Nonostante l’elezione di un papa argentino, la Chiesa cattolica è in profonda crisi in America Latina dove, come riporta Foreign Affairs, la percentuale dei cattolici in Brasile si attesta al 65 per cento in base al censimento del 2010 con un calo del 25 per cento rispetto al 1970. Stessa situazione per i cattolici messicani che, dal 2000 al 2010, sono passati dall’88 all’83 per cento.
Negli Usa, come rileva Pew Research Center, circa un quarto (27 per cento) dei cattolici americani si considerava “forti cattolici” lo scorso anno, in calo di oltre 15 punti a partire dalla metà degli anni Ottanta.
Il declino dei cattolici è ancora più netto quando si confronta la situazione dei protestanti, la cui forza di identificazione religiosa è in aumento negli ultimi anni. Circa la metà (54 per cento) dei protestanti americani – il doppio della quota cattolica (27%) – hanno descritto come forte la loro peculiare identità religiosa, una delle percentuali più alte mai registrate. Continua a leggere
Archivio mensile:marzo 2013
Gli omosessuali? Bravi genitori secondo i pediatri americani.
Questa volta ad esprimersi a favore del matrimonio e dell’adozione per le coppie dello stesso sesso è l’American Academy of Pediatrics (Aap), l’associazione americana a cui sono iscritti più di 60mila pediatri.
In un comunicato l’Aap ritiene che il matrimonio sia il miglior modo per garantire sicurezza ai figli e Benjamin Siegel, presidente del comitato dell’Aap sugli aspetti psicosociali della salute del bambino e della famiglia e professore di pediatria e psichiatria alla Boston University School of Medicine ha affermato: «I bambini crescono bene in famiglie che sono stabili e che forniscono un senso di sicurezza permanente ed il modo in cui farlo è attraverso il matrimonio. L’Aap crede che ci dovrebbero essere pari opportunità per ogni coppia di accedere ad una stabilità economica ed agli aiuti federali forniti alle coppie sposate per crescere i figli». Al Time Siegel ha dichiarato: «Ne sappiamo abbastanza dello sviluppo del bambino da poter dire che i bambini sono educati quando hanno due adulti amorevoli, solidali, legati l’uno con l’altro a prendersi cura di loro. I bambini che crescono con due genitori dello stesso sesso sviluppano normalmente come il resto della popolazione». Continua a leggere
19 marzo, festa del papà. Un papà repubblicano scopre che il figlio è gay e si schiera per il matrimonio omosessuale
Negli Stati Uniti il presidente Obama si è espresso esplicitamente a favore dell’abolizione del Doma, la legge che definisce il matrimonio come l’unione tra uomo e donna ed esclude le coppie gay dai benefici fiscali riservati invece alle coppie eterosessuali.
Il consenso a favore del matrimonio omosessuale cresce all’interno degli Stati Uniti ed anche all’interno dello stesso Partito repubblicano.
Tra gli ultimi ad esprimersi in ordine di tempo a favore del matrimonio per le coppie dello stesso sesso c’è il senatore dell’Ohio Rob Portman, primo membro del Partito Repubblicano al Senato a manifestare il suo favore. Il politico ha citato un fatto personale ossia la scoperta che il proprio figlio 21enne Will è gay.
In un commento sul Columbus Dispatch in questo modo il senatore Portman ha espresso il suo punto di vista: «Sono giunto a credere che se due persone sono disposte a fare un impegno di amarsi e sostenersi a vicenda nella buona e nella cattiva sorte per tutta la vita, il governo non dovrebbe negare loro la possibilità di sposarsi».
Con queste parole Rob Portman ha raccontato la scoperta dell’omosessualità del figlio: «Due anni fa, mio figlio, una matricola del college, ha detto a mia moglie Jane ed a me che è gay. Ha detto che lo sapeva da qualche tempo e che il suo orientamento sessuale non è una cosa che ha scelto, ma era semplicemente una parte di ciò che egli è. Jane ed io siamo orgogliosi di lui per la sua onestà e il coraggio. Siamo rimasti sorpresi di apprendere che è gay ma sapevamo che era sempre la stessa persona che era sempre stato. L’unica differenza è che ora abbiamo avuto un quadro più completo del figlio che amiamo. Continua a leggere
Beppe Grillo, scripta manent, verba volant
Così si può leggere in un post del blog Beppe Grillo dell’11 agosto 2011 sul ruolo dei futuri parlamentari del Movimento 5 Stelle: «Ogni eletto risponderà al Programma del M5S e alla propria coscienza, non a organi direttivi di qualunque tipo e non potrà entrare in un gruppo parlamentare formato da altri partiti. (…) Ogni eletto si impegnerà a interagire quotidianamente attraverso la Rete per informare i cittadini e interagire con gli iscritti al M5S. La libertà di ogni candidato di potersi esprimere liberamente in Parlamento senza chiedere il permesso a nessun capo bastone sarà la sua vera forza. Il M5S vuole che i cittadini si facciano Stato, non che si sostituiscano ai partiti con un altro partito. I partiti sono morti,organizzazioni del passato, i movimenti sono vivi. Oggi i parlamentari sono soltanto dei peones che schiacciano un pulsante se il capo, che li ha nominati, lo chiede. Non sono nulla, solo pulsante e distintivo. Il M5S vuole far entrare degli uomini e delle donne alla Camera e al Senato che rispondano solo alla Nazione e al proprio mandato. Potranno essere operai, precari, disoccupati, casalinghe, commercianti, piccoli industriali, insegnanti, camionisti, impiegati. Gente comune incensurata e senza scopo di lucro. Ognuno conta uno e il Parlamento ci aspetta». Continua a leggere
Siamo calabresi ma non ‘ndranghetisti, Avvenire!
Devo fare “outing”: sono calabrese. Non mi sono mai sentito calabrese perché non penso che nascere in Calabria come in qualsiasi altra regione connoti, sia in senso positivo che in senso negativo, la persona in un certo modo. Non posso “sentirmi” calabrese perché non ho mai capito quale sia l’essenza del calabrese: non penso che i calabresi abbiano delle caratteristiche particolari che li differenziano dagli abitanti di altre regioni. Non posso dire di amare la Calabria più delle altre regioni o Paesi del mondo in cui sono stato. Non ho una feeling particolare con una persona per il semplice fatto che è nata in Calabria. Non digerisco la ‘ndujia o la classica soppressata, a casa non ho appeso quadri o fotografie che mi ricordino la Calabria, quasi tutti i miei amici non sono calabresi, parlo un orrendo dialetto calabrese sebbene il mio accento tradisca le mie origini meridionali. Non mi son mai sentito “orgoglioso” di essere calabrese perché ciò avrebbe significato che gli abitanti di altre regioni o di altri Paesi del mondo avrebbero dovuto vergognarsi delle loro origini “non calabresi”. Però – inutile negarlo – anche se non mi sento calabrese, in ogni caso lo sono o almeno così mi devo considerare in base al dizionario Treccani secondo cui è calabrese un «nativo della Calabria». C’è poco da fare, sono nato in Calabria e quindi devo considerarmi calabrese a tutti gli effetti sebbene non ci abiti da molti anni. Perciò riprendendo la mia “calabresità” sono rimasto un po’ perplesso nel leggere un articolo di Avvenire che titolava “Lo strano caso del suicidio di un dirigente. Scoperti legami con famiglie calabresi”, in merito al sospetto suicidio di Pasquale Libri, dirigente dell’ospedale San Paolo di Milano e sposato con una nipote del boss Rocco Musolino. Non capivo cosa ci fosse di male ad avere legami con “famiglie calabresi” ma – leggendo l’articolo – mi sono reso conto che le famiglie calabresi del titolo sono famiglie un po’ particolari: sono famiglie della ‘ndrangheta. Non credo sia difficile capire che essere una “famiglia calabrese” non significa affatto essere una “famiglia ‘ndranghetista”: le seconde costituiscono solamente una parte infinitesimale delle prime. Continua a leggere
Mentre a Roma si vota per il papa, nel Colorado si è votato a favore delle unioni civili per le coppie gay
La Chiesa cattolica da sempre si oppone al matrimonio per le coppie dello stesso sesso o al riconoscimento delle unioni civili e proprio mentre 115 cardinali stanno scegliendo chi sarà il prossimo pontefice, dallo Stato americano del Colorado arriva un’altra vittoria per la comunità Lgbt: infatti il suo Parlamento ha approvato le unioni civili per le coppie omosessuali. I Democratici si erano mobilitati per questa legge che è stata approvata dopo una battaglia politica durata tre anni.
Si tratta di una piccola rivincita per le coppie omosessuali nello Stato che aveva proibito sette anni fa il matrimonio per le coppie dello stesso sesso.
La legge ora aspetta la firma del governatore democratico John Hickenlooper: una volta siglata, il Colorado diventerà l’ottavo Stato americano a garantire pari diritti alle coppie omosessuali attraverso le unioni civili mentre altre nove Stati già permettono il matrimonio gay.
Questa vittoria arriva in uno Stato che tradizionalmente viene considerato come conservatore sebbene nel corso degli ultimi anni sia diventato più liberale: infatti alle elezioni dello scorso anno i cittadini del Colorado hanno assegnato il loro Parlamento ai Democratici che hanno eletto come “speaker” della Camera, Mark Ferrandino, il primo uomo politico del Colorado a dichiararsi omosessuale.
Nel frattempo il consenso a favore del matrimonio per le coppie omosessuali cresce anche tra i Repubblicani: 80 esponenti del partito, tra cui il famoso attore e regista Clint Eastwood, hanno chiesto di legiferare a favore delle coppie dello stesso sesso.
Eastwoord è residente in California, uno stato che, come il Colorado, limita il matrimonio solo alle coppie eterosessuali: queste disposizioni potrebbero essere dichiarate incostituzionali nei prossimi mesi dalla Corte suprema degli Stati Uniti. Inoltre, secondo un recente sondaggio, anche nel conservatore Stato della California la maggioranza dei cittadini (61 per cento) è a favore del matrimonio per le coppie gay.
Quanta preoccupazione, Avvenire!
Dalle urne è uscito un quadro politico molto complicato: il Partito democratico ha la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera ma al Senato è necessaria un’alleanza con il Movimento 5 Stelle che al momento sembra restio all’idea di unirsi al partito di Bersani. Proprio quest’ultimo ha lanciato al gruppo di Beppe Grillo una proposta di governo basata su un programma articolato in otto punti.
Questo piano ha suscitato la nervosa reazione del giornale dei vescovi italiani Avvenire che ha reagito con il corsivo “Quanto zelo, segretario!”.
Non si può certo dire che i cattolici possano dirsi contenti del risultato delle urne. Il movimento Scelta civica di Mario Monti, pur avendo ricevuto l’appoggio addirittura dell’Osservatore Romano, ha ottenuto solo il 9,13 per cento delle preferenze al Senato aggiudicandosi 18 seggi e l’8,3 alla Camera riuscendo a far eleggere 37 deputati. Risultati miseri per il cattolicissimo Udc che ha ottenuto alla Camera solo l’1,78 per cento delle preferenze mentre il movimento cattolico di Magdi Cristiano Allam è stato votato solo dallo 0,12 per cento dagli elettori. Insomma una situazione per i cattolici così drammatica che anche Famiglia Cristiana scrive di «un’Italia senza cattolici». Continua a leggere
Ratzinger non è riuscito a fermare la secolarizzazione: i risultati peggiori proprio in Italia.
Secondo un sondaggio realizzato da YouGov, le popolazioni europee sono rimaste per la maggior parte indifferenti al pontificato di Benedetto XVI.
Questa percezione è stata confermata anche da una rilevazione dell’istituto privato di studi politici, economici e sociali americano Pew Research Center che monitora costantemente la religiosità negli Usa e nel mondo.
Nonostante Ratzinger abbia dedicato le proprie energie a combattere la secolarizzazione nella società sembra che abbia fallito nel suo scopo proprio nelle nazioni europee con il maggior numero di cattolici: Francia, Germania, Spagna ed Italia.
In questi Paesi solo una minoranza di cattolici afferma che la religione sia molto importante nelle loro vite. Dal 2002 al 2011 la percentuale di cattolici francesi che è di questo parere non ha mai superato il 15 per cento attestandosi al 13 per cento nel 2011. La situazione è un po’ migliore in Spagna dove un cattolico su tre conferisce molta importanza alla religione nella sua vita ed un’analoga situazione è registrata anche in Germania dove il credo religioso è considerato fondamentale dal 36 per cento di chi si professa cattolico.
La situazione è peggiore propria in Italia: nel 2009 (ultimo anno di rilevazione da parte del Pew Research Center) solo un cattolico su quattro dava molta importanza alla religione con una diminuzione di ben quattro punti percentuali rispetto al 2002. Continua a leggere
Cosa ha lasciato Benedetto XVI all’Europa? Poco o niente.
Con la storica abdicazione di papa Ratzinger ci si interroga su quanto resta del suo pontificato.
Considerando quanto emerge dall’ultimo sondaggio Eurotrack condotto da YouGov, il pontificato di Benedetto XVI non ha sortito grandi effetti nelle popolazioni di Gran Bretagna, Francia, Germania, Danimarca, Svezia e Finlandia.
Il 68 per cento delle persone intervistate crede che Benedetto XVI abbia fatto bene ad abdicare mentre l’8 per cento pensa che abbia sbagliato ed il 25 per cento non ha un’opinione a riguardo.
Il 36 per cento ha un giudizio positivo sugli otto anni del pontificato di Ratzinger che invece viene valutato negativamente dal 23 per cento; un significativo 41 non ha nessun giudizio in merito.
Nonostante i giudizi principalmente positivi, il 43 per cento pensa che sia stato un papa troppo conservatore ed abbia cambiato poco all’interno della Chiesa, il 4 per cento crede che sia stato troppo radicale, il 12 pensa sia stato un pontefice equilibrato ma una percentuale molto alta (41 per cento) non ha nessuna opinione.
I cittadini europei principalmente non hanno un’idea precisa su come abbia operato Joseph Ratzinger su alcuni temi specifici. Il 47 per cento pensa sia stato troppo conservatore su temi come la contraccezione e l’omosessualità contro un 4 per cento che crede che sia stato troppo progressista ed un 10 per cento che considera equilibrato l’atteggiamento del papa emerito su questi temi: un significativo 41 per cento non ha nessuna opinione in merito. Continua a leggere