Nuovo rapporto di Oidce (Observatory on Intolerance and Discrimination against Christians in Europe), la Ong con sede in Austria, sulle presunte discriminazioni che subirebbero i cristiani in Europa.
Per Oidce il diritto alla libertà religiosa non è solo un diritto individuale, ma si applica anche, come un diritto collettivo, alle comunità religiose che comprende tra l’altro il diritto di regolarsi secondo proprie norme.
Il primo capitolo della Ong è dedicato ai limiti imposti da alcuni Stati all’obiezione di coscienza.
Secondo Oidce la «libertà di coscienza permette ad un credente di vivere secondo le esigenze della sua fede, che dà senso alla sua vita. Limitare o negare un individuo il diritto alla libertà di coscienza, priva questo diritto di significato e viola l’autonomia personale come requisito principale della dignità umana».
L’obiezione di coscienza – secondo Oidce – non dovrebbe essere applicata solo su questioni riguardanti le pratiche abortive e la somministrazione della pillola del giorno dopo ma anche per quanto riguarda i matrimoni omosessuali. Infatti la Ong denuncia – tra le altre – che «in diversi Paesi i proprietari di immobili per cerimonie nuziali non sono autorizzati a rifiutare la loro proprietà per coppie omosessuali» perché «la licenza pubblica di svolgere atti di diritto civile in un edificio privato è spesso legata ad accettare le regole del governo, senza possibilità di obiezione di coscienza». Oidce – ad esempio – denuncia il caso belga dove gli ufficiali dello stato civile «non hanno il diritto di fare riferimento alla loro coscienza per rifiutare la registrazione di un matrimonio gay come un atto civile» mentre «i proprietari di luoghi in cui si svolgono cerimonie nozze non possono rifiutare di ospitare matrimoni gay». Continua a leggere
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L’America di Obama si scopre pro-choice sull’aborto
Il presidente statunitense Obama ha inaugurato il suo secondo mandato parlando esplicitamente, durante il suo discorso d’insediamento, dei diritti dei «fratelli e delle sorelle gay» e l’America, a quarant’anni dalla decisione della Suprema Corte nel caso Roe v. Wade che ha legalizzato l’aborto nei primi tre mesi di gravidanza, si rivela nettamente pro-choice.
Questo è quanto emerge da tre diversi sondaggi condotti realizzato Nbc-Wall Street Journal, Pew Research Center e Gallup.
Dal sondaggio realizzato da Nbc assieme al Wall Street Journal emerge che il 70 per cento del campione è d’accordo con la decisione del 1973 della Corte Suprema che ha reso possibile l’aborto contro il 24 per cento degli intervistati che si dimostra in disaccordo: nel 1989 queste percentuali erano rispettivamente del 58 per cento e del 31.
L’aborto dovrebbe essere legale in tutti i casi per il 31 per cento del campione (questa percentuale era 27 nel 2003), nella maggior parte dei casi per il 23 per cento (17 per cento dieci anni fa), illegale con alcune eccezioni per il 35 per cento degli intervistati (-5 per cento rispetto al 2003) ed illegale senza eccezioni solo per il 9 per cento del campione (nel 2003 erano il 14 per cento degli intervistati). Continua a leggere
Il falso problema di Mario Monti: “I temi etici non sono urgenti come il rilancio dell’economia”.
La discesa in campo di Mario Monti alle prossime politiche ha acceso il dibattito sui diritti civili e sulle questioni etiche. Su questi temi il programma dell’attuale presidente del Consiglio è abbastanza carente e nella sua agenda si limita ad affermare che «il rifiuto del populismo e dell’intolleranza, il superamento dei pregiudizi nazionalistici, la lotta contro la xenofobia, l’antisemitismo e le discriminazioni sono il denominatore comune delle forze europeiste». Il professor Monti, forse a causa dell’appoggio avuto dal Vaticano, dimentica che le forze europeiste hanno anche altre priorità: infatti nella seduta del Parlamento europeo del 12 dicembre è stata approvata la risoluzione sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea e per quanto riguarda le discriminazioni legate all’orientamento sessuale, fra l’altro, si invitano gli Stati membri ad inserire nelle loro legislazioni «altre forme di reato generato dall’odio, compreso quello fondato sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sull’espressione di genere» ed «ad adottare legislazioni penali che vietino l’istigazione all’odio sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere». Il Parlamento europeo inoltre «ritiene che i diritti fondamentali delle persone LGBT sarebbero maggiormente tutelati se esse avessero accesso a istituti giuridici quali coabitazione, unione registrata o matrimonio; plaude al fatto che sedici Stati membri offrano attualmente queste opportunità e invita gli altri Stati membri a prendere in considerazione tali istituti». Continua a leggere
Caponero Capobianco: i diritti violati degli immigrati nell’Italia dei diritti civili
Caponero Capobianco from Za Lab on Vimeo.
L’omofobia è un male che colpisce anche gli eterosessuali
Subito dopo il suicidio di Andrea, il ragazzo di quindici anni che frequentava il Liceo Cavour di Rome, molte parole si sono dette e molti giornali hanno scritto (non a tutti i torti) che si fosse suicidato perché deriso per la sua omosessualità.
I compagni hanno subito smentito questa versione e – come riporta Tempi – la preside dell’istituto, Tecla Sannino, ha giudicato «inopportune le reazioni da parte di alcune associazioni culturali, come la fiaccolata in difesa dei gay oggetto di violenze organizzata dal Circolo Mario Mieli». I compagni hanno invece scritto questa lettera: «Non era omosessuale, tanto meno dichiarato, innamorato di una ragazza dall’inizio del liceo. Lo smalto e i vestiti rosa, di cui andava fiero, erano il suo modo di esprimersi. La pagina facebook ,dove erano pubblicate citazioni di A., era stata creata per incorniciare momenti felici perché A. era così: portava il sorriso ovunque andasse; peraltro “la pagina aperta contro di lui da chi lo aveva preso di mira” (citazione dal Messaggero) è un’accusa non fondata. I professori hanno sempre rispettato il proprio ruolo e non hanno mai espresso giudizi sulla sua persona. Il Cavour non è mai stato un liceo omofobo in quanto fino a quando i fondi sono stati sufficienti, alcune classi hanno preso parte ad un progetto sulla sessualità organizzato dalla ASL e approvato dal collegio docenti. Inoltre non si sono verificati episodi manifesti di bullismo nell’istituto negli ultimi anni. Esprimiamo rammarico per la diffusione di notizie false e desideriamo che non si speculi sul nostro dolore». Continua a leggere
Alessandra Mussolini: «Favorevole al matrimonio gay».
Negli Stati Uniti le elezioni presidenziali non solo hanno portato al secondo mandato di Barack Obama ma anche all’approvazione del matrimonio omosessuale negli Stati del Maine, Mariland e Washington: inoltre gli elettori del Minnesota hanno respinto la proposta di inserire nella costituzione il divieto al matrimonio per le coppie dello stesso sesso.
Le notizie positive per la comunità lgbt non sono mancate anche in Europa: infatti la Corte costituzionale spagnola ha dichiarato costituzionale il matrimonio omosessuale per le coppie dello stesso sesso che era stato approvato durante il governo Zapatero ed il popolare Mariano Rajoy ha dichiarato che manterrà in vigore la legge.
L’ultima notizia positiva per la comunità lgbt arriva dalla Francia dove il governo Hollande ha varato il matrimonio omosessuale con possibilità di adozione: il provvedimento sarà vagliato dal Parlamento a gennaio ma – a parte eventuali sorprese – diventerà legge considerata la forte maggioranza del leader socialista all’interno dell’assemblea.
L’Italia purtroppo si conferma fanalino di coda in materia di diritti civili: la Commissione Giustizia della Camera ha infatti bocciato il testo di legge contro l’omofobia. Continua a leggere
Amnesty International contro la pena di morte: calano le esecuzioni, ma resta forte la sfida dei paesi mantenitori
In occasione del 10 ottobre, decima Giornata mondiale contro la pena di morte, Amnesty International ha dichiarato che nell’ultimo decennio il mondo ha fatto passi avanti significativi verso l’abolizione della pena capitale, ma che la sfida dei paesi mantenitori resta forte.
Dal 10 ottobre 2003, prima Giornata mondiale contro la pena di morte, 17 paesi sono diventati abolizionisti per tutti i reati, portando a 140 il numero dei paesi che non ricorrono più alla pena capitale, il 70 per cento del pianeta.
Tuttavia, anche se i paesi che applicano la pena di morte sono sempre di meno, una manciata di essi (comprese potenze del calibro di Cina e gli Usa) vi ricorre con agghiacciante regolarità.
“Nel 2011, solo 21 paesi hanno eseguito condanne a morte, mentre all’epoca della prima Giornata mondiale contro la pena di morte erano stati 28. Nel frattempo, 17 paesi l’hanno abolita per tutti i reati, un segnale di grande progresso” – ha dichiarato Widney Brown di Amnesty International. “Nonostante ciò, quella contro la pena di morte resta una lotta di lungo periodo e c’è ancora molto da fare per convincere i paesi rimasti a porvi fine una volta per sempre”.
L’attore britannico Stephen Fry: “Introdurre il matrimonio omosessuale è un segno di libertà religiosa”.
Stephen John Fry è un comico, attore, scrittore, autore televisivo, regista e sceneggiatore britannico molto popolare nel Regno Unito.
Per la campagna di Out4Marriage mirata ad introdurre nel Regno Unito il matrimonio anche per le coppie dello stesso sesso ha pubblicato un monologo di tre minuti.
Nel suo monologo Fry ha accusato la Chiesa britannica di ascoltare le menzogne degli estremisti sul matrimonio gay.
Dice Fry: «La cosa più importante per me è chiarire l’equivoco che la parità di diritti per il matrimonio gay non significa costringere i sacerdoti o chierici di ogni religione per sposare le persone nelle loro chiese se non vogliono» aggiungendo «Quelli contro il matrimonio gay disinformano affermando che noi andremmo dai preti a dire “Tu reverendo sei obbligato a celebrare questo matrimonio gay nella tua chiesa” ma questo non è vero».
Infatti – ricorda Fry – la Chiesa non ammette di sposare le persone che sono divorziate sebbene sia possibile civilmente e mai nessuno ha mai imposto o preteso il matrimonio religioso per i divorziati.
Puppato (Pd): ”Gay, diritti civili sono diritti umani”. Ma quali?
«I diritti civili dei gay sono diritti umani: credo che nel momento in cui dobbiamo certificare la nascita di una famiglia anche con una forma diversa rispetto a quella che avevamo in mente, possa essere fatto lo sforzo di accettare che quella famiglia sia considerata tale»: ad esprimersi in questo modo è Laura Puppato, capogruppo Pd alla Regione Veneto e unica donna (per il momento) in corsa alle primarie del centrosinistra intervistata da RepubblicaTv.
È purtroppo significativo che esponenti del Pd considerino uno “sforzo” ed un'”accettazione” l’estensione di diritti anche alla comunita lgbt soprattutto considerando che ci sono a riguardo due convenzioni europee, una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, due risoluzioni del parlamento europeo, una sentenza della Corte costituzionale ed una sentenza della Corte di cassazione.
Inoltre non serve certamente “certificare la nascita di una famiglia” perché – come ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza 138/2010 – la famiglia è una “società naturale” perché ha «dei diritti originari e preesistenti allo Stato». Continua a leggere
Uccr: Mosca non si piega alla “lobby” gay. La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo ha una diversa opinione.
Il blog dell’associazione Uccr (Unione Cristiani Cattolici Razionali) pubblica un articolo dal titolo “Mosca non si piega alla lobby e vieta il Gay pride”. Il riferimento è alla decisione del comune di Mosca di vietare per la settima volta consecutiva il Gay Pride – ribattezzato nell’articolo come “Fiera del nulla”.
Sebbene secondo l’autore dell’articolo è «legittimo manifestare le proprie idee, ma il fine non giustifica i mezzi», la stessa Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha sentenziato che il provvedimento dell’amministrazione moscovita che vieta i Gay Pride è discriminatorio.
Sempre nell’articolo si riporta la notizia che il Tribunale di Mosca ha confermato la decisione di permettere il rifiuto di richiesta del permesso di svolgere il “Gay Pride” per i prossimi cento anni.