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Il vittimismo sentimentale dei nostri quotidiani nel caso Armstrong

La notizia della radiazione di Armstrong e della privazione dei suoi sette Tour de France è stata una notizia che – seppur non improvvisa – ha sconvolto il mondo del ciclismo e del giornalismo sportivo italiano.
I nostri giornalisti ovviamente hanno commentato la notizia ma spesso facendo esercizio di “vittimismo” tranne un ottimo articolo di Federico Danesi su Libero che ben descrive la situazione.

Il Fatto Quotidiano interviene con Lorenzo Vendemiale scrivendo: «Ma se davvero l’Usada dovesse riscrivere l’Albo d’oro della Grande Boucle, sarebbe come cancellare dieci anni di storia dello sport: distruggere il mito del grande eroe in grado di sconfiggere il cancro e la forza di gravità delle montagne; dire a milioni di tifosi che era tutto falso. L’ennesimo inganno, l’ennesima delusione per uno sport che ha sofferto tanto negli ultimi anni. Comunque vada, oggi è un giorno triste per il mondo del ciclismo».
Purtroppo i dieci anni di ciclismo erano stati già cancellati durante gli anni di Armstrong: un corridore su cui c’erano troppi sospetti di doping. Armstrong poteva essere considerato un mito per aver sconfitto il cancro ma – per chi soffre di questa malattia – potrà restare sempre un mito: resta pur sempre un corridore che ha sconfitto la malattia ed è tornato alle corse.
Per il resto i milioni di tifosi – quelli veri – già sapevano che era tutto falso: la notizia dell’Usada è solo la celebrazione della verità.

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Armstrong radiato a vita dalla Usada: chiarezza su Madonna di Campiglio

Alla fine è stata fatta chiarezza: l’Usada (Agenzia antidoping Usa) ha radiato a vita dall’attività agonistica il ciclista Lance Armstrong (ora attivo nel mountain-biking e nel thriatlon) privandolo dei sette Tour de France.
L’Usada ha le prove che il sangue del corridore americano era contaminato da eritropoietina (più comunemente detta Epo), testosterone, corticosteroidi ed autotrasfusioni.
Alle considerazioni dell’Usada si sono aggiunte quelle della Wada, l’Agenzia mondiale antidoping. Il Presidente della Wada John Fahey ha detto: «Armstrong aveva il diritto di contestare le accuse e ha scelto di non farlo. Il rifiuto significa che le accuse hanno consistenza. In base alle regole, ora possono essere imposte le sanzioni del caso».
Il corridore americano era sempre stato al centro di sospetti legati al doping me – anche per essersi ripreso da una forma tumorale ai testicoli – era stato spesso “santificato”.
Nel 2004 il libro L.A Confidential: Les secrets de Lance Armstrong lo accusa di fare uso di Epo. L’anno dopo l’Equipe gli chiede di permettere che i campioni di sangue del ’99 ancora disponibili siano nuovamente controllati: Lance si rifiuta.

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