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Adozione a coppia di lesbiche: Avvenire e quei “problemi morali rilevanti”.

Non poteva di certo mancare la reazione della Chiesa cattolica davanti alla sentenza del tribunale per i minorenni di Roma che ha deciso l’adozione di una bimba di cinque anni ad una coppia di due donne conviventi da circa dieci anni e regolarmente sposata all’estero. La bambina è stata concepita, grazie alla fecondazione eterologa, da una delle mamme (che quindi risultava madre legale a tutti gli effetti): la decisione del Tribunale di Roma ha esteso l’adozione anche all’altra donna che – sin dalla nascita – si è occupata allo stesso modo della minore.
“Sentenza choc”: questa è la litania del clero italiano davanti a questa decisione.
Non sembra proprio essere corrispondente alla tanto decantata apertura di papa Francesco il commento del giornale dei vescovi italiani Avvenire: «Volevano andare oltre il loro amore lesbico. In sfregio alle leggi, e al normale buon senso, hanno preteso di “sposarsi”, acquisendo in qualche Paese facile un pezzo di carta che in Italia non vale nulla. Sono poi tornate all’estero per pagarsi ciò che la legge nel nostro Paese, e la natura, non avrebbero consentito: la vita di un bambino. Non importava quale delle due dovesse partorirlo, era indifferente al punto che hanno scelto sulla base del corpo più giovane». Sembrano così lontane le parole di papa Francesco: «Chi sono io per giudicare un gay?».

La posizione dei preti italiani è condivisa da altre autorità ovviamente “super partes” come quella del vice-presidente dei Giuristi cattolici, Giancarlo Cerrelli che, da quanto afferma, sembra ben conoscere quale sia il “bene” della bambina: «È del tutto evidente che ci troviamo di fronte a una sentenza ideologica, che vuole scavalcare il Parlamento e che, soprattutto, non guarda al bene della bambina». Evidentemente Cerrelli conosce così bene la bambina e la realtà familiare in cui è cresciuta da poter smentire la psicologa e l’assistente sociale che – come risulta nella sentenza – hanno dichiarato che «dall’incontro con le due mamme non sono emersi elementi che possano indurre a ritenere l’esistenza di un qualsivoglia disagio o disturbo della bambina causato, in ipotesi, dalla sua realtà familiare». Continua a leggere

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Anche con un poco di zucchero alla Chiesa la pillola non va proprio giù.

I metodi contraccettivi non hanno mai riscosso l’approvazione della Chiesa cattolica: una vera e propria guerra persa almeno in Italia dove la maggioranza delle persone non considera immorali gli anticoncenzionali.
Se in Italia poche possibilità ci sarebbero di bloccare la pillola del giorno dopo, in Bolivia il segretario generale della Conferenza Episcopale Boliviana Eugenio Scarpellini ha chiesto al governo di eliminare la vendita della pillola del giorno dopo perché non potrebbe essere considerata un contraccettivo.
Anche in Italia da parte del mondo cattolico la pillola del giorno dopo non è considerata un contraccettivo ma un “intercettivo” così come spiega Anna Fusina su Zenit, l’agenzia di stampa dei Legionari di Cristo. L’intercezione sarebbe «una tecnica che intercetta l’embrione rendendone impossibile l’annidamento nella parete uterina» e perciò non avrebbe «un effetto contraccettivo, ma antinidatorio, cioè abortivo». Un paragone tra contraccezione ed aborto condiviso, sempre su Zenit, da Elisabetta Bolzan secondo cui «anche la contraccezione di emergenza può provocare l’uccisione di un concepito» e per cui «il criterio di decisione che porta alla diffusione della contraccezione d’emergenza e al suo utilizzo è dunque il desiderio che una donna, una coppia hanno o meno nei confronti del figlio, ideale o reale che sia, sopprimendo di conseguenza l’oggettività che si è di fronte a una vita umana». Continua a leggere

Le “Sentinelle” stanno in piedi ma chi ci sta dietro? Quegli strani legami con Alleanza cattolica.

alleanza_cattolicaSembra che l’Italia sia diventato un Paese di “presidi omofobi”: a presidiare – ed il termine non è usato a caso – sono le “Sentinelle in piedi”®, un gruppo di persone che – sul modello dei “Veilleurs” francesi – stazionano in piedi leggendo un libro per protestare contro la legge sull’omofobia in discussione in Parlamento.
Un movimento che ha ovviamente riscosso la benedizione del mondo cattolico la cui stampa ha dato ampio risalto alle loro iniziative contro il disegno di legge Scalfarotto: un testo «incostituzionale» quello contro l’omofobia secondo Zenit, l’agenzia di stampa dei Legionari di Cristo che anticipa e sembra quasi volersi sostituire al giudizio del presidente della Repubblica ed a quello eventuale della Corte Costituzionale. Ma non è solo il disegno di legge Scalfarotto nel mirino delle vedette italiane che si pongono a difesa di tre obiettivi: «la libertà d’opinione; i diritti dei bambini ad avere un padre e una madre; la famiglia naturale». Temi un po’ “variegati” visto che in Italia parlare di adozioni da parte degli omosessuali è attualmente pura utopia: nel frattempo le Sentinelle “vegliano” e sono “ferme” contro ogni provvedimento che riguardi gli omosessuali e perciò – come riporta sempre Zenit – si oppongono «con fermezza anche all’introduzione nelle scuole dei manuali dal titolo Educare alla diversità a scuola, dall’Istituto A. T. Beck, e presto adottati in tutti gli istituti scolastici». Continua a leggere

Per Avvenire Malta “strappa” sulle unioni gay

Alla fine anche Malta ha “ceduto” e le unioni civili per le coppie omosessuali sono diventate realtà. Le coppie gay avranno tutti i diritti delle coppie sposate compresa la possibilità di poter adottare. Un provvedimento passato con 37 voti a favore e 30 astenuti. Un altro duro colpo per la Chiesa cattolica del piccolo Stato (poco più di 400mila abitanti) che ha riconosciuto la possibilità di divorziare solo nel 2011 ed in cui rimane vietato l’aborto.
Tempi da notizia del gesto “eroico” (non confermato) dell’ex presidente Abela che, nello scadere del suo mandato, si sarebbe rifiutato di firmare il provvedimento: «È probabile che il prossimo presidente – carica per cui è stata designata Marie-Louise Coleiro Preca, laburista – firmerà il testo. Ciò non toglie nulla al gesto di Abela che, anche se solo simbolicamente, ha mostrato esistere un’alternativa al procedere inesorabile dell’approvazione dei “nuovi diritti”», così commenta l’organo vicino a Comunione e Liberazione.
Ad accorgersi del “grave” gesto anche il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire che titola “Malta «strappa» sulle nozze gay”. Sebbene a Malta sia improprio parlare di nozze gay considerato che non è stato approvato il matrimonio per le coppie dello stesso sesso ma solo le unioni civili (sebbene con gli stessi diritti e doveri del matrimonio) non si capisce con chi sia avvenuto lo “strappo”. Continua a leggere

Ai cattolici la legge 40 fa paura che fa novanta.

La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la legge 40 nella parte che proibisce il ricorso alla fecondazione eterologa con il seme di un donatore esterno: una sentenza che ha scosso il mondo politico.
L’area cattolica era scesa in campo ancora prima della pronuncia della Consulta e Carlo Casini (Movimento per la Vita), Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello (Scienza & Vita) e Francesco Belletti (Forum delle associazioni familiari) avevano offerto le loro riflessioni al giornale dei vescovi italiani Avvenire sul perché doveva rimanere in vigore il divieto di ricorrere alla fecondazione eterologa.
Subito dopo la sentenza uno dei primi ad intervenire è stato il senatore Carlo Giovanardi che ha parlato di un «colpo alla democrazia italiana» sminuendo il ruolo della Corte Costituzionale che sarebbe, per il politico cattolico, solo un organo formato da «quindici signori che hanno le loro idee ed i loro orientamenti ideologici».
Se tutto sommato è stato pacato il commento della Conferenza episcopale italiana, Famiglia Cristiana ha invece titolato sul suo sito «Ultima follia italiana». Continua a leggere

Omosessuali perseguitati in Africa? Colpa dell’Occidente e dei suoi attivisti per i diritti civili.

«Uganda choc: “Ergastolo per i gay”»: questo il titolo di Avvenire, giornale dei vescovi italiani, riguardo la legge approvata nel Paese africano che «punisce con l’ergastolo chiunque commetta degli atti di “omosessualità aggravata” e può consentire di imprigionare chi “promuove l’omosessualità”».
Sembrerebbe che i vescovi italiani siano “choccati” per la legge approvata in Uganda ed anche su Tempi.it (l’organo di Comunione e liberazione) si sottolinea che è solo la Chiesa ad opporsi alla legge contro gli omosessuali dimenticando che tale provvedimento è passato nel silenzio della stessa Chiesa cattolica e con l’appoggio di alcuni suoi esponenti per applicare lo stesso magistero per quanto riguarda l’omosessualità.
Una posizione certamente incoerente quella della Santa Sede e solamente blog “ultracattolici” possono trovare coerenza nella posizione della Chiesa nella difesa degli omosessuali nonostante il suo stesso magistero richiama gli Stati «alla necessità di contenere il fenomeno entro limiti che non mettano in pericolo il tessuto della moralità pubblica e, soprattutto, che non espongano le giovani generazioni ad una concezione erronea della sessualità e del matrimonio».

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Legalizzazione delle droghe leggere. In Italia facciamo quello che riusciamo a fare meglio: gli struzzi.

La proposta dell’assessore regionale lombardo all’agricoltura Gianni Fava (Lega Nord) di legalizzare la cannabis ha diviso il mondo politico e naturalmente monolitica è stata la posizione del mondo cattolico da sempre contrario ad ogni possibilità di regolamentare le droghe leggere.
In primissima linea Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani che il 7 gennaio titola “Cannabis legale: riparte l’offensiva” e riporta il pensiero di Giovanni Serpelloni, capo del dipartimento delle Politiche antidroga della Presidenza del Consiglio: «E’ ampiamente dimostrato che a fronte di una diminuzione della disapprovazione sociale c’è contemporaneamente un aumento del consumo delle sostanze nocive, compreso tabacco e alcol. In caso di legalizzazione aumenterebbe dunque l’uso, in particolare tra i giovani. Un settore che fa molto gola alle grandi compagnie del tabacco».
Lo stesso Serpelloni interviene sempre su Avvenire con un editoriale: «I danni maggiori sono quelli derivanti dall’uso precoce (adolescenziale) di questa sostanza nel momento in cui il cervello si trova nella delicata fase di sviluppo celebrale che termina dopo i 21 anni». Per il medico inoltre «non esiste alcuno studio né evidenza scientifica che dimostri che la legalizzazione sia in grado di ridurre efficacemente gli introiti delle organizzazioni criminali». Sempre Serpelloni si pone degli interrogativi interessanti: «Come verrebbe poi regolamentato il fatto che persone guidino una macchina, un autobus, un treno o lavorino sotto l’uso di sostanze stupefacenti psicoattive ma perfettamente legali, non potendole quindi sanzionare?». Un quesito molto strano: anche l’alcool è perfettamente legale mentre la guida in stato di ebbrezza è illegale. Continua a leggere

I Giuristi Cattolici contro l’adozione?

Il parlamento lo aveva deciso a larga maggioranza già nel novembre 2012: nessuna distinzione tra figli nati dentro o fuori dal matrimonio. Una decisione bipartisan e su cui solo una parte minoritaria del mondo cattolico aveva espresso le sue critiche.
Sull’argomento interviene, con un editoriale dalle pagine del quotidiano dei vescovi italiani Avvenire, il presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani (Ugci) professor Francesco D’Agostino.
Il giurista, professore anche alla Libera Università Maria Santissima Assunta ed alla Pontificia Università Lateranense e membro della Pontificia Accademia per la Vita, pur accogliendo con soddisfazione per la decisione delle Camere, esprime le sue perplessità: «Eppure, il nuovo contesto legale che si è venuto a creare non è senza ombre. La riforma può apparire circoscritta, in quanto ha per oggetto solo lo statuto legale dei figli, ma di fatto ristruttura la dimensione legale della famiglia in generale. Non hanno torto coloro che osservano che, dopo la nuova legge, la genitorialità viene drasticamente ridefinita dal legislatore: più che coloro che li procreano, la legge considera “genitori” colore (sic, ndr) che riconoscono, accolgono, educano i “figli”, indipendentemente dal fatto che ne siano o no “genitori biologici”. È l’amore che crea la genitorialità – così sembra che pensi la legge –, non la “natura”». Continua a leggere

Legge contro l’omofobia: i cattolici italiani “tengono famiglia”.

970491_386526801456294_177193208_nA breve riprenderà in Senato il dibattito sulla legge contro l’omofobia e la stampa cattolica è in primissima linea per opporsi a qualsiasi testo che possa difendere gli omosessuali da violenze motivate dall’orientamento sessuale della vittima.
Molto agguerrito è ovviamente il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire secondo cui nel testo «ci sono rischi di introdurre forme odiose di repressione della libertà di pensiero e di religione». Nella stessa intervista Lucio Romano di Progetto per l’Italia parla di «”golpe” notturno» come se si voglia «si voglia agire di nascosto, evitando un dibattito democratico».
Dello stesso avviso anche Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, secondo cui «il Parlamento avrebbe da occuparsi con la medesima lena di ben altre questioni veramente urgenti e che riguardano l’intera società invece di dedicarsi, giorno e notte, a temi che nella migliore delle ipotesi sono divisivi». Perciò è chiara la richiesta di Belletti: «Rivolgiamo un appello ai senatori affinché il dibattito sul tema dell’omofobia non sia trattato a porte chiuse e con il favore delle tenebre ma venga affrontato nel confronto delle diverse posizioni, senza ideologia e senza strappi». Continua a leggere

Le associazioni della scuola paritaria sentono la Chiesa vicina ma chiedono i soldi allo Stato.

3573915Il leitmotiv è sempre lo stesso e lo ricorda il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire scrivendo della “marcia” delle scuole paritarie a Verona: «Le scuole paritarie fanno risparmiare allo Stato non meno di 6 miliardi di euro l’anno». L’organo della Conferenza episcopale italiana riporta le parole del patriarca di Venezia monsignor Francesco Moraglia: «Oggi non c’è più tempo da perdere e c’è bisogno di decisioni forti e urgenti. Siamo consapevoli di essere giunti a un bivio: è importante che quanti rivestono una qualche autorità, politici e amministratori in primis, ed hanno a cuore il bene comune della scuola e della scuola paritaria cattolica dicano esplicitamente e senza mezze misure verso quale direzione vogliono andare e quali azioni intendano praticare perché non succeda l’irreparabile». Sono molto chiare le richieste delle scuole cattoliche: «Si assicuri per il 2013 l’intero importo dei contributi a bilancio senza alcun taglio e si garantisca per il 2014 un importo di contributi di almeno 530 milioni di euro».
Le associazioni scolastiche del settore privato sentono la Chiesa vicina e lo riconoscono: «La Chiesa è per la scuola, perché la Chiesa ha a cuore i ragazzi e i giovani, ha a cuore la famiglia, ha a cuore la società intera. La chiesa è per la scuola, per tutta la scuola, perché la scuola fa parte del bene comune». Nonostante la Chiesa sia per la scuola i soldi sono chiesti allo Stato non solo sotto forma di finanziamenti ma anche con esenzioni riaprendo un’annosa discussione: «Niente Imu e Tares per le Scuole paritarie gestite da Enti senza scopi di lucro affinché possano svolgere il loro servizio pubblico». Continua a leggere

Quella strana concezione di libertà.

Il mondo cattolico ha sempre avuto uno strano concetto della censura e della libertà d’informazione pretendendo quasi che la libertà d’opinione debba includere il diritto a non essere criticati, a partecipare a trasmissioni del servizio pubblico radiotelevisivo o a non essere contestati nelle piazze.
Il presidente dei Giuristi per la Vita Gianfranco Amato ritorna sulla Nuova Bussola Quotidiana sulla vicenda che ha visto la stampa cattolica mettere nel mirino il sindaco di Roma Ignazio Marino per aver negato l’uso di una sala comunale ed il patrocinio del comune di Roma ad un convegno intitolato “Ideologia del gender: quali ricadute per la famiglia?” organizzato dall’associazione Famiglia Domani. Amato doveva essere uno dei relatori della conferenza.
Secondo Amato «il gravissimo episodio di intolleranza di Ignazio Marino non può non inquietare le coscienze di coloro che hanno a cuore la libertà di opinione e di credo religioso, così come risulta ancora garantita e tutelata dagli articoli 21 e 19 della nostra Costituzione». Amato (che a volte si cimenta a commentare sentenze straniere) ha proprio a cuore la libertà d’opinione nonostante si sia in passato scagliato contro la «propaganda omosessualista» della Bbc. Resta da capire come la libertà d’opinione sia stata intaccata negando l’uso di una sala comunale e non concedendo il patrocinio del Comune di Roma e cosa c’entri il diritto al credo religioso con una conferenza sul gender: forse è la conferma che simili iniziative si basano più su elementi religiosi che scientifici. Continua a leggere

Bimba affidata a coppia omosessuale: uno “scandalo” per il mondo cattolico.

Solo in Italia la notizia dell’affidamento temporaneo di una bambina di tre anni ad una coppia omosessuale a cui era legata da rapporti affettivi poteva creare tante polemiche e discussioni.
Non basta che la coppia sia definita dai servizi sociali che hanno esaminato il caso come stabile e affidabile (anche economicamente) e non basta che il provvedimento sia temporaneo e che la bimba potrà continuare a frequentare la madre: per il mondo cattolico tutto questo è uno “scandalo”.
Il primo intervento non viene da un esponente cattolico ma “laico” come l’ex parlamentare del Pd Mario Adinolfi: «Ho una figlia di tre anni, esattamente la stessa età della bimba che il tribunale dei minori di Bologna ha deciso di affidare a una coppia di omosessuali. Credo di comprenderne alcune dinamiche psicologiche in maniera piuttosto approfondita e mi trovo d’accordo con il procuratore minorile della Repubblica che, concentrata sul benessere della bimba piuttosto che su ottenere uno spot sui giornali, si era detta radicalmente contraria all’affido della treenne alla coppia gay ritenuta “non all’altezza”». Si apprende con piacere che Adinolfi oltre che esperto di poker è anche esperto di psicologia dell’infanzia. Continua a leggere

Registro delle unioni civili: quel “provocatore ed incostituzionale” di Ignazio Marino.

Non è certo sorprendente che l’annuncio del sindaco di Roma Ignazio Marino di istituire nella città capitolina il registro delle unioni civili – come già promesso in campagna elettorale – non sia piaciuta al mondo cattolico.
Ad ottobre Zenit, l’agenzia di stampa della congregazione religiosa dei Legionari di Cristo, ospitava l’intervento del giurista Emanuele Bilotti, professore di diritto privato presso l’Università europea di Roma degli stessi Legionari, secondo cui la decisione di Ignazio Marino di concretizzare la sua promessa elettorale è «un’iniziativa pratica marginale che ha un valore simbolico».
Molto dura la presa di posizione della diocesi di Roma con un editoriale su Romasette.it, il settimanale della diocesi, firmato dal direttore dell’organo di stampa Angelo Zema e ripreso da Avvenire e Zenit.
Secondo Zema «l’iter della proposta per un registro delle unioni civili in Campidoglio è la cronaca di uno sbandamento annunciato» e sarebbe un «deragliamento dai principi costituzionali e dalle normative nazionali» ed «una provocazione verso lo Stato»: se così fosse, sarebbero circa 140 i Comuni italiani – in cui è già presente il registro delle unioni civili – che avrebbero “deragliato” dalla Costituzione e dalle norme nazionali ed avrebbero “provocato” lo Stato. Continua a leggere

La libertà d’opinione è anche il diritto a non essere criticati? Lo strano punto vista del mondo cattolico.

L’istituto “Francesco Faà di Bruno” è un liceo scientifico paritario cattolico di Torino ed all’interno di un ciclo di incontri dedicati ai genitori aveva organizzato una conferenza dal titolo “Omosessualità: domande e risposte”. Il depliant sui convegni era molto chiaro: «La famiglia tradizionale è in difficoltà ma, invece di aiutarla, oggi vengono proposti modelli alternativi di famiglia» e gli incontri trovano «spunto dall’acceso dibattito parlamentare sull’omofobia e sul riconoscimento delle unioni omosessuali per proporre una riflessione complessiva sulla bellezza della famiglia naturale minacciata dall’ideologia del gender».

All’incontro era stata invitata l’infettivologa Chiara Atzori, considerata “la Nicolosi italiana”, dal nome dello psicologo americano Joseph Nicolosi che teorizza di poter “riparare” con la psicologia l’omosessualità: tali teorie sono sconfessate dalla comunità scientifica e vietate dall’Ordine degli psicologi. La stessa Atzori invece considera “illuminante” il lavoro dello psicologo americano avendo scritto anche la prefazione all’edizione italiana di un suo libro ed a RadioMaria ha sostenuto che «nei Paesi dove è avvenuta la normalizzazione dell’omosessualità, e quindi in qualche modo la depatologizzazione intesa come, così, equiparazione un modo di essere come un altro i risultati sanitari sono stati devastanti». Continua a leggere

Quell’eterno doppiopesismo della stampa cattolica.

La notizia del suicidio a Roma di un ragazzo omosessuale si è inserita nel dibattito esistente sulla legge sull’omofobia e le associazioni per i diritti degli omosessuali hanno organizzato una manifestazione in via San Giovanni in Laterano, la cosiddetta Gay Street della capitale, per lanciare un messaggio contro l’omofobia e la discriminazione sessuale.
Anche la stampa di area cattolica ha commentato il suicidio e le reazioni delle associazioni Lgbt. Sulla Nuova Bussola Quotidiana si titola “Giovane suicida, sciacalli in azione” e per Riccardo Cascioli «la notizia del suicidio è piegata a strumentalizzazioni e interessi ideologici». Continua Cascioli: «Se a suicidarsi è una persona qualsiasi viene liquidata in poche righe di cronaca, qualcuna in più se si creano problemi alla circolazione gettandosi sotto il metro o sotto un treno. (…) Se a togliersi la vita è un giovane gay o presunto tale, ecco allora che le stesse paginate e servizi vengono spesi per incolpare l’intera società di omofobia e i politici per non avere provveduto ad approvare una legge che punisca severamente ogni discriminazione nei confronti degli omosessuali. Insomma il suicidio conta se serve per promuovere l’eutanasia o le leggi pro-gay». Per il giornalista «intorno al tragico fatto di cronaca si è scatenata la ormai solita cagnara di chi invoca la legge contro l’omofobia e vorrebbe ridurre al silenzio – magari con il carcere – chi prova semplicemente a dire che un conto è condannare bullismo e violenze (che vanno sempre condannate) e un altro proporre norme che puniscano il reato di opinione, inclusa la contrarietà a concedere il matrimonio tra persone dello stesso sesso». Continua a leggere

I cattolici si scoprono “paladini della libertà d’opinione” solo sulla legge contro i crimini d’odio per gli omosessuali.

Sulla legge contro l’omofobia i vescovi italiani sono scesi a gamba tesa e dopo l’approvazione da parte della Camera del disegno di legge Scalfarotto, Avvenire (organo della Conferenza episcopale italiana) chiede il parere di Alberto Gambino, docente di diritto privato (resta da capire cosa c’entri il diritto privato con una norma di diritto penale) all’Università Europea di Roma, università della congregazione dei Legionari di Cristo: «Per quale motivo una persona dovrebbe avere maggior tutela giuridica di un’altra per il suo orientamento sessuale? Allora potremmo includere in questa tutela anche i portatori di handicap, per esempio, o i preti di periferia che combattono contro la mafia. Non si vede per quale ragione questi soggetti ugualmente degni non meritino lo stesso surplus di tutela penale. In realtà in questo modo una legge contro la discriminazione di alcuni finisce per discriminare gli altri». Allo stesso modo Gambino sembra essere rassicurante sulla libertà di espressione: «Per quanto riguarda le opinioni, non costituisce istigazione all’omofobia il fatto che durante un’omelia un sacerdote parli della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Per quanto invece riguarda le condotte, non costituisce omofobia il fatto che in una scuola paritaria o in una università cattolica si scelgano insegnanti che condividono un progetto formativo che veda nella unione eterosessuale il modello di famiglia su cui costruire la società. Anche se a dire il vero, si tratta di un paradosso». Continua a leggere

Il Movimento per la vita: “L’aborto? Colpa dei libri scolastici e della televisione”.

La relazione del ministero della Sanità sull’attuazione della legge 194 del 1981 che regolamenta l’interruzione di gravidanza ha ovviamente provocato la reazione del mondo cattolico: una reazione tutto sommato timida considerando che il numero degli aborti è in forte calo.
Su Avvenire interviene il presidente del Movimento per la vita Carlo Casini: «La relazione ministeriale sugli aborti in Italia fa sorgere due domande. La prima: i numeri sono completi? Lo sono certamente per quanto riguarda le Ivg ospedaliere, ma sono completi anche se il criterio di giudizio riguarda la distruzione di vite umane incipienti? Se seguiamo questo secondo criterio bisogna tener conto degli effetti prodotti dall’inconoscibile aborto chimico (400 mila confezioni di pillola del giorno dopo vendute ogni anno) e del persistere dell’aborto clandestino classico di cui qualche episodio giudiziario fa ogni tanto emergere». Casini forse confonde l’aborto chimico (praticato con la pillola abortiva Ru-486) con la pillola del giorno dopo che, secondo quanto afferma l’Organizzazione mondiale della sanità, è inefficace dopo l’ovulazione e non provoca l’aborto. Quindi se si dovesse considerare “abortiva” la pillola del giorno dopo, bisognerebbe considerare tale ogni sistema di contraccezione compreso il preservativo.
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La miope “catto-sociologia” di Avvenire

Per fortuna ci pensa il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire a rivelarci che l’Italia è nella top ten del rispetto per quanto riguarda l’omofobia: «L’Italia un paese intollerante? Dove i gay sono visti con diffidenza e discriminati? Falso. Al netto dell’acida propaganda ideologica, che ci vorrebbe “omofobi”, l’Italia appare come un paese sereno e accogliente. Tre italiani su quattro, oggi, non sono ostili nei confronti della persone omosessuali e meno di uno su cinque li ritiene un problema», così scrive Umberto Folena sul quotidiano della Conferenza episcopale italiana. Continua Folena: «A dimostrarlo è un’indagine condotta a livello mondiale, in ben 39 paesi di tutti i continenti, dal Pew Research Center. Una ricerca che riserva alcune conferme e parecchie sorprese, dando un’energica spallata a non pochi luoghi comuni. L’Italia, per cominciare. Abituati a stazionare nelle retrovie delle classifiche mondiali d’ogni genere, stavolta occupiamo una lusinghiera ottava posizione (in rimonta). Ad accettare serenamente le persone omosessuali è il 74% della popolazione; meno sereno è ancora il 18; il rimanente 8 non ritiene di dover esprimere alcun parere». Insomma sembra proprio che non sia necessaria nessuna legge che contrasti l’omofobia e questa opinione è confermata da un editoriale pubblicato sullo stesso quotidiano in cui si legge: «L'”omofobia”, e tutto ciò che con questo termine oggi s’intende, è insopportabile. Perché nessuna violenza e nessuna discriminazione possono essere mai accettate. Ma la strategia tesa a garantire una super-tutela alle persone omosessuali c’entra proprio poco con il rifiuto di violenza e discriminazione (soprattutto in un Paese come l’Italia che – l’abbiamo documentato ieri, pubblicando i recentissimi dati del “Pew Resarch Center” – è tra i primi dieci al mondo per rispetto di queste stesse persone)». Sebbene Avvenire dia notizia solo ora di questo studio in questo blog ne avevamo scritto a giugno. Continua a leggere

I Giuristi Cattolici: “Omosessualità depenalizzata a maggioranza”. Anche il papa viene eletto a maggioranza.

Francesco D'Agostino

Nella polemica esplosa alle parole di Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, che ha affermato che «l’omosessualità è stata depennata dal manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali non per motivi scientifici» non poteva mancare l’intervento del presidente della stessa associazione, il professor Francesco D’Agostino: un intervento autorevole che avviene da un palcoscenico altrettanto autorevole, Avvenire, organo della Conferenza episcopale italiana.

D’Agostino, professore anche alla Libera Università Maria Santissima Assunta ed alla Pontificia Università Lateranense e membro della Pontificia Accademia per la Vita, lo ammette sin da subito: «Non voglio entrare nel merito di un problema che non domino (ma che dubito sia davvero dominabile da parte di chicchessia) e cioè se l’omosessualità possa essere “curata” e se il disagio esistenziale di cui (alcuni ) omosessuali soffrono li renda meritevoli di aiuto». D’Agostino non vuole entrare nel merito di un problema ma poi in effetti lo fa. E nonostante dubiti che nessuno possa dominare il “problema” se l’omosessualità possa essere “curata” forse uno psicologo avrà qualcosa di più da dire rispetto ad un giurista.
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Avvenire, il “Big-ay Brother” e quegli omosessuali che “non amano il chiasso”

Nel dibattito esistente sulla legge che riguarda le discriminazioni e le violenze compiute in base all’orientamento sessuale (etero o omo) è sempre molto interessante leggere il punto di vista di Avvenire, organo ufficiale della Conferenza episcopale italiana, e dei suoi articolisti.
Tra i vari interventi degni di nota si segnala, per la sua lucidità, quello di Giovanni Lazzaretti pubblicato l’otto agosto sull’organo della Cei e riproposto dal sito Bastabugie. Lazzaretti delizia i suoi lettori con la sua esperienza personale: «Mia moglie e io nel 1980 formammo una famiglia, società naturale fondata sul matrimonio, così riconosciuta dalla Costituzione. Desideravamo dei figli, venendo così incontro alle necessità della società, che ha bisogno di figli per sussistere. I figli nacquero attraverso rapporti sessuali matrimoniali». C’è da essere certamente felici che Lazzaretti e la sua fortunata moglie abbiano un matrimonio che dura da più di trent’anni ma bisogna specificare che la «società naturale fondata sul matrimonio» – così come previsto dall’articolo 29 della nostra Costituzione – viene spesso interpretata in modo errato dai cattolici. Per questi con il riferimento alla “natura”, in base a discutibili motivazioni filosofiche, si farebbe esplicito riferimento al matrimonio eterosessuale mentre, nella sentenza sentenza 138/2010, la Corte costituzionale  afferma che «con tale espressione, come si desume dai lavori preparatori dell’Assemblea costituente, si volle sottolineare che la famiglia contemplata dalla norma aveva dei diritti originari e preesistenti allo Stato, che questo doveva riconoscere». Insomma nel dibatto esistente sulle famiglie (sposate o no) formate da persone dello stesso sesso il riferimento alla «società naturale» c’entra veramente molto poco. Continua a leggere

Legge contro l’omofobia: un fiume cattolico di disinformazione e vittimismo.

Sarebbero addirittura sotto attacco i cristiani in Occidente a causa delle leggi contro l’omofobia: almeno secondo quanto scrive Luigi Amicone sul sito ciellino Tempi. Diverse realtà della lobby cattolica hanno lanciato una vera e proprio campagna in grande stile per far passare il concetto che la norma contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale (omo o etero) sia liberticida e descrivendo i cristiani come delle vittime ed allo stesso tempo dei difensori della libertà di opinione e di pensiero.
Non poteva mancare l’intervento dell'”ultracattolico” Carlo Giovanardi che, sempre su Tempi, arriva a sostenere che si andrà in galera nel caso in cui si sostenesse che il papà deve essere un uomo e la mamma una donna descrivendo il testo proposto dall’on. Scalfarotto come una «follia eterofoba, pensata per imbavagliare chi non la pensa come i gay militanti»: forse Giovanardi dovrebbe considerare che a favore dei diritti per gli omosessuali ci sono tantissimi eterosessuali (la maggior parte dei quali anche cattolici) e non solo dei “gay militanti”. Sempre Giovanardi dice che «bisogna fermare questo attacco diretto alla libertà di parola e di opinione garantite dalla Costituzione, contrario ad ogni principio di cultura liberale, non a caso fortemente voluto da chi proviene dalla storia e dalla mentalità comunista che da sempre ha pensato di risolvere i contrasti politici con la repressione penale». Forse l’esponente del Pdl dimentica che la Costituzione a cui si richiama è stata firmata proprio da un politico comunista, Umberto Terracini, che è stato anche presidente dell’assemblea costituente. Difficile inoltre che si possa definire “comunista” un politico come Ivan Scalfarotto che proviene dal settore bancario. Allo stesso modo si rimarrebbe sorpresi nel sapere che nel Pdl ci sono “comunisti” visto che relatore della legge (assieme ad Ivan Scalfarotto) contro l’omofobia è proprio Antonio Leone del Pdl. Inoltre è difficile che picchiare una persona per il proprio orientamento sessuale possa essere considerata “libertà d’opinione”. Bisogna sottolineare che la legge Mancino (all’interno della quale si aggiungerebbe la discriminazione legata all’orientamento sessuale della vittima) non a caso porta il nome di un politico, Nicola Mancino, che non era affatto comunista ma era democristiano: particolare che deve essere sfuggito a Giovanardi che invece parla di “comunisti”. Continua a leggere

Coppie gay. Sentenza della Corte suprema Usa, il cardinale Dolan: “Giornata tragica per la nazione”. Ma perché?

domaAlla fine la Corte suprema Usa ha deciso che il Doma (Defense Of Marriage Act) è incostituzionale. In base a tale atto il governo federale poteva scegliere di non applicare alle coppie gay sposate, in quegli Stati Usa dove esiste il matrimonio omosessuale, quei benefici che sono concessi alle famiglie eterosessuali.
Il caso era stato portato davanti alla Corte Suprema da Edie Windsor a cui il fisco aveva negato il rimborso degli oltre 300mila dollari che aveva pagato per le tasse che aveva pagato per l’eredità a seguito della morte di sua moglie Thea, con la quale aveva vissuto 42 anni ed erano state unite in matrimonio da due: in caso di una coppia eterosessuale queste tasse non sarebbero state dovute. Alla fine Edie ha sfidato il governo ed alla fine ha vinto.
Ovviamente l’incostituzionalità del Doma non prevede che in tutto il territorio americano sia legale il matrimonio per le coppie dello stesso sesso e la decisione se introdurlo rimarrà ai singoli Stati.
Non sono mancate le reazioni da parte del mondo cattolico. Il cardinale di New York e presidente della Conferenza episcopale americana, Timothy Dolan ha parlato di «una giornata tragica per il matrimonio e per la nazione»: forse gli americani, parlando di tragedie, avranno più in mente l’attacco di Pearl Harbor del 1941 o quello alle Torri Gemelle l’11 settembre 2001. Continua a leggere

Una notizia per il Forum delle associazioni familiari: la famiglia omosessuale aiuta anche quella eterosessuale.

Mentre gli altri Paesi approvano il matrimonio per le coppie dello stesso sesso, in Italia ci si limita a discutere di riconoscimento delle unioni civili con alcuni interventi favorevoli anche dal centrodestra.
Contro questi interventi si è scagliata l’associazione politica di orientamento cattolico Forum delle associazioni familiari con una lettera aperta pubblicata sul giornale dei vescovi italiani Avvenire.
L’associazione definisce il mancato riconoscimento delle unioni omosessuali come un «ipotetico torto» a danno di «cosiddetti diritti civili negati» e si domanda se tali diritti siano veramente negati: «Ma sono davvero negati, questi diritti? E quali? Il diritto ad amarsi? Il diritto a convivere? Il diritto a non avere i propri redditi assommati nel computo delle imposte? Il diritto a nessun obbligo giuridico di mantenimento verso alcuno?». Per fortuna in Italia non è la legge che stabilisce chi amare e con chi convivere: per quanto riguarda il «diritto a non avere i propri redditi assommati nel computo delle imposte» o il «diritto a nessun obbligo giuridico di mantenimento» bisogna specificare che questa situazione riguarda anche le tante coppie eterosessuali che decidono di non sposarsi sebbene persista – sia per le coppie etero che per quelle omosessuali – l’obbligo di mantenimento verso i figli. Continua a leggere

Referendum bolognese sui finanziamenti alle scuole private: “Tempi” di chiarirsi con l’Agesc.

Il risultato del referendum consultivo del comune di Bologna è noto: il Comitato Articolo 33 aveva indetto la consultazione per chiedere ai bolognesi se erano d’accordo nell’abolire il finanziamento pubblico alle scuole materne paritarie ed il 59 per cento dei votanti si è detto d’accordo nel concedere i finanziamenti pubblici solo alle scuole materne statali. L’affluenza – è opportuno dirlo – è stata particolarmente bassa: su 290mila aventi diritto sono andati a votare soltanto 85.934 (il 28,71 per cento).
Il referendum aveva solo valore consultivo e quindi non vincola l’azione dell’amministrazione comunale sebbene il sindaco Merola (Pd), che aveva invitato a votare ed ad esprimersi a favore del finanziamento alle scuole paritarie, ha così commentato: «Terremo conto del voto ma Bologna non deve rinunciare al sistema delle convenzioni» anche se «non possiamo ignorare la richiesta di scuola pubblica».
Non sono mancate le reazioni del mondo cattolico al risultato referendario di Bologna. Tempi titola: “Volevano fare di Bologna il laboratorio per mettere in crisi tutte le scuole paritarie. Hanno fallito” e, soffermandosi sulla scarsa partecipazione al voto, Emanuele Boffi scrive che «Contro le paritarie hanno votato, in sostanza, poco più del 15 per cento dei cittadini. Nemmeno 2 su 10» perciò, questa è la conclusione, gli attivisti referendari «hanno miseramente fallito su tutta la linea, non riuscendo a mobilitare se non i militanti del loro orticello, in una delle piazze più “di sinistra” di tutto il paese».
Difficile sostenere che gli astensionisti fossero a favore del finanziamento alle scuole paritarie (come è difficile sostenere anche il contrario) e si presuppone che gli astensionisti in sostanza “deleghino in bianco” chi invece decide di partecipare al voto. Continua a leggere

Siamo calabresi ma non ‘ndranghetisti, Avvenire!

Devo fare “outing”: sono calabrese. Non mi sono mai sentito calabrese perché non penso che nascere in Calabria come in qualsiasi altra regione connoti, sia in senso positivo che in senso negativo, la persona in un certo modo. Non posso “sentirmi” calabrese perché non ho mai capito quale sia l’essenza del calabrese: non penso che i calabresi abbiano delle caratteristiche particolari che li differenziano dagli abitanti di altre regioni. Non posso dire di amare la Calabria più delle altre regioni o Paesi del mondo in cui sono stato. Non ho una feeling particolare con una persona per il semplice fatto che è nata in Calabria. Non digerisco la ‘ndujia o la classica soppressata, a casa non ho appeso quadri o fotografie che mi ricordino la Calabria, quasi tutti i miei amici non sono calabresi, parlo un orrendo dialetto calabrese sebbene il mio accento tradisca le mie origini meridionali. Non mi son mai sentito “orgoglioso” di essere calabrese perché ciò avrebbe significato che gli abitanti di altre regioni o di altri Paesi del mondo avrebbero dovuto vergognarsi delle loro origini “non calabresi”. Però – inutile negarlo – anche se non mi sento calabrese, in ogni caso lo sono o almeno così mi devo considerare in base al dizionario Treccani secondo cui è calabrese un «nativo della Calabria». C’è poco da fare, sono nato in Calabria e quindi devo considerarmi calabrese a tutti gli effetti sebbene non ci abiti da molti anni. Perciò riprendendo la mia “calabresità” sono rimasto un po’ perplesso nel leggere un articolo di Avvenire che titolava “Lo strano caso del suicidio di un dirigente. Scoperti legami con famiglie calabresi”, in merito al sospetto suicidio di Pasquale Libri, dirigente dell’ospedale San Paolo di Milano e sposato con una nipote del boss Rocco Musolino. Non capivo cosa ci fosse di male ad avere legami con “famiglie calabresi” ma – leggendo l’articolo – mi sono reso conto che le famiglie calabresi del titolo sono famiglie un po’ particolari: sono famiglie della ‘ndrangheta. Non credo sia difficile capire che essere una “famiglia calabrese” non significa affatto essere una “famiglia ‘ndranghetista”: le seconde costituiscono solamente una parte infinitesimale delle prime. Continua a leggere

Avvenire plaude ai Paesi dove è stato approvato il matrimonio gay

Avvenire, il giornale dei vescovi italiani, involontariamente tesse l’elogio dei Paesi in cui è stato approvato il matrimonio per le coppie dello stesso sesso. Ovviamente lo fa alla sua maniera con un articolo di Massimo Calvi in cui provocatoriamente si sostiene che «il dibattito sulle nozze gay, oggi, non dovrebbe neanche cominciare». Questa tesi non è sostenuta su basi giuridiche ma considerando che sia più impellente il sostegno alla famiglia coi figli.
Calvi evidenzia che «i Paesi dove vige o sta entrando in vigore una qualche forma di riconoscimento delle unioni omosessuali, sono comunque Paesi lontani anni luce dall’Italia in fatto di sostegno economico alle famiglie con figli» e sono nazioni che «che hanno affrontato e risolto assai meglio dell’Italia quello che dovrebbe presentarsi come il primo diritto fondamentale: sostenere, e non penalizzare, le famiglie che hanno figli da crescere e da educare». Calvi propone il caso della Francia dove «il sistema del “quoziente familiare” rende persino vantaggioso diventare genitori» mentre in Germania «lo stato di famiglia entra direttamente in dichiarazione di redditi e il valore delle detrazioni per figli a carico è almeno il triplo del nostro». A concludere i Paesi scandinavi dove «i servizi per la prima infanzia coprono il doppio del bisogno rispetto al nostro Paese». Attualmente sia in Francia, che in Germania che nei Paesi scandinavi esiste già il matrimonio omosessuale (una realtà nei Paesi scandinavi ed in corso d’approvazione in Francia) o le unioni civili delle unioni omosessuali. Continua a leggere

Per la Chiesa nelle adozioni gay i bambini sono una “merce” ma gli orfanotrofi continuano ad essere pieni

Orfanotrofio lager in RussiaA seguto della sentenza della Cassazione che ha confermato l’affidamento di un bambino alla madre omosessuale convivente con la sua campagna, i cattolici hanno reagito alla paventata possibilità che una coppia omosessuale possa adottare un bambino.
Tra i vari interventi il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire ha titolato “Figli alle coppie gay? Sentenza pericolosa” mentre monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, intervistato da Radio Vaticana ha affermato che «l’adozione dei bambini da parte degli omosessuali, porta il bambino ad essere una sorta di merce».
Sempre Avvenire pubblica un articolo molto allarmante sulla crisi delle adozioni in Italia a commento del report sulle adozioni in Italia pubblicato dalla commissione per le adozioni internazionali della presidenza del Consiglio dei ministri.
Secondo il quotidiano della Cei «un calo così vistoso forse non se lo aspettavano nemmeno gli addetti ai lavori, che pur da un paio di anni segnalano grosse difficoltà. Il -22,8 per cento di bambini adottati nel 2012 non è una semplice diminuzione fisiologica visti gli anni di crisi; è, invece, un vero e proprio crollo». Nel 2012 «sono entrati in Italia 3.106 minori stranieri, contro i 4.022 del 2011. Il che vuol dire 916 bambini in meno. Le coppie adottanti sono diminuite più o meno della stessa percentuale: 2.469 nel 2012 contro le 3.154 del 2011, ben 685 in meno».
Per l’organo dei vescovi italiani «Il report della Cai non offre spiegazioni sul calo delle adozioni, oggettivamente inquietante visto che l’Italia è storicamente tra i più accoglienti al mondo». Continua a leggere

Corte europea dei diritti dell’uomo: “La libertà religiosa può essere limitata in presenza di interessi maggiori”

Il diritto ad esprimere il proprio credo religioso deve essere tutelato ma può essere limitato in presenza di diritti o interessi di maggiore interesse: questo in sintesi il succo della sentenza della Cedu (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) che è stata chiamata a decidere sui casi di quattro cittadini britannici – “cristiani discriminati sul lavoro” secondo Avvenire – che hanno fatto ricorso contro lo Stato accusato di non aver difeso in modo adeguato la loro libertà religiosa e il diritto a non subire discriminazioni sul posto di lavoro.
Questi i casi. Nadia Eweida, 55 anni, era una hostess di terra della British Airways addetta al controllo dei bagagli. Sulla sua divisa indossava una collana con un crocifisso contravvenendo alle policy della compagnia aerea. Nel 2006 i suoi superiori le chiesero di indossarla all’interno della divisa perché averla all’esterno non era conforme alle norme di sicurezza che deve rispettare un’ispettrice dei bagagli ma la hostess si rifiutò. La compagnia aerea allora le offrì la possibilità di essere impiegata in un’altra mansione dove non avrebbe dovuto indossare l’uniforme e quindi avrebbe potuto tranquillamente indossare la collana ma la hostess rifiutò anche questa proposta. La British Airways perciò la licenziò e Nadia Eweida citò la compagnia aerea in tribunale ma perse il ricorso sia in prima istanza che in appello (cfr. sentenza d’appello).

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Il mondo cattolico: “La sentenza della Cassazione è un via libera alle adozioni gay. Anzi no”.

La sentenza della Cassazione che ha confermato l’affidamento di un bambino alla madre omosessuale convivente con la sua campagna ha provocato la reazione, per opposti motivi, sia del mondo laico che di quello cattolico.
Il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire ha titolato “Figli alle coppie gay? Sentenza pericolosa” domandandosi: «Cosa augurare a questo bambino? Di restare a vivere con la mamma e con la compagna della mamma – così come ha stabilito la Corte di Cassazione – o di venir affidato al papà violento che se n’è andato quando il figlio aveva dieci mesi, rinunciando a vederlo e a educarlo?».
Sempre sul quotidiano dei vescovi Carlo Cardia ha scritto che il bambino «privato artificiosamente della doppia genitorialità, vede venir meno la dimensione umana e affettiva necessaria per la crescita e il suo armonico sviluppo, ed è lasciato in balia di esperienze, rapporti, relazioni umane, sostitutive e del tutto slegate rispetto alla naturalità del rapporto con il padre e la madre». Continua a leggere

Il cardinale Bertone: «Raggirato nella vicenda dei Salesiani». La Chiesa è ancora credibile nella gestione del denaro?

La notizia dell’esenzione Imu per i beni del mondo ecclesiastico ha creato molti malumori nella società ma un po’ meno nella politica. Il governo ha smentito il dietro front dichiarando che la disposizione è «in linea con gli orientamenti più volte espressi dal governo e con le richieste dell’Unione europea».
A questo punto resta il dubbio su quale sia l’orientamento del governo visto che a febbraio si prevedeva l’esenzione Imu sui beni con finalità «non esclusivamente commerciali» di Chiesa ed enti non profit e limitando l’esenzione alle sole parti non commerciali.
Da Avvenire non è tardata la risposta del direttore Marco Tarquinio secondo cui i beni ecclesiastici «le tasse le pagano già».

In ogni caso la Santa Sede ritorna ad essere al centro di attenzione (di cui forse avrebbe fatto a meno) a causa di un’eredità che potrebbe portare addirittura al fallimento dell’ordine religioso dei Salesiani.
La vicenda – ricostruita dal Corriere della Sera – nasce nel 1998 quando Alessandro Gerini dona il suo immenso patrimonio alla Fondazione Gerini, un ente ecclesiastico riconosciuto da Paolo VI e posto sotto il controllo della Congregazione Salesiana.
I nipoti impugnano il testamento dando inizio ad un contenzioso con la fondazione che si trascina sino al 2007. Quest’ultima accorda un risarcimento di cinque milioni di euro ai nipoti di Alessandro Gerini ed 11 milioni e mezzo al faccendiere Carlo Moisé Silvera che ha fatto da intermediario. Viene stabilito però che la percentuale per Silvera sarà aumentata quando verrà fatta una stima dell’intero patrimonio. La valutazione viene fatta e l’intera eredità viene stimata in 568 milioni di euro quindi la percentuale per il faccendiere sale a 99 milioni di euro.
La fondazione decide di non pagare ed il tribunale di Milano sequestra immobili e mobili per un valore di 130 milioni di euro: un importo comprensivo degli interessi che potrebbe portare anche al fallimento dell’ordine religioso.
A questo punto entra in ballo il segretario di Stato Tarcisio Bertone che due mesi fa – secondo il Corriere della Sera – scriverebbe una lettera da consegnare ai giudici: «Ho dato il consenso alla soluzione negoziale, ma ho scoperto soltanto dopo che il valore del patrimonio era stato gonfiato a dismisura per aumentare la somma destinata a Silvera, depauperando e umiliando l’attività benefica della Congregazione».

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Imu alla Chiesa. “Vorrei ma non posso”: il governo Monti affetto dalla “sindrome di Fonzie”.

Il governo Monti sembra affetto dalla cosiddetta “sindrome di Fonzie” dal nome del motociclista protagonista della fortunata sitcom americana Happy Days.
Infatti come il simpatico personaggio interpretato da Henry Winkler era totalmente incapace ad ammettere di essersi sbagliato o di chiedere scusa, allo stesso modo il nostro esecutivo “tecnico” non riesce proprio a far pagare l’Imu alla Chiesa.
A febbraio il presidente del Consiglio aveva annunciato che anche i beni immobili commerciali riconducibili alla Chiesa avrebbero pagato l’oneroso tributo. Il provvedimento era stato inserito nel cosiddetto decreto liberalizzazioni ed un successivo regolamento avrebbe solamente dovuto stabilire le modalità di pagamento dell’imposta soprattutto per quei beni in cui l’attività commerciale non è esclusiva ma si svolgeva assieme ad un’attività no profit.
Da allora è cominciata la “sindrome di Fonzie” visto che fino a settembre non si è vista traccia di questo regolamento attuativo con il rischio (che ormai sta diventando certezza) che la Chiesa non pagasse l’Imu nel 2013.
Il ministero dell’Economia ha presentato il regolamento ad ottobre ma spingendosi ben oltre quelli che erano i confini. In questo regolamento erano presenti una serie di casistiche in cui scattava l’esenzione dell’Imu rendendo – di fatto – nulla l’applicazione del tributo.
Il Consiglio di Stato – che doveva esaminarlo – lo aveva bocciato perché non era solo un regolamento attuativo ma aveva contenuti che – per essere validi – dovevano essere presenti in un decreto con forza di legge. Continua a leggere

L’austerità dei Mormoni e degli Ortodossi imbarazza la Chiesa cattolica

Lo Stato italiano dopo aver firmato e trasferito in legge dello Stato l’intesa con mormoni, ortodossi ed apostolici si appresta a siglarla anche con la Congregazione cristiana dei testimoni di Geova, l’Unione buddhista italiana e l’Unione induista italiana.
Così come avvenuto precedentemente non sarà necessario un passaggio in aula del testo ma sarà sufficiente l’approvazione in Commissione affari costituzionali quindi sarà facile che si arrivi al provvedimento prima dello scioglimento del Parlamento.
Successivamente i musulmani resterebbero gli unici a non aver un’intesa con lo Stato italiano. Secondo la Lega musulmana mondiale i musulmani presenti in Italia sarebbero circa 1,2 milioni (pari al 2% della popolazione), i testimoni di Geova conterebbero circa 243.000 aderenti (o,6 per cento) mentre i Buddisti sarebbero circa 100.000 (0,3 per cento).
L’intesa con queste nuove confessioni avrà effetti anche per l’8 per mille perché i contribuenti avranno un ventaglio più ampio di culti per cui firmare anche se i mormoni hanno scelto di non ricevere nessun tipo di contributo. Gli effetti comunque saranno minimi considerato che queste religioni (tranne i musulmani) non hanno un largo seguito in Italia. Ciò nonostante c’è qualche imbarazzo anche per la Cei.
Come scritto, i mormoni – sebbene ne abbiano diritto – hanno scelto di non accedere ai fondi dell’8 per mille: in passato anche i battisti avevano questa posizione ma da quest’anno hanno cambiato idea. Continua a leggere

“Questo non è un film”: un documentario della Cei in 8 (per) mille-metri.

Non bastavano opuscoli informativi e spot pubblicitari, ora la Cei per conquistare le firme dell’8 per mille è scesa in campo con un vero e proprio mediometraggio: Questo non è un film.
Un docufilm in quattro episodi realizzato dal regista Stefano Palombi per informare (o meglio emozionare) sul modo in cui la Cei spende i soldi degli italiani con l’8 per mille. Un mediometraggio prodotto da Lux Vide per il Servizio Cei per la promozione del sostegno economico alla Chiesa.
Già da tempo la Cei impiega spot pubblicitari per convincere i contribuenti italiani a firmare per la Chiesa cattolica ed in merito l’Aduc (Associazione per i diritti degli utenti ed i consumatori) aveva presentato un esposto all’Autorità garante della concorrenza e del mercato per pubblicità ingannevole in Tv e sul web della campagna di pubblicità sociale “chiedilo a loro” per la destinazione dell’8 per mille alla Chiesa cattolica.
In effetti negli spot della campagna 2012 come nel film si parla di preti che aiutano terremotati, di aiuti a giovani, prostitute, anziani, drogati ed a bambini di aree disagiate ma la realtà è un po’ diversa.

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Avvenire: «Ragazzina costretta ad abortire». Per la Corte europea dei diritti dell’uomo non è così.

«Ragazzina costretta ad abortire ma la corte Ue condanna lo Stato»: così Avvenire titola in riferimento al caso di una ragazzina di quattordici anni che ha fatto ricorso all’aborto.
La triste storia nasce in Polonia nel 2008: una ragazza di quattordici anni era stata stuprata e non ha avuto l’accesso all’aborto in diversi ospedali a seguito delle pressioni dei gruppi no-choice. Questa vicenda aveva suscitato molto clamore in Polonia ed alla fine è approdata davanti la Corte europea dei diritti dell’uomo.

La ragazza – le cui generalità non sono state rese note – essendo stata violentata aveva ottenuto un certificato di un pubblico ministero polacco che confermava che la sua gravidanza era a causa di rapporti sessuali illeciti. Questo è uno dei motivi per avere accesso all’aborto in conformità con la legge polacca: una delle più restrittive d’Europa che lo ammette solo in caso di stupro, incesto o quando la vita della madre o il feto è in pericolo.

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Avvenire contro Corrado Guzzanti: «I cristiani sono stanchi delle irreligiose insulsaggini in tv». Anche i laici sono stanchi delle insulsaggini religiose.

Avvenire pubblica la lettera di un lettore particolarmente offeso per uno spot trasmesso sui Rai Tre in cui il comico Corrado Guzzanti cantava il testo religioso Symbolum 77.

Questa la lettera del lettore di Avvenire.
«Caro direttore, domenica sera in attesa di “Che tempo che fa” (Rai3), mi sono imbattuto in uno scandaloso spot del signor Corrado Guzzanti. Con apparentemente “innocente”, maleducata, offensiva e sacrilega ironia “commentava” un canto religioso. Giù le mani da Gesù Cristo! “Morto per amore”, anche per il signor Guzzanti! Tutto sarà perdonato dal Figlio dell’uomo, che si è incarnato per me e per tutti, che si è beccato gli insulti, gli sputi, la croce, la morte e l’”abbandono” di Dio, l’odio di tutto il mondo per me e per il signor Guzzanti. Ma il peccato contro lo Spirito d’amore, io credo, non sarà mai perdonato. “Vivo in mezzo a noi”, sì vivo: il tempo reale è quello di Dio. Solo i dannati sono morti (legga le testimonianze a riguardo dei pastorelli di Fatima, di santa Faustina, di santa Veronica Giuliani, di Caterina da Siena, di Teresa d’Avila e di un’infinità di altre anime che si sono immolate per tanti bestemmiatori del Nome tre volte santo di Dio). “Fino a quando Tu ritornerai per aprirci il Regno di Dio”. Lui ha detto che tornerà all’improvviso come un ladro di notte. In questo disgraziato momento in cui la Terra sembra correre verso la catastrofe, non abbiamo certo bisogno degli insulti a Gesù Cristo del signor Corrado Guzzanti. Grazie alla Rai!».

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Omosessualità. Forza Nuova: «Le perversioni vanno curate». Omofobia in linea con la dottrina cattolica.

Ha creato indignazione il manifesto affisso da attivisti di Forza Nuova davanti alla sede della comunità Lgbt di Bologna: «Le perversioni vanno curate». Molte condanne per l’episodio mentre l’Italia dei valori ha chiesto – come auspicabile – lo scioglimento dei gruppi neofascisti  come Forza Nuova in base alla legge Mancino e l’approvazione di una norma contro l’omofobia.
Il movimento neofascista ha sempre avuto una posizione molto netta nei confronti dell’omosessualità e dei diritti degli omosessuali.
Basta leggere il loro programma in cui considera «crimini contro la morale, la natura e la famiglia (…) i grotteschi pseudomatrimoni omosessuali con il loro orrendo corollario delle adozioni di bambini da parte dei sodomiti».
Il programma continua: «Noi conosciamo e riconosciamo una sola famiglia, quella naturale come esiste da sempre, con i suoi ruoli interni – Padre, Madre e figli – e la sua Morale conseguente».
Perciò «Forza Nuova si schiera contro tutto ciò che minaccia la famiglia tradizionale: dalla poligamia islamica alle “regolarizzazioni” omosessuali» pensando che «Famiglia e Scuola insieme devono educare i bambini e i ragazzi al culto della Fede religiosa e dell’Amor di Patria».
Ovviamente resta un programma intriso di elementi religiosi con «l’obiettivo in campo religioso (…) di ridare Dio all’Italia e l’Italia a Dio» e «la tutela della istituzione della Famiglia naturale, l’adozione del cattolicesimo come religione di Stato, l’indissolubilità della nostra nazione e la preservazione del suo carattere cattolico».
L’opposizione al matrimonio omosessuale del movimento di estrema destra è perfettamente in linea con la dottrina ufficiale della Chiesa cattolica che si è espressa in materia con il documento «Famiglia, matrimonio e “unioni di fatto”». Continua a leggere

La teoria del piano inclinato: dalla “libertà religiosa” alla pubblicazione degli indirizzi per offrire un «po’ di tumulti».

Spesso da parte del mondo cattolico si sente invocare la “libertà religiosa” come se fosse un valore da non dover essere limitato da altri diritti.
A vigilare sull’intolleranza nei confronti dei cristiani è attivo Oidce (Osservatorio sull’intolleranza e sulla discriminazione religiosa in Europa) che ogni anno pubblica un rapporto sui presunti casi di discriminazione religiosa nel vecchio contiente. Questo rapporto trova sempre molta eco nel mondo cattolico e viene citato anche da Avvenire.
Proprio uno di questi casi ha attirato nuovamente l’attenzione della stampa britannica.
Michael Black e John Morgan sono una coppia omosessuale che – nel marzo 2010 – avevano prenotato on line una camera presso lo Swiss Bed and Breakfast di Susanne Wilkinson a Cookham nello Berkshire.
Al loro arrivo al bed and breakfast Susanne Wilkinson si rifiutò di accoglierli nella sua struttura in quanto far dormire assieme una coppia omosessuale andava contro ai suoi principi religiosi.
Il caso attirò l’attenzione dei media e – secondo Oidce – Michael Black e John Morgan «stavano minacciando di citare in giudizio Francesco e Susanne Wilkinson» i quali venivano limitati nella loro libertà di coscienza. Continua a leggere

Avvenire: «Bloomberg finanzia i candidati pro nozze gay e contro la vendita delle armi». E meno male…..

Avvenire pubblica un articolo (“Bloomberg offre denaro ai candidati pro nozze gay”) rivelando l’attività da lobbysta del sindaco di New York.
Con queste parole il quotidiano dei vesco italiani descrive l’attività del sindaco magnate: «Il miliardario, indipendente e pragmatico sindaco di New York Michael Bloomberg è disposto a contribuire milioni di dollari per la tua elezione. A patto che tu sottoscriva tre promesse: devi sostenere leggi che rendano più difficile comprare armi, portino a scuole più efficienti e legalizzino le nozze omosessuali».
La notizia non ha nulla di sorprendente: i finanziamenti privati sono una realtà anche in Italia sebbene sia la prassi ed un sistema consolidato negli Usa. Ovviamente un finanziere (come qualsiasi privato cittadino) sarà disponibile a finanziare solo quei candidati che possano appoggiare le proprie istanze: qualora i politici non condividano il punto di vista dei loro sponsor sono liberi di rifiutare.
I finanziamenti dei privati negli Usa sono liberamente consultabili on line in modo che tutti sappiano da chi ricevano i contributi i singoli candidati.
La lobby più potente è la National rifle association che – appoggiando candidati democratici ma soprattutto repubblicani – ha impedito l’adozione di provvedimenti restrittivi nei confronti della vendita delle armi permettendo stragi come il massacro alla Columbine High School in cui morirono quindici persone. Contro questa lobby ed i suoi interessi – messi ben in luce da Michael Moore nel suo Bowling a Columbine – si è schierato il sindaco Bloomberg che ha messo a disposizione un fondo di 15 milioni di dollari per tutti i candidati sensibili alla legalizzazione del matrimonio omosessuale, alla restrizione nell’acquisto di armi ed all’efficienza della scuola.
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Un “Avvenire” non roseo per il giornale della Cei

Ci sarebbe aria di crisi anche per il quotidiano della Cei Avvenire. Secondo quanto riporta ItaliaOggi sarebbe pronto un piano di contenimento dei costi che porterebbe al prepensionamento di una parte della redazione dei cento giornalisti diretti da Marco Tarquinio.
Nonostante siano aumentati i ricavi per le vendite (più 4,1 per cento) e per la raccolta pubblicitaria (più 3,2 per cento) il bilancio 2011 si è chiuso con un “rosso” di 562.000 euro.
Segni negativi sono stati riportati anche per i bilanci del 2010 (un passivo di 872.000 euro) e del 2009 (un passivo di 603.000 euro): i bilanci del giornale della Cei sono in rosso da tre anni nonostante abbia ricevuto – per l’anno 2010 – un finanziamento record di 5.092.265,03 euro, per il 2009 un finanziamento di 5.871.082,04 euro, per il 2008 e per il 2007 di 6.174.758,70 euro per ciascun anno, per il 2006 di 6.300.774,18 euro, per il 2005 di 6.300.774,17 euro e per il 2004 di 5.990.900,04 euro.

Avvenire: “Disturbati i figli dei gay”. Per la comunità scientifica sono solo “bullshit”.

Il giornale dei vescovi Avvenire ha pubblicato un articolo di Bice Benvenuti (“Adozioni ai gay? Figli disturbati”) sulle adozioni alle coppie omosessuali.
Nell’articolo si riporta l’opinione del dott. Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps): «Siamo preoccupati perché i media parlano dell’argomento con troppa leggerezza. Invece l’argomento è molto delicato e andrebbe valutato con maggiore rigore scientifico, soprattutto per le ripercussioni che comporta sulla crescita e lo sviluppo del bambino».
Giuseppe Di Mauro è un pediatra e risulta molto difficile credere che avere dei genitori omosessuali possa comportare un deficit nello sviluppo fisico.
Si potrebbe obiettare che una coppia di genitori dello stesso sesso non è l’ambiente idoneo allo sviluppo psicologico del bambino (sviluppo psicologico che di certo non è di competenza dei pediatri) ma l’Associazione italiana di psicologia ricorda che «le affermazioni secondo cui i bambini, per crescere bene, avrebbero bisogno di una madre e di un padre, non trovano riscontro nella ricerca internazionale sul rapporto fra relazioni familiari e sviluppo psico-sociale degli individui» ed inoltre «non sono né il numero né il genere dei genitori – adottivi o no che siano – a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano».

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