Nel diritto processuale (sia civile che penale) è previsto l’istituto della ricusazione: ossia si chiede la sostituzione del giudice in un determinato processo qualora ci sia il fondato sospetto che non possa essere imparziale.
Forse è quanto avrebbe voluto fare Sarah Catt, una donna britannica di 35 anni, condannata da un giudice ad otto anni di carcere per essersi procurata un aborto nella fase finale della sua gravidanza.
Ora si è scoperto – come riporta il quotidiano The Guardian – che il giudice che l’ha condannata, Jeremy Cooke, è collegato ad un’associazione cristiana che ha condotto una campagna per leggi più restrittive sull’aborto.
La donna aveva assunto dei farmaci quando era incinta di 29 settimane per provocarsi un parto prematuro e successivamente ha assunto del veleno per avere un aborto spontaneo (al pari di quanto facevano molte donne in Italia prima che entrasse in vigore la legge 194): di tutto questo la donna si è dichiarata colpevole sebbene si sia rifiutata di rivelare dove abbia sepolto il feto.
La condanna ha suscitato un dibattito nel Regno Unito soprattutto considerando che il giudice Jeremy Cooke nella sentenza ha scritto «Non c’è nessuna mitigazione possibile in riferimento alla legge sull’aborto, qualunque punto di vista si possa prendere sulle sue disposizioni che in pratica sono, a torto, liberamente interpretate in modo da rendere possibile l’aborto su richiesta entro le 24 settimane con l’approvazione di medici registrati» lasciando intendere con quel wrongly (a torto) la sua visione sull’aborto.
Infatti il giudice Cooke è un membro della Lawyers’ Christian Fellowship (LCF) e uno dei vicepresidenti dell’organizzazione fino a dicembre 2010. Continua a leggere
Archivi giornalieri: settembre 22, 2012
L’associazione cattolica Uccr e le “feroci reazioni”
L’associazione cattolica Uccr (Unione cristiani cattolici razionali) ci ha abituati ad articoli con regole del giornalismo un po’ sui generis.
Nel loro blog compare un articolo su una donna che avrebbe lasciato l’omosessualità per tornare ad una situazione di eterosessualità.
Nell’articolo si legge: «È la storia di Doreena Paz, recentemente pubblicata in esclusiva su ReligionEnLibertad.com e qui riportata per la prima volta in italiano». (grassetto nostro e link loro).
In effetti l‘”esclusiva” del sito cattolico ReligionEnLibertad è paragonabile alla pubblicazione su Il Politecnico di Elio Vittorini del romanzo americano Per chi suonano le campane (questo il titolo con cui uscì sul giornale dello scrittore siciliano) di Ernest Hemingway.
Inoltre gli uccrociati dovrebbero domandarsi come mai questa storia è stata riportata per la prima volta in italiano proprio sul loro sito: magari nessun altro ha ritenuto degna di nota questa storia. Continua a leggere
Sei in Germania e non paghi le tasse alla Chiesa? Sei scomunicato
Sei in Germania ma non paghi l’obolo alla Chiesa? Considerati scomunicato e dimenticati i sacramenti.
Questo è quanto ha previsto la Conferenza episcopale tedesca con l’approvazione della Santa Sede.
Mentre in Italia il finanziamento alla Chiesa cattolica avviene con il controverso sistema dell’8 per mille in Germania vige un sistema molto più diretto. Infatti i contributi fiscali vengono percepiti direttamente dall’anagrafe tributaria. La tassa si chiama Kirchensteuer ed il contribuente deve indicare se appartiene alla confessione cattolica o a quella protestante ed – in questo caso – gli viene applicata questa tassa con aliquote che variano dal 3% all’8% del reddito Irpef.
Cosa accade nel caso una persona non appartenga o decida di non appartenere più a nessuna confessione? Viene esentato dal pagamento del pesante tributo ma la decisione viene comunicata agli organi competenti che provvedono ad annullare i sacramenti ricevuti.
Nonostante questi effetti religiosi dal 1990 in poi oltre 100mila tedeschi all’anno hanno voltato le spalle alla Chiesa cattolica, mentre nel 2011 è stato toccato il record di 126.488 autoesclusioni. Continua a leggere