A pochi giorni dal discorso sulla laicità del cardinale Angelo Scola, lo Stato italiano diventa un po’ più laico. Dopo aver firmato e trasferito in legge dello Stato l’intesa con mormoni, ortodossi ed apostolici, la Commissione affari costituzionali del Senato ha siglato, dopo un iter di cinque anni, anche l’intesa con l’Unione buddhista italiana e quella con l’Unione induista italiana: le prime religioni riconosciute che non provengono dal ceppo giudaico-cristiano. Anche per approvare le intese con queste confessioni non è stato necessario, così come avvenuto in precedenza, il passaggio in aula ma sono state approvate direttamente in Commissione.
Il Parlamento italiano fa un passo in più nell’applicare l’articolo 8 della Costituzione secondo cui «Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge».
Gli induisti ed i buddisti potranno aprire scuole religiose, scegliere procedure particolari per la sepoltura, avere aree riservate nei cimiteri, vedranno riconosciuti i loro ministri di culto assieme alle loro festività religiose. Inoltre saranno considerati validi i matrimoni celebrati con rito buddhista o induista a patto che l’atto sia poi trascritto nei registri dello stato civile. Queste intese sono molto importanti anche per l’integrazione degli immigrati che professano questi culti che sono presi ufficialmente in considerazione dallo Stato. Continua a leggere
Archivi giornalieri: dicembre 15, 2012
La Chiesa contro l’Europa dei diritti civili: la “discesa in campo” di papa Ratzinger
Nell’ultima settimana il Parlamento europeo ha approvato due importanti risoluzioni in materia di diritti civili.
Nella seduta del 12 dicembre è stata approvata la risoluzione sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea. Per quanto riguarda le discriminazioni legate all’orientamento sessuale, fra l’altro, si invitano gli Stati membri ad inserire nelle loro legislazioni «altre forme di reato generato dall’odio, compreso quello fondato sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sull’espressione di genere» ed «ad adottare legislazioni penali che vietino l’istigazione all’odio sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere». Il Parlamento europeo inoltre «ritiene che i diritti fondamentali delle persone LGBT sarebbero maggiormente tutelati se esse avessero accesso a istituti giuridici quali coabitazione, unione registrata o matrimonio; plaude al fatto che sedici Stati membri offrano attualmente queste opportunità e invita gli altri Stati membri a prendere in considerazione tali istituti». Inoltre «invita gli Stati membri a garantire l’accesso all’occupazione, ai beni e ai servizi senza discriminazioni fondate sull’identità di genere, in conformità alla legislazione dell’UE».
I primi due punti specifici sull’omofobia sarebbero applicati nel nostro ordinamento se si prevedesse nella legge Mancino anche la discriminante legata all’orientamento sessuale oltre che quelle già presenti per motivi religiosi, razziali, etnici o nazionali.
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