Natale significa per molti regali, feste, albero e presepe.
Proprio parlando di presepi quello presente in Piazza San Pietro è particolarmente costoso e come messo in luce dai britannici Independent e Telegraph è costato 122mila euro. La cifra potrebbe sembrare elevata ma è quasi irrisoria se confrontata con i 550mila euro pagati nel 2009 così come era emerso dai documenti del caso Vatileaks.
Come riporta il Telegraph, allora lo stesso cardinale Carlo Maria Viganò si lamentava con il papa che l’appalto per la realizzazione del presepe fosse dato sempre alla stessa società con costi doppi rispetto a quelli praticati al di fuori del Vaticano.
Successivamente Viganò fu inviato a Washington come nunzio apostolico rafforzando il sospetto che il Vaticano volesse soffocare il suo sforzo per una maggiore trasparenza.
Sebbene il costo del presepe resta ancora molto elevato la Santa sede ha poco di cui preoccuparsi visto che pagherà l’opera solo in parte mentre quest’anno la Regione Basilicata avrà l'”onore” di sostenere il costo per 90mila euro.
La scenografia del presepe è stata creata dall’artista di Matera Francesco Artese che ha collocato circa cento figure umane in terracotta in un paesaggio roccioso simile a quelo che si può trovare in Basilicata.
Anche l’Independent sottolinea come il costo del presepe «sarà a carico dei già vessati contribuenti italiani».
Sempre il quotidiano britannico rimarca che «la Chiesa, che riceve milioni di euro di tasse dai contribuenti, ha permesso alla Basilicata, la regione più povera d’Italia, di contribuire con 90mila euro su un costo totale di 122mila».
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Un auspicio condivisibile: la Chiesa resti indietro di 2000 anni.
I cattolici fondamentalisti di Uccr (Unione cristiani cattolici razionali) hanno proposto spesso delle tesi quantomeno bislacche ma per una volta c’è da concordare con un punto espresso nel loro articolo “La morte del card. Martini, grande uomo rasente al precipizio (senza mai cadere)”.
Riguardo l’illustre biblista – apprezzato anche da una parte del mondo laico – gli uccrociati scrivono che che «in una intervista promossa a tutta pagina de “Il Corriere della Sera”, il card. Martini ha anche affermato che “la Chiesa è rimasta indietro di 200 anni”. Ed è questo il punto, la Chiesa deve rimanere indietro di 2000 anni e non solo di 200, ovvero deve permanere nella roccia della Tradizione e nell’adesione al Vangelo, senza compromessi con i cambiamenti della secolarizzazione. Per questo è l’unica istituzione di riferimento morale che è rimasta (e questo spiega il quotidiano attacco dai devoti del relativismo)».