Siamo Americani e crediamo che la Bibbia sia la parola di Dio: questo è quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Gallup secondo cui per tre statunitensi su quattro la Bibbia corrisponde al volere di dio.
Per quasi la metà (47 percento) il “sacro testo” deve essere interpretato in maniera letterale parola per parola mentre per il 28 percento non tutto deve essere preso alla lettera: solo il 21 percento lo considera un libro di leggende e precetti morali scritti da un uomo.
Detto ciò ci si aspetterebbe dagli statunitensi un fedele sostegno alle posizioni della Chiesa ma altri sondaggi mostrano che non è affatto così: sono favorevoli alla legalizzazione delle droghe leggere, continuano (purtroppo) ad approvare la pena di morte mentre si dividono sull’eutanasia.
Nonostante per gli americani la Bibbia sia un testo da tenere in massima considerazione aumenta il consenso a favore del matrimonio per le coppie dello stesso sesso: nel luglio del 2013 il 54 percento dei cittadini Usa (tra cui il 60 di cattolici) si erano detti a favore ed oggi – in base ad un’altra rilevazione di Gallup – questa percentuale è salita al 55 mentre è scesa di un punto (dal 43 al 42) la fazione di coloro che si oppongono. Ad essere maggiormente a favore sono i giovani tra i 18 e i 29 anni (addirittura il 78 percento) e chi si identifica politicamente come Liberale o Democratico (rispettivamente 82 e 74 percento a favore). Continua a leggere
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Siamo Italiani: vanno bene i gay ed i preservativi ma non le corna.
Bisogna ammetterlo: l’elezione di papa Francesco sembra aver avvicinato molte persone alla Chiesa ma gli italiani continuano ad essere lontani dalle sue posizioni: questo è quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Pew Research Center che ha interpellato i cittadini di quaranta Paesi su questioni come le relazioni extraconiugali, il gioco d’azzardo, l’aborto, l’uso di alcool, l’omosessualità, il divorzio, il sesso prima del matrimonio e l’uso di anticoncezionali.
Esce fuori il quadro di un’Italia che considera moralmente accettabile tutto tranne i rapporti coniugali e l’aborto.
Il 64 per cento del campione intervistato ritiene che le “scappatelle” siano moralmente inaccettabili mentre solo il 10 per cento non vede nessun problema ed un 16 che pensa che non sia una questione morale.
A considerare l’aborto immorale è il 41 per cento degli italiani sebbene il 25 creda sia accettabile da un punto di vista morale e l’11 non ne fa una questione etica.
Via libera invece per gioco d’azzardo (rifiutato solo dal 33 per cento), uso di alcool (27 per cento), omosessualità (19 per cento), divorzio (immorale per il 18 per cento), sesso prima del matrimonio (solo 11 su cento lo considerano inaccettabile) e, nonostante la posizione della Chiesa cattolica, solo sei italiani su 100 condannano l’uso di contraccettivi. Continua a leggere
Cristiani più generosi? Solo nei giorni di messa.
Se volete chiedere dei soldi a qualche vostro amico assiduo frequentatore della messa è meglio che lo facciate il giorno in cui ha partecipato ad un rito religioso altrimenti la sua generosità potrebbe scomparire.
Infatti un luogo comune vuole che le persone religiose siano più caritatevoli rispetto a chi è lontano dalla religione ma uno studio del professor Deepak Malhotra della Harvard Business School pubblicato sul giornale della Society for Judgment and Decision Making smonta questa credenza. Come sintetizzato sul Time il professor Malhotra mette in evidenza che il comportamento a favore della collettività delle persone religiose «non è dovuto alla religiosità in sé, ma piuttosto alla rilevanza della religione e delle norme religiose». Per questo motivo le persone religiose sono più caritatevoli di quelle non religiose «solo nei giorni in cui visitano il loro luogo di culto mentre in altri giorni della settimana, la religiosità non ha alcun effetto». L’unica soluzione per sfruttare l’effetto della religione è quello di andare a messa ogni giorno sperando che poi non ci sia un effetto di assuefazione. Un altro studio realizzato dal professor David E. Campbell aveva già messo in luce come la presunta generosità delle persone religiose fosse legata alle relazioni sociali e non alla fede. Continua a leggere
Usa: siamo Repubblicani, siamo per il matrimonio gay.
Sembra che avesse ragione l’ex sindaco repubblicano di New York Michael Bloomberg quando aveva affermato che è «solo una questione di quando – e non di se – il matrimonio omosessuale sarà accettato come parte normale e legale delle società democratiche».
Infatti il matrimonio per le coppie dello stesso sesso non solo è considerato giusto dalla maggior parte dei cattolici statunitensi ma avanza anche tra i Repubblicani.
Questo è quanto emerge da un sondaggio realizzato dal Pew Research Center secondo cui ben il 61 percento dei Repubblicani tra i 18 ed i 29 anni è a favore del matrimonio omosessuale, una percentuale che scende al 43 tra coloro compresi tra i 30 ed i 49 anni. Più restii i Repubblicani più anziani: solo il 30 percento con più di 50 anni e meno di 64 è a favore e questa percentuale scende al 22 tra gli over 65. Nel complesso solo il 39 percento dei Repubblicani è a favore del matrimonio per le coppie dello stesso sesso con un trend in salita grazie alle generazioni più giovani. Continua a leggere
Il motivo della crisi? Le donne non sposate: parola di Massimo Introvigne di Alleanza Cattolica.
In Italia come altrove ci si interroga sulle cause della crisi economica e studiosi e politici cercano di trovare le soluzioni migliori per uscirne. Purtroppo non sanno che lo studioso di religioni Massimo Introvigne ha già la risposta pronta: «Gli attacchi alla famiglia e la confusione fra modelli diversi di famiglia e matrimonio sono una delle cause principali della crisi economica». Così come riporta Tempi «il sociologo (sebbene Introvigne sia laureato in giurisprudenza e non in sociologia, ndr) evidenzia come in Italia da anni nascono troppi pochi bambini, fatto che mette in pericolo la struttura dell’intera società: dalla produttività alla possibilità di un welfare sostenibile».
Quindi, si continua su Tempi, una parziale responsabilità sarebbe «di un clima culturale ostile al matrimonio e alla famiglia, con la promozione di modelli alternativi – dalle convivenze alle unioni omosessuali – che fanno diminuire i matrimoni e quindi le nascite». Risulta un po’ difficile pensare che in Italia la causa della diminuzione delle nascite sia da imputare alle unioni omosessuali considerato che nel nostro Paese non solo non esiste il matrimonio omosessuale ma neanche le unioni civili per le persone dello stesso sesso. Continua a leggere
Le persone religiose fanno più beneficenza? Questione di relazioni, non di fede.
“Le persone religiose fanno più beneficenza”, “I cristiani sono più propensi a fare beneficenza”, “Chi è religioso fa più beneficenza, gli atei preferiscono sostenere gli animali”: sono alcuni dei titoli che i cattolici più integralisti usano per sottolineare come i credenti siano più generosi rispetto alle persone senza alcuna appartenenza religiosa.
Aldilà delle cifre lo studio “American Grace: How Religion Divides and Unites Us” realizzato da David E. Campbell, direttore del Rooney Center for the Study of American Democracy e professore di scienze politiche all’università di Notre Dame, e dal famoso sociologo Robert David Putnam dell’università di Harward, spiega la relazione esistente tra generosità ed affiliazione religiosa.
In un articolo pubblicato sul Time, David E. Cambbell sottolinea che negli ultimi 20 anni è aumentato il numero degli americani, definiti “nones”, senza alcuna affiliazione religiosa: questo gruppo è arrivato a costituire il 20 per cento dei cittadini statunitensi. Questo cambiamento nella società ha acuito il dibattito se una crescente secolarizzazione avrebbe comportato una diminuzione della beneficenza.
Le cose non sono esattamente in questi termini ed un nuovo rapporto di Jumpstart e dell’Indiana University Lilly Family School of Philanthropy mette in luce il modo in cui si intreccia la religione ed il settore del no profit. Campbell rivela che – in base ad un sondaggio nazionale – i tre quarti del denaro che le famiglie spendono per la beneficenza va ad organizzazioni che hanno legami religiosi. Continua a leggere
Gli Stati Uniti si dividono sull’eutanasia.
Negli ultimi anni, le questioni relative ai trattamenti di fine vita, ossia quelle pratiche attive o passive per determinare la morte di un paziente in stato terminale, sono diventate oggetto di un intenso dibattito pubblico negli Usa. Legislatori e giudici, leader religiosi e scienziati, cittadini e politici hanno espresso il loro punto di vista su quando e se una persona possa rifiutare le cure mediche ed accelerare la morte (cosiddetta eutanasia passiva) oppure se si possa avere il diritto di ricorrere ad un medico professionista che – somministrando farmaci letali – provochi la fine della vita del paziente (cosiddetta eutanasia attiva).
Negli ultimi 20 anni, quattro stati – Oregon, Washington, Montana e Vermont – hanno legalizzato l’eutanasia attiva e almeno una mezza dozzina di altri hanno considerato la questione.
Il dibattito riguarda anche se e quando sia lecito interrompere un trattamento vitale e chi possa prendere, al posto del paziente, questa importante decisione.
Secondo un sondaggio Gallup la maggioranza degli europei è favore dell’eutanasia attiva mentre, in base ad una rilevazione di Eurispes, gli italiani sarebbero divisi sulla liceità di questa pratica. Anche se in assenza di una legge che regolamenti in Italia l’eutanasia passiva, questa resta un diritto costituzionale.
La stessa frattura che si rivela nell’opinione pubblica italiana è presente anche in quella statunitense secondo quanto emerge da un sondaggio realizzato dal Pew Research Center. Continua a leggere
Tempi di matrimonio gay in Scozia e di bufale in Italia.
Dopo Inghilterra e Galles, anche la Scozia sembra aver preso la strada di introdurre il matrimonio per le coppie dello stesso sesso. Secondo il Daily Mail 86 parlamentari su 128 voteranno a favore della legge che potrebbe permettere alle coppie omosessuali di sposarsi già l’anno prossimo.
La notizia non è sfuggita alla stampa cattolica di casa nostra e Tempi.it, l’organo vicino a Comunione e liberazione, con un articolo firmato da Leone Grotti, titola “Anche se la popolazione è contraria, domani la Scozia approverà i matrimoni gay (e Jedi)”.
Secondo Leone Grotti «Il Parlamento, infatti, si appresta ad approvare i matrimoni gay nonostante gli scozzesi si siano chiaramente opposti. Nella più grande consultazione pubblica mai condotta dal governo scozzese per sondare l’opinione dei cittadini, i due terzi dei 77 mila intervistati hanno detto di essere contrari alle nozze tra omosessuali». Difficile capire quale consultazione pubblica abbia letto (o interpretato) Leone Grotti: come riporta il sito del governo scozzese, l’ultimo sondaggio realizzato sul matrimonio omosessuale è del 2010 (quelli successivi non avevano questo argomento) e rivela che il 61 per cento degli scozzesi è a favore del matrimonio per le coppie gay. Continua a leggere
Americani sempre meno forcaioli ma ancora troppo
La pena di morte è sempre stato un argomento controverso negli Stati Uniti e l’istituto di ricerca Gallup monitora il consenso degli statunitensi verso la pena capitale dal lontano 1937.
In questo periodo in cui Gallup ha misurato le opinioni nei confronti della pena di morte emerge che gli americani generalmente approvano questo strumento nonostante ci sono stati periodi storici in cui il consenso è stato superiore o inferiore. Le leggi statali e federali oltre alla sentenze legali hanno avuto l’effetto di muovere l’opinione pubblica ed ora un numero crescente di Stati ha preso provvedimenti per abolire la pena di morte.
Attualmente il consenso è diminuito anche per alcune moratorie messe in atto in alcuni Stati dopo che diversi condannati furono trovati innocenti dei crimini di cui erano accusati. Dal 2006 sei Stati hanno abrogato la pena di morte: l’ultimo il Maryland quest’anno.
Non è chiaro se la Corte Suprema potrebbe mai riconsiderare la sua decisione sulla costituzionalità delle leggi statali sulla pena di morte. La maggior parte delle recenti sentenze hanno riguardato l’incostituzionalità per i minori e gli incapaci di intendere e di volere.
Dall’ultima rilevazione emerge che il favore è il più basso degli ultimi 40 anni nonostante ancora sei cittadini su dieci siano a favore della morte per i condannati per i crimini più gravi. Nonostante il 60 per cento veda ancora di buon occhio questo strumento, questo dato è il più basso dal novembre del 1972 quando il 57 per cento era a favore. La pena di morte raggiunse un picco di consensi nel 1994 quando otto americani su dieci erano a favore ma da allora sempre meno persone l’hanno approvata. Continua a leggere
Il sociologo cattolico Introvigne: “Meno matrimoni significa meno figli”. I dati lo smentiscono.
Non è un mistero che in Italia si nasce di meno: secondo gli ultimi dati disponibili del 2011 nel nostro Paese sono nati 546.607 bambini, 15.337 in meno rispetto all’anno precedente.
Tanti sociologi hanno analizzato questi dati e sulla Nuova Bussola Quotidiana non ha mancato di far sentire il suo pensiero il sociologo di area cattolica Massimo Introvigne: «Mi capita spesso, in dibattiti pubblici, di spiegare che queste statistiche c’entrano molto con il dibattito in corso sulle unioni omosessuali. Se si diffondono più modelli alternativi di famiglia – non lo dico io ma i numeri – diminuisce il numero di famiglie. Se si diffondono più modelli alternativi di matrimonio, la confusione sociale sull’idea stessa del matrimonio fa diminuire i matrimoni. Meno matrimoni significa meno figli». Forse Introvigne – attento osservatore della realtà – dovrebbe considerare che in Italia nonostante manchi il matrimonio o le unioni civili per le coppie dello stesso sesso si stanno già diffondendo modelli alternativi di famiglia: infatti secondo l’Istat diminuiscono le coppie sposate (soprattutto in Chiesa) ma aumentano le coppie di fatto. Difficile dare la colpa di questo agli omosessuali le cui famiglie in Italia non sono riconosciute. Continua a leggere
The new American way: marijuana is ok.
L’America si sta lentamente avviando verso la strada della legalizzazione della marijuana: in Uruguay presto potrebbe essere approvata una legge che consentirà l’acquisto di una dose massima di 40 grammi di marijuana al mese al costo di un dollaro al grammo mentre anche gli statunitensi ormai sono in gran parte favorevoli alla fine del proibizionismo sulle droghe leggere il cui uso ricreativo è già consentito – dopo una consultazione popolare – in Colorado e nello Stato di Washington.
L’importante istituto di ricerca Gallup ha sondato il parere degli statunitensi su questo tema dal lontano 1969 e nella rilevazione del 2013 emerge che il 58 per cento dell’opinione pubblica è favore della cannabis legale contro il 39 che ancora si oppone. Il sondaggio Gallup conferma una rilevazione dell’istituto Pew Research Center di aprile in cui risultava come gli americani fossero in maggioranza del parere che le droghe leggere dovessero uscire dalla clandestinità.
Nel 1969 solo il 12 per cento era a favore della marijuana legale mentre la gran parte degli americani era contraria (84 per cento): negli anni Settanta questa percentuale è più che raddoppiata arrivando al 28 per cento per mantenersi relativamente stabile sino al 2000. Continua a leggere
Eurispes: per gli italiani anche dove c’è omosessualità c’è casa.
Un popolo di santi, poeti navigatori e “gay-friendly”: così potremmo definirci dopo aver letto l’ultima ricerca di Eurispes sull’omosessualità da cui emerge che l’82 per cento degli italiani non ha atteggiamenti diversi nei confronti degli omosessuali mentre c’è un 9,4 che dichiara di sentirsi imbarazzato dalla loro presenza. Atteggiamenti di aperta ostilità solo per il 5,8 degli intervistati: il 4,5 per cento dichiara che preferisce non entrarci in contatto e l’1,3 manifesta un atteggiamento di disapprovazione nei loro confronti. Queste percentuali che vedono gli italiani totalmente aperti nei confronti dell’omosessualità sono addirittura superiori a quelle rilevate dal Pew Research Center secondo cui per tre italiani su quattro l’omosessualità deve essere accettata dalla società. Anche una ricerca Istat aveva mostrato come gli italiani fossero aperti alle istanze agli omosessuali e disapprovassero le discriminazioni nei loro confronti.
Omosessualità una forma d’amore come l’eterosessualità: a pensarla in questo modo è la maggioranza dei nostri concittadini (51 per cento) mentre il 35,3 tollera l’omosessualità a patto che non venga ostentata. Solo per il 9 per cento è sinonimo d’immoralità. Continua a leggere
La miope “catto-sociologia” di Avvenire
Per fortuna ci pensa il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire a rivelarci che l’Italia è nella top ten del rispetto per quanto riguarda l’omofobia: «L’Italia un paese intollerante? Dove i gay sono visti con diffidenza e discriminati? Falso. Al netto dell’acida propaganda ideologica, che ci vorrebbe “omofobi”, l’Italia appare come un paese sereno e accogliente. Tre italiani su quattro, oggi, non sono ostili nei confronti della persone omosessuali e meno di uno su cinque li ritiene un problema», così scrive Umberto Folena sul quotidiano della Conferenza episcopale italiana. Continua Folena: «A dimostrarlo è un’indagine condotta a livello mondiale, in ben 39 paesi di tutti i continenti, dal Pew Research Center. Una ricerca che riserva alcune conferme e parecchie sorprese, dando un’energica spallata a non pochi luoghi comuni. L’Italia, per cominciare. Abituati a stazionare nelle retrovie delle classifiche mondiali d’ogni genere, stavolta occupiamo una lusinghiera ottava posizione (in rimonta). Ad accettare serenamente le persone omosessuali è il 74% della popolazione; meno sereno è ancora il 18; il rimanente 8 non ritiene di dover esprimere alcun parere». Insomma sembra proprio che non sia necessaria nessuna legge che contrasti l’omofobia e questa opinione è confermata da un editoriale pubblicato sullo stesso quotidiano in cui si legge: «L'”omofobia”, e tutto ciò che con questo termine oggi s’intende, è insopportabile. Perché nessuna violenza e nessuna discriminazione possono essere mai accettate. Ma la strategia tesa a garantire una super-tutela alle persone omosessuali c’entra proprio poco con il rifiuto di violenza e discriminazione (soprattutto in un Paese come l’Italia che – l’abbiamo documentato ieri, pubblicando i recentissimi dati del “Pew Resarch Center” – è tra i primi dieci al mondo per rispetto di queste stesse persone)». Sebbene Avvenire dia notizia solo ora di questo studio in questo blog ne avevamo scritto a giugno. Continua a leggere
Sondaggio Gallup: il 60 per cento dei cattolici americani dice sì al matrimonio per le coppie dello stesso sesso.
Ad un mese di distanza dalla decisione della Corte Suprema Usa che ha dichiarato incostituzionale il Doma, la legge federale voluta da Bill Clinton nel 1996 che definiva il matrimonio come l’unione di un uomo e di una donna, l’istituto di ricerche sociali americano Gallup ha chiesto agli americani se sarebbero d’accordo nell’approvare una legge federale per introdurre il matrimonio per le coppie dello stesso sesso su tutto il territorio statunitense.
Il 52 per cento del campione intervistato si è detto favorevole a questa possibilità contro il 43 per cento di contrari ed un cinque che non ha un’idea in merito.
Coloro che politicamente si identificano come liberali sono i più propensi ad una simile opzione: ben il 77 per cento voterebbe a favore in un eventuale referendum. Percentuali molto alte anche tra i Democratici (70 per cento) ed i politicamente moderati (63 per cento) mentre si spaccano quelli che si definiscono politicamente indipendenti (53 per cento a favore e 41 di contrari). Contrari invece i Repubblicani ed i Conservatori (rispettivamente 66 e 67 per cento).
A livello religioso quelli che non hanno nessuna affiliazione sono maggiormente d’accordo ad introdurre il matrimonio gay a livello federale: il 76 per cento è a favore e solo il 19 è contrario. Nonostante la Chiesa cattolica sia contro il matrimonio per le coppie omosessuali, la maggior parte dei cattolici americani si discosta da questa linea: ben il 60 per cento voterebbe sì ad un eventuale referendum per introdurre il matrimonio gay a livello federale mentre solo il 36 sarebbe contrario. Invece serpeggia l’ostilità tra i protestanti: solo il 38 per cento è d’accordo contro un 58 di contrari. Continua a leggere
Papa Francesco in Brasile: lo attenderanno meno cattolici e più protestanti ed atei
Papa Francesco è pronto per andare in Brasile per la Giornata mondiale della gioventù ma lo attende un Brasile che è sempre meno cattolico e sempre più protestante e lontano dalla religione. Questo è quanto emerge da un sondaggio condotto dall’istituto americano di ricerche sociali Pew Research Center.
Pur rimanendo ancora maggioranza, la percentuale dei cattolici è diminuita dal 92 per cento del 1970 al 65 del 2010. In aumento invece i protestanti che in questi quarant’anni sono passati dal cinque al 22 per cento e coloro che non si identificano in nessuna religione: nel 1970 erano solo l’un per cento della popolazione totale del Brasile mentre ora otto brasiliani su 100 si definiscono “inaffiliati”. In crescita anche chi professa altre religioni: dal due per cento del 1970 al cinque di tre anni fa.
In questi ultimi quattro decenni la popolazione brasiliana è più che raddoppiata (da 95 a 190 milioni) e – grazie a questo boom demografico – in valori assoluti è aumentato il numero dei cattolici che sono passati da 87 a 123 milioni. Bisogna sottolineare che negli ultimi dieci anni i cattolici – nonostante la crescita della popolazione – sono diminuiti anche in valori assoluti: se nel 2010 erano 125 milioni (il 75 per cento totale degli abitanti) nel 2013 si sono fermati a 123 milioni.
Dal 1970 è aumentato considerevolmente il numero dei protestanti (da cinque a 42 milioni) con un incremento soprattutto negli ultimi dieci anni: nel 2010 erano 26 milioni (15 per cento della popolazione totale). Continua a leggere
Canada: il Paese dell’acero, dell’alce, del castoro, dell’hockey e dei senza religione.
«Dio mantieni la nostra terra gloriosa e libera»: sono queste alcune parole dell’inno canadese nella versione inglese mentre in quella francese c’è il riferimento anche alla croce. Forse bisognerebbe modificare l’inno nazionale almeno se si considera quanto emerge da una ricerca dell’istituto privato di studi politici, economici e sociali americano Pew Research Center che da quarant’anni monitora l’affiliazione religiosa in Canada.
I canadesi sono ancora in maggioranza cristiani: il 39 per cento si considera cattolico ed il 27 protestante. In ogni caso queste comunità religiose si sono sensibilmente ridotte dal 1971 quando l’88 per cento della popolazione si definiva cristiano (47 per cento cattolico e 41 protestante).
In questi ultimi 40 anni seppur di poco sono aumentati (dal quattro all’11 per cento) chi professa altre religioni (islam, induismo, sikhismo, buddismo, ebraismo e cristianesimo ortodosso orientale) mentre il maggior incremento (dal 4 al 24 per cento) è di chi si considera non affiliato a nessuna religione.
L’istituto di ricerca mette in evidenza che la crescita di coloro che si considerano non appartenenti a nessuna religione in Canada è simile a quanto avvenuto negli Stati Uniti: infatti in entrambi i Paesi solo una persona su venti si definiva non affiliata a nessuna religione negli anni Settanta ma – in Canada nel corso negli Ottanta e negli Stati Uniti dagli anni Novanta – è lentamente cominciato l’allontanamento dalla religione con un aumento più massiccio negli ultimi dieci anni. Continua a leggere
Un Paese di santi ma non di poeti e navigatori: la Slovacchia avrà la sua croce (ma solo sulle monete da due euro).
Alla fine gli slovacchi (ma alla fine tutti gli Europei) avranno la loro croce: sulle monete da due euro per commemorare il 1.150/o anniversario della cristianizzazione della terra slovacca ci sarà l’effige dei santi Cirillo e Metodio con l’aureola e la croce.
Proprio per la presenza dei due santi c’era stato un lungo braccio di ferro con la Commissione europea che, a seguito alle proteste di alcuni Stati membri, aveva chiesto di rimuovere i simboli religiosi: per questo motivo la moneta sarà messa in circolazione a luglio con due mesi di ritardo rispetto al previsto.
La contrapposizione avvenuta tra l’Europa e la Banca nazionale slovacca per la presenza dei due santi sulla moneta commemorativa è solo l’ultima di una serie di discussioni sul ruolo della religione all’interno dell’Unione Europea.
Come riporta il New York Times, Stanislav Zvolensky, l’arcivescovo cattolico di Bratislava, era terrorizzato quando, tre anni fa, era stato invitato a Bruxelles per discutere di misure contro l’Unione europea e si stupiva addirittura che gli era stato permesso di indossare il suo crocifisso.
La pace si è interrotta l’anno scorso quando la Commissione europea aveva chiesto alla Slovacchia di rimuovere l’effige dei due santi dalle monete commemorative da due euro: c’è da aggiungere che sarebbe stato difficile la rimozione dei due santi perché la rievocazione riguardava proprio l’arrivo dei monaci bizantini Cirillo e Metodio in Slovacchia 1.150 anni fa per cristianizzare la regione. Continua a leggere
Pew Research Center: per tre italiani su quattro l’omosessualità deve essere accettata dalla società.
In molti Stati è presente il dibattito sul matrimonio per le coppie dello stesso sesso: recentemente in Europa è stato introdotto in Francia mentre la Gran Bretagna di David Cameron è sul punto di farlo.
Nel corso del tempo è cambiata l’opinione della società nei confronti dell’omosessualità considerata da sempre più persone come un comportamento del tutto normale.
L’istituto privato di studi politici, economici e sociali americano Pew Research Center ha condotto una ricerca in 39 Paesi con lo scopo di verificare quale fosse il livello di accettazione dell’omosessualità: ne emerge che maggiormente i Paesi sono secolarizzati e minore è l’omofobia.
Paesi dove l’omosessualità è largamente accettata sono quelli del Nord America, dell’Unione Europea e dell’America Latina mentre le condizioni non sono facili nei Paesi islamici, in Africa, in gran parte dell’Asia ed in Russia. L’opinione pubblica si divide in Israele, Polonia e Bolivia.
Nel Nord America l’80 per cento dei canadesi pensa che l’omosessualità debba essere accettata mentre questa opinione è condivisa solo dal 60 per cento degli statunitensi.
In Europa i maggiori Paesi “gay-friendly” sono la Spagna dove l’88 per cento pensa che l’omosessualità sia normale, la Germania (87 per cento), la Repubblica Ceca (80 per cento), la Francia (77 per cento), la Gran Bretagna (76) e – nonostante le posizioni della Chiesa Cattolica e di parte della classe politica – l’Italia (74 per cento). Posizioni più basse nell’ortodossa Grecia dove solo il 53 per cento dell’opinione pubblica pensa che l’omosessualità sia normale, la Polonia (solo il 42) mentre la situazione è veramente difficile in Russia dove addirittura il 74 per cento dell’opinione pubblica pensa che l’omosessualità debba essere respinta. Continua a leggere
Per la maggioranza degli americani la marijuana è da legalizzare
Il dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere acquista un peso sempre più importante negli Stati Uniti d’America. Le elezioni del 2012 non hanno visto solo lo scontro tra Barack Obama contro il repubblicano Mitt Romney ma gli elettori americani di alcuni stati hanno dovuto esprimersi anche sulla liceità della cannabis per usi medici (approvata in Massachusetts ma respinta in Arkansas e Montana) e sulla quella per usi ricreativi (legalizzata tramite referendum in Colorado e Washington mentre gli elettori dell’Oregon si sono espressi contro).
Nell’ultimo anno sono aumentati gli interventi a favore di un diverso approccio nel contrasto alla droga: l’organizzazione non governativa internazionale per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch ha definito inutili gli arresti per possesso di droghe leggere mentre Gary Becker, professore di economia e sociologia presso l’Università di Chicago e premio Nobel per l’economia nel 1992, e Kevin Murphy, professore di economia alla University of Chicago Booth School of Business pensano che sia arrivato il tempo di alzare bandiera bianca nella guerra alla droga. Continua a leggere
Ratzinger non è riuscito a fermare la secolarizzazione: i risultati peggiori proprio in Italia.
Secondo un sondaggio realizzato da YouGov, le popolazioni europee sono rimaste per la maggior parte indifferenti al pontificato di Benedetto XVI.
Questa percezione è stata confermata anche da una rilevazione dell’istituto privato di studi politici, economici e sociali americano Pew Research Center che monitora costantemente la religiosità negli Usa e nel mondo.
Nonostante Ratzinger abbia dedicato le proprie energie a combattere la secolarizzazione nella società sembra che abbia fallito nel suo scopo proprio nelle nazioni europee con il maggior numero di cattolici: Francia, Germania, Spagna ed Italia.
In questi Paesi solo una minoranza di cattolici afferma che la religione sia molto importante nelle loro vite. Dal 2002 al 2011 la percentuale di cattolici francesi che è di questo parere non ha mai superato il 15 per cento attestandosi al 13 per cento nel 2011. La situazione è un po’ migliore in Spagna dove un cattolico su tre conferisce molta importanza alla religione nella sua vita ed un’analoga situazione è registrata anche in Germania dove il credo religioso è considerato fondamentale dal 36 per cento di chi si professa cattolico.
La situazione è peggiore propria in Italia: nel 2009 (ultimo anno di rilevazione da parte del Pew Research Center) solo un cattolico su quattro dava molta importanza alla religione con una diminuzione di ben quattro punti percentuali rispetto al 2002. Continua a leggere
Cosa ha lasciato Benedetto XVI all’Europa? Poco o niente.
Con la storica abdicazione di papa Ratzinger ci si interroga su quanto resta del suo pontificato.
Considerando quanto emerge dall’ultimo sondaggio Eurotrack condotto da YouGov, il pontificato di Benedetto XVI non ha sortito grandi effetti nelle popolazioni di Gran Bretagna, Francia, Germania, Danimarca, Svezia e Finlandia.
Il 68 per cento delle persone intervistate crede che Benedetto XVI abbia fatto bene ad abdicare mentre l’8 per cento pensa che abbia sbagliato ed il 25 per cento non ha un’opinione a riguardo.
Il 36 per cento ha un giudizio positivo sugli otto anni del pontificato di Ratzinger che invece viene valutato negativamente dal 23 per cento; un significativo 41 non ha nessun giudizio in merito.
Nonostante i giudizi principalmente positivi, il 43 per cento pensa che sia stato un papa troppo conservatore ed abbia cambiato poco all’interno della Chiesa, il 4 per cento crede che sia stato troppo radicale, il 12 pensa sia stato un pontefice equilibrato ma una percentuale molto alta (41 per cento) non ha nessuna opinione.
I cittadini europei principalmente non hanno un’idea precisa su come abbia operato Joseph Ratzinger su alcuni temi specifici. Il 47 per cento pensa sia stato troppo conservatore su temi come la contraccezione e l’omosessualità contro un 4 per cento che crede che sia stato troppo progressista ed un 10 per cento che considera equilibrato l’atteggiamento del papa emerito su questi temi: un significativo 41 per cento non ha nessuna opinione in merito. Continua a leggere
Dai cattolici americani la richiesta di un cambiamento all’interno della Chiesa
Il pontificato di Benedetto XVI si avvia alla sua conclusione e da molte parti ci si interroga su quale strada percorrerà la Chiesa cattolica sotto il nuovo papa.
Dallo studio dell’istituto privato di studi politici, economici e sociali americano “Pew Research Center” emerge che la maggior parte dei cattolici americani vogliono un cambiamento all’interno della Chiesa.
Nonostante il 51 per cento pensa che la Chiesa debba mantenersi ferma sulla tradizione (contro il 46 che ritiene che debba percorrere nuove direzioni), il 58 per cento vedrebbe positivamente la possibilità ai preti di sposarsi (il 35 per cento invece pensa che sia una cattiva idea). Il 60 per cento auspica che il nuovo papa provenga da un Paese in via di sviluppo.
La maggior parte dei cattolici americani (74 per cento) ha un giudizio positivo nei confronti di Benedetto XVI ma il favore è sceso rispetto al 2008 quando l’83 per cento dei cattolici americani apprezzava l’operato di Ratzinger: all’inizio del suo pontificato il favore era solo del 67 per cento.
La maggior parte dei cattolici americani (67 per cento) pensa che Benedetto XVI abbia fatto ben poco per contrastare i casi di abusi sessuali nella Chiesa, ad aprile 2008 questa percentuale era del 40 per cento.
Il 55 per cento pensa che abbia agito bene per quanto riguarda le relazioni con le altre religioni sebbene questa percentuale sia scesa dall’aprile 2008 quando sette cattolici su dieci avevano un giudizio positivo su questa parte del pontificato di Ratzinger. Continua a leggere
Eurispes: l’Italia si allontana dalla Chiesa e dalle sue posizioni
Un Paese sempre più secolarizzato e che ha meno fiducia nella Chiesa: questo è quanto emerge dalla venticinquesima edizione del Rapporto Italia 2013 dell’Eurispes.
Nonostante le gerarchie ecclesiastiche siano ancora molto influenti nella politica italiana, solamente il 36,6 per cento degli italiani ha fiducia nella Chiesa cattolica che registra un brusco calo di consensi rispetto all’anno scorso quando godeva del favore del 47,3 per cento della popolazione (-10,7).
Gli italiani continua ad allontanarsi dalle posizioni della Chiesa su alcuni temi sensibili. Nel 2013 l’86,3 per cento delle persone intervistate da Eurispes si dichiara a favore del divorzio breve che permette – in presenza di consensualità e in assenza di prole – di porre fine al matrimonio entro un anno: l’anno scorso il favore era dell’82,2 (+ 4,1). Ad essere maggiormente convinti della bontà del matrimonio breve sono gli abitanti del Centro Italia (90,6 per cento) mentre pareri favorevoli più timidi ma sempre altamente maggioritari tra gli italiani delle isole (80,8 per cento).
Nell’ambito delle relazioni affettive il 77,2 per cento degli italiani è a favore di una tutela giuridica delle coppie di fatto. Gli abitanti del Centro sono i più sensibili alla tutela giuridica delle coppie di fatto (83,2 per cento) seguiti da quelli delle zone settentrionali (79,7 per cento nel Nord-Est e 78,6 nel Nord-Ovest) mentre valori leggermente inferiori ma sempre di gran lunga maggioritari nelle Isole (73,7) e nel Sud (69,7). Su questo tema gli elettori di entrambi gli schieramenti si dimostrano a favore sebbene quelli che seguono i partiti di sinistra e di centrosinistra sono più favorevoli (sinistra 86,1 per cento e centrosinistra 85,1). Ampi consensi per il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto anche tra i votanti delle forze di centrodestra (71,7) destra (68,9) e centro (67,8). Continua a leggere
L’America di Obama si scopre pro-choice sull’aborto
Il presidente statunitense Obama ha inaugurato il suo secondo mandato parlando esplicitamente, durante il suo discorso d’insediamento, dei diritti dei «fratelli e delle sorelle gay» e l’America, a quarant’anni dalla decisione della Suprema Corte nel caso Roe v. Wade che ha legalizzato l’aborto nei primi tre mesi di gravidanza, si rivela nettamente pro-choice.
Questo è quanto emerge da tre diversi sondaggi condotti realizzato Nbc-Wall Street Journal, Pew Research Center e Gallup.
Dal sondaggio realizzato da Nbc assieme al Wall Street Journal emerge che il 70 per cento del campione è d’accordo con la decisione del 1973 della Corte Suprema che ha reso possibile l’aborto contro il 24 per cento degli intervistati che si dimostra in disaccordo: nel 1989 queste percentuali erano rispettivamente del 58 per cento e del 31.
L’aborto dovrebbe essere legale in tutti i casi per il 31 per cento del campione (questa percentuale era 27 nel 2003), nella maggior parte dei casi per il 23 per cento (17 per cento dieci anni fa), illegale con alcune eccezioni per il 35 per cento degli intervistati (-5 per cento rispetto al 2003) ed illegale senza eccezioni solo per il 9 per cento del campione (nel 2003 erano il 14 per cento degli intervistati). Continua a leggere
Pew Research Center: un americano su cinque non ha legami religiosi
L’istituto privato di studi politici, economici e sociali americano “Pew Research Center” monitora constantemente attraverso ricerche sociali la religiosità negli Usa.
Dall’ultima rilevazione di ottobre emerge come il 20% dei cittadini americani si considera indifferente alla religione ed addirittura a definirsi tale è un cittadino statunitense su tre sotto i trent’anni: la percentuale più elevata nelle rilevazioni del Pew Research Center.
Il numero dei non-religiosi è aumentato del 5% negli ultimi cinque anni ed include anche quei tredici milioni di americani che si dichiarano atei o agnostici.
La maggior parte (88%) di coloro che sono indifferenti alla religione non è in cerca di un altro culto e crede che le organizzazioni religiose siano troppo legate al denaro e troppo coinvolte nella politica.
Nel dettaglio negli ultimi cinque anni sono diminuiti del 5% i protestanti e dell’1% i cattolici mentre sono aumentati del 2% coloro che professano altre fedi non cristiane (attualmente il 6%). Gli atei sono aumentati solo dello 0,8% mentre gli agnostici dell’1,2%: entrambi sono circa il 5,7% degli americani.
Passando dal medio al lungo periodo Pew Research Center rileva che il declino interessa maggiormente i protestanti che sono passati dal 62% del 1972 al 51 del 2010.
Tutto sommato si mantengono stabili i cattolici (26% nel 1972 e 25% nel 2010) beneficiando anche di flussi migratori provenienti dall’America latina (in maggioranza cattolica). Continua a leggere
Avvenire: “Disturbati i figli dei gay”. Per la comunità scientifica sono solo “bullshit”.
Il giornale dei vescovi Avvenire ha pubblicato un articolo di Bice Benvenuti (“Adozioni ai gay? Figli disturbati”) sulle adozioni alle coppie omosessuali.
Nell’articolo si riporta l’opinione del dott. Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps): «Siamo preoccupati perché i media parlano dell’argomento con troppa leggerezza. Invece l’argomento è molto delicato e andrebbe valutato con maggiore rigore scientifico, soprattutto per le ripercussioni che comporta sulla crescita e lo sviluppo del bambino».
Giuseppe Di Mauro è un pediatra e risulta molto difficile credere che avere dei genitori omosessuali possa comportare un deficit nello sviluppo fisico.
Si potrebbe obiettare che una coppia di genitori dello stesso sesso non è l’ambiente idoneo allo sviluppo psicologico del bambino (sviluppo psicologico che di certo non è di competenza dei pediatri) ma l’Associazione italiana di psicologia ricorda che «le affermazioni secondo cui i bambini, per crescere bene, avrebbero bisogno di una madre e di un padre, non trovano riscontro nella ricerca internazionale sul rapporto fra relazioni familiari e sviluppo psico-sociale degli individui» ed inoltre «non sono né il numero né il genere dei genitori – adottivi o no che siano – a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano».
L’immagine di Benedetto XVI sul web: pregiudizio religioso o giudizio politico?
Andrea Tornielli su La Stampa dà notizia di uno studio su come sono rappresentati papa Ratzinger ed il Dalai Lama nel web: secondo il vaticanista del giornale torinese «il messaggio di Benedetto XVI fatica a passare».
Lo studio è stato realizzato da Reputation Manager ed è stato pubblicato dalla rivista Espansione.
Espansione riporta che «che quasi la metà dei contenuti online sul Papa (48,74%) ha un tono negativo e un impatto lesivo; solo il 7% è positivo ma generalmente tiepido, poco entusiasta; il resto ha valore neutro» mentre per il Dalai Lama «il 26% dei contenuti è positivo, e solo l’8% negativo, ma non lesivo».
Per quanto riguarda Facebook i numeri «sono a favore del Dalai Lama, che ha ben 4.390.916 fan su 290 pagine dedicate e 71 gruppi attivi. I numeri di Benedetto XVI sono decisamente più bassi: 263.032, su 154 pagine e 62 gruppi attivi, la stragrande maggioranza dei quali molto sbilanciata sul negativo, come si evince scorrendone i titoli, sbeffeggianti o addirittura offensivi. Però solo l’1,8% dei fan è attivo, segno che non c’è un accanimento crescente o portante del trend negativo».
Nell’articolo di Espansione si legge che «l’immagine che la Rete ha del Papa è quella di una persona molto rigida e poco solidale» mentre per il Dalai Lama prevale «un’immagine positiva, di persona solidale, saggia, riconosciuto come guida spirituale». Continua a leggere
Tempi ed il “vizio della sobrietà”
Sul sito di Comunione e Liberazione Tempi.it si può leggere un interessante articolo dal titolo “Quando la sobrietà diventa vanità e la politica è fatta dai giornalisti” sull’esibizione della morigeratazza da parte dei politici di oggi.
Per l’autore «quando i potenti dimostrano tutta la loro impotenza, allora è il tempo della sobrietà. La sobrietà è una bestia grama, è un po’ come la virtù dell’umiltà, quando dici che ce l’hai la perdi». Di sicuro in un periodo di grande crisi come ora il minimo che un politico debba fare è mostrarsi sobrio ma non è detto che i politici la esercitino in ogni caso: anche Berlusconi era alla guida di un governo impotente ma non ha mai fatto sfoggio di sobrietà.
Per il giornalista di Tempi «i giornali hanno deciso che la sobrietà non esiste se non è contemporaneamente un esempio. La sobrietà va ostentata, esattamente come si faceva con la ricchezza. E con ciò stesso siamo riusciti a vanificarla, a imparentarla con la vanità: il potente che si vantava ostentando ricchezza oggi manifesta la sua potenza ostentando sobrietà. L’ostentazione ha bisogno dei suoi cantori, e i giornalisti si prestano volentieri alla bisogna. Se il capo di Stato della quarta potenza mondiale ha a sua disposizione un aereo e decide di non usarlo per recarsi dalla residenza parigina a quella balneare, sobrietà per sobrietà è bene far sapere a tutti che monsieur François Hollande e la sua compagna per spostarsi hanno preso il treno».
Bisogna dire che la vita privata dei politici (e non solo) è passata spesso al vaglio da parte dei media. Negli Usa (soprattutto da Reagan in poi) questo fenomeno ha assunto un fenomeno così importante che anche il sociologia è stato introdotto il termine di “personal issues” per identificare le questioni attinenti al privato dei politici.
Anche la vecchia Europa ha imparato a conoscere questo fenomeno: il primo esempio di rilievo è stata la principessa Lady Diana il cui rapporto con gli organi di informazione è ben descritto nel libro “La principessa nel paese dei mass media” del sociologo Paolo Mancini.
Bagnasco e Paglia a favore dei vescovi francesi contro il matrimonio gay
L’iniziativa dell’arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois, di mandare a tutte le diocesi una preghiera contro i matrimoni gay e le adozioni omoparentali da recitare il giorno di Ferragosto, ha fatto molto discutere in Francia.
Questa iniziativa si è risolta in un flop – così come riporta Le Monde – ma Bagnasco ha condiviso ed esultato per il gesto voluto dal suo collega transalpino.
Dalle pagine di Avvenire, Bagnasco ha affermato che «In Italia il valore (della famiglia, ndr) è lo stesso, perché quando un valore è universale vale per ogni situazione. Quindi auspichiamo, anche noi, che sia mantenuta ferma questa base, questa cellula fondativa della società che garantisce non soltanto la vita (delle nuove generazioni) ma un educazione completa e solidale delle nuove generazioni».
Se Bagnasco – riferendosi alla famiglia – pensa alla famiglia fondata sul matrimonio, dovrebbe considerare che – come rileva l’Istat nella ricerca “Il matrimonio in Italia: un’istituzione in mutamento” attualmente il 15% dei bambini nasce fuori dal matrimonio: quasi il doppio rispetto a dieci anni fa.
Cattolici Uccr: “non serve legalizzare le unioni gay”. L’opinione della Consulta.
Il blog uccrociato ci delizia con un’altro articolo dal titolo “Nuovo studio: matrimoni gay più instabili e probabili al divorzio“.
Il succo dell’articolo è molto semplice: le coppie omosessuali divorzierebbero più facilmente e quindi c’è il dubbio se varrebbe la pena regolamentare delle unioni che sono destinate a fallire. L’ipotesi non è da buttar via e vale la pena di essere approfondita.
Gli uccrociati riportano la notizia che – dopo l’approvazione del matrimonio omosessuale da parte dello stato di New York «gli impiegati nel business dei matrimoni della Grande Mela si sono lamentati per il flop rispetto alle aspettative». Gli uccrociati hanno spesso dato segnali tangibili di avere qualche problema di lettura e di analisi e credo che i sintomi stiano diventando sempre più preoccupanti.
Prima di tutto – tra i motivi per cui introdurre il matrimonio omosessuale – certamente non rientra la soddisfazione economica degli operatori nel settore dei matrimoni: i risvolti economici dell’introduzione dei matrimoni omosessuali – seppur da considerare – sono secondari ed ininfluenti.
Inoltre – aprendo il link di Agenza Radicale (strano che gli uccrociati condividano una notizia dei Radicali) a cui si riferisce Uccr – si legge qualcosa di diverso: si legge che «non è chiaro, infatti, quanti abbiano beneficiato dell’apertura newyorkese in parte perché le coppie che si sposano non sono tenute a specificare il proprio sesso» (mi sembra un po’ strano che non si debba specificare il sesso).
Sebbene Agenzia Radicale affermi che non sia facile sapere quante coppie abbiano beneficiato dell’apertura dello Stato di New York, secondo Ansa (che forse è un po’ più affidabile di Agenzia Radicale) in un anno sono state concesse 8.200 licenze matrimoniali omosessuali con un impatto economico di 259 milioni di dollari e lo stesso sindaco Michael Bloomberg ha affermato che «la parità nel matrimonio ci ha reso un città piu’ aperta e libera, e ci ha aiutato a creare posti di lavoro».
Francamente è molto strano che gli uccrociati condividano una notizia dei Radicali (per cui ovviamente non hanno molta simpatia) che presenta in maniera negativa gli effetti economici dell’introduzione del matrimonio omosessuale mentre ignorano la più accreditata Ansa che invece offre – con le stesse parole del sindaco Bloomberg – dei risvolti positivi anche dal punto di vista economico ed occupazionale.
Studio Gallup: 23% di Italiani lontani dalla religione
Il prestigioso istituto americano di ricerca Gallup ha ripetuto – a distanza di sette anni – lo studio Global Index of Religion and Atheism sulla religiosità in cinquantasette nazioni del mondo intervistando più di 50.000 individui. L’istituto di ricerca Doxa si è occupato di realizzare la ricerca per lo specifico della situazione italiana.
La domanda posta al campione è stata: “Indipendentemente dal fatto di frequentare un luogo di culto o no, ti consideri una persona religiosa, una persona non-religiosa o un ateo convinto?”.
Le risposte erano: “Sono una persona religiosa”, “Non sono una persona religiosa”, “Sono un ateo convinto” e “Non so”.
L’Italia si pone tra i paesi più religiosi: infatti il 73% dei rispondenti al sondaggio affermano di essere tali. Sebbene nel resto del mondo questa percentuale sia diminuita del 9% rispetto al 2005, in Italia è aumentata dell’1%.
Ipso: aumentano gli Italiani a favore del matrimonio omosessuale. Gli uccrociati di Uccr in stato confusionale.
Il Corriere della Sera ha pubblicato un sondaggio – realizzato dalla Ipso di Renato Mannheimer – secondo cui il 59% degli Italiani sarebbero contrari all’istituzione del matrimonio omosessuale contro il 40% degli Italiani che invece sarebbero a favore.
Tra i fattori che incidono su questo trend, di sicuro il fattore “età” è il più importante. Infatti ad essere decisamente contrari (76%) al matrimonio tra omosessuali sono le persone over 65.
Al diminuire dell’età, invece aumenta la propensione al matrimonio omosessuale. Infatti i ragazzi tra i 18 e 24 anni sono leggermente a favore del matrimonio omosessuale: 51% di favorevoli contro il 49% di contrari.
Anche il mondo cattolico non è molto compatto. Tra i cattolici praticanti (ossia quelli che vanno almeno due volte al mese a messa) c’è una quota considerevole (30%) di favorevoli contro il 67% di contrari.
Dalla lettura di questi dati un altro dato è molto importante. Appena sette anni fa la percentuale dei contrari al matrimonio omosessuale erano il 66% della popolazione (oggi il 59%) mentre i favorevoli erano il 32% (oggi il 40%): quindi in sette anni è aumentato il favore al matrimonio omosessuale. Continua a leggere
Uccrociati di Uccr: la “lobby gay” minaccia gli psicologi. Un po’ di fatti per tornare alla realtà.
Gli uccrociati pubblicano un articolo dal titolo “Lo psichiatra Ablow: «approvo lo studio sui disturbi dei figli dei gay, ma temo a dirlo»”.
Per scrivere questo articolo i nostri “uccrociati” si sono affidati ad un articolo dal titolo “I dati sui figli dei gay sono veri. «Non dirlo è andare contro l’evidenza»” scritto su Tempi.it (il sito di Comunione e Liberazione) da Benedetta Frigerio.
Il succo dell’articolo è molto semplice. Il sociologo Mark Regnerus ha pubblicato uno studio sul “Social Science Research” riguardo le problematiche dei bambini cresciuti all’interno di coppie omosessuali.
Riguardo questo studio è intervenuto anche lo psichiatra americano Keith Russel Ablow che – intervistato da Fox News – ha detto: «Mi costa dirlo perché verrò minacciato e possibilmente leso» ed inoltre «anche io sarò minacciato per i dati che sto semplicemente riportando. Mi vogliono bruciare la macchina, la casa, verranno a protestare sotto il mio ufficio. Purtroppo siamo nel clima del politicamente corretto davanti a cui nemmeno i dati scientifici sono sufficienti a porre delle regole. Infatti, chi attacca questo studio, anche con rabbia e violenza, non lo fa mai portando argomentazioni scientifiche indiscutibili. Per questo ho pensato molto ad esprimermi in materia, perché tutte le volte che lo faccio vengo minacciato. Ho esitato perché sono sempre più preoccupato delle minacce e odio per posta e e-mail che ricevo ogni volta che, anche soltanto menziono, la questione apparentemente ineffabile di come le forze sociali legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere potrebbero influenzare il benessere nei bambini. Eppure, cedendo a queste preoccupazione significherebbe restare vittima del bullismo, tornando a quando ero un timido ragazzino di scuola, e io non sopporto questo». Insomma un eroe dei tempi moderni……
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Massimo Introvigne: la secolarizzazione interessa i 2/3 degli Italiani
Molte ricerche avevano rivelato che l’Italia non è più quel Paese profondamente cattolico che le autorità ecclesiastiche continuano a descrivere.
A dare un ulteriore contributo in questo senso è una recente ricerca del Prof. Massimo Introvigne del Cesnur (Centro studi sulle nuove religioni).
Il Prof. Introvigne – insieme a Pierluigi Zoccatelli – ha ripetuto un’analisi (già effettuata nel 2009) nella diocesi di Piazza Armerina: un’area che comprende città e paesi delle province di Enna e Caltanissetta. I ricercatori hanno scelto la diocesi di Piazza Armerina (un’area con centri industriali e aree rurali) perché alcuni parametri la indicano come rappresentativa della realtà italiana.
Zenit: libertà religiosa nella sfera pubblica secondo i cristiani
L’agenzia di informazione Zenit della congregazione dei Legionari di Cristo ha riportato un articolo di padre John Flynn LC dal titolo «I cristiani pagano le conseguenze della loro opposizione alle unioni omosessuali».
Secondo il reverendo «i cristiani trovano sempre più difficoltà a praticare la loro fede nella sfera pubblica, come dimostrano una serie di casi recenti». Il caso a cui si riferisce è avvenuto in New Mexico. I titolari di uno studio fotografico nel 2006 si erano rifiutati di prestare la loro prestazione per un matrimonio omosessuale per le loro “convinzioni morali e religiose”.
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Rapporto Italia 2012: la posizione degli Italiani sui temi etici
L’Eurispes ha pubblicato il “Rapporto Italia 2012” ed emerge un Paese sempre più indipendente dalla Dottrina della Chiesa.
Il 65,8% degli Italiani è favorevole all’istituzione del testamento biologico, ai quali fa da contraltare il 30,9% dei contrari. Sebbene questo tema non sia più presente come in passato nei media la maggioranza degli Italiani ritiene che sia necessario un intervento legislativo in materia.
Gli Italiani si dividono sull’eutanasia: 50,1% sono favorevoli e un 46,6% sono contrari a tale pratica.
Gli Italiani sono ancora fortemente contrari al suicidio assistito: 71,6% di pareri contrari e appena il 25,3% di quelli favorevoli: questo tema aveva trovato spazio nei media a seguito della vicenda di Lucio Magri. Il suicidio assistito si differenzia dall’eutanasia per il ricorso all’ausilio di pratiche mediche per una scelta volontaria e lucida di porre fine alla propria esistenza in totale assenza di malattie ma per ragioni estranee allo stato di salute.
Nel 58% dei casi l’introduzione della pillola abortiva RU-486 accoglie favori positivi (contro il 39,3% dei non favorevoli). La tanto discussa pillola, permette l’interruzione di gravidanza entro i primi due mesi di gestazione senza bisogno di intervenire chirurgicamente.
Per il divorzio breve un plebiscito. Gli italiani si schierano, nella misura dell’82,2% (15,8% di contrari) in favore del divorzio breve, ovvero la possibilità – in presenza di consensualità e in assenza di prole – di porre fine al matrimonio entro un anno.
Si spera che i nostri politici sappiano riflettere su questi dati.
University of Chicago: -10% in 10 anni di credenti in Italia
Un’indagine del NORC Institute della University of Chicago, che rielabora di dati di varie ricerche su trenta paesi, rileva come la fede in Dio vada mediamente scendendo anche in Italia.
Nel nostro Paese infatti il 5,9% afferma di non credere in Dio e – tra questi – il 7,4% non ci ha mai creduto.
Ciò nonostante il 41% (una minoranza in ogni caso) afferma che Dio esiste e non ha dubbi a riguardo e – tra questi – il 72,1% ha sempre creduto in Dio.
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CENSIS: valori religiosi in crescita?
Il CENSIS pubblica ogni anno il Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese.
Quest’anno siamo arrivati alla quarantacinquesima edizione e molti si sono affrettati ad affermare di rivincita di valori religiosi.
Leggendo il rapporto CENSIS integralmente la situazione è ben diversa.
Il CENSIS ha posto la domanda: “Lei crede che esista una sfera trascendente o spirituale che va al di là della realtà materiale?“.
A questa domanda le risposte sono state le seguenti:
– Si, perché sono credente 65,6%
– Pur non essendone pienamente convinto, credo che in fondo ci sia “qualcosa” o “qualcuno” al di là della realtà materiale 15,6%
– Non me ne occupo 8%
– Forse si, ma comunque ritengo che si debba tenere nettamente separate la sfera razionale e quella irrazionale 4,9%
– Non lo credo, ma alle volte mi comporto come se esistesse 3,2%
– Non lo so ma mi affascina pensarci 1,9%
– Pensare a questo genere di cose allontana gli uomini dai problemi veri della vita 0,8%
Quindi solamente il 65,6% si è professato credente senza esitazioni mentre gli altri approcci andavano da un certo scetticismo ad un disinteresse.
Il 65,6% di credenti senza riserve (da vedere poi quanti praticanti) è inoltre una percentuale molto più bassa di quanto aveva rilevato l’Eurispes nel 2010 secondo cui il 76,5% degli Italiani si considerava credente.