In Parlamento è stata presentata la relazione annuale sull’attuazione della legge 194/1981 sull’aborto.
I dati confermano una diminuzione degli aborti: nel 2012 sono state effettuate 105.968 aborti (dato provvisorio) con un decremento del 4,9 per cento rispetto al dato definitivo del 2011 (111.415 casi) e del 54,9 rispetto al 1982 (234.801 interventi).
Il tasso di abortività (numero delle interruzioni volontarie di gravidanze per 1000 donne in età feconda tra 15-49 anni) è risultato del 7,8 per mille con un decremento dell’1,8 per cento rispetto al 2011 (8,0 per 1000) e un decremento del 54,7 rispetto al 1982: questo valore è il più basso tra i Paesi industrializzati e l’Italia è il Paese in cui si ricorre di meno all’aborto rispetto agli altri Paesi dell’Europa occidentale.
Diminuisce anche il rapporto di abortività (percentuale di aborti rispetto ai nati vivi): nel 2011 è risultato del 200,8 per mille con un decremento del 2,5 per cento rispetto al 2011 (206.0 per mille) e un decremento del 47,2 per cento rispetto al 1982.
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New York Times. In Irlanda la legge sull’aborto non è al passo coi tempi.
di Ethel Rohan
Alla fine di ottobre, Savita Halappanavar, di 31 anni, dentista alla diciassettesima settimana di gravidanza, è stata ricoverata in un ospedale di Galway, in Irlanda, accusando forti dolori. I medici hanno riconosciuto che stava avendo un aborto spontaneo, ma nel corso di tre giorni, sembra che abbiano rifiutato di interrompere la gravidanza e di porre fine alla sua sofferenza, perché potevano ancora rilevare un battito cardiaco fetale. Motivando come ragione il quasi totale divieto di aborto della cattolica Irlanda, i medici hanno negato a Dr. Halappanavar una procedura che molto probabilmente le avrebbe salvato la vita. È morta il 28 ottobre.
Quando ho sentito la notizia, un allarme è suonato dentro di me. Sono nata e cresciuta in Irlanda, e anche se ora vivo a San Francisco, le antiquate leggi anti aborto del mio paese d’origine mi hanno sempre bruciato. Io sono sopravvissuta agli abusi sessuali. Un uomo, un amico di famiglia, ha periodicamente abusato di me dai cinque ai tredici anni. Il mio aggressore avrebbe potuto mettermi incinta in giovane età, e nella cattolica Irlanda, non avrei avuto alcun ricorso legale, ma avrei potuto solo completare la gravidanza. Anche per andare in Inghilterra, dove l’aborto è legale, sarebbe stato impossibile senza il consenso e l’aiuto finanziario dei miei genitori. Non importa la mia età e le circostanze, i miei genitori non avrebbero mai rotto con la Chiesa cattolica ed il governo irlandese.
Se fossi rimasta incinta a tredici anni in seguito ad uno stupro e avessi avuto il diritto di scegliere, non credo che avrei ottenuto un aborto. Tuttavia, avrei meritato quella scelta e quel diritto. Ogni ragazza e donna lo merita. Continua a leggere
Le manifestazioni di piazza della cattolica Irlanda che chiede l’aborto (video)
March for Choice, Celebrate women, being pro choice & proud! (55 minute version)
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La cattolica Irlanda chiede il diritto di abortire
Il caso di Savita Halappanavar, la trentunenne indiana morta di setticemia in Irlanda dopo che le è stato negato di abortire, ha inevitabilmente acceso il dibattito sull’interruzione di gravidanza.
Questa vicenda ha provocato un incidente diplomatico tra Irlanda ed India. L’ambasciatore indiano Debashish Chakravarti ha detto che la donna sarebbe ancora viva qualora fosse stata curata in un ospedale indiano e che l’episodio ha provocato forti turbamenti nella comunità indiana in Irlanda e Regno Unito. Lo stesso The Times of India in un editoriale scrive che il divieto di abortire ha portato via una vita e si domanda come il bando all’interruzione di gravidanza possa conciliarsi con una visione “pro-life”?
Nel frattempo il movimento pro-choice irlandese si sta mobilitando e subito dopo la notizia della morte di Savita, duemila persone si sono radunate davanti al Parlamento irlandese per ottenere una legge più permissiva sull’interruzione di gravidanza mentre altre dimostrazioni sono state organizzate nel Regno Unito, in Belgio, a New York, a New Delhi ed a Bangalore.
A Dublino 20mila persone hanno marciato sino al parlamento scandendo lo slogan «Mai più». I dimostranti pro-choice sono stati osteggiati da alcuni attivisti anti-aborto. Sul manifesto di uno di questi si poteva leggere: «Milioni di bambini innocenti non ancora nati devono essere sacrificati a satana per la morte di una donna?». Altre manifestazioni pro-choice si sono tenute a Galway, Cork, Ennis, Clonakilty, Carlow, Limerick, Letterkenny, Kilkenny e Sligo.
Il padre di Savita si è rivolto pubblicamente al capo del governo: «Signore, la prego di cambiare la sua legge e di prendere in considerazione l’umanità. La prego di cambiare la legge sull’aborto che aiuterà a salvare la vita di tante donne in futuro».
Irlanda: ragazza trentunenne muore perché le negano l’aborto
Dal 18 ottobre nella cattolicissima Irlanda è possibile ricorrere all’aborto. Si può farlo nella clinica Maria Stopes nel centro di Belfast: essendo la clinica nell’area britannica non si applica il divieto di aborto vigente dal 1967 in Irlanda.
Gli antiabortisti sono scesi a protestare e la polizia ha dovuto presidiare la clinica per tutelare l’incolumità dei pazienti e del personale.
Come riporta il Time l’apertura della clinica nell’Irlanda del Nord ha inevitabilmente acceso il dibatittito anche nel resto del Paese.
Nel Sud la Chiesa cattolica (in un Paese in cui l’84 per cento della popolazione si professa cattolico) è stata importantissima nella maggior parte delle decisioni politiche ma i recenti scandali di preti coinvolti in casi di pedofilia ne hanno scalfito il prestigio.
Inoltre sempre più donne lavorano e sono interessate alla carriera e quindi la dimensione delle famiglie si è ridimensionata.
Pur essendo ancora forte l’influenza della Chiesa, il 54 per cento degli elettori è a favore della legalizzazione dell’aborto contro il 37 per cento di qualche anno fa. Continua a leggere
Dichiarazione soprendente del Movimento per la vita: «il calo degli aborti legali fa temere un aumento di quelli illegali».
La relazione annuale sull’interruzione di gravidanza ha confermato la diminuzione degli aborti rispetto all’anno precedente in linea con un trend iniziato dal 1982.
Le cifre dovrebbero far ben sperare ma non è così per il Movimento per la vita che ha presentato a Montecitorio il suo “Esame critico della Relazione ministeriale dell’8 ottobre 2012 contenente dati preliminari 2011 e dati definitivi 2010”.
Nel rapporto del Mpv si esprimono dei dubbi sulla diminuzione degli aborti illegali la cui diminuzione «non è possibile controllare e che comunque partono dal presupposto (evidenziato in qualche precedente Relazione) che se diminuiscono gli aborti legali devono diminuire anche quelli illegali». Nel rapporto si considera che «tale presupposto è irragionevolissimo, perché, anzi, si può presumere che proprio il calo numerico delle Ivg legali fa temere un aumento di quelle illegali».
Il ragionamento del Movimento per la vita è condivisibile: in effetti una donna che voglia accedere all’aborto e che sia impossibilitata di poterlo fare legalmente (magari per la presenza di medici obiettori) ricorrerà ad aborti illegali (ed insicuri). Continua a leggere
In Irlanda del Nord apre la prima clinica abortista: la polizia allertata per le manifestazioni degli anti-abortisti
Tempi duri per il cosiddetto movimento pro-life (o meglio “no-choice”) contro la legalizzazione dell’aborto.
Il cattolicissimo Uruguay ha legalizzato l’aborto ed è solo la seconda nazione del continente sudamericano ad autorizzare la procedura.
L’aborto resta illegale invece in Irlanda e le donne irlandesi che volevano abortire sono costrette a ricorrere agli ospedali del Regno Unito o in Europa.
Per le donne irlandesi che volessero abortire da giovedì potranno farlo alla clinica Maria Stopes nel centro di Belfast: essendo la clinica nell’area britannica non si applica il divieto di aborto vigente dal 1967 in Irlanda.
Ovviamente la tensione è alta per l’apertura della clinica e molti attivisti anti-aborto si stanno dirigendo verso Belfast.
I “no-choice” hanno detto che protesteranno al di fuori della clinica e – imitando una forma di protesta dei Radicali italiani – osserveranno tre giorni di preghiera e digiuno.
Aborto, rivelazione choc: la contraccezione lo favorisce (forse….).
L’agenzia Zenit della congregazione dei legionari di Cristo pubblica un’intervista (ripresa anche da Tempi) al dottor Renzo Puccetti che – al congresso mondiale di ginecologia ed ostetricia tenutosi a Roma – ha presentato una ricerca in cui si rileva che la diffusione di contraccettivi (preservativo, pillola) è direttamente proporzionale all’aumentare degli aborti.
Il dottor Puccetti ha certamente un curriculum di tutto rispetto: membro della Associazione ginecologi ostetrici cattolici italiani, socio nazionale dell’associazione Scienza & Vita, collaboratore di testate giornalistiche come Avvenire e la stessa agenzia di notizie Zenit.
Nonostante sia un professionista affermato purtroppo non rileva in quale pubblicazione scientifica sia presente questa ricerca che smentirebbe gran parte della letteratura scientifica in materia esplorando – assieme ad altri colleghi – l’abortività degli Stati americani e le variabili che possono incidere sui tassi di aborto.
Per il ricercatore «quando si esamina la percentuale d’impiego della contraccezione reversibile ad elevata efficacia, come la pillola, i cerotti, l’anello vaginale, la spirale e gli impianti sottocutanei di ormoni a lunga durata, non si rileva alcuna riduzione di abortività». Questa ricerca (di cui purtroppo non è stato detto dove è stata pubblicata) smentirebbe addirittura quanto rilevato da un recentissimo studio dell’Università di St. Louis pubblicato su Obstetrics & Gynecology (la pubblicazione ufficiale della American College of Obstetricians and Gynecologists) secondo cui la fornitura gratuita di contraccettivi contribuisce a ridurre drasticamente il numero delle gravidanze indesiderate e degli aborti. I ricercatori dell’università hanno fornito contraccettivi gratis a più di 9.000 donne dai 14 ai 45 anni dell’area di St. Louis: questa azione ha provocato un drastico calo degli aborti nell’area che sono diminuiti sino al 78 per cento con un tasso di gravidanze adolescenziali del 6,3 per mille contro una media nazionale del 34,3 per mille.
Relazione del ministero della Salute sull’aborto: dov’è l’educazione sessuale?
Il ministro della Salute Renato Balduzzi ha presentato in Parlamento la relazione annuale sullo stato di attuazione della legge 194 sull’aborto: una relazione arrivata con otto mesi di ritardo così come denunciato dai ginecologi della Laiga.
I dati sembrano lasciar ben sperare anche se ci sono ancora molti punti dubbi.
Nel 2011 sono state effettuate 109.538 ivg (dato provvisorio), con un decremento del 5,6% rispetto al dato definitivo del 2010 (115.981 casi) e un decremento del 53,3% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all’ivg (234.801 casi). Nella relazione si legge che il tasso di abortività (numero delle IVG per 1.000 donne in età feconda tra 15-49 anni) nel 2011 è risultato pari a 7,8 per 1.000, con un decremento del 5,3% rispetto al 2010 (8,3 per 1.000) e un decremento del 54,7% rispetto al 1982 (17,2 per 1.000). Il valore italiano è tra i più bassi di quelli osservati nei paesi industrializzati.
L’Italia è il Paese in cui si ricorre di meno all’aborto rispetto agli altri Paesi dell’Europa occidentale.
A ricorrere meno all’aborto sono le donne più istruite, le occupate e le coniugate anche grazie ad una maggiore competenza in materia di sessualità.
Nel 2010 il 44,2% delle donne che hanno fatto ricorso all’Ivg avevano solamente un diploma di licenza media inferiore: perciò una società sempre più scolarizzata ed informata anche in materia di educazione sessuale sarà una società che avrà meno necessità di ricorrere all’aborto.
Il mondo “no-choice” è nelle condizioni di poter giudicare una donna come Elisabetta Canitano?
“Cinque milioni di omicidi“: questo gridavano gli organizzatori della marcia per la vita (o meglio “Marcia per la non-scelta”). Ed ovviamente – se ci sono stati cinque milioni di omicidi – ci saranno state cinque milioni di “assassine“: ossia le donne che hanno abortito. Ed ovviamente saranno “colpevoli” anche i ginecologi che hanno effettuato gli aborti e tutti coloro che difendono il diritto delle donne ad abortire. E saranno colpevoli anche quelli che pensano che sia meglio un aborto praticato da un medico piuttosto che dalle “mammane” o – peggio ancora – autoprocurato ingerendo acido. Perché – per chi non lo sapesse – soprattutto al sud si abortiva ingerendo l’acido muriatico.
Ovvio che per giudicare gli altri – soprattutto in una maniera tanto pesante – bisogna essere “esemplari”, “integerrimi”, “candidi”……
Personalmente non credo di poter essere “esemplare” ma ho un bruttissimo vizio: mi piace leggere e documentarmi.
Proprio leggendo scopro il nome di una donna: Elisabetta Canitano.