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This is our story, this is Giro d’Italia: the toughest race in the world’s most beautiful place

There is a story where braver challenges the laws of the nature,
where men feed on effort and pride
the call of the summit is strong
the cold sharp of wind even when it’s upwind thrusts you to go on
ice, snow, rain and sun don’t scratch the heroes’ armour
the respect for the opponent becomes the major reason not to give-up
the tears of pain are dried up by the hand of the public
the past is not forgotten but it is the soul of the myth that has been passed on for over 100 years
this is our story
where men take off to the finish line that will make them immortal
they join the heroes and become gods
but only the strongest will wear the pink
this is Giro d’Italia: the toughest race in world’s most beautiful place

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Il vittimismo sentimentale dei nostri quotidiani nel caso Armstrong

La notizia della radiazione di Armstrong e della privazione dei suoi sette Tour de France è stata una notizia che – seppur non improvvisa – ha sconvolto il mondo del ciclismo e del giornalismo sportivo italiano.
I nostri giornalisti ovviamente hanno commentato la notizia ma spesso facendo esercizio di “vittimismo” tranne un ottimo articolo di Federico Danesi su Libero che ben descrive la situazione.

Il Fatto Quotidiano interviene con Lorenzo Vendemiale scrivendo: «Ma se davvero l’Usada dovesse riscrivere l’Albo d’oro della Grande Boucle, sarebbe come cancellare dieci anni di storia dello sport: distruggere il mito del grande eroe in grado di sconfiggere il cancro e la forza di gravità delle montagne; dire a milioni di tifosi che era tutto falso. L’ennesimo inganno, l’ennesima delusione per uno sport che ha sofferto tanto negli ultimi anni. Comunque vada, oggi è un giorno triste per il mondo del ciclismo».
Purtroppo i dieci anni di ciclismo erano stati già cancellati durante gli anni di Armstrong: un corridore su cui c’erano troppi sospetti di doping. Armstrong poteva essere considerato un mito per aver sconfitto il cancro ma – per chi soffre di questa malattia – potrà restare sempre un mito: resta pur sempre un corridore che ha sconfitto la malattia ed è tornato alle corse.
Per il resto i milioni di tifosi – quelli veri – già sapevano che era tutto falso: la notizia dell’Usada è solo la celebrazione della verità.

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