Ad un mese di distanza dalla decisione della Corte Suprema Usa che ha dichiarato incostituzionale il Doma, la legge federale voluta da Bill Clinton nel 1996 che definiva il matrimonio come l’unione di un uomo e di una donna, l’istituto di ricerche sociali americano Gallup ha chiesto agli americani se sarebbero d’accordo nell’approvare una legge federale per introdurre il matrimonio per le coppie dello stesso sesso su tutto il territorio statunitense.
Il 52 per cento del campione intervistato si è detto favorevole a questa possibilità contro il 43 per cento di contrari ed un cinque che non ha un’idea in merito.
Coloro che politicamente si identificano come liberali sono i più propensi ad una simile opzione: ben il 77 per cento voterebbe a favore in un eventuale referendum. Percentuali molto alte anche tra i Democratici (70 per cento) ed i politicamente moderati (63 per cento) mentre si spaccano quelli che si definiscono politicamente indipendenti (53 per cento a favore e 41 di contrari). Contrari invece i Repubblicani ed i Conservatori (rispettivamente 66 e 67 per cento).
A livello religioso quelli che non hanno nessuna affiliazione sono maggiormente d’accordo ad introdurre il matrimonio gay a livello federale: il 76 per cento è a favore e solo il 19 è contrario. Nonostante la Chiesa cattolica sia contro il matrimonio per le coppie omosessuali, la maggior parte dei cattolici americani si discosta da questa linea: ben il 60 per cento voterebbe sì ad un eventuale referendum per introdurre il matrimonio gay a livello federale mentre solo il 36 sarebbe contrario. Invece serpeggia l’ostilità tra i protestanti: solo il 38 per cento è d’accordo contro un 58 di contrari. Continua a leggere
Archivio mensile:luglio 2013
Legge contro l’omofobia: un fiume cattolico di disinformazione e vittimismo.
Sarebbero addirittura sotto attacco i cristiani in Occidente a causa delle leggi contro l’omofobia: almeno secondo quanto scrive Luigi Amicone sul sito ciellino Tempi. Diverse realtà della lobby cattolica hanno lanciato una vera e proprio campagna in grande stile per far passare il concetto che la norma contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale (omo o etero) sia liberticida e descrivendo i cristiani come delle vittime ed allo stesso tempo dei difensori della libertà di opinione e di pensiero.
Non poteva mancare l’intervento dell'”ultracattolico” Carlo Giovanardi che, sempre su Tempi, arriva a sostenere che si andrà in galera nel caso in cui si sostenesse che il papà deve essere un uomo e la mamma una donna descrivendo il testo proposto dall’on. Scalfarotto come una «follia eterofoba, pensata per imbavagliare chi non la pensa come i gay militanti»: forse Giovanardi dovrebbe considerare che a favore dei diritti per gli omosessuali ci sono tantissimi eterosessuali (la maggior parte dei quali anche cattolici) e non solo dei “gay militanti”. Sempre Giovanardi dice che «bisogna fermare questo attacco diretto alla libertà di parola e di opinione garantite dalla Costituzione, contrario ad ogni principio di cultura liberale, non a caso fortemente voluto da chi proviene dalla storia e dalla mentalità comunista che da sempre ha pensato di risolvere i contrasti politici con la repressione penale». Forse l’esponente del Pdl dimentica che la Costituzione a cui si richiama è stata firmata proprio da un politico comunista, Umberto Terracini, che è stato anche presidente dell’assemblea costituente. Difficile inoltre che si possa definire “comunista” un politico come Ivan Scalfarotto che proviene dal settore bancario. Allo stesso modo si rimarrebbe sorpresi nel sapere che nel Pdl ci sono “comunisti” visto che relatore della legge (assieme ad Ivan Scalfarotto) contro l’omofobia è proprio Antonio Leone del Pdl. Inoltre è difficile che picchiare una persona per il proprio orientamento sessuale possa essere considerata “libertà d’opinione”. Bisogna sottolineare che la legge Mancino (all’interno della quale si aggiungerebbe la discriminazione legata all’orientamento sessuale della vittima) non a caso porta il nome di un politico, Nicola Mancino, che non era affatto comunista ma era democristiano: particolare che deve essere sfuggito a Giovanardi che invece parla di “comunisti”. Continua a leggere
Buono-scuola per gli istituti privati? Buono solo per i Paesi anglosassoni.
Le sovvenzioni alla scuola privata sono sempre state al centro del dibattito politico e recentemente un referendum consultivo nel comune di Bologna ha bocciato il finanziamento pubblico agli asili privati: nel mezzo di queste polemiche i parlamentari del Pdl Maurizio Lupi, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Maurizio Sacconi propongono una moratoria sui temi etici «con particolare riferimento ai principi della tradizione, dalla vita alla famiglia naturale, alla libertà educativa». Nel mondo accademico invece ci si continua ad interrogare sulla bontà dei sussidi statali alle scuole private che sono erogati sotto forma di finanziamenti diretti o contributi alle famiglie denominati “buoni-scuola”.
Sul sito di informazione lavoce.info Giuseppe Bertola – professore di economia politica presso la facoltà di Scienze Politiche dell’università di Torino ed esperto scientifico ed accademico con Fmi, Commissione Europea, Banca d’Italia, analizza – rifacendosi ai risultati di uno studio basato sull’indagine Pisa – il sistema dei buoni scuola giungendo ad una conclusione: i buoni-scuola permettono a studenti bravi ma poveri di frequentare gli istituti migliori solo nei Paesi anglosassoni ma non dove – come in Italia – l’educazione statale è migliore di quella privata. Il test Pisa (acronimo di “Programme for International Student Assessment”) è un’indagine internazionale condotta dall’Ocse per valutare il livello di istruzione degli adolescenti nei principali Paesi industrializzati. Continua a leggere
Papa Francesco in Brasile: lo attenderanno meno cattolici e più protestanti ed atei
Papa Francesco è pronto per andare in Brasile per la Giornata mondiale della gioventù ma lo attende un Brasile che è sempre meno cattolico e sempre più protestante e lontano dalla religione. Questo è quanto emerge da un sondaggio condotto dall’istituto americano di ricerche sociali Pew Research Center.
Pur rimanendo ancora maggioranza, la percentuale dei cattolici è diminuita dal 92 per cento del 1970 al 65 del 2010. In aumento invece i protestanti che in questi quarant’anni sono passati dal cinque al 22 per cento e coloro che non si identificano in nessuna religione: nel 1970 erano solo l’un per cento della popolazione totale del Brasile mentre ora otto brasiliani su 100 si definiscono “inaffiliati”. In crescita anche chi professa altre religioni: dal due per cento del 1970 al cinque di tre anni fa.
In questi ultimi quattro decenni la popolazione brasiliana è più che raddoppiata (da 95 a 190 milioni) e – grazie a questo boom demografico – in valori assoluti è aumentato il numero dei cattolici che sono passati da 87 a 123 milioni. Bisogna sottolineare che negli ultimi dieci anni i cattolici – nonostante la crescita della popolazione – sono diminuiti anche in valori assoluti: se nel 2010 erano 125 milioni (il 75 per cento totale degli abitanti) nel 2013 si sono fermati a 123 milioni.
Dal 1970 è aumentato considerevolmente il numero dei protestanti (da cinque a 42 milioni) con un incremento soprattutto negli ultimi dieci anni: nel 2010 erano 26 milioni (15 per cento della popolazione totale). Continua a leggere
Disegno di legge contro l’omofobia: la “Nuova bussola quotidiana” non l’ha mai “Amato”
Il deputato Ivan Scalfarotto del Pd sembra aver messo in agitazione il mondo cattolico dopo aver presentato un disegno di legge “per la repressione delle discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere”.
Il disegno di legge si compone di solo quattro articoli e va a modificare due leggi già esistenti nel nostro ordinamento: la legge 654/1975 e la legge 205/1993 più famosa come “Legge Mancino”. La legge 654/1975 è la ratifica ed esecuzione della cosiddetta Convenzione di New York del 1966 tesa ad eliminare tutte le forme di discriminazione razziale mentre la “Legge Mancino” introduce misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa.
Nello specifico l’articolo 2 del disegno di legge Scalfarotto modifica il comma 1 dell’articolo 3 della legge 654/1975 che già punisce «con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Alle motivazioni razziali, etniche, nazionali e religiosi il disegno di legge aggiunge le motivazioni legate all’«identità sessuale della vittima».
Nello stesso articolo 3 la legge 654/1975 prevede «la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». A queste circostanze viene aggiunta, come prima, l’identità sessuale della vittima.
La stessa circostanza sarebbe aggiunta nel comma 3 dell’articolo 3 della stessa legge che già vieta «ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi».
“La nuova bussola quotidiana” perde la bussola sui figli naturali
Il dibattito sui figli naturali è tornato recentemente all’attenzione dei media. Il 27 novembre 2013 il parlamento ha approvato il disegno di legge che equipara del tutto i figli naturali (ossia nati fuori dal matrimonio) a quelli legittimi (nati da una coppia sposata). Infatti, paradossalmente, chi era nato da una coppia non sposata avviava rapporti legali di parentela solo con i genitori ma non con gli altri parenti (zii e nonni): ciò aveva rilevanti effetti anche in termini successori perché i figli naturali non avrebbero potuto eventualmente ereditare.
Inoltre in caso di morte dei genitori naturali il bambino non sarebbe stato affidato automaticamente ad eventuali parenti (con cui non aveva nessuna relazione legale) ma sarebbe andato in adozione ad estranei.
Per eliminare questa situazione erano stati presentati diversi disegni di legge (successivamente unificati) che vedevano tra i proponenti parlamentari come Paola Binetti, Rosi Bindi, Gabriella Carlucci ed Alessandra Mussolini. A seguito di un emendamento in cui veniva introdotta la possibilità di riconoscere i figli nati da incesto Paola Binetti aveva deciso di votare contro il disegno di legge che vede il suo nome tra i proponenti.
L’esecutivo guidato da Monti avrebbe dovuto presentare il decreto attuativo della legge approvata ma, a causa della crisi di governo, questo incarico è passato all’esecutivo guidato da Enrico Letta.
Proprio la presentazione del decreto attuativo è stata l’occasione per Tommaso Scandroglio su La nuova bussola quotidiana, sito cattolico di informazione, di titolare “Decreto filiazione, un’altra spallata al matrimonio”. Continua a leggere
Il leader di Comunione e Liberazione Cesana: “Non è strano seguire concezioni durate millenni”. La terra ritorna piatta.
Lo dice chiaramente il direttore di Tempi Luigi Amicone in un’intervista a Giancarlo Cesana, storico leader di Comunione e Liberazione, pubblicata sul sito della rivista: «C’è un’evidente irrazionalità nella pretesa di mettere sullo stesso piano ineguaglianze di carattere sociale, economico, razziale o religioso». Con buona pace dei nostri Padri Costituenti (in maggioranza cattolici) che ci hanno lasciato quel bellissimo articolo tre della Costituzione secondo cui «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» prevedendo inoltre che è «compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
Giancarlo Cesana si dimostra molto rispettoso della legge, soprattutto di quella “legge naturale” e l’uomo «deve in qualche modo adattarsi alla legge che ha stabilito qualcun altro». Facile presumere che questo “qualcun altro” sia dio: una entità a cui non credono milioni di atei ed a cui non presta attenzione la stragrande maggioranza dei cattolici. Comunque la soluzione è semplice: basta mandare in pensione giuristi, attivisti, politici e parlamentari ed «adattarsi alla legge che ha stabilito qualcun altro» lasciando interpretare cosa ha stabilito questo “qualcun altro” a papi, cardinali, vescovi, preti, monaci, santoni, profeti e maghi.
“Aiuto dottore, oggi mi sono svegliato gay”: in Brasile sconfitta per un disegno di legge per “curare” gli omosessuali.
Non è proprio un bel momento per le cosiddette “terapie riparative”: le fantomatiche cure mediche – bocciate dalla comunità scientifica – che vorrebbero far tornare gli omosessuali sulla via dell’eterosessualità.
Dopo la chiusura (con tanto di scuse) di Exodus International, un’organizzazione cristiana la cui missione era quella di aiutare gli omosessuali cristiani a tornare eterosessuali, una nuova sconfitta arriva dal Brasile.
Come riporta il New York Times, il parlamentare brasiliano João Campos aveva presentato un disegno di legge che avrebbe permesso agli psichiatri del Paese di trattare l’omosessualità al pari di una malattia ma martedì il deputato ha deciso di ritirare il suo disegno di legge.
Gli oppositori al progetto di legge volevano andare al voto e la decisione di Campos sembra un chiaro segno che sarebbe stato sonoramente sconfitto dalla Camera dei Deputati, la camera bassa del Congresso brasiliano.
Oltre che da Campos il disegno di legge era appoggiato da Marco Feliciano, controverso pastore e deputato che, nonostante sia al centro di polemiche per alcune posizione razziste, omofobe e misogine, è addirittura presidente della Commissione parlamentare per i diritti umani e le minoranze: ha ottenuto notorietà negli ultimi anni per il suo cristianesimo fondamentalista e le sue opinioni sociali conservatrici. Ora il ritiro del disegno di legge dovrà essere formalmente votato dalla Camera dei deputati ma l’esito sembra scontato. Continua a leggere
Usa. Ci scusiamo per gli abusi dei preti ma intanto mettiamo al sicuro i soldi della Chiesa: il caso del cardinale Dolan.
Nuovi guai per la Chiesa americana: dopo la bocciatura da parte della Corte Suprema del Doma (Defense of Marriage Act), il New York Times rivela della pubblicazione di documenti dell’Arcidiocesi di Milwaukee che coinvolgerebbero addirittura il cardinale Timothy F. Dolan, presidente della Conferenza episcopale americana che – nel 2007 quando era arcivescovo di Milwaukee – chiese autorizzazione al Vaticano di spostare 57 milioni di dollari a disposizione dell’arcidiocesi in un fondo fiduciario in modo da mettere al sicuro questo denaro da parte delle richieste di risarcimento delle vittime di abusi sessuali dei preti.
Il cardinale ha negato le accuse parlando di «attacchi vecchi e senza credito» ma agli atti dei documenti ci sarebbe una lettera del 2007 dell’allora arcivescovo Dolan indirizzata al Vaticano in cui spiegava la sua idea: «Prevedo una migliore protezione di questi fondi da qualsiasi rivendicazione ed obbligo legale». Il Vaticano avrebbe autorizzato prontamente la richiesta dando il consenso dopo cinque settimane.
La pubblicazione di questi documenti è stata salutata con entusiasmo dalle vittime degli abusi sessuali e dai loro avvocati gettando nuove ombre sul ruolo assunto da Dolan nella gestione dei casi di pedofilia. Da una parte il cardinale a capo dei vescovi americani ha sempre espresso pubblicamente la propria indignazione per i danni causati ai bambini e si è largamente scusato promettendo l’aiuto della Chiesa nella guarigione delle vittime. Da questi documenti emerge però anche come si sia speso per proteggere i beni della Chiesa americana, nel convincere i preti rei di abusi sessuali a lasciare volontariamente il loro incarico in cambio di benefit e stipendi e nell’usare le lunghe procedure del diritto canonico per rimuovere quei preti pedofili che non erano disposti a lasciare il loro incarico: in un caso – sottolinea il New York Times – sono serviti cinque anni per rimuovere un prete colpevole di abusi sessuali. Continua a leggere