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Adozione a coppia di lesbiche: Avvenire e quei “problemi morali rilevanti”.

Non poteva di certo mancare la reazione della Chiesa cattolica davanti alla sentenza del tribunale per i minorenni di Roma che ha deciso l’adozione di una bimba di cinque anni ad una coppia di due donne conviventi da circa dieci anni e regolarmente sposata all’estero. La bambina è stata concepita, grazie alla fecondazione eterologa, da una delle mamme (che quindi risultava madre legale a tutti gli effetti): la decisione del Tribunale di Roma ha esteso l’adozione anche all’altra donna che – sin dalla nascita – si è occupata allo stesso modo della minore.
“Sentenza choc”: questa è la litania del clero italiano davanti a questa decisione.
Non sembra proprio essere corrispondente alla tanto decantata apertura di papa Francesco il commento del giornale dei vescovi italiani Avvenire: «Volevano andare oltre il loro amore lesbico. In sfregio alle leggi, e al normale buon senso, hanno preteso di “sposarsi”, acquisendo in qualche Paese facile un pezzo di carta che in Italia non vale nulla. Sono poi tornate all’estero per pagarsi ciò che la legge nel nostro Paese, e la natura, non avrebbero consentito: la vita di un bambino. Non importava quale delle due dovesse partorirlo, era indifferente al punto che hanno scelto sulla base del corpo più giovane». Sembrano così lontane le parole di papa Francesco: «Chi sono io per giudicare un gay?».

La posizione dei preti italiani è condivisa da altre autorità ovviamente “super partes” come quella del vice-presidente dei Giuristi cattolici, Giancarlo Cerrelli che, da quanto afferma, sembra ben conoscere quale sia il “bene” della bambina: «È del tutto evidente che ci troviamo di fronte a una sentenza ideologica, che vuole scavalcare il Parlamento e che, soprattutto, non guarda al bene della bambina». Evidentemente Cerrelli conosce così bene la bambina e la realtà familiare in cui è cresciuta da poter smentire la psicologa e l’assistente sociale che – come risulta nella sentenza – hanno dichiarato che «dall’incontro con le due mamme non sono emersi elementi che possano indurre a ritenere l’esistenza di un qualsivoglia disagio o disturbo della bambina causato, in ipotesi, dalla sua realtà familiare». Continua a leggere

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Anche con un poco di zucchero alla Chiesa la pillola non va proprio giù.

I metodi contraccettivi non hanno mai riscosso l’approvazione della Chiesa cattolica: una vera e propria guerra persa almeno in Italia dove la maggioranza delle persone non considera immorali gli anticoncenzionali.
Se in Italia poche possibilità ci sarebbero di bloccare la pillola del giorno dopo, in Bolivia il segretario generale della Conferenza Episcopale Boliviana Eugenio Scarpellini ha chiesto al governo di eliminare la vendita della pillola del giorno dopo perché non potrebbe essere considerata un contraccettivo.
Anche in Italia da parte del mondo cattolico la pillola del giorno dopo non è considerata un contraccettivo ma un “intercettivo” così come spiega Anna Fusina su Zenit, l’agenzia di stampa dei Legionari di Cristo. L’intercezione sarebbe «una tecnica che intercetta l’embrione rendendone impossibile l’annidamento nella parete uterina» e perciò non avrebbe «un effetto contraccettivo, ma antinidatorio, cioè abortivo». Un paragone tra contraccezione ed aborto condiviso, sempre su Zenit, da Elisabetta Bolzan secondo cui «anche la contraccezione di emergenza può provocare l’uccisione di un concepito» e per cui «il criterio di decisione che porta alla diffusione della contraccezione d’emergenza e al suo utilizzo è dunque il desiderio che una donna, una coppia hanno o meno nei confronti del figlio, ideale o reale che sia, sopprimendo di conseguenza l’oggettività che si è di fronte a una vita umana». Continua a leggere

I Giuristi Cattolici contro l’adozione?

Il parlamento lo aveva deciso a larga maggioranza già nel novembre 2012: nessuna distinzione tra figli nati dentro o fuori dal matrimonio. Una decisione bipartisan e su cui solo una parte minoritaria del mondo cattolico aveva espresso le sue critiche.
Sull’argomento interviene, con un editoriale dalle pagine del quotidiano dei vescovi italiani Avvenire, il presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani (Ugci) professor Francesco D’Agostino.
Il giurista, professore anche alla Libera Università Maria Santissima Assunta ed alla Pontificia Università Lateranense e membro della Pontificia Accademia per la Vita, pur accogliendo con soddisfazione per la decisione delle Camere, esprime le sue perplessità: «Eppure, il nuovo contesto legale che si è venuto a creare non è senza ombre. La riforma può apparire circoscritta, in quanto ha per oggetto solo lo statuto legale dei figli, ma di fatto ristruttura la dimensione legale della famiglia in generale. Non hanno torto coloro che osservano che, dopo la nuova legge, la genitorialità viene drasticamente ridefinita dal legislatore: più che coloro che li procreano, la legge considera “genitori” colore (sic, ndr) che riconoscono, accolgono, educano i “figli”, indipendentemente dal fatto che ne siano o no “genitori biologici”. È l’amore che crea la genitorialità – così sembra che pensi la legge –, non la “natura”». Continua a leggere

Le associazioni della scuola paritaria sentono la Chiesa vicina ma chiedono i soldi allo Stato.

3573915Il leitmotiv è sempre lo stesso e lo ricorda il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire scrivendo della “marcia” delle scuole paritarie a Verona: «Le scuole paritarie fanno risparmiare allo Stato non meno di 6 miliardi di euro l’anno». L’organo della Conferenza episcopale italiana riporta le parole del patriarca di Venezia monsignor Francesco Moraglia: «Oggi non c’è più tempo da perdere e c’è bisogno di decisioni forti e urgenti. Siamo consapevoli di essere giunti a un bivio: è importante che quanti rivestono una qualche autorità, politici e amministratori in primis, ed hanno a cuore il bene comune della scuola e della scuola paritaria cattolica dicano esplicitamente e senza mezze misure verso quale direzione vogliono andare e quali azioni intendano praticare perché non succeda l’irreparabile». Sono molto chiare le richieste delle scuole cattoliche: «Si assicuri per il 2013 l’intero importo dei contributi a bilancio senza alcun taglio e si garantisca per il 2014 un importo di contributi di almeno 530 milioni di euro».
Le associazioni scolastiche del settore privato sentono la Chiesa vicina e lo riconoscono: «La Chiesa è per la scuola, perché la Chiesa ha a cuore i ragazzi e i giovani, ha a cuore la famiglia, ha a cuore la società intera. La chiesa è per la scuola, per tutta la scuola, perché la scuola fa parte del bene comune». Nonostante la Chiesa sia per la scuola i soldi sono chiesti allo Stato non solo sotto forma di finanziamenti ma anche con esenzioni riaprendo un’annosa discussione: «Niente Imu e Tares per le Scuole paritarie gestite da Enti senza scopi di lucro affinché possano svolgere il loro servizio pubblico». Continua a leggere

Quell’eterno doppiopesismo della stampa cattolica.

La notizia del suicidio a Roma di un ragazzo omosessuale si è inserita nel dibattito esistente sulla legge sull’omofobia e le associazioni per i diritti degli omosessuali hanno organizzato una manifestazione in via San Giovanni in Laterano, la cosiddetta Gay Street della capitale, per lanciare un messaggio contro l’omofobia e la discriminazione sessuale.
Anche la stampa di area cattolica ha commentato il suicidio e le reazioni delle associazioni Lgbt. Sulla Nuova Bussola Quotidiana si titola “Giovane suicida, sciacalli in azione” e per Riccardo Cascioli «la notizia del suicidio è piegata a strumentalizzazioni e interessi ideologici». Continua Cascioli: «Se a suicidarsi è una persona qualsiasi viene liquidata in poche righe di cronaca, qualcuna in più se si creano problemi alla circolazione gettandosi sotto il metro o sotto un treno. (…) Se a togliersi la vita è un giovane gay o presunto tale, ecco allora che le stesse paginate e servizi vengono spesi per incolpare l’intera società di omofobia e i politici per non avere provveduto ad approvare una legge che punisca severamente ogni discriminazione nei confronti degli omosessuali. Insomma il suicidio conta se serve per promuovere l’eutanasia o le leggi pro-gay». Per il giornalista «intorno al tragico fatto di cronaca si è scatenata la ormai solita cagnara di chi invoca la legge contro l’omofobia e vorrebbe ridurre al silenzio – magari con il carcere – chi prova semplicemente a dire che un conto è condannare bullismo e violenze (che vanno sempre condannate) e un altro proporre norme che puniscano il reato di opinione, inclusa la contrarietà a concedere il matrimonio tra persone dello stesso sesso». Continua a leggere

I cattolici si scoprono “paladini della libertà d’opinione” solo sulla legge contro i crimini d’odio per gli omosessuali.

Sulla legge contro l’omofobia i vescovi italiani sono scesi a gamba tesa e dopo l’approvazione da parte della Camera del disegno di legge Scalfarotto, Avvenire (organo della Conferenza episcopale italiana) chiede il parere di Alberto Gambino, docente di diritto privato (resta da capire cosa c’entri il diritto privato con una norma di diritto penale) all’Università Europea di Roma, università della congregazione dei Legionari di Cristo: «Per quale motivo una persona dovrebbe avere maggior tutela giuridica di un’altra per il suo orientamento sessuale? Allora potremmo includere in questa tutela anche i portatori di handicap, per esempio, o i preti di periferia che combattono contro la mafia. Non si vede per quale ragione questi soggetti ugualmente degni non meritino lo stesso surplus di tutela penale. In realtà in questo modo una legge contro la discriminazione di alcuni finisce per discriminare gli altri». Allo stesso modo Gambino sembra essere rassicurante sulla libertà di espressione: «Per quanto riguarda le opinioni, non costituisce istigazione all’omofobia il fatto che durante un’omelia un sacerdote parli della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Per quanto invece riguarda le condotte, non costituisce omofobia il fatto che in una scuola paritaria o in una università cattolica si scelgano insegnanti che condividono un progetto formativo che veda nella unione eterosessuale il modello di famiglia su cui costruire la società. Anche se a dire il vero, si tratta di un paradosso». Continua a leggere

I Giuristi Cattolici: “Omosessualità depenalizzata a maggioranza”. Anche il papa viene eletto a maggioranza.

Francesco D'Agostino

Nella polemica esplosa alle parole di Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, che ha affermato che «l’omosessualità è stata depennata dal manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali non per motivi scientifici» non poteva mancare l’intervento del presidente della stessa associazione, il professor Francesco D’Agostino: un intervento autorevole che avviene da un palcoscenico altrettanto autorevole, Avvenire, organo della Conferenza episcopale italiana.

D’Agostino, professore anche alla Libera Università Maria Santissima Assunta ed alla Pontificia Università Lateranense e membro della Pontificia Accademia per la Vita, lo ammette sin da subito: «Non voglio entrare nel merito di un problema che non domino (ma che dubito sia davvero dominabile da parte di chicchessia) e cioè se l’omosessualità possa essere “curata” e se il disagio esistenziale di cui (alcuni ) omosessuali soffrono li renda meritevoli di aiuto». D’Agostino non vuole entrare nel merito di un problema ma poi in effetti lo fa. E nonostante dubiti che nessuno possa dominare il “problema” se l’omosessualità possa essere “curata” forse uno psicologo avrà qualcosa di più da dire rispetto ad un giurista.
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Avvenire, il “Big-ay Brother” e quegli omosessuali che “non amano il chiasso”

Nel dibattito esistente sulla legge che riguarda le discriminazioni e le violenze compiute in base all’orientamento sessuale (etero o omo) è sempre molto interessante leggere il punto di vista di Avvenire, organo ufficiale della Conferenza episcopale italiana, e dei suoi articolisti.
Tra i vari interventi degni di nota si segnala, per la sua lucidità, quello di Giovanni Lazzaretti pubblicato l’otto agosto sull’organo della Cei e riproposto dal sito Bastabugie. Lazzaretti delizia i suoi lettori con la sua esperienza personale: «Mia moglie e io nel 1980 formammo una famiglia, società naturale fondata sul matrimonio, così riconosciuta dalla Costituzione. Desideravamo dei figli, venendo così incontro alle necessità della società, che ha bisogno di figli per sussistere. I figli nacquero attraverso rapporti sessuali matrimoniali». C’è da essere certamente felici che Lazzaretti e la sua fortunata moglie abbiano un matrimonio che dura da più di trent’anni ma bisogna specificare che la «società naturale fondata sul matrimonio» – così come previsto dall’articolo 29 della nostra Costituzione – viene spesso interpretata in modo errato dai cattolici. Per questi con il riferimento alla “natura”, in base a discutibili motivazioni filosofiche, si farebbe esplicito riferimento al matrimonio eterosessuale mentre, nella sentenza sentenza 138/2010, la Corte costituzionale  afferma che «con tale espressione, come si desume dai lavori preparatori dell’Assemblea costituente, si volle sottolineare che la famiglia contemplata dalla norma aveva dei diritti originari e preesistenti allo Stato, che questo doveva riconoscere». Insomma nel dibatto esistente sulle famiglie (sposate o no) formate da persone dello stesso sesso il riferimento alla «società naturale» c’entra veramente molto poco. Continua a leggere

Legge contro l’omofobia: un fiume cattolico di disinformazione e vittimismo.

Sarebbero addirittura sotto attacco i cristiani in Occidente a causa delle leggi contro l’omofobia: almeno secondo quanto scrive Luigi Amicone sul sito ciellino Tempi. Diverse realtà della lobby cattolica hanno lanciato una vera e proprio campagna in grande stile per far passare il concetto che la norma contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale (omo o etero) sia liberticida e descrivendo i cristiani come delle vittime ed allo stesso tempo dei difensori della libertà di opinione e di pensiero.
Non poteva mancare l’intervento dell'”ultracattolico” Carlo Giovanardi che, sempre su Tempi, arriva a sostenere che si andrà in galera nel caso in cui si sostenesse che il papà deve essere un uomo e la mamma una donna descrivendo il testo proposto dall’on. Scalfarotto come una «follia eterofoba, pensata per imbavagliare chi non la pensa come i gay militanti»: forse Giovanardi dovrebbe considerare che a favore dei diritti per gli omosessuali ci sono tantissimi eterosessuali (la maggior parte dei quali anche cattolici) e non solo dei “gay militanti”. Sempre Giovanardi dice che «bisogna fermare questo attacco diretto alla libertà di parola e di opinione garantite dalla Costituzione, contrario ad ogni principio di cultura liberale, non a caso fortemente voluto da chi proviene dalla storia e dalla mentalità comunista che da sempre ha pensato di risolvere i contrasti politici con la repressione penale». Forse l’esponente del Pdl dimentica che la Costituzione a cui si richiama è stata firmata proprio da un politico comunista, Umberto Terracini, che è stato anche presidente dell’assemblea costituente. Difficile inoltre che si possa definire “comunista” un politico come Ivan Scalfarotto che proviene dal settore bancario. Allo stesso modo si rimarrebbe sorpresi nel sapere che nel Pdl ci sono “comunisti” visto che relatore della legge (assieme ad Ivan Scalfarotto) contro l’omofobia è proprio Antonio Leone del Pdl. Inoltre è difficile che picchiare una persona per il proprio orientamento sessuale possa essere considerata “libertà d’opinione”. Bisogna sottolineare che la legge Mancino (all’interno della quale si aggiungerebbe la discriminazione legata all’orientamento sessuale della vittima) non a caso porta il nome di un politico, Nicola Mancino, che non era affatto comunista ma era democristiano: particolare che deve essere sfuggito a Giovanardi che invece parla di “comunisti”. Continua a leggere

Avvenire plaude ai Paesi dove è stato approvato il matrimonio gay

Avvenire, il giornale dei vescovi italiani, involontariamente tesse l’elogio dei Paesi in cui è stato approvato il matrimonio per le coppie dello stesso sesso. Ovviamente lo fa alla sua maniera con un articolo di Massimo Calvi in cui provocatoriamente si sostiene che «il dibattito sulle nozze gay, oggi, non dovrebbe neanche cominciare». Questa tesi non è sostenuta su basi giuridiche ma considerando che sia più impellente il sostegno alla famiglia coi figli.
Calvi evidenzia che «i Paesi dove vige o sta entrando in vigore una qualche forma di riconoscimento delle unioni omosessuali, sono comunque Paesi lontani anni luce dall’Italia in fatto di sostegno economico alle famiglie con figli» e sono nazioni che «che hanno affrontato e risolto assai meglio dell’Italia quello che dovrebbe presentarsi come il primo diritto fondamentale: sostenere, e non penalizzare, le famiglie che hanno figli da crescere e da educare». Calvi propone il caso della Francia dove «il sistema del “quoziente familiare” rende persino vantaggioso diventare genitori» mentre in Germania «lo stato di famiglia entra direttamente in dichiarazione di redditi e il valore delle detrazioni per figli a carico è almeno il triplo del nostro». A concludere i Paesi scandinavi dove «i servizi per la prima infanzia coprono il doppio del bisogno rispetto al nostro Paese». Attualmente sia in Francia, che in Germania che nei Paesi scandinavi esiste già il matrimonio omosessuale (una realtà nei Paesi scandinavi ed in corso d’approvazione in Francia) o le unioni civili delle unioni omosessuali. Continua a leggere

Commissione europea sull’Ici: illegale l’esenzione accordata alla Chiesa.

CE_logo«La Commissione europea ha giudicato incompatibili con le norme dell’UE in materia di aiuti di Stato le esenzioni concesse agli enti non commerciali per fini specifici, previste dal 2006 al 2011 dal regime italiano di imposte comunale sugli immobili (ICI)»: si chiude in questo modo la procedura d’infrazione aperta dalla Commissione europea nei confronti dell’Italia per aiuti di Stato per l’esenzione accordata agli immobili del settore no profit (spesso riconducibili alla Chiesa) in cui, a dispetto della loro missione, si svolgeva attività commerciale.

Così come riportato in un comunicato della Commissione europea, la procedura d’infrazione era stata avviata «a seguito di una serie di denunce nelle quali si affermava che l’Italia aveva concesso contributi statali illegali ad enti non commerciali che svolgono anche attività commerciali». Questi contributi sarebbero stati concessi «sotto forma di esenzione dell’imposta comunale sugli immobili (“ICI”) per i fabbricati utilizzati per attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, culturali, didattiche, ricreative, ricettive, sportive e per attività di religione e di culto».

Perciò in via preliminare la Commissione europea aveva ritenuto che le disposizioni sull’Ici avrebbero potuto «concedere un vantaggio selettivo alle attività commerciali dei beneficiari» e «costituire pertanto aiuto di Stato in base alle norme UE». La Commissione si chiedeva se almeno alcune delle attività svolte dagli enti non commerciali in questione potevano «essere considerate commerciali» e quindi «essere in concorrenza con quelle svolte da prestatori di servizi commerciali». Infatti essendo questi ultimi soggetti ad imposizione fiscale normale, l’esecuzione dall’ICI sembrava costituire un vantaggio ingiusto per gli enti non commerciali. Continua a leggere

L’Italia non più soltanto cristiana: siglate le intese con buddhisti ed induisti

Svami Yogananda Giri, presidente emerito dell'Unione induista italianaA pochi giorni dal discorso sulla laicità del cardinale Angelo Scola, lo Stato italiano diventa un po’ più laico. Dopo aver firmato e trasferito in legge dello Stato l’intesa con mormoni, ortodossi ed apostolici, la Commissione affari costituzionali del Senato ha siglato, dopo un iter di cinque anni, anche l’intesa con l’Unione buddhista italiana e quella con l’Unione induista italiana: le prime religioni riconosciute che non provengono dal ceppo giudaico-cristiano. Anche per approvare le intese con queste confessioni non è stato necessario, così come avvenuto in precedenza, il passaggio in aula ma sono state approvate direttamente in Commissione.
Il Parlamento italiano fa un passo in più nell’applicare l’articolo 8 della Costituzione secondo cui «Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge».
Gli induisti ed i buddisti potranno aprire scuole religiose, scegliere procedure particolari per la sepoltura, avere aree riservate nei cimiteri, vedranno riconosciuti i loro ministri di culto assieme alle loro festività religiose. Inoltre saranno considerati validi i matrimoni celebrati con rito buddhista o induista a patto che l’atto sia poi trascritto nei registri dello stato civile. Queste intese sono molto importanti anche per l’integrazione degli immigrati che professano questi culti che sono presi ufficialmente in considerazione dallo Stato. Continua a leggere

I figli sono tutti uguali: ora lo dice anche la legge.

Con 366 favorevoli, 31 contrari e 58 astenuti la Camera ha approvato in via definitiva la legge sul riconoscimento dei figli naturali equiparando del tutto i figli naturali (ossia nati fuori dal matrimonio) a quelli legittimi (quelli nati da una coppia sposata).
Nonostante la Costituzione prescriva (art. 30) che «La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima» i figli naturali non avevano gli stessi diritti di quelli legittimi.
Chi era nato da una coppia non sposata avviava rapporti legali di parentela solo con i genitori ma non con gli altri parenti (zii e nonni): ciò aveva rilevanti effetti anche in termini successori perché i figli naturali non avrebbero potuto eventualmente ereditare.
Inoltre in caso di morte dei genitori naturali il bambino non poteva essere affidato ad eventuali parenti (con cui non aveva nessuna relazione legale) ma sarebbe andato in adozione ad estranei.
Viene a cadere inoltre la distinzione tra figli naturali e legittimi e si userà solamente il termine “figli”. La realtà dei bambini nati da coppie non sposate è considerevole: secondo Istat, il 24,5 per cento dei bambini nati nel 2011 aveva genitori non sposati mentre nel 2008 questa percentuale era del 19,6.
Questa legge è il frutto di diverse proposte di legge di deputati sia di destra che di sinistra (tra gli altri Paola Binetti, Rosi Bindi, Gabriella Carlucci ed Alessandra Mussolini). Il testo era stato approvato con una larghissima maggioranza (476 favorevoli, un astenuto e nessun contrario) il 30 giugno del 2011 alla Camera ed il testo era approdato al Senato. Continua a leggere

Il ministero dell’Economia presenta un nuovo regolamento sul pagamento dell’Imu da parte della Chiesa: ultima tappa?

Dopo la seconda bocciatura da parte del Consiglio di Stato del regolamento attuativo dell’Imu per quanto riguarda gli immobili commerciali, il ministero dell’Economia ha varato un nuovo decreto che stabilisce le modalità di pagamento dell’imposta.
La questione è altamente spinosa perché riguarda molti immobili religiosi ad uso commerciale in cui alle volte si svolge anche attività no-profit.

Il ministero dell’Economia ha recepito le osservazioni del Consiglio di Stato compiendo un dietrofront rispetto al precedente testo in cui si stabiliva che le attività senza fine di lucro, che permettono l’esenzione Imu, potessero essere svolta in via diretta o indiretta. Nell’attuale testo invece si esplicita all’articolo 3 che sono considerate attività non commerciali quelle in cui da statuto vi è «il divieto di distribuire, anche in modo indiretto, utili e avanzi di gestione nonché fondi, riserve o capitale durante la vita dell’ente, in favore di amministratori, soci, partecipanti, lavoratori o collaboratori».
Qualora un’attività no profit dovesse ottenere dei guadagni vi è «l’obbligo di reinvestire gli eventuali utili e avanzi di gestione esclusivamente per lo sviluppo delle attività funzionali al perseguimento dello scopo istituzionale di solidarietà sociale».
In questo modo sono tutelate quelle attività in cui si svolge una mera attività assistenziale (dormitori, mense Caritas, etc.).
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Imu alla Chiesa: la “serenità” del mondo cattolico alla decisione del Consiglio di Stato.

«Quanto all’Imu attendiamo con serenità e disponibilità le determinazioni del Governo per chiarire definitivamente tale questione. Come ho avuto modo di dire più volte, non pagare le tasse è peccato»: in questo modo il presidente della Conferenza episcopale italiana cardinale Angelo Bagnasco affrontava a settembre, con un’intervista su Tempi, il tema del pagamento dell’Imu da parte della Chiesa.
Toni distensivi quelli usati da Bagnasco lasciando intendere che i vescovi si sarebbero rimessi a qualsiasi decisione proveniente dalle autorità italiane.
All’indomani della decisione del Consiglio di Stato che di fatto ha bocciato il testo del governo che in pratica esentava i beni ecclesiastici dal pagamento dell’Imu, le reazioni del mondo cattolico non sono però così concilianti.
La decisione di Palazzo Spada era nell’aria e tutto verteva sulla definizione di “no profit” stabilita dal governo che era stata messa in luce un articolo de La Repubblica.
Come ben sintetizza Massimo Calvi in un articolo su Avvenire «una scuola “per ricchi” del centro, ad esempio, può reinvestire i proventi delle rette in una scuola in un quartiere popolare anziché intascarsi gli utili. È in questo senso che si parla di “profitto sociale”».
La spiegazione è corretta di quello che era l’approccio del governo ma – a ben pensarci – le osservazioni del Consiglio di Stato sono pertinenti. Continua a leggere

Imu e Chiesa. Il Consiglio di Stato: «Questa esenzione non s’ha da fare».

A ottobre il Consiglio di Stato aveva respinto il regolamento che avrebbe dovuto stabilire le nuove modalità di pagamento dell’imposta per gli immobili religiosi ad uso commerciale: i giudici avevano bocciato il provvedimento perché elencava le casistiche in cui sarebbe scattata l’esenzione dell’Imu rendendo – di fatto – nulla l’applicazione del tributo. Per questo motivo non era possibile usare un semplice regolamento di attuazione ma è necessario un altro decreto avente forza di legge.
Il governo ha varato un nuovo decreto ed un nuovo regolamento che – pur estendendo l’area di esenzione dell’Imu – è formalmente valido.
Il Consiglio di Stato lo ha quindi approvato nella forma ma lo ha giudicato insoddisfacente rispetto ai parametri europei.
Proprio ieri il governo dichiarava che la disposizione è «in linea con gli orientamenti più volte espressi dal governo e con le richieste dell’Unione europea»: oggi il Consiglio di Stato ha smentito Palazzo Chigi.
Il punto sono i requisiti per definire gli immobili come non commerciali e quindi non assoggettabili all’Imu. Secondo Palazzo Spada questi parametri non sono in grado di rispondere alle obiezioni europee nella procedura d’infrazione aperta nei confronti del nostro Paese per aiuti di Stato.
Secondo i giudici della giustizia amministrativa è necessario definire meglio il concetto di attività no profit facendo riferimento «al carattere di attività economica come definito dal diritto dell’unione Europea». Continua a leggere

Il cardinale Bertone: «Raggirato nella vicenda dei Salesiani». La Chiesa è ancora credibile nella gestione del denaro?

La notizia dell’esenzione Imu per i beni del mondo ecclesiastico ha creato molti malumori nella società ma un po’ meno nella politica. Il governo ha smentito il dietro front dichiarando che la disposizione è «in linea con gli orientamenti più volte espressi dal governo e con le richieste dell’Unione europea».
A questo punto resta il dubbio su quale sia l’orientamento del governo visto che a febbraio si prevedeva l’esenzione Imu sui beni con finalità «non esclusivamente commerciali» di Chiesa ed enti non profit e limitando l’esenzione alle sole parti non commerciali.
Da Avvenire non è tardata la risposta del direttore Marco Tarquinio secondo cui i beni ecclesiastici «le tasse le pagano già».

In ogni caso la Santa Sede ritorna ad essere al centro di attenzione (di cui forse avrebbe fatto a meno) a causa di un’eredità che potrebbe portare addirittura al fallimento dell’ordine religioso dei Salesiani.
La vicenda – ricostruita dal Corriere della Sera – nasce nel 1998 quando Alessandro Gerini dona il suo immenso patrimonio alla Fondazione Gerini, un ente ecclesiastico riconosciuto da Paolo VI e posto sotto il controllo della Congregazione Salesiana.
I nipoti impugnano il testamento dando inizio ad un contenzioso con la fondazione che si trascina sino al 2007. Quest’ultima accorda un risarcimento di cinque milioni di euro ai nipoti di Alessandro Gerini ed 11 milioni e mezzo al faccendiere Carlo Moisé Silvera che ha fatto da intermediario. Viene stabilito però che la percentuale per Silvera sarà aumentata quando verrà fatta una stima dell’intero patrimonio. La valutazione viene fatta e l’intera eredità viene stimata in 568 milioni di euro quindi la percentuale per il faccendiere sale a 99 milioni di euro.
La fondazione decide di non pagare ed il tribunale di Milano sequestra immobili e mobili per un valore di 130 milioni di euro: un importo comprensivo degli interessi che potrebbe portare anche al fallimento dell’ordine religioso.
A questo punto entra in ballo il segretario di Stato Tarcisio Bertone che due mesi fa – secondo il Corriere della Sera – scriverebbe una lettera da consegnare ai giudici: «Ho dato il consenso alla soluzione negoziale, ma ho scoperto soltanto dopo che il valore del patrimonio era stato gonfiato a dismisura per aumentare la somma destinata a Silvera, depauperando e umiliando l’attività benefica della Congregazione».

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Imu alla Chiesa. “Vorrei ma non posso”: il governo Monti affetto dalla “sindrome di Fonzie”.

Il governo Monti sembra affetto dalla cosiddetta “sindrome di Fonzie” dal nome del motociclista protagonista della fortunata sitcom americana Happy Days.
Infatti come il simpatico personaggio interpretato da Henry Winkler era totalmente incapace ad ammettere di essersi sbagliato o di chiedere scusa, allo stesso modo il nostro esecutivo “tecnico” non riesce proprio a far pagare l’Imu alla Chiesa.
A febbraio il presidente del Consiglio aveva annunciato che anche i beni immobili commerciali riconducibili alla Chiesa avrebbero pagato l’oneroso tributo. Il provvedimento era stato inserito nel cosiddetto decreto liberalizzazioni ed un successivo regolamento avrebbe solamente dovuto stabilire le modalità di pagamento dell’imposta soprattutto per quei beni in cui l’attività commerciale non è esclusiva ma si svolgeva assieme ad un’attività no profit.
Da allora è cominciata la “sindrome di Fonzie” visto che fino a settembre non si è vista traccia di questo regolamento attuativo con il rischio (che ormai sta diventando certezza) che la Chiesa non pagasse l’Imu nel 2013.
Il ministero dell’Economia ha presentato il regolamento ad ottobre ma spingendosi ben oltre quelli che erano i confini. In questo regolamento erano presenti una serie di casistiche in cui scattava l’esenzione dell’Imu rendendo – di fatto – nulla l’applicazione del tributo.
Il Consiglio di Stato – che doveva esaminarlo – lo aveva bocciato perché non era solo un regolamento attuativo ma aveva contenuti che – per essere validi – dovevano essere presenti in un decreto con forza di legge. Continua a leggere

L’austerità dei Mormoni e degli Ortodossi imbarazza la Chiesa cattolica

Lo Stato italiano dopo aver firmato e trasferito in legge dello Stato l’intesa con mormoni, ortodossi ed apostolici si appresta a siglarla anche con la Congregazione cristiana dei testimoni di Geova, l’Unione buddhista italiana e l’Unione induista italiana.
Così come avvenuto precedentemente non sarà necessario un passaggio in aula del testo ma sarà sufficiente l’approvazione in Commissione affari costituzionali quindi sarà facile che si arrivi al provvedimento prima dello scioglimento del Parlamento.
Successivamente i musulmani resterebbero gli unici a non aver un’intesa con lo Stato italiano. Secondo la Lega musulmana mondiale i musulmani presenti in Italia sarebbero circa 1,2 milioni (pari al 2% della popolazione), i testimoni di Geova conterebbero circa 243.000 aderenti (o,6 per cento) mentre i Buddisti sarebbero circa 100.000 (0,3 per cento).
L’intesa con queste nuove confessioni avrà effetti anche per l’8 per mille perché i contribuenti avranno un ventaglio più ampio di culti per cui firmare anche se i mormoni hanno scelto di non ricevere nessun tipo di contributo. Gli effetti comunque saranno minimi considerato che queste religioni (tranne i musulmani) non hanno un largo seguito in Italia. Ciò nonostante c’è qualche imbarazzo anche per la Cei.
Come scritto, i mormoni – sebbene ne abbiano diritto – hanno scelto di non accedere ai fondi dell’8 per mille: in passato anche i battisti avevano questa posizione ma da quest’anno hanno cambiato idea. Continua a leggere

Avvenire: «Ragazzina costretta ad abortire». Per la Corte europea dei diritti dell’uomo non è così.

«Ragazzina costretta ad abortire ma la corte Ue condanna lo Stato»: così Avvenire titola in riferimento al caso di una ragazzina di quattordici anni che ha fatto ricorso all’aborto.
La triste storia nasce in Polonia nel 2008: una ragazza di quattordici anni era stata stuprata e non ha avuto l’accesso all’aborto in diversi ospedali a seguito delle pressioni dei gruppi no-choice. Questa vicenda aveva suscitato molto clamore in Polonia ed alla fine è approdata davanti la Corte europea dei diritti dell’uomo.

La ragazza – le cui generalità non sono state rese note – essendo stata violentata aveva ottenuto un certificato di un pubblico ministero polacco che confermava che la sua gravidanza era a causa di rapporti sessuali illeciti. Questo è uno dei motivi per avere accesso all’aborto in conformità con la legge polacca: una delle più restrittive d’Europa che lo ammette solo in caso di stupro, incesto o quando la vita della madre o il feto è in pericolo.

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Per la Conferenza episcopale italiana gli Italiani devono votare o astenersi? Piccole contraddizioni.

Il grande protagonista delle ultime elezioni regionali in Sicilia è stato l’astensionismo: a non andare alle urne è stato addirittura il 52,58% degli elettori.
Intervistato sul fenomeno dell’astensionismo l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, Angelo Bagnasco ha affermato che «è un motivo in più per la coscienza generale del nostro popolo per essere presenti nella politica italiana, esserci in modo costruttivo, in modo responsabile, tutti quanti, a cominciare dai cattolici, naturalmente».
Le parole di Bagnasco sembrano contraddire quanto detto nel 2004 dal suo predecessore al comando della Cei, il cardinale Camillo Ruini, che in occasione del referendum sulla procreazione assistita aveva invitato all’astensionismo «per non favorire, sia pure involontariamente, il disegno referendario».
Il referendum non raggiunse il quorum e lo stesso Ruini il 14 giugno 2005 ai microfoni di Radio Vaticana affermò che l’astensione era «frutto della maturità del popolo italiano, che si è rifiutato di pronunciarsi su quesiti tecnici e complessi, che ama la vita e diffida di una scienza che pretenda di manipolare la vita».
Per questo motivo bisogna interpretare le parole di Bagnasco come una smentita di quanto aveva affermato precedentemente il suo predecessore oppure per la Cei gli italiani sono maturi se si astengono ai referendum mentre sono immaturi se si astengono alle elezioni?

Omosessualità. Forza Nuova: «Le perversioni vanno curate». Omofobia in linea con la dottrina cattolica.

Ha creato indignazione il manifesto affisso da attivisti di Forza Nuova davanti alla sede della comunità Lgbt di Bologna: «Le perversioni vanno curate». Molte condanne per l’episodio mentre l’Italia dei valori ha chiesto – come auspicabile – lo scioglimento dei gruppi neofascisti  come Forza Nuova in base alla legge Mancino e l’approvazione di una norma contro l’omofobia.
Il movimento neofascista ha sempre avuto una posizione molto netta nei confronti dell’omosessualità e dei diritti degli omosessuali.
Basta leggere il loro programma in cui considera «crimini contro la morale, la natura e la famiglia (…) i grotteschi pseudomatrimoni omosessuali con il loro orrendo corollario delle adozioni di bambini da parte dei sodomiti».
Il programma continua: «Noi conosciamo e riconosciamo una sola famiglia, quella naturale come esiste da sempre, con i suoi ruoli interni – Padre, Madre e figli – e la sua Morale conseguente».
Perciò «Forza Nuova si schiera contro tutto ciò che minaccia la famiglia tradizionale: dalla poligamia islamica alle “regolarizzazioni” omosessuali» pensando che «Famiglia e Scuola insieme devono educare i bambini e i ragazzi al culto della Fede religiosa e dell’Amor di Patria».
Ovviamente resta un programma intriso di elementi religiosi con «l’obiettivo in campo religioso (…) di ridare Dio all’Italia e l’Italia a Dio» e «la tutela della istituzione della Famiglia naturale, l’adozione del cattolicesimo come religione di Stato, l’indissolubilità della nostra nazione e la preservazione del suo carattere cattolico».
L’opposizione al matrimonio omosessuale del movimento di estrema destra è perfettamente in linea con la dottrina ufficiale della Chiesa cattolica che si è espressa in materia con il documento «Famiglia, matrimonio e “unioni di fatto”». Continua a leggere

Un “Avvenire” non roseo per il giornale della Cei

Ci sarebbe aria di crisi anche per il quotidiano della Cei Avvenire. Secondo quanto riporta ItaliaOggi sarebbe pronto un piano di contenimento dei costi che porterebbe al prepensionamento di una parte della redazione dei cento giornalisti diretti da Marco Tarquinio.
Nonostante siano aumentati i ricavi per le vendite (più 4,1 per cento) e per la raccolta pubblicitaria (più 3,2 per cento) il bilancio 2011 si è chiuso con un “rosso” di 562.000 euro.
Segni negativi sono stati riportati anche per i bilanci del 2010 (un passivo di 872.000 euro) e del 2009 (un passivo di 603.000 euro): i bilanci del giornale della Cei sono in rosso da tre anni nonostante abbia ricevuto – per l’anno 2010 – un finanziamento record di 5.092.265,03 euro, per il 2009 un finanziamento di 5.871.082,04 euro, per il 2008 e per il 2007 di 6.174.758,70 euro per ciascun anno, per il 2006 di 6.300.774,18 euro, per il 2005 di 6.300.774,17 euro e per il 2004 di 5.990.900,04 euro.

I cattolici di Uccr: “Il divorzio triplica il rischio di ictus”. E gli annullamenti della Sacra Rota?

Meno male che esiste il Catechismo della Chiesa cattolica che riesce ad insegnarci la moralità e sopratttutto la coerenza: questo è quanto potremmo dire dopo aver letto il solito articolo dell’associazione cattolica Unione cristiani cattolici razionali dal titolo “Nuovi studi: divorzio triplica il rischio di ictus, matrimonio allontana la povertà”.
Il succo dell’articolo è molto semplice. Secondo «uno studio pubblicato sul Journal of Strokedimostra che gli uomini adulti che hanno sperimentato il divorzio dei genitori prima di aver compiuto 18 anni, presentano tre volte più probabilità di subire un ictus rispetto agli uomini i cui genitori sono rimasti assieme».
Sebbene è – purtroppo – quasi scontato che una infanzia infelice possa influire sullo sviluppo psicofisico del bambino, bisognerebbe chiedersi se il clima familiare sia migliore per un bambino nel caso in cui i propri genitori fossero costretti a vivere tutta la vita assieme nonostante una frattura insanabile.
Gli uccrociati scrivono che «Il Dailymail ha però fatto notare che negli Stati Uniti i legislatori sembrano più impegnati “a promuovere il matrimonio gay, invece di puntellare il tradizionale matrimonio eterosessuale a favore dei bambini”».
Ovviamente in un discorso riguardante il divorzio deve spuntare il solito attacco al matrimonio omosessuale che non c’entra ovviamente nulla con la crisi della famiglia. Il legislatore può sicuramente aiutare la famiglia cosiddetta tradizionale ma un eventuale aiuto economico non viene di certo impedito dall’adozione del matrimonio omosessuale: c’è da dire che il legislatore ben poco può fare davanti alla crisi dell’istituto matrimoniale. Inoltre – come successo nello Stato di New York – l’introduzione del matrimonio omosessuale ha avuto un impatto economico di 259 milioni di dollari ed ha creato nuovi posti di lavoro come ha ammesso lo stesso sindaco Bloomberg: perciò l’introduzione del matrimonio omosessuale potrebbe creare nuove possibilità economica di cui potrebbero beneficiare anche le “famiglie tradizionali”. Continua a leggere

Avvenire: “Disturbati i figli dei gay”. Per la comunità scientifica sono solo “bullshit”.

Il giornale dei vescovi Avvenire ha pubblicato un articolo di Bice Benvenuti (“Adozioni ai gay? Figli disturbati”) sulle adozioni alle coppie omosessuali.
Nell’articolo si riporta l’opinione del dott. Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps): «Siamo preoccupati perché i media parlano dell’argomento con troppa leggerezza. Invece l’argomento è molto delicato e andrebbe valutato con maggiore rigore scientifico, soprattutto per le ripercussioni che comporta sulla crescita e lo sviluppo del bambino».
Giuseppe Di Mauro è un pediatra e risulta molto difficile credere che avere dei genitori omosessuali possa comportare un deficit nello sviluppo fisico.
Si potrebbe obiettare che una coppia di genitori dello stesso sesso non è l’ambiente idoneo allo sviluppo psicologico del bambino (sviluppo psicologico che di certo non è di competenza dei pediatri) ma l’Associazione italiana di psicologia ricorda che «le affermazioni secondo cui i bambini, per crescere bene, avrebbero bisogno di una madre e di un padre, non trovano riscontro nella ricerca internazionale sul rapporto fra relazioni familiari e sviluppo psico-sociale degli individui» ed inoltre «non sono né il numero né il genere dei genitori – adottivi o no che siano – a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano».

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Bagnasco: “le unioni civili sono solo un principio ideologico”. Ed il 15% di bambini nati ogni anno fuori dal matrimonio?

Il cardinale Bagnasco ha aperto i lavori del Consiglio permanente della Cei: ovviamente le unioni di fatto sono state al centro del suo discorso.
Secondo il presidente della Cei: «La gente non perdonerà la poca considerazione verso la famiglia così come la conosciamo. Specialmente in tempo di crisi seria e profonda, si finisce per parlare d’altro, per esempio si discute di unioni civili che sono sostanzialmente un’imposizione simbolica, tanto poco in genere vi si è fatto ricorso là dove il registro è stato approvato».
Non avendo il dono di prevedere di futuro è difficile per noi comuni mortali sapere se la gente non perdonerà il dibattito esistente sulle unioni civili però bisogna riconoscere che Giuliano Pisapia aveva presentato questo tema in campagna elettorale ed è stato eletto sindaco. Proprio per questo motivo non si può parlare di “imposizione” visto che – come nel caso di Milano – l’approvazione del registro delle unioni civili non è stata una imposizione ma – oltre ad essere stato introdotto il tema in campagna elettorale – c’è stato un dibattito in consiglio comunale e sono stati integrati anche alcune posizioni dell’opposizione. Concentrandosi a Milano non sembra neanche che sia stato un flop se pensiamo che ci sono state più di cento richieste in pochi giorni.
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L’immagine di Benedetto XVI sul web: pregiudizio religioso o giudizio politico?

Andrea Tornielli su La Stampa dà notizia di uno studio su come sono rappresentati papa Ratzinger ed il Dalai Lama nel web: secondo il vaticanista del giornale torinese «il messaggio di Benedetto XVI fatica a passare».

Lo studio è stato realizzato da Reputation Manager ed è stato pubblicato dalla rivista Espansione.
Espansione riporta che «che quasi la metà dei contenuti online sul Papa (48,74%) ha un tono negativo e un impatto lesivo; solo il 7% è positivo ma generalmente tiepido, poco entusiasta; il resto ha valore neutro» mentre per il Dalai Lama «il 26% dei contenuti è positivo, e solo l’8% negativo, ma non lesivo».

Per quanto riguarda Facebook i numeri «sono a favore del Dalai Lama, che ha ben 4.390.916 fan su 290 pagine dedicate e 71 gruppi attivi. I numeri di Benedetto XVI sono decisamente più bassi: 263.032, su 154 pagine e 62 gruppi attivi, la stragrande maggioranza dei quali molto sbilanciata sul negativo, come si evince scorrendone i titoli, sbeffeggianti o addirittura offensivi. Però solo l’1,8% dei fan è attivo, segno che non c’è un accanimento crescente o portante del trend negativo».

Nell’articolo di Espansione si legge che «l’immagine che la Rete ha del Papa è quella di una persona molto rigida e poco solidale» mentre per il Dalai Lama prevale «un’immagine positiva, di persona solidale, saggia, riconosciuto come guida spirituale». Continua a leggere

Per monsignor Ravasi l’esenzione Imu è una “mitologia da sfatare”: cosa ne penseranno i funzionari UE?

La questione del pagamento continua a creare molte discussioni: di recente la notizia che gli immobili di proprietà della Conferenza episcopale italiana e degli enti, residenti in Italia, che fanno capo al Vaticano, possano essere esentati anche per il 2013 dal pagamento della tassa.
A riguardo su Avvenire (il giornale dei vescovi italiani) viene riportato il pensiero di monsignor Ravasi, presidente del Pontificio collegio per la cultura.
Per Monsignor Ravasi la citazione evangelica «date a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio quel che è di Dio» è «un buon principio» perché «Cristo dimostra in quell’occasione di pagare le tasse che è invece un problema che tocca tutti dal punto di vista etico».
Inoltre per monsignor Ravasi quello di un presunto privilegio della Chiesa è «una mitologia» che a suo giudizio «bisogna sfatare» proprio perché – secondo quanto si legge su Avvenire«il non pagamento dell’Imu ha permesso alla Chiesa di sostenere servizi e attività sociali che altrimenti dovrebbero essere garantiti e sostenuti economicamente dallo Stato».
Forse monsignor Ravasi dovrebbe essere specificare cosa intende per “non pagamento dell’Imu alla Chiesa”.
Se si riferisce alle varie struttture legate al mondo laico o religioso in cui viene svolta un’attività sociale (dormitori, mense, etc) non c’è nessuna “mitologia da sfatare”: nessuno penserebbe mai che debbano pagare l’Imu.

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Avvenire e quel “testardo” di Pisapia

Dopo poco più di un mese dall’approvazione da parte di Palazzo Marino, l’amministrazione comunale milanese informa che da lunedì 10 settembre sarà possibile prenotarsi per l’iscrizione al registro delle unioni civili e presentarsi per formalizzare la registrazione da martedì 18.
Quindi il comune di Milano si adegua alla decisione già adottata da altre amministrazioni comunali italiane di estendere alcuni servizi anche a coppie dello stesso sesso.
Al di là del significato simbolico, certamente non si tratta né di ottenere un riconoscimento giuridico della propria unione e neanche di vedere riconosciuti alcuni diritti (reversibilità della pensione, eredità, etc.) la cui decisione spetta solo al parlamento ma – a Milano come in altre città – anche le coppie omosessuali potranno accedere ad alcuni servizi forniti dal comune in aree come la casa, la sanità ed i servizi sociali, le politiche per i giovani, i genitori e gli anziani, sport e tempo libero, formazione, scuola e servizi educativi, diritti e partecipazione, trasporti.

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Quattro casi di “discriminazione religiosa” davanti la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

Le sentenze della Cedu (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) hanno sempre fatto discutere e di sicuro lo sarà anche questa volta.

Questa volta i giudici della Cedu sono chiamati a decidere sui casi di quattro cittadini britannici – “cristiani discriminati sul lavoro” secondo Avvenire (il giornale dei vescovi italiani) – che hanno fatto ricorso contro lo Stato accusato di non aver difeso in modo adeguato la loro libertà religiosa e il diritto a non subire discriminazioni sul posto di lavoro.

Questi i casi. Nadia Eweida, 55 anni, era una hostess di terra della British Airways addetta al controllo dei bagagli. Sulla sua divisa indossava una collana con un crocifisso contravvenendo alle policy della compagnia aerea. Nel 2006 i suoi superiori le chiesero di indossarla all’interno della divisa perché averla all’esterno non era conforme alle norme di sicurezza che deve rispettare un’ispettrice dei bagagli ma la hostess si rifiutò. La compagnia aerea allora le offrì la possibilità di essere impiegata in un’altra mansione dove non avrebbe dovuto indossare l’uniforme e quindi avrebbe potuto tranquillamente indossare la collana ma la hostess rifiutò anche questa proposta. La British Airways perciò la licenziò e Nadia Eweida citò la compagnia aerea in tribunale ma perse il ricorso sia in prima istanza che in appello (cfr. sentenza d’appello).

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Bagnasco: “Famiglia poco considerata”. Ma cosa fa la Cei per la famiglia italiana?

Celebrando la messa presso il Santuario genovese della Madonna della Guardia, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, è tornato ad affrontare il tema della crisi e del ruolo della famiglia.
Il presidente dei vescovi italiani ha rilevato come «la vita della gente» sia «segnata in modo preoccupante, e sente che il momento è decisivo», perché «dalla sua soluzione dipende anche la tenuta sociale». Per questo motivo per Bagnasco «la Chiesa fa appello alla responsabilità dell’intera società nelle sue articolazioni, istituzioni, mondo politico e della finanza, del lavoro e delle sue rappresentanze, perché prevalga il bene generale su qualunque altro interesse».
Per Bagnasco «la gente non perdonerà a nessuno la poca considerazione verso la famiglia così come la conosciamo: questa è l’Italia. La famiglia… oltre a essere il grembo della vita nella sua inviolabilità, si rivela ancora una volta come il affidabile della coesione sociale, baluardo educativo dei giovani, vincolo di solidarietà tra generazioni. Anche per questo merita di essere molto di più considerata sul piano culturale, e sostenuta sul piano politico ed economico», così che «non sia umiliata e non deperisca».
Per Bagnasco «in questo contesto difficile, anche la Chiesa fa la sua parte con responsabilità e impegno. La fitta rete di solidarietà di parrocchie, centri di ascolto, associazioni, movimenti e gruppi, mense e dispensari, iniziative educative e culturali, campi e gruppi estivi, dove i genitori chiedono di portare i propri figli mentre sono al lavoro esprimono che Dio è Amore e che la Chiesa è madre».
È interessante analizzare in che modo la Chiesa “fa la sua parte”.

Avvenire e le “verità nascoste” delle famiglie gay

Il giornale dei vescovi italiani Avvenire pubblica un articolo – a firma di Antonella Mariani – dal titolo «”Famiglie” gay, troppe verità nascoste» sulla storia di Dawn Stefanowicz, autrice del libro autobiografico “Fuori dal buio, la mia vita con un padre gay” in cui racconta la sua adolescenza tra gli anni sessanta e settanta negli Stati Uniti.

La donna sarebbe vissuta all’interno di una famiglia eterosessuale con una madre passiva ed un padre omosessuale dedito a relazioni con altri uomini «nascondendo dietro un matrimonio falso e infelice la sua omosessualità praticata con zelo».

Questo padre – secondo il racconto dell’autrice del libro – «spesso portava a casa gli amici e si intratteneva con loro in salotto, incurante dei figli che sentivano tutto – e talvolta vedevano – dal piano di sopra, pieni di vergogna».

A prima vista potrebbe sembrare – anche leggendo il titolo dell’articolo – un’accusa contro le famiglie omosessuali e l’adozione da parte di coppie omosessuali infatti – su Avvenire – si legge che «fuori dagli impacci del politicamente corretto, quello che vuole dire Dawn è che vivere con un genitore omosessuale, così come è accaduto a lei, può distruggere la psiche di un bambino» e che l’autrice del libro «non fa mistero di nutrire dubbi sulle legislazioni che consentono i matrimoni gay e, soprattutto, le adozioni agli omosessuali».

Certamente quella di Dawn è una testimonianza ma di testimonianze di abusi – purtroppo – ne esistono molte anche – come insegnano le recenti cronache – anche da parte di molti preti.

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Bagnasco e Paglia a favore dei vescovi francesi contro il matrimonio gay

L’iniziativa dell’arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois, di mandare a tutte le diocesi una preghiera contro i matrimoni gay e le adozioni omoparentali da recitare il giorno di Ferragosto, ha fatto molto discutere in Francia.

Questa iniziativa si è risolta in un flop –  così come riporta Le Mondema Bagnasco ha condiviso ed esultato per il gesto voluto dal suo collega transalpino.

Dalle pagine di Avvenire, Bagnasco ha affermato che «In Italia il valore (della famiglia, ndr) è lo stesso, perché quando un valore è universale vale per ogni situazione. Quindi auspichiamo, anche noi, che sia mantenuta ferma questa base, questa cellula fondativa della società che garantisce non soltanto la vita (delle nuove generazioni) ma un educazione completa e solidale delle nuove generazioni».
Se Bagnasco – riferendosi alla famiglia – pensa alla famiglia fondata sul matrimonio, dovrebbe considerare che – come rileva l’Istat nella ricerca “Il matrimonio in Italia: un’istituzione in mutamento” attualmente il 15% dei bambini nasce fuori dal matrimonio: quasi il doppio rispetto a dieci anni fa.

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Avvenire e la proposta del politico russo di considerare l’aborto come omicidio

Nel caldo dell’afa ferragostana, il giornale dei vescovi italiani Avvenire offre un breve articolo dal titolo (apparentemente innocuo) “Russia, politico propone la cittadinanza per i bimbi non ancora nati”.
Questo è il breve testo dell’articolo: «Il deputato di Pietroburgo Vitaly Milonov ha proposto di conferire lo status di cittadini ai bimbi in grembo. “Propongo di iniziare dalle fondamenta e considerare ogni essere umano come tale in ogni stadio della sua vita, in particolare nello stadio prenatale”, ha detto il deputato a una emittente radiofonica.
Secondo il politico, l’aborto in quest’ottica va combattuto ufficialmente come “omicidio”. Milonov ha promesso di presentare una bozza di legge al Parlamento russo per emendare la Costituzione e considerare un bambino non nato – dal momento del suo concepimento o per lo meno da quando il suo cuore inizia a battere – come un cittadino. In Russia l’aborto è consentito entro le 12 settimane di gravidanza, fatta eccezione per i casi in cui la donna sia vittima di stupro o la sua salute in pericolo».
Giusto per la cronaca, Vitaly Milonov è colui che ha bollato come “puttana” la popstar Madonna, ha definito pervertiti gli omosessuali ed autore della legge contro la “promozione dell’omosessualità”.

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Trovato un assegno di 100.000 € negli appartamenti del maggiordomo del papa

Lo Stato della Città del Vaticano ha pubblicato la requisitoria del promotore di giustizia Nicola Piccardi e la sentenza di rinvio a giudizio nei confronti di Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa accusato di furto aggravato.
Ancora è presto per sapere come procederà il processo però è già possibile esprimere alcune riflessioni.
Nella requisitoria si legge che – durante la perquisizione negli appartamenti di Paolo Gabriele – è stato trovato un assegno bancario di 100.000,00 euro intestato a Santidad Papa Benedicto XVI, datato 26 marzo 2012, proveniente dall’Universitad Catolica San Antonio di Guadalupe ed una pepita d’oro indirizzata al papa dal signor Guido del Castillo, direttore dell’ARU di Lima (Perù). Il maggiordomo del Papa si sarebbe limitato a dichiarare che «nella degenerazione del mio disordine è potuto capitare anche questo».

A prescindere da quelle che sono le responsabilità di Paolo Gabriele si resta sbigottiti dalla gestione vaticana di importanti somme di denaro.

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Bagnasco: “politici cattolici indispensabili al Paese”. Per cosa?

«È sempre doveroso che, nella vita pubblica, i cattolici siano sempre più numerosi e ben formati, come da tempo esorta il Santo Padre Benedetto XVI e i Vescovi italiani»: questo è stato l’augurio del Presidente della Cei e arcivescovo di Genova, cardinale Bagnasco durante l’omelia celebrata nella Cattedrale del capoluogo ligure.

Stupisce che il capo dei vescovi italiani si auguri solamente che i politici cattolici siano sempre più numerosi e più formati mentre non si augura affatto che siano semplicemente sempre più onesti: forse il Capo dei Vescovi italiani non è al corrente di quanto sta succedendo a Comunione e Liberazione ed al Presidente ciellino della Regione Lombardia Roberto Formigoni?

Bagnasco si augura che i politici siano sempre più numerosi in Italia ma forse dimentica che non esiste paese europeo che abbia avuto tanti capi di governo cattolici come l’Italia. Dall’8 maggio 1948 con il Governo De Gasperi della prima legislatura fino al Governo Berlusconi IV rimasto in carica fino al 16 novembre 2011, su 57 governi in 63 anni, 48 avevano come premier un cattolico e solo 9 un laico: 2 volte Spadolini, 2 Craxi, 2 Amato, 2 D’Alema, 1 Ciampi, che peraltro si dichiara cattolico. In 63 anni l’Italia è stata governata per 53 anni e mezzo da un cattolico e per 9 anni e mezzo da un laico. Dal 16 novembre 2011 è Presidente del Consiglio il cattolico Mario Monti che guida un esecutivo in cui ci sono molti esponenti del mondo cattolico (Ornaghi, Riccardi, Passera, Balduzzi).

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Lo Stato italiano firma le intese con Mormoni, Ortodossi e Apostolici

La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato in via definitiva i disegni di legge riguardanti le intese tra Stato Italiano e la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni (più noti come Mormoni), la Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e la Chiesa Apostolica Italiana.

Per approvare l’intesa con queste confessioni non è stato necessario il passaggio in aula ma sono state approvate direttamente in Commissione.

Perciò anche gli Ortodossi e gli Apostolici potranno accedere all’8 per mille mentre i Mormoni hanno rinunciato: oltre alla Chiesa cattolica, le altre confessioni che accedono all’8 per mille sono i Valdesi, gli Avventisti del settimo giorno, i Pentecostali, gli Ebrei ed i Luterani.

Il Parlamento ancora non ha approvato le intese con la Congregazione cristiana dei testimoni di Geova, l’Unione Buddista italiana e l’Unione Induista Italiana che quindi sono ancora esclusi dai fondi dell’8 per mille.

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8 per mille: la protesta dei consumatori

L’Aduc (Associazione per i diritti degli utenti ed i consumatori) ha presentato un esposto all’Autorità garante della concorrenza e del mercato per pubblicità ingannevole in Tv e sul web della campagna di pubblicità sociale “chiedilo a loro” per la destinazione dell’8 per mille alla Chiesa cattolica.
Questo il comunicato di Aduc: «Gli spot dell’8 per mille alla Chiesa Cattolica, che sono stati diffusi sui canali televisivi nei mesi scorsi e che ancora sono massicciamente presenti sul web, non la raccontano giusta. Nei messaggi pubblicitari si parla di aiuti ai più bisognosi, di denaro destinato a opere di beneficenza, insomma dell’utile e pia azione della Chiesa cattolica. Sembra che tutti i proventi dell’8 per mille siano destinati a scopi benefici. Non è così! E non lo diciamo noi ma lo ammette la Cei nella sua rendicontazione annuale relativa al così detto 8 per mille. Su circa un miliardo e mezzo di euro solamente il 22 % è destinato a “interventi caritativi”. Ed il resto? E’ usato per esigenze di culto, sostentamento del clero, Sacra rota, ecc. Tutto lecito, per carità. Ma uno spot realizzato per chiedere il sostegno delle persone non dovrebbe dire la verità? Oppure bisogna far credere che i soldi dei contribuenti vadano in beneficenza quando nemmeno un quarto delle devoluzioni prendono quella strada? Il cittadino non è tenuto a sapere a che cosa viene destinata la sua scelta? Le stesse domande le abbiamo rivolte all’Antitrust, con una denuncia per pubblicità ingannevole contro la Cei, affinché valuti la correttezza o meno degli spot sull’8 per mille».
In effetti negli spot della campagna 2012 si parla di preti che aiutano terremotati, di aiuti a giovani, prostitute, anziani, drogati ed a bambini di aree disagiate.
Questi sono gli spot della campagna 2012.

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Diritti e rovesci sull’omofobia: le contraddizioni della Chiesa

I giornali purtroppo spesso ci regalano notizie di omosessuali aggrediti: segno che la strada dei diritti civili è ancora lunga.

In materia di diritti degli omosessuali il primo intervento da parte dell’Europa è stata la Raccomandazione 924 relativa alla discriminazione nei confronti degli omosessuali del 16 dicembre 1981 in cui – con un atto non vincolante – si  invitavano gli stati membri ad adottare provvedimenti per porre fine alle discriminazioni degli omosessuali.
Ovviamente i tempi non erano ancora maturi per parlare di unioni civili o matrimonio omosessuale ma si invitava ad abolire leggi penali contro i rapporti omosessuali, a distruggere eventuali schedature degli omosessuali da parte della Polizia, ad assicurare equità di diritti nel pubblico impiego e nella retribuzione.

Con la Risoluzione 13 marzo 1984 il Parlamento dell’allora CEE poneva l’attenzione esplicitamente sulle discriminazioni verso gli omosessuali nei luoghi di lavoro.

Fra il 1986 e il 1990 il Parlamento europeo è intervenuto più volte ribadendo la necessità – da parte degli Stati membri – di adottare legislazioni antidiscriminatorie che tenessero conto anche della discriminazione fondata sull’orientamento sessuale (risoluzioni D’Ancona 11 giugno 1986, Parodi 26 maggio 1989, Buron 22 novembre 1989, Ford 23 luglio 1990).

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Il Vaticano e i crimini sessuali (Sex Crimes and the Vatican): l’inchiesta

“Il Vaticano e i crimini sessuali” (Sex Crimes and the Vatican) è un’inchiesta giornalistica realizzata da Colm O’Gorman nel 2006 e trasmessa originariamente dalla BBC all’interno della propria serie documentaristica “Panorama“. Il reportage era inteso per documentare gli abusi sessuali a sfondo pedofilo riconducibili ad alcuni membri del clero.

Il documentario dura 39 minuti ed è condotto da Colm O’Gorman, vittima di abusi sessuali in età adolescenziale. Questo video accusa di complicità la Chiesa cattolica per il suo atteggiamento protettivo nei confronti dei preti pedofili, invece che dei bambini abusati, e per la sistematica opera di insabbiamento ogni volta che un nuovo caso veniva alla luce. Secondo quanto emerso dalle testimonianze raccolte dalla BBC, la politica di base della Chiesa era sempre la stessa, in Irlanda come negli Stati Uniti o in Brasile: una volta che lo scandalo era venuto alla luce, il vescovo responsabile della condotta di quel prete lo trasferiva in un’altra parrocchia, dove gli abusi continuavano, mentre i bambini che osavano confessare ciò che era loro successo venivano minacciati e ridotti al silenzio dagli altri preti.

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