di Stefano Rodotà che ha scritto pubblicazioni sul diritto privato, la responsabilità civile, il diritto dell’informazione, le riforme istituzionali: inoltre il costituzionalista Rodotà viene ricordato principalmente per i suoi interventi sul diritto alla privacy (infatti è stato Presidente dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali dal 1997 al 2005).
Volendo poi spaccare il capello – dei sei articoli citati da Giuliano Guzzo in cui Rodotà scriverebbe di omosessualità – solo tre riguardano effettivamente il matrimonio gay.
Il primo articolo del 7 giugno del 2006 citato da Guzzo riguarda la relazione tra dolore e politica (“Il dolore e la politica”).
L’articolo del 26 giugno 2006 invece riguarda il testamento biologico (“Testamento biologico. Si può scegliere come morire?”).
L’articolo del 10 luglio 2006 invece affronta il tema della rapporto tra politica e temi etici alla luce del confronto tra il Prof. Ignazio Marini ed il compianto cardinale Martini (“Riaprire il dialogo sui valori della vita”).
Prettamente attinenti al tema dei diritti gay sono un articolo del 14 luglio 2010 (Guzzo erroneamente scrive che è del 14 luglio 2006 ma è un errore ben scusabile) intitolato “Matrimoni gay e doveri del Parlamento”, un secondo articolo del 17 luglio 2011 (“Il ritardo dell’Italia sui diritti dei gay”) ed un terzo articolo del 19 luglio 2012 (“Nozze gay. Se per la politica italiana qui diritti sono un tabù”).
Insomma tre articoli su 582 articoli scritti da Rodotà su La Repubblica e davanti ad una produzione editoriale in campo giuridico ben più ampia non fanno di certo un illustre costituzionalista come un “ossessionato dei matrimoni omosessuali”.
Fatta questa piccola (ma doverosa) precisazione, Giuliano Guzzo scrive che «per l’illustre giurista infatti, il vero problema del Paese non è la disoccupazione, la pressione fiscale record, il divorzio, l’invecchiamento della popolazione o altro, bensì “il disagio esistenziale” delle coppie omosessuali che «non possono ricorrere al matrimonio” (“La Repubblica”, 7/6/2006)».
Questo pensiero aiuta a smentire un falso luogo comune: ossia che nel Paese esistono “problemi più urgenti”. Ovviamente nessuno chiede che il Parlamento o il Governo si immobilizzino per approvare il matrimonio omosessuale tralasciando problemi come la disoccupazione o la pressione fiscale (di sicuro il divorzio non è tra i problemi da affrontare) ma chi ha una conoscenza elementare di diritto costituzionale e diritto pubblico e conosce un minimo di organizzazione dei partiti sa benissimo che è un falso problema.
Ogni partito infatti è organizzato in diverse aree (economia, giustizia, comunicazioni, infanzia ed adolescenza, lavoro, cultura, riforma dello stato, politiche agricole, politiche ambientali, politiche sociali, etc.) perciò – in un partito che voglia assumersi responsabilità di governo – chi dovrà affrontare il problema del rilancio dell’economia o della lotta alla disoccupazione non sarà la stessa persona che dovrà redigere un progetto di legge sulle unioni civili o sul matrimonio tra omosessuali.
Chi ha un minimo di conoscenza del diritto costituzionale o del diritto pubblico sa bene che una legge – durante il suo iter di approvazione – viene discussa principalmente nella commissione parlamentare a cui è assegnata (le commissioni permanenti sia alla Camera che al Senato sono quattordici) perciò ciascun parlamentare si occuperà principalmente del lavoro della commissione di cui è componente. Per questo motivo il Parlamentare membro della XII commissione Affari Sociali a cui è assegnata la legge sul matrimonio omosessuale non si preoccuperà – tranne che nella discussione in Aula – della legge sul rilancio dell’economia che è assegnata alla X Commissione Attività Produttive di cui non è membro.
A livello esecutivo – ossia di governo – tutti sanno che ogni governo è diviso in più ministeri e perciò il Ministro per gli Affari Sociali (area di competenza del matrimonio omosessuale) non si preoccuperà se il suo collega assegnato alle Attività produttive sta adottando un provvedimento relativo al rilancio delle attività produttive: sono diverse aree di competenza.
Secondo il Sig. Giuliano Guzzo, dopo il fallimento dell’approvazione del disegno di legge sulle unioni di fatto Stefano Rodotà «non si è arreso»: forse Giuliano Guzzo dovrebbe considerare che secondo l’art. 21 della Costituzione «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». Per quale motivo Rodotà avrebbe dovuto smettere di intervenire nel dibattito esistente sulle unioni omosessuali?
Giuliano Guzzo scrive che «La ragione di tanta insistenza sta nel fatto che per Rodotà con il riconoscimento delle nozze gay “il diritto comincerebbe a riscattarsi, riprendendo almeno la sua forza simbolica, la sua funzione di legittimazione di comportamenti civili” (La Repubblica, 17/6/2011). Come dire: le coppie gay ci sono, dunque vanno riconosciute ispo facto (sic, ndr). Il diritto ridotto a notaio dalla prassi: ragionamento sopraffino, complimenti. Si vede che c’è dietro un’intelligenza superiore, universitaria». In effetti in uno stato costituzionale di diritto come l’Italia, «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese» (art. 3 Costituzione). In uno stato democratico tutti i diritti che non ledano altri diritti sono riconosciuti: nel caso delle unioni omosessuali la Corte Costituzionale ha stabilito che non ci sono altri diritti lesi e perciò – a livello giuridico ed a livello costituzionale – non ci sono ostacoli ad un riconoscimento giuridico.
Il discorso sarebbe diverso nei cosiddetti “Stati etici” in cui lo stato vuole imporre – con l’adozione delle leggi – la propria visione e la propria morale: gli “Stati etici” sono principalmente quelli dittatoriali (fascismo, nazismo, comunismo) mentre l’Italia non è uno Stato etico ma – basta leggere i primi dodici articoli della Carta costituzionale – è uno Stato democratico.
Secondo Giuliano Guzzo «anche perché se la logica è quella cosa ci impedirà, domani, di regolamentare positivamente la prostituzione, l’eutanasia, il consumo di eroina? Il diritto esercita “la sua funzione di legittimazione di comportamenti” e siamo a posto. Tutti felici e contenti». Dall’analisi delle sue parole sembra di capire che si pone il seguente quesito: se lo Stato dovesse riconoscere i matrimoni omosessuali quali impedimenti ci sarebbero nel regolamentare la prostituzione, l’eutanasia ed il consumo di eroina?
Bisogna precisare che la prostituzione in Italia non è reato: non è reato né prostituirsi né andare con una prostituta (è reato solo se la prostituta è minorenne). Sono proibite solamente le attività collaterali alla prostituzione (favoreggiamento, induzione, sfruttamento, etc.).
Un cliente che andasse con una prostituta sarebbe accusabile solo di atti osceni in luogo pubblico se la prestazione venisse svolta all’esterno ma se la stessa attività fosse svolta all’interno di un’abitazione non ci sarebbe nessun reato.
Nel caso del consumo di eroina forse Giuliano Guzzi dovrebbe chiarire cosa intende per “regolamentare positivamente”. Forse gli sfugge che – secondo la legge 49/2006 (detta legge Fini-Giovanardi) – è permesso l’acquisto e la detenzione di sostanze stupefacenti (ivi compresa l’eroina) qualora la quantità posseduta sia inferiore al quantitativo previsto da alcune tabelle allegate alla suddetta legge. Chi detiene e consuma sostanze stupefacenti (anche in quantità inferiori alle suddette tabelle) è sottoposto a sanzioni amministrative (sospensione della patente, del passaporto, etc.) ma non incorre in un reato penale. In ogni caso anche la sanzione amministrativa non è rispettosa del referendum popolare del 1993 in cui gli Italiani si erano espressi a favore della non-punibilità del consumo di sostanze stupefacenti: infatti fino al 2006 i consumatori di sostanze stupefacenti non andavano incontro a nessuna sanzione (neanche di ordine amministrativo) e perciò il legislatore potrebbe benissimo abrogare la legislazione esistente (sarebbe auspicabile).
Per quanto riguarda l’eutanasia forse a Guzzi sfugge che l’eutanasia passiva (ossia il diritto a rifiutare le terapie) è prevista addirittura dall’art. 32 della Costituzione nella previsione secondo cui «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge» e compito del legislatore sarebbe solamente proteggere questo diritto che ha fondamento addirittura nella Costituzione.
Sebbene un paragone tra situazioni tanto diverse tra di loro come il matrimonio omosessuale, la prostituzione, il consumo di eroina e l’eutanasia sia fuorviante, Giuliano Guzzo ha ragione su un punto: negli stati democratici e negli stati costituzionali di diritto, ogni diritto deve essere protetto laddove non leda altri diritti.
Guzzo conclude il suo articolo su Uccr scrivendo che «il problema è che finché nel Belpaese non saranno legalizzate le nozze gay, ci toccherà sorbirci i pistolotti del professore cosentino. Che anche poco tempo fa ha pensato bene – nel caso qualcuno, dopo cento articoli, avesse ancora dubbi sul suo pensiero – di tornare a spiegarci perché è giusto il “matrimonio tra persone dello stesso sesso” (“La Repubblica”, 19/7/2012). Ora, c’è un limite a tutto, adesso basta: urge approvazione tempestiva del matrimonio gay. Onorevoli, fate presto, svelti. Fatelo per Rodotà e per tutti noi, prigionieri dei suoi sermoni».
Se Guzzo ha tanta repulsione verso gli interventi del costituzionalista Rodotà, la soluzione è più che semplice: basta che non li legga. In Italia l’offerta informativa è ampia e quindi Giuliano Guzzo o i membri dell’Unione Cristiani Cattolici Razionali possono anche leggere qualcosa che è a loro più congeniale: la democrazia consiste proprio in questo.
Per il resto nel nostro Belpaese oltre a vigere il citato articolo 21 della Costituzione ci si può ispirare benissimo alla massima di Voltaire: «Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere». Forse Voltaire – essendo illuminista – non riscuote la simpatia dei cattolici tradizionalisti ma mi sento di condividerla in pieno. Non condivido affatto molte idee provenienti dal mondo cattolico (e di sicuro non quelle espresse dall’Unione dei Cristiani Cattolici Razionali) ma mi batterei (forse non sino al prezzo della mia stessa vita) affinché i cattolici possano esprimere liberamente le loro idee. Allo stesso modo sarei curioso di sapere se Giuliano Guzzo fosse pronto a battersi (ovviamente non al prezzo della vita) affinché Rodotà e chi la pensa come lui siano liberi di esprimere le loro idee: ho qualche dubbio.
Nel frattempo che questo dubbio sia chiarito continueremo a leggere – con grande piacere – i “sermoni” del Professore Rodotà.
Questo tuo blog mi sarà utilissimo per la mia crescita giuridica, grazie.
Non sapevo quella cosa della distribuzione delle competenze nei partiti, ma in fondo la immaginavo, e comunque in che senso si bloccherebbe il Parlamento??
Anche nei Tribunali funziona così, no?
Non c’è una sezione dedita ai reati di un certo tipo e altre di diverso?
Se fossi un logico, direi che l’articolo di Guzzo è un “ricorso alle false conseguenze” scritto solo per fare da spauracchio agli allocchi.
Non so perché ma i tuoi commenti vanno sempre in “spam”: non dipende da me.
Anche i partiti hanno una loro struttura e sono divisi in aree. Ovviamente nei partiti grandi l’organizzazione sarà più complessa che in quelli piccoli.
Quando scrivevo che nessuno vorrebbe il Parlamento o il Governo bloccarsi per discutere del matrimonio omosessuale era una esagerazione: oggettivamente è impossibile. Già il nostro Parlamento lavora pochissimo e quindi anche se fosse occupato qualche ora in più non sarebbe d’ostacolo alla normale attività legislativa. Per il resto – come detto – il normale iter di approvazione di una legge non si svolge in aula ma nelle commissioni parlamentari dove siedono circa una quarantina di deputati (o senatori). E’ all’interno delle commissioni che un testo viene discusso, rivisto, modificato, limato, etc. Ovviamente la Commissione Affari sociali discuterà solo di affari sociali e non di leggi riguardanti la disoccupazione che riguardano altre commissioni. In aula arriva il testo con le modifiche apportate già in commissione e quindi il “tempo” impiegato in Aula è veramente minimo rispetto all’iter complessivo della legge.
Anche nei tribunali esiste un’organizzazione ma è il procuratore della repubblica che organizza il lavoro.
Hai ragione: l’articolo di Guzzo vuole esercitare solo delle “false paure” (da qui il richiamo al “nemico”) perché la paura è sempre il miglior modo affinché niente cambi.
In effetti credo sia colpa mia, dato che per commentare anche su altri blog WordPress ho combinato un pasticcio e ho cambiato l’account, creando per sbaglio un nuovo blog che non ho idea di come usare.. vabbè..
Rinnovo la stima, buonanotte.