Stati Uniti, fuoco amico sui Repubblicani: pari diritti ai matrimoni gay

Dopo che un giudice della Corte federale nominato da George H. W. Bush ha sentenziato che la riforma sanitaria di Obama non lede la libertà religiosa, un nuovo colpo alle istanze dei Repubblicani viene ancora da un giudice nominato dal predecessore di Obama.
Dal 1996 vige negli Usa il Defense of Marriage Act (Doma), una legge federale che definisce il matrimonio come l’unione legale tra un uomo ed una donna. Sebbene i singoli stati siano liberi di adottare il matrimonio omosessuale, questi – in base al Doma – non sono obbligati a riconoscere un matrimonio contratto in un altro stato.
Inoltre il matrimonio omosessuale – seppur legalmente contratto – non è riconosciuto a livello federale per i benefici fiscali a vantaggio delle coppie regolarmente sposate.
Parti del Doma sono state ritenute incostituzionali da otto corti federali e l’amministrazione Obama – in accordo con questa visione – ha annunciato che non difenderà più il Doma nelle sedi giudiziarie mentre i Repubblicani hanno speso circa 1,5 milioni di dollari nel difendere la legge. Lo stesso presidente statunitense si è espresso a favore del matrimonio per le coppie dello stesso sesso.
Proprio sugli aspetti prettamente fiscali la Corte d’Appello di New York ha giudicato incostituzionale parte del Doma.
Il caso è arrivato in tribunale dopo l’appello di Edith Windsor – una vedova di 83 anni – legalmente sposata in Canada con sua moglie Thea Clara Spyer: i due erano assieme da 44 anni e vivevano nello stato di New York dove il matrimonio omosessuale è legale dal 2011. Dopo la morte di Clara Spyer, Edith Windsor ereditò l’intera proprietà ma le venne chiesto di pagare 363,000 dollari di tasse federali sugli immobili: qualora il matrimonio fosse stato riconosciuto a livello federale (come un qualsiasi matrimonio eterosessuale) questo tributo non sarebbe stato chiesto.
La corte federale ha sentenziato l’incostituzionalità di un trattamento fiscale differente per le coppie omosessuali regolarmente sposate ma non era pertinente a stabilire se sia un diritto costituzionale il matrimonio per le coppie dello stesso sesso: su questo punto dovrà esprimersi la Corte suprema agli inizi del 2013.
Ovviamente la Corte suprema – nel decidere se il Doma sia costituzionale – dovrà tener conto della decisione della Corte d’appello di New York e degli altri tribunali che si sono espressi nello stesso modo.
«Gli omosessuali hanno subito un passato di discriminazioni»: in questo modo il giudice della Corte d’appello Dennis Jacobs (nominato dal precedente presidente repubblicano) ha motivato la sentenza paragonando le discriminazioni contro gli omosessuali alle discriminazioni contro le donne o contro le minoranze razziali.
Sebbene da parte del mondo cattolico spesso ed a sproposito si parli di “lobby gay” le motivazioni del giudice Jacobs sono state di tutt’altro avviso: «Il punto non è se gli omosessuali hanno ottenuto successi politici nel corso degli anni: li hanno ottenuti chiaramente. La questione è se hanno la forza di proteggersi politicamente da ingiuste discriminazioni. Senza potere politico, le minoranze non sono in grado di proteggersi dalle discriminazioni da parte della maggioranza politica. Possiamo concludere che gli omosessuali sono ancora notevolmente discriminati in questo senso».
Ad esprimersi in questo senso sono stati due giudici sue tre della Corte d’appello di New York: in dissenso il giudice Chester Straub che – paradossalmente – era stato nominato dal presidente democratico Clinton.
Nonostante a dissentire dalla sentenza fosse un giudice nominato da un presidente democratico mentre fosse a favore dell’incostituzionalità di una parte del Doma un giudice noto per le sue posizioni conservatrici come Dennis Jacops, Brian Brown, presidente del National organization for marriage (la principale associazione che si oppone al matrimonio per le coppie dello stesso sesso) ha definito la sentenza come «un altro esempio di attivismo giudiziario e di elite di giudici che impongono la loro visione sul popolo americano».
Attualmente il matrimonio omosessuale è legale negli stati del Massachusetts, Connecticut, Iowa, Vermont, New Hampshire, New York e nel Distretto di Columbia mentre Maryland, Washington, Maine e Minnesota si esprimeranno a novembre.
Secondo le rilevazioni del Pew Research Center il 48 per cento dell’opinione pubblica americana è d’accordo con l’introduzione del matrimonio per le coppie dello stesso sesso. Il consenso cresce anche tra quei ceti che per tradizione e religione erano maggiormente contrari: un recente sondaggio sempre del Pew Research Center rileva che il 54 per cento degli ispanici cattolici è a favore del matrimonio omosessuale orientandosi a votare Obama alle prossime elezioni presidenziali.

 

 

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