Archivio mensile:gennaio 2013

Eurispes: l’Italia si allontana dalla Chiesa e dalle sue posizioni

Un Paese sempre più secolarizzato e che ha meno fiducia nella Chiesa: questo è quanto emerge dalla venticinquesima edizione del Rapporto Italia 2013 dell’Eurispes.

Nonostante le gerarchie ecclesiastiche siano ancora molto influenti nella politica italiana, solamente il 36,6 per cento degli italiani ha fiducia nella Chiesa cattolica che registra un brusco calo di consensi rispetto all’anno scorso quando godeva del favore del 47,3 per cento della popolazione (-10,7).

Gli italiani continua ad allontanarsi dalle posizioni della Chiesa su alcuni temi sensibili. Nel 2013 l’86,3 per cento delle persone intervistate da Eurispes si dichiara a favore del divorzio breve che permette – in presenza di consensualità e in assenza di prole – di porre fine al matrimonio entro un anno: l’anno scorso il favore era dell’82,2 (+ 4,1). Ad essere maggiormente convinti della bontà del matrimonio breve sono gli abitanti del Centro Italia (90,6 per cento) mentre pareri favorevoli più timidi ma sempre altamente maggioritari tra gli italiani delle isole (80,8 per cento).

Nell’ambito delle relazioni affettive il 77,2 per cento degli italiani è a favore di una tutela giuridica delle coppie di fatto. Gli abitanti del Centro sono i più sensibili alla tutela giuridica delle coppie di fatto (83,2 per cento) seguiti da quelli delle zone settentrionali (79,7 per cento nel Nord-Est e 78,6 nel Nord-Ovest) mentre valori leggermente inferiori ma sempre di gran lunga maggioritari nelle Isole (73,7) e nel Sud (69,7). Su questo tema gli elettori di entrambi gli schieramenti si dimostrano a favore sebbene quelli che seguono i partiti di sinistra e di centrosinistra sono più favorevoli (sinistra 86,1 per cento e centrosinistra 85,1). Ampi consensi per il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto anche tra i votanti delle forze di centrodestra (71,7) destra (68,9) e centro (67,8). Continua a leggere

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Secondo un nuovo studio i gay che rivelano la propria omosessualità sono meno stressati

I ricercatori dell’ospedale Louis H Lafontaine, affiliato con l’Università di Montreal, hanno testato i livelli di cortisolo – l’ormone dello stress – e altri indicatori di tensione in omosessuali, bisessuali ed eterosessuali.
«Contrariamente alle nostre aspettative, gli uomini gay e bisessuali avevano sintomi depressivi più bassi e livelli di carico allostatico (una misura dello stress del corpo) rispetto agli uomini eterosessuali», ha detto l’autore dello studio Robert-Paul Juster.
«Lesbiche, gay e bisessuali che avevano rivelato la loro omosessualità a famiglia ed amici avevano livelli più bassi di sintomi psichiatrici e più bassi livelli di cortisolo al mattino rispetto a quelli che erano ancora dovevano rivelare il loro stato sessuale», ha aggiunto.
I ricercatori hanno testato 87 uomini e donne, intorno ai 25 anni di età, somministrando questionari psicologici e prelevando di campioni di sangue, saliva ed urine per misurare lo stress.
I risultati, pubblicati martedì in Psychosomatic Medicine, sembrano dare sostegno ai sostenitori dei diritti gay.
La provincia in gran parte di lingua francese del Quebec è stata a lungo un rifugio per gli omosessuali francesi secondo cui si trovano ad affrontare l’intolleranza nel loro paese natale, che ora sta affrontando un acceso dibattito sulla legalizzazione del matrimonio gay e l’adozione.
«Siccome i partecipanti a questo studio godono dei progressisti diritti canadesi, possono essere intrinsecamente più sani e più forti», ha detto Juster che ha aggiunto: «Il “coming out” non è più una questione di discussione a livello popolare, ma una questione di salute pubblica. A livello internazionale, le società devono cercare di facilitare questa accettazione di sé promuovendo la tolleranza, far progredire la politica, e dissipare lo stigma per tutte le minoranze».
Alla domanda circa la piccola dimensione del campione, Juster ha detto alla Afp che dato il costo dello studio – in cui ogni partecipante ha ottenuto 500 dollari – il numero delle persone intervistate era «rispettabile».
Ha sottolineato che gli studi neurologici spesso cercano informazioni più dettagliate da un numero minore di soggetti rispetto alla ricerca epidemiologica.

Traduzione dell’articolo del Telegraph “Gays who come out are less stressed, says new study“.

Matrimonio gay in Francia: la Chiesa è vincente nelle strade ma non è convincente nell’opinione pubblica

La Chiesa francese è riuscita a mobilitare i cattolici contro il progetto di legge del governo Hollande che introdurrebbe il matrimonio per le coppie dello stesso sesso ma non è riuscita a convincere i francesi. Questo, in sintesi, è quanto accaduto in Francia dove due settimane fa cattolici ma non solo sono scesi in piazza per la “Manif pour tous” contro il matrimonio per le coppie gay. Secondo gli organizzatori a scendere in piazza sarebbero state 800mila persone mentre per la polizia erano circa 340mila.
Molto più contenuta la manifestazione di ieri dei sostenitori del progetto di legge del governo Hollande: 400mila secondo gli organizzatori e 125mila per le stime della polizia.
Al di là dei numeri, la Chiesa non è riuscita a convincere gli elettori: Guardian e Telegraph danno notizia che – secondo un sondaggio realizzato da Ifop – il 63 percento dei francesi è a favore del matrimonio per le coppie dello stesso sesso con un aumento di tre punti rispetto agli inizi di gennaio.
La legge sarà discussa domani nell’assemblea francese ed in un parlamento dominato dai socialisti ci sono pochi dubbi sulla sua approvazione: «La legge passerà ed anche con una larga maggioranza», così si è espresso il primo ministro Jean-Marc Ayrault.

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Secondo Berlusconi Mussolini «per molti versi fece bene» ma la Spagna processa l’Italia per i bombardamenti fascisti

BerlusconiSia in Italia che all’estero hanno provocato sdegno le parole di Silvio Berlusconi che, all’inaugurazione del memoriale della Shoah a Milano, ha affermato che le leggi razziali furono la peggior colpa di Mussolini che «per molti altri versi fece bene».
Questa frase, detta inoltre durante la Giornata della Memoria, ha creato scalpore anche fuori dall’Italia e sicuramente non deve aver fatto molto piacere in Spagna dove un tribunale, così come riporta il Guardian, sta giudicando i crimini commessi dalla sanguinaria dittatura di Mussolini durante la guerra civile spagnola a sostegno del generale Francisco Franco: sotto accusa sono i bombordamenti da parte della nostra aviazione della città di Barcelona durante il 1938.
L’utilizzo di questi attacchi aerei era stato progettato per creare il panico tra la popolazione, uccidere civili ed affievolire la morale: una tecnica che si sarebbe presto diffusa per i bombardamenti di Coventry, Amburgo e Dresda che sono state sottoposte a bombardamenti a tappeto.
Il caso è stato portato avanti da Alfonso Cánovas, 95 anni, il cui padre José è morto durante quei bombardamenti. Ora un tribunale spagnolo ha accettato di esaminare il caso: «Questi bombardamenti indiscriminati di civili hanno preso di mira quartieri densamente popolati. La linea del fronte era lontana, facendo questo un esperimento per i futuri bombardamenti civili e compiendo crimini di massa che sono punibili in base alla legge in qualsiasi tempo o luogo», ha detto un collegio di tre magistrati. Continua a leggere

Le mani della ‘ndrangheta sulla cocaina e sul calcio: inchiesta di Reuters sul comune calabrese di Rosarno

Spesso si sente parlare della “mafia del calcio” magari riferendosi ad un sistema sportivo non troppo limpido. Più raro invece leggere della ‘ndrangheta nel calcio. Mettere in luce gli interessi della criminalità calabrese nel mondo del calcio e non solo è quanto realizzato da Steve Scherer dell’importante agenzia di stampa Reuters con la sua inchiesta “Insight – Smuggling, football and the mafia”. Scherer parte del caso della Rosarnese, squadra semiprofessionale della città di Rosarno (Rc), un piccolo comune della piana di Gioia Tauro. La squadra di calcio era legata, secondo quanto hanno rivelato ex membri del clan poi diventati collaboratori di giustizia, al locale clan Pesce. I beni della cosca sono stati sequestrati dalla polizia (per un valore approssimativo di 220 milioni di euro) ed anche la squadra nel 2011 è stata posta sotto sequestro giudiziario. Il team aveva bisogno di nuovi sponsor ma nessuno si è mostrato interessato, per paura di ritorsioni, a prendere il posto della locale cosca della ‘ndrangheta. Questo ha provocato la fine della squadra che – dopo una stagione deludente – è stata sciolta.
Reuters evidenzia come il peso della ‘ndrangheta ormai sia più importante della vicina mafia siciliana. «Oggi la mafia calabrese è una forza nazionale ed internazionale. Sta fortemente inquinando l’economia e compromettendo il sistema politico. Con una squadra di calcio, la ‘ndrangheta espande sia la sua portata economica che la sua posizione politica all’interno di una comunità»: questo il pensiero di Pierpaolo Romani, giornalista, coordinatore nazionale dell’associazione antimafia Avviso Pubblico e autore del libro Calcio criminale. Continua a leggere

Il Chief Medical Officer del Regno Unito e la British medical association: “Depenalizzare il consumo di droga”

Dopo lo studio della Uk Drug Policy Commission e dopo la ricerca di un intergruppo della Camera dei Lord a favore della depenalizzazione delle droghe leggere, dal Regno Unito arriva un altro intervento contro la criminalizzazione nell’uso delle sostanze stupefacenti.
Questa volta ad intervenire nel dibattito esistente è la dottoressa Sally Davies, Chief Medical Officer (la più importante figura di consulenza governativa nell’ambito della sanità pubblica) del Regno Unito, intervistata dal Telegraph.
La dottoressa Davies ha suggerito un diverso approccio non considerando le sostanze stupefacenti come un problema di ordine pubblico ma di sanità pubblica: «Penso che abbiamo un problema di sanità e come nazione faremmo bene a considerarlo come un problema sanitario. Penso che ci siano molte prove provenienti da altri Paesi e dalla scienza su come gestire la questione. Ma attualmente è il ministero degni Interni che è incaricato di gestire la politica per le droghe e per l’alcool ed è la scelta di questo governo di continuare a gestire la situazione in quel modo».
Secondo Sally Davies l’attuale politica sulle sostanze stupefacenti ha avuto come effetto solamente quello di «dissuadere i tossicodipendenti nel cercare aiuto medico» e qualora il governo decidesse di depenalizzare alcune droghe sarebbe pronta con alcuni consigli su come aiutare i dipendenti ad uscire dal problema. Continua a leggere

Human Rights Watch accusa l’Italia: i respingimenti dei migranti verso la Grecia violano il diritto internazionale

Durissima condanna da parte dell’organizzazione non governativa Human Rights Watch a Italia e Grecia nella gestione dei migranti.
Secondo il report “Turned Away: Summary Returns of Unaccompanied Migrant Children and Adult Asylum Seekers from Italy to Greece”, il nostro Paese sta respingendo minori stranieri non accompagnati ed adulti che richiedono asilo in Grecia dove devono affrontare un sistema di accoglienza non funzionale e condizioni detentive inumane. Nel documento si legge che le autorità italiane respingono entro poche ore clandestini arrivati sui traghetti, tra cui bambini di 13 anni, senza un’adeguata considerazione delle loro esigenze specifiche come può essere nel caso di minori o di persone che sono nella situazione di chiedere asilo politico.
Il rapporto (di cui ha dato notizia anche il New York Times) documenta il fallimento della nostra politica nell’accoglienza dei migranti nei porti adriatici di Ancona, Bari, Brindisi e Venezia. La ong ha intervistato 29 tra adulti e bambini che sono stati respinti in Grecia da parte della nostra polizia di frontiera: 20 di questi respingimenti sono avvenuti solo nel 2012. Secondo Judith Sunderland di Human Rights Watch «Ogni anno centinaia di persone rischiano la vita o gli arti nascosti sotto o dentro i camioni o le auto sui traghetti che attraversano il mare Adriatico. Troppo spesso l’Italia li respinge immediatamente verso la Grecia nonostante lì abbiano delle condizioni ed un trattamento terribile».
Tornati in Grecia, i minori non accompagnati ed i richiedenti asilo, come tutti i migranti possono ricevere gli abusi delle forze dell’ordine, sono sottoposti a condizioni degradanti di detenzione e ad un ambiente ostile segnato dalla violenza xenofoba. Continua a leggere

Vento di mafia: Il Washington Post accende i riflettori sulla “eco-criminalità” siciliana

Ritorna l’attenzione della stampa internazionale sulla criminalità nel nostro Paese. Questa volta è il prestigioso quotidiano statunitense Washington Post ad evidenziare gli interessi della mafia nel business delle energie rinnovabili con un articolo di Anthony Faiola “Sting operations reveal Mafia involvement in renewable energy”.
Dalle indagini dei magistrati italiani emerge una criminalità organizzata sempre più moderna capace d’infiltrarsi in profondità nel settore delle energie rinnovabili (solare ed eolico) allettata anche dai finanziamenti statali.
La Sicilia a causa della sua posizione geografica ha più sole e vento rispetto alle altre regioni italiane e perciò è il territorio ideale per i pannelli fotovoltaici e le pale eoliche: negli ultimi dieci anni ha ricevuto miliardi di euro di finanziamenti per questo tipo di impianti, un fatto che di certo non è passato inosservato alle cosche mafiose dell’isola. Attualmente un terzo degli impianti eolici – assieme a molti impianti fotovoltaici – è stato sequestrato dai magistrati che hanno congelato più di due miliardi di euro ed arrestato decine di boss mafiosi, politici corrotti ed imprenditori legati alla criminalità: le indagini nel campo delle energie rinnovabili proseguono dalla Sardegna alla Puglia.
Secondo Teresa Maria Principato, procuratore aggiunto incaricato della squadra antimafia di Palermo: «Cosa Nostra si sta adattando, acquisendo conoscenze più avanzate in nuovi settori come le energie rinnovabili, che sono diventati più redditizi grazie alle sovvenzioni governative. Si sta gettando un’ombra sulla nostra industria delle energie rinnovabili». Continua a leggere

L’America di Obama si scopre pro-choice sull’aborto

Barack ObamaIl presidente statunitense Obama ha inaugurato il suo secondo mandato parlando esplicitamente, durante il suo discorso d’insediamento, dei diritti dei «fratelli e delle sorelle gay» e l’America, a quarant’anni dalla decisione della Suprema Corte nel caso Roe v. Wade che ha legalizzato l’aborto nei primi tre mesi di gravidanza, si rivela nettamente pro-choice.
Questo è quanto emerge da tre diversi sondaggi condotti realizzato Nbc-Wall Street Journal, Pew Research Center e Gallup.
Dal sondaggio realizzato da Nbc assieme al Wall Street Journal emerge che il 70 per cento del campione è d’accordo con la decisione del 1973 della Corte Suprema che ha reso possibile l’aborto contro il 24 per cento degli intervistati che si dimostra in disaccordo: nel 1989 queste percentuali erano rispettivamente del 58 per cento e del 31.
L’aborto dovrebbe essere legale in tutti i casi per il 31 per cento del campione (questa percentuale era 27 nel 2003), nella maggior parte dei casi per il 23 per cento (17 per cento dieci anni fa), illegale con alcune eccezioni per il 35 per cento degli intervistati (-5 per cento rispetto al 2003) ed illegale senza eccezioni solo per il 9 per cento del campione (nel 2003 erano il 14 per cento degli intervistati). Continua a leggere

Il presidente del Guatemala Otto Pérez Molina: “Il mio Paese porta le cicatrici della guerra alla droga”.

Il presidente del Guatemala Otto Perez MolinaIn ogni guerra ci sono delle vittime innocenti. In 40 anni di guerra alla droga, lo stato centro-americano del Guatemala, può vantarsi di essere solo una vittima innocente. È stato coinvolto nel fuoco incrociato tra le nazioni a sud (principalmente Perù, Colombia e Bolivia) che producono sostanze stupefacenti illegali e il paese a nord (America) che ha il più grande desiderio di consumarle. Il Guatemala fa poco di entrambi.

Il problema è che la droga – soprattutto cocaina – deve essere trasportata dai paesi di produzione agli Stati Uniti, da sud a nord. Purtroppo per il Guatemala è così che funziona.

Ma la posizione del Guatemala sulla punta del Centro America non sempre ha rappresentato un problema. Recentemente, nel 2008, la US National Drug Intelligence Centre aveva stimato che meno dell’1 per cento delle circa 700 tonnellate di cocaina che aveva lasciato il Sud America fosse passata attraverso l’America Centrale. Ma questo era prima che scoppiasse la guerra alla droga ed il Guatemala fosse coinvolto in questo conflitto.

Prima del 2008, il metodo preferito di trasporto di droga dal Sud America agli Stati Uniti era via mare (attraverso i Caraibi o del Pacifico) o per via aerea, il contrabbando via terra era raro. Ma due cose sono accadute a cambiare radicalmente ciò, entrambe le iniziative legate alla “guerra alla droga”.

In primo luogo, Messico e Colombia – parzialmente finanziate dagli Stati Uniti – hanno intensificato la sorveglianza dello spazio aereo. Allo stesso tempo gli Stati Uniti hanno iniziato una più vigorosa cooperazione con il Messico per fermare le spedizioni di droga via mare. Nel luglio 2008 la marina messicana, a quanto pare con l’intelligence USA, ha sequestrato un carico piuttosto notevole di un “narco-sommergibile”, un semi-sommergibile carico di cocaina destinata agli Stati Uniti. Continua a leggere

Per la Chiesa nelle adozioni gay i bambini sono una “merce” ma gli orfanotrofi continuano ad essere pieni

Orfanotrofio lager in RussiaA seguto della sentenza della Cassazione che ha confermato l’affidamento di un bambino alla madre omosessuale convivente con la sua campagna, i cattolici hanno reagito alla paventata possibilità che una coppia omosessuale possa adottare un bambino.
Tra i vari interventi il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire ha titolato “Figli alle coppie gay? Sentenza pericolosa” mentre monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, intervistato da Radio Vaticana ha affermato che «l’adozione dei bambini da parte degli omosessuali, porta il bambino ad essere una sorta di merce».
Sempre Avvenire pubblica un articolo molto allarmante sulla crisi delle adozioni in Italia a commento del report sulle adozioni in Italia pubblicato dalla commissione per le adozioni internazionali della presidenza del Consiglio dei ministri.
Secondo il quotidiano della Cei «un calo così vistoso forse non se lo aspettavano nemmeno gli addetti ai lavori, che pur da un paio di anni segnalano grosse difficoltà. Il -22,8 per cento di bambini adottati nel 2012 non è una semplice diminuzione fisiologica visti gli anni di crisi; è, invece, un vero e proprio crollo». Nel 2012 «sono entrati in Italia 3.106 minori stranieri, contro i 4.022 del 2011. Il che vuol dire 916 bambini in meno. Le coppie adottanti sono diminuite più o meno della stessa percentuale: 2.469 nel 2012 contro le 3.154 del 2011, ben 685 in meno».
Per l’organo dei vescovi italiani «Il report della Cai non offre spiegazioni sul calo delle adozioni, oggettivamente inquietante visto che l’Italia è storicamente tra i più accoglienti al mondo». Continua a leggere

Monsignor Mamberti: “Difendere la libertà di religione in ogni circostanza”. Prepariamoci all’anarchia.

Dominique MombertiAll’indomani della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sui casi di quattro cittadini britannici che hanno fatto ricorso contro lo Stato accusato di non aver difeso in modo adeguato la loro libertà religiosa e il diritto a non subire discriminazioni sul posto di lavoro arriva la reazione del Vaticano per bocca di monsignor mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, intervistato alla Radio Vaticana da Olivier Bonnel.
Secondo l’esponente della Santa Sede «è reale il rischio che il relativismo morale che si impone come nuova norma sociale venga a minare le fondamenta della libertà individuale di coscienza e di religione» e quindi la Chiesa «desidera difendere le libertà individuali di coscienza e di religione in ogni circostanza, anche di fronte alla “dittatura del relativismo”».
Inoltre per l’alto prelato «quando si tratta di questioni moralmente controverse, come l’aborto o l’omosessualità, deve essere rispettata la libertà di coscienza» e perciò «vietare l’obiezione di coscienza individuale e istituzionale, in nome della libertà e del pluralismo, aprirebbe al contrario – paradossalmente – le porte all’intolleranza e ad un livellamento forzato».
Mamberti sottolinea inoltre che appartiene al ruolo della Chiesa «ricordare che ogni uomo, qualsiasi sia il suo credo, è dotato dalla sua coscienza della facoltà naturale di distinguere il bene dal male e quindi di agire di conseguenza». Continua a leggere

Corte europea dei diritti dell’uomo: “La libertà religiosa può essere limitata in presenza di interessi maggiori”

Il diritto ad esprimere il proprio credo religioso deve essere tutelato ma può essere limitato in presenza di diritti o interessi di maggiore interesse: questo in sintesi il succo della sentenza della Cedu (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) che è stata chiamata a decidere sui casi di quattro cittadini britannici – “cristiani discriminati sul lavoro” secondo Avvenire – che hanno fatto ricorso contro lo Stato accusato di non aver difeso in modo adeguato la loro libertà religiosa e il diritto a non subire discriminazioni sul posto di lavoro.
Questi i casi. Nadia Eweida, 55 anni, era una hostess di terra della British Airways addetta al controllo dei bagagli. Sulla sua divisa indossava una collana con un crocifisso contravvenendo alle policy della compagnia aerea. Nel 2006 i suoi superiori le chiesero di indossarla all’interno della divisa perché averla all’esterno non era conforme alle norme di sicurezza che deve rispettare un’ispettrice dei bagagli ma la hostess si rifiutò. La compagnia aerea allora le offrì la possibilità di essere impiegata in un’altra mansione dove non avrebbe dovuto indossare l’uniforme e quindi avrebbe potuto tranquillamente indossare la collana ma la hostess rifiutò anche questa proposta. La British Airways perciò la licenziò e Nadia Eweida citò la compagnia aerea in tribunale ma perse il ricorso sia in prima istanza che in appello (cfr. sentenza d’appello).

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Regno Unito. La Camera dei Lord: “Legalizzare la vendita ed il consumo delle sostanze stupefacenti”

House of LordsDalla Gran Bretagna arriva un nuovo intervento a favore della legalizzazione e della liberalizzazione delle droghe. Questa volta la proposta proviene da un rapporto pubblicato dalla camera dei Lord e preparato da un gruppo formato da nove parlamentari conservatori, laburisti e liberal democratici con lo scopo di proporre dei cambiamenti alla Misuse of Drugs Act, la legge che da 40 anni regola l’uso e lo spaccio di droghe e che, secondo i parlamentari, ha un disperato bisogno di essere riformata: per gli stessi “pari” (nome che contraddistingue i membri della camera dei Lord) un cambiamento delle politiche britanniche sulle sostanze stupefacenti è necessario «ora più che mai».
Il gruppo era presieduto dalla baronessa Meacher e composto dalla baronessa Stern, Lord Cobbold, la baronessa Hamwee, Lord Howarth of Newport, Lord Low, Lord Mancroft, Lord Norton e Lord Rea.
Nella relazione si propone di cominciare a vendere la cannabis e l’ecstasy in negozi autorizzati e depenalizzare l’uso di tutte le droghe illegali. Dovrebbe restare illegale la vendita delle droghe più dannose mentre i consumatori trovati con modiche quantità di droga (sia leggera che pesante) non dovrebbero andare incontro a sanzioni penali.
A sostegno della depenalizzazione dell’uso di tutte le droghe, nella relazione si prende ad esempio il modello portoghese dove il numero di giovani tossicodipendenti è diminuito drasticamente a seguito della depenalizzazione delle droga. Continua a leggere

Il mondo cattolico: “La sentenza della Cassazione è un via libera alle adozioni gay. Anzi no”.

La sentenza della Cassazione che ha confermato l’affidamento di un bambino alla madre omosessuale convivente con la sua campagna ha provocato la reazione, per opposti motivi, sia del mondo laico che di quello cattolico.
Il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire ha titolato “Figli alle coppie gay? Sentenza pericolosa” domandandosi: «Cosa augurare a questo bambino? Di restare a vivere con la mamma e con la compagna della mamma – così come ha stabilito la Corte di Cassazione – o di venir affidato al papà violento che se n’è andato quando il figlio aveva dieci mesi, rinunciando a vederlo e a educarlo?».
Sempre sul quotidiano dei vescovi Carlo Cardia ha scritto che il bambino «privato artificiosamente della doppia genitorialità, vede venir meno la dimensione umana e affettiva necessaria per la crescita e il suo armonico sviluppo, ed è lasciato in balia di esperienze, rapporti, relazioni umane, sostitutive e del tutto slegate rispetto alla naturalità del rapporto con il padre e la madre». Continua a leggere

La Corte di Cassazione: “Non è dannoso crescere in una coppia omosessuale”.

Non c’é pregiudizio all’adozione da parte di coppie omosessuali quando non è a rischio il corretto sviluppo del minore: questo in sintesi è quanto stabilito dalla prima sezione civile della Corte di cassazione con la sentenza 601/2013 respingendo il ricorso di un immigrato musulmano che ora vive a Brescia.
L’uomo, 27 anni, aveva avuto una relazione con una donna italiana e da questo rapporto era nato un figlio. Finita la storia tra i due era stato disposto l’affidamento esclusivo del bambino alla madre mentre gli incontri con in padre si sarebbero tenuti «con cadenza almeno quindicinale in un ambiente neu­tro e inizialmente protetto».
L’uomo invece insisteva per l’affidamento condiviso del bambino paventando «le ripercussioni sul piano educativo e della crescita del medesimo derivanti dal fatto che la madre, ex tossicodipendente, aveva una relazione sentimentale e conviveva con una ex educatrice della comunità di re­cupero in cui era stata ospitata». La Corte d’appello aveva respinto tali motivazioni «non essendo specificato quali fossero le paventate ripercussioni negative per il bambino». Inoltre il minore «aveva assistito a un’episodio di violen­za agita dal padre ai danni della convivente della ma­dre, che aveva provocato in lui un sentimento di rabbia nei confronti del genitore» e la Corte d’appello aveva giudicato come «irrilevante» il fatto che «la violenza non avesse avuto ad oggetto la madre» ma la sua convivente che è stata considerata pur sempre «una persona familiare al bambino» riconoscendo quindi il ruolo della convivente della madre per lo sviluppo del minore. Continua a leggere

Pedofilia nella Chiesa americana: sì alla pubblicazione dei nomi dei preti coinvolti

Vittoria della libertà d’informazione e sconfitta per la Chiesa cattolica negli Stati Uniti. Come riporta il Los Angeles Times un giudice ha ordinato all’arcidiocesi di Los Angeles di pubblicare i nomi delle persone coinvolti in abusi sessuali i cui nomi sono contenuti in documenti interni: per il giudice che ha emesso la sentenza il diritto dell’opinione pubblica di sapere come la Chiesa ha gestito le i casi di molestie supera la privacy delle persone coinvolte.
La decisione del giudice Emilie Elias della Corte superiore della Contea di Los Angeles ha ribaltato una sentenza di un precedente arbitro tra le parti secondo cui i nomi dei dipendenti dell’arcidiocesi coinvolti in abusi sessuali dovevano essere segretati al fine di evitare ulteriori imbarazzi alla Chiesa.
Il giudice Ellias ha anche ribaltato la decisione dell’arbitro, il giudice federale in pensione Dickran Tevrizian, secondo cui i sacerdoti che avevano affrontato una sola accusa di abuso avrebbero avuto i loro nomi segretati.
I documenti – fascicoli confidenziali che includono relazioni psichiatriche, rapporti investigativi, le lettere di protesta dei genitori e la corrispondenza del Vaticano – sono stati rilasciati come parte di un accordo del 2007 tra l’arcidiocesi e più di 500 vittime.
Gli avvocati del Los Angeles Times e dell’Associated Press hanno sostenuto che i nomi delle gerarchie ecclesiastiche coinvolte nella vicenda erano essenziali per far capire all’opinione pubblica come lo scandalo si sia verificato. Più di 200 sacerdoti sono stati accusati di abusi che risalgono a decenni prima e la Chiesa, i suoi assicuratori ed altre persone coinvolte hanno pagato più di 720 milioni di dollari come risarcimento danni. Continua a leggere

The Wall Street Journal: “Tempo di alzare bandiera bianca nella guerra alla droga”

Alzare bandiera bianca nei confronti della lotta alla guerra alla droga: questo in sintesi il punto di vista espresso sul Wall Street Journal da Gary Becker, professore di economia e sociologia presso l’Università di Chicago e premio Nobel per l’economia nel 1992, e da Kevin Murphy, professore di economia alla University of Chicago Booth School of Business.
Una guerra cominciata nel 1971 da Richard Nixon che nel tempo non ha dato i risultati sperati con costi molto alti in termini di vite, costi e benessere per molti americani. Il costo della lotta alla droga è di più di 40 miliardi di dollari ogni anno e comprende le spese per la polizia ed il personale giudiziario che deve dare la caccia ai consumatori di droga ed i trafficanti ma anche le altre risorse spese per imprigionare e punire i condannati per reati di droga.
Ovviamente, oltre ai costi puramente economici ce ne sono altri sociali che sono difficili da quantificare. Ogni anno circa il 25 per cento degli studenti (in maggioranza bambini neri ed ispanici che vivono nei quartieri poveri) abbandonano le scuole ed uno dei fattori maggiori è la tentazione di guadagnare dal traffico di droga. Continua a leggere

Il sindaco di Bari Michele Emiliano smentisce la solidarietà a Pontifex: “Frasi inventate dal nulla”.

Il sindaco di Bari, Michele EmilianoIl blog ultracattolico Pontifex.roma in questi giorni sta pubblicando articoli riguardanti presunte aggressioni ai danni di uno dei principali animatori del sito, Bruno Volpe.
In un articolo Bruno Volpe denuncia di aver ricevuto una testa di coniglio nella sua abitazione, successivamente un bossolo di pistola ed un bossolo di fucile: questa presunta escalation sarebbe arrivata addirittura a delle aggressioni vere e proprie nei confronti di Bruno Volpe che – in base a quanto afferma – sarebbe stato aggredito con un lancio di bottiglie nel centro di Bari e successivamente nel portone di casa sua.
Di queste presunte aggressioni restano molti dubbi considerato che non si trovano notizie in nessun organo di stampa locale nonostante su Pontifex si sia scritto che la Digos fosse intervenuta ad indagare: la stampa invece riporta di bossoli pervenuti alla redazione del Corriere del Mezzogiorno assieme ad una missiva con attacchi a Pontifex.
Nelle ultime ore Bruno Volpe afferma di aver ricevuto un pacco bomba ed una missiva «con insulti, minacce, improperi sulla chiusura del sito web www.pontilex.org, accuse di campagna di odio contro Vendola, ed anche un proiettile di pistola»: anche di questi fatti non c’è traccia negli organi di stampa né Bruno Volpe ha pubblicato la presunta lettera riguardante la chiusura (per fortuna scongiurata) del blog pontilex.org.
Lo stesso Pontifex successivamente ha riportato le frasi del sindaco di Bari Michele Emiliano che avrebbe detto: «esprimo la mia piena solidarietà a te e al tuo organo di stampa. Aggredire o intimidire un giornalista è un atto delinquenziale che va punito. Me ne interesserò personalmente quale sindaco ed ex Pm anti mafia sollecitando le autorità di competenza, Digos e Magistratura e Polizia Postale, visti anche gli attacchi hacker che state ricevendo. Me ne interesso personalmente, garantisco, è una vicenda assurda che non rende giustizia alla verità. Vi sono vicino. Chi compie atti del genere, sia di violenza, che di pirateria informatica, merita i rigori della Legge». Continua a leggere

Svizzera: obolo a chiesa per 655 anni, tribunale cancella debito

(AGI) – Ginevra, 8 gen. – Nell’Europa degli Stati indebitati, c’e’ qualcuno che ha onorato i propri impegni per 655 anni e qualcun altro che si e’ mostrato un creditore piu’ che accanito. Sono i Mueller, famiglia contadina del cantone svizzero di Glarona, che finalmente un tribunale ha liberato dall’impegno che ogni anno, dal 1357, imponeva loro di devolvere “per l’eternita’” 70 franchi (58 euro) alla chiesa cattolica affinche’ restasse perpetuamente accesa la luce nella chiesa di Naefel. Per i giudici tale obbligo “e’ decaduto” perlomeno da una riforma legislativa in vigore dalla meta’ del XIX secolo. Il gravoso impegno era stato assunto “per la salvezza della propria anima” e per evitare vendette, dall’autore di un omicidio commesso nel 1357. Il contadino lo aveva ereditato con la parcella di terreno offerta in garanzia, ma non voleva piu’ saperne di versare alla parrocchia la somma per l’acquisto dell’olio da bruciare. L’intervento della corte, riferisce la Radiotelevisione svizzera, si era reso necessario in quanto la Chiesa non intendeva rinunciare all’obolo, che anzi voleva vedere iscritto nel registro fondiario. Quando l’uomo si era opposto, la gerarchia ecclesiastica lo aveva denunciato.

(AGI)

Silvio Berlusconi a favore del matrimonio per le coppie dello stesso sesso?

Silvio BerlusconiOrmai in piena campagna elettorale, Silvio Berlusconi viene intervistato dal direttore di Rtl Fulvio Giuliani che – a fronte dei dati Istat in cui emerge che diminuiscono i matrimoni ed aumentano le coppie di fatto – domanda al leader del Pdl se queste ultime, ivi comprese le coppie omosessuali, debbano avere gli stessi diritti delle coppie sposate. Berlusconi, manifestando di essere a favore, risponde che è necessario avere una maggioranza in Parlamento che possa cambiare il codice civile.
La risposta di Berlusconi non è pertinente alla domanda posta che riguardava le coppie di fatto. Affinché siano garantiti i diritti delle coppie di fatto (anche omosessuali) non è necessaria nessuna modifica al codice civile ma è sufficiente una semplice legge ordinaria (sul modello dei Pacs francesi, dei Eingetragene Lebenspartnerschaft in Germania, delle Civil partnership nel Regno Unito e così via).
La modifica al codice civile è necessaria solamente in caso di matrimonio per le coppie dello stesso sesso in modo da cambiare gli articoli 90, 107, 143, 156, 249, 294, 299 del Codice civile così come previsto dal disegno di legge n. 5338 presentato dall’onorevole Di Pietro e altri.
Perciò resta il dubbio se Berlusconi, pur essendo stato per tre volte presidente del Consiglio, sappia la differenza esistente in termini di legge tra riconoscimento dei diritti alle coppie di fatto ed introduzione del matrimonio omosessuale.
Nel caso invece Berlusconi, accennando alle modifiche da fare al Codice civile, voglia dirsi a favore del matrimonio omosessuale farebbe un sensibile “dietro front” rispetto al suo intervento il 26 febbraio 2011 al congresso dei Cristiano riformisti in cui affermava: «Finché governeremo noi non ci saranno mai equiparazioni tra le coppie gay e la famiglia tradizionale, cosi come non saranno mai possibili le adozioni di bambini per le coppie omosessuali».

Nel Cile dell’aborto illegale una hot line per le donne che vogliono abortire: con tutti i rischi annessi.

SANTIAGO, Cile – Ogni volta che il cellulare squilla, Angela Erpel si inquieta. A volte all’altra estremità è un’adolescente spaventata o una madre disperata di tre bambini. Ci sono anche quelli arrabbiati che chiamano facendo ascoltare il suono di bambini che piangono o inviano messaggi di testo con le immagini di feti abortiti.
Allora la signora Erpel, 38 anni, sociologa volontaria al Chile’s Safe Abortion Hot Line si concentra e stabilisce un dialogo familiare sull’uso di misoprostolo, un farmaco che induce un aborto medico.
«Non diamo una giudizio morale o una consulenza: forniamo solo informazioni», dice.
Dal momento che la hot line è iniziata nel 2009, i volontari sparsi in tutto questo lungo e sottile Paese si sono alternati a rispondere alle chiamate ogni sera dalle 7 alle 23 da parte di donne che cercano informazioni sull’aborto. Ci sono state più di 12mila chiamate fino ad ora.
In un Paese dove l’aborto è del tutto illegale, anche in caso di stupro o quando la vita di una donna è in pericolo, la hot line è un tentativo rischioso. Operando in una zona grigia del diritto, i volontari affrontano una scoraggiante condanna al carcere se una conversazione vira troppo da una linea guida approvata da un avvocato. La hot line ha già avuto tre cause legali intentate contro di essa anche se tutte sono state poi lasciate cadere.
Secondo la legge, abortire comporta una pena da cinque a dieci anni di carcere, a seconda dei casi, mentre i medici e tutti coloro che praticano un aborto o cooperano ad abortire rischiano fino a 15 anni, dicono i Pubblici Ministeri. In pratica, tuttavia, meno di 500 casi sono stati perseguiti nel corso degli ultimi anni. Continua a leggere

Il falso problema di Mario Monti: “I temi etici non sono urgenti come il rilancio dell’economia”.

Mario MontiLa discesa in campo di Mario Monti alle prossime politiche ha acceso il dibattito sui diritti civili e sulle questioni etiche. Su questi temi il programma dell’attuale presidente del Consiglio è abbastanza carente e nella sua agenda si limita ad affermare che «il rifiuto del populismo e dell’intolleranza, il superamento dei pregiudizi nazionalistici, la lotta contro la xenofobia, l’antisemitismo e le discriminazioni sono il denominatore comune delle forze europeiste». Il professor Monti, forse a causa dell’appoggio avuto dal Vaticano, dimentica che le forze europeiste hanno anche altre priorità: infatti nella seduta del Parlamento europeo del 12 dicembre è stata approvata la risoluzione sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea e per quanto riguarda le discriminazioni legate all’orientamento sessuale, fra l’altro, si invitano gli Stati membri ad inserire nelle loro legislazioni «altre forme di reato generato dall’odio, compreso quello fondato sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sull’espressione di genere» ed «ad adottare legislazioni penali che vietino l’istigazione all’odio sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere». Il Parlamento europeo inoltre «ritiene che i diritti fondamentali delle persone LGBT sarebbero maggiormente tutelati se esse avessero accesso a istituti giuridici quali coabitazione, unione registrata o matrimonio; plaude al fatto che sedici Stati membri offrano attualmente queste opportunità e invita gli altri Stati membri a prendere in considerazione tali istituti». Continua a leggere

Cardinale Bagnasco: “Si abortisce per motivi economici”. E se non fosse così?

Cardinale Angelo BagnascoAttacco del presidente della Cei cardinale Angelo Bagnasco ad eutanasia ed aborto che possono essere proposti con «motivi umanitari a parole» ma cercati «temo per motivi economici».
Il cardinale Bagnasco non specifica quali siano i motivi economici per cui una donna potrebbe ricorrere all’aborto. Ad esempio una donna potrebbe abortire perché priva di entrate per sostenere il figlio oppure – situazione opposta – per non essere ostacolata durante la carriera: entrambe le situazioni sarebbero dei motivi economici seppure diversissime tra loro.
Se il presidente della Cei avesse letto la relazione 2012 del ministero della Salute sull’aborto avrebbe avuto le idee più chiare sulle caratteristiche delle donne che ricorrono all’aborto.
Dal rapporto emerge che a ricorrere meno all’aborto sono le donne più istruite, le occupate e le coniugate anche grazie ad una maggiore competenza in materia di sessualità.
Nello specifico il 3,3 per cento delle italiane che hanno abortito nel 2010 non aveva nessun titolo di studio o solo la licenza elementare (11,4 per le straniere), il 41,7 per cento la licenza media (48,2 per cento tra le straniere), il 45,5 per cento la licenza superiore (34,7 per le straniere) e solo il 9,6 la laurea contro un 5,6 tra le straniere che hanno fatto ricorso all’aborto.
Per quanto riguarda l’occupazione il 48,5 per cento delle italiane che hanno abortito era laureato (questa percentuale è del 45,1 tra le straniere), il 14,3 era disoccupato (24 per cento fra le donne straniere), il 23 per cento delle donne italiane ed il 25,8 delle donne straniere che hanno abortito svolgeva la professione di casalinga ed il 14,1 era una studentessa (5,1 tra le straniere).
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