Archivi tag: marijuana

The new American way: marijuana is ok.

L’America si sta lentamente avviando verso la strada della legalizzazione della marijuana: in Uruguay presto potrebbe essere approvata una legge che consentirà l’acquisto di una dose massima di 40 grammi di marijuana al mese al costo di un dollaro al grammo mentre anche gli statunitensi ormai sono in gran parte favorevoli alla fine del proibizionismo sulle droghe leggere il cui uso ricreativo è già consentito – dopo una consultazione popolare – in Colorado e nello Stato di Washington.
L’importante istituto di ricerca Gallup ha sondato il parere degli statunitensi su questo tema dal lontano 1969 e nella rilevazione del 2013 emerge che il 58 per cento dell’opinione pubblica è favore della cannabis legale contro il 39 che ancora si oppone. Il sondaggio Gallup conferma una rilevazione dell’istituto Pew Research Center di aprile in cui risultava come gli americani fossero in maggioranza del parere che le droghe leggere dovessero uscire dalla clandestinità.
Nel 1969 solo il 12 per cento era a favore della marijuana legale mentre la gran parte degli americani era contraria (84 per cento): negli anni Settanta questa percentuale è più che raddoppiata arrivando al 28 per cento per mantenersi relativamente stabile sino al 2000. Continua a leggere

Pubblicità

Regno Unito: dalla legalizzazione delle droghe leggere un guadagno di un miliardo di sterline.

Dal Regno Unito arriva un nuovo intervento a favore della legalizzazione delle droghe leggere. Secondo uno studio dell’Institute for Social and Economic Research se il governo britannico cambiasse la sua politica sulle droghe leggere potrebbe guadagnare sino ad un miliardo e 250 milioni di sterline ogni anno.
Così come riporta il Guardian, 300 milioni sarebbero risparmiati per le minore spese da parte del sistema giudiziario, penitenziario e da parte della polizia nella repressione dei reati minori connessi alle droghe leggere mentre il resto verrebbe dalla tassazione della vendita di tali sostanze.
Il documento è stato realizzato da Stephen Pudney, professore di economia presso l’Università di Essex, e considera non solo i vantaggi economici (minore impiego di denaro pubblico nella repressione e tassazione dalla vendita) ma anche i potenziali costi come gli oneri di regolamentazione e le maggiori iniziative per le campagne di sensibilizzazione.
Nello studio che è stato commissionato dalla Fondazione Beckley, un think tank che chiede una riforma della politica sulle droghe, si ammette che probabilmente il consumo di droghe leggere aumenterà in conseguenza del passaggio ad uno status legale ed ad un prezzo più basso. Continua a leggere

Il revisore generale dei conti della città di New York: “Tassiamo la marijuana per mandare i nostri ragazzi al college”.

John LiuDopo la denuncia del professor Nutt, ex consulente del governo britannico, sempre dal Regno Unito arriva un altro intervento a favore della legalizzazione delle droghe leggere. Questa volta lo lancia, dalle pagine del Guardian, John Liu, revisore generale dei conti della città di New York nel 2010 dopo aver fatto parte del consiglio comunale dal 2002 e candidato sindaco dei Democratici alle prossime elezioni comunali che si terrano a novembre. Liu senza mezzi termini afferma che «è tempo di riconoscere che l’incauta guerra della città New York alla marijuana ha fallito».
Liu pone una domanda interessante: «Invece di spendere milioni di dollari in azioni penali di basso livello contra la droga che colpiscono in modo sproporzionato le comunità di colore, perché non regolamentare un mercato della marijuana da 1,65 miliardi di dollari ed utilizzare le entrate fiscali per dimezzare le rette universitarie? Invece di mandare i bambini nei tribunali mandiamoli al college». Secondo uno studio dell’ufficio dei revisori dei conti della città di New York la regolamentazione del mercato della marijuana porterebbe entrate fiscali per 400 milioni di dollari ed altri 31 sarebbero risparmiati ricollocando le risorse per gli arresti per reati minori collegati alla marijuana. Continua a leggere

Un ex consulente del governo britannico denuncia la censura scientifica sugli studi sulle droghe leggere.

Prof. David NuttÈ categorico il professor Nutt, ex consulente del governo britannico sulle droghe, nel definire la messa al bando di droghe come cannabis, ecstasy e Lsd «il peggiore caso di censura scientifica da quando la Chiesa cattolica ha vietato le opere di Copernico e Galileo». Ha inoltre affermato: «Questi ostacoli alla ricerca ed alla terapia sono motivati dalla politica, non dalla scienza. È uno degli esempi più scandalosi di censura scientifica dei tempi moderni. Il divieto di ricerca sulle cellule staminali embrionali da parte dell’amministrazione Bush è l’unico possibile paragone, ma ciò ha colpito solo gli Stati Uniti non il mondo intero».
Al professor Nutt venne revocato l’incarico di consulente del governo in materia di droghe nel 2009 dopo aver detto che le convenzioni delle Nazioni Unite sulle droghe nel 1960 e 1970 hanno ritardato lo sviluppo di trattamenti innovativi per il disturbo post traumatico da stress (Ptsd) e per la depressione ed hanno anche rallentato le ricerche sulle neuroscienze. Il possesso di droghe psicoattive come hashish, ecstasy e Lsd per scopi scientifici è rigorosamente regolamentato nel Regno Unito ed in molti altri Paesi in conformità con le convenzioni delle Nazioni Unite che sono state concordate in risposta alla cultura della droga degli anni 1960 e 1970. Nutt era inoltre del parere che l’assunzione di ecstasy non fosse più pericolosa dell’equitazione e che l’alcool e il tabacco fossero più pericolosi di molte droghe illegali. Secondo Nutt la decisione di mettere fuori legge queste droghe si è basata sui loro pericoli percepiti che in molti casi sono stati sovrastimati mentre i danni sono in realtà inferiori di molte sostanze legali. Continua a leggere

Il Chief Medical Officer del Regno Unito e la British medical association: “Depenalizzare il consumo di droga”

Dopo lo studio della Uk Drug Policy Commission e dopo la ricerca di un intergruppo della Camera dei Lord a favore della depenalizzazione delle droghe leggere, dal Regno Unito arriva un altro intervento contro la criminalizzazione nell’uso delle sostanze stupefacenti.
Questa volta ad intervenire nel dibattito esistente è la dottoressa Sally Davies, Chief Medical Officer (la più importante figura di consulenza governativa nell’ambito della sanità pubblica) del Regno Unito, intervistata dal Telegraph.
La dottoressa Davies ha suggerito un diverso approccio non considerando le sostanze stupefacenti come un problema di ordine pubblico ma di sanità pubblica: «Penso che abbiamo un problema di sanità e come nazione faremmo bene a considerarlo come un problema sanitario. Penso che ci siano molte prove provenienti da altri Paesi e dalla scienza su come gestire la questione. Ma attualmente è il ministero degni Interni che è incaricato di gestire la politica per le droghe e per l’alcool ed è la scelta di questo governo di continuare a gestire la situazione in quel modo».
Secondo Sally Davies l’attuale politica sulle sostanze stupefacenti ha avuto come effetto solamente quello di «dissuadere i tossicodipendenti nel cercare aiuto medico» e qualora il governo decidesse di depenalizzare alcune droghe sarebbe pronta con alcuni consigli su come aiutare i dipendenti ad uscire dal problema. Continua a leggere

Il presidente del Guatemala Otto Pérez Molina: “Il mio Paese porta le cicatrici della guerra alla droga”.

Il presidente del Guatemala Otto Perez MolinaIn ogni guerra ci sono delle vittime innocenti. In 40 anni di guerra alla droga, lo stato centro-americano del Guatemala, può vantarsi di essere solo una vittima innocente. È stato coinvolto nel fuoco incrociato tra le nazioni a sud (principalmente Perù, Colombia e Bolivia) che producono sostanze stupefacenti illegali e il paese a nord (America) che ha il più grande desiderio di consumarle. Il Guatemala fa poco di entrambi.

Il problema è che la droga – soprattutto cocaina – deve essere trasportata dai paesi di produzione agli Stati Uniti, da sud a nord. Purtroppo per il Guatemala è così che funziona.

Ma la posizione del Guatemala sulla punta del Centro America non sempre ha rappresentato un problema. Recentemente, nel 2008, la US National Drug Intelligence Centre aveva stimato che meno dell’1 per cento delle circa 700 tonnellate di cocaina che aveva lasciato il Sud America fosse passata attraverso l’America Centrale. Ma questo era prima che scoppiasse la guerra alla droga ed il Guatemala fosse coinvolto in questo conflitto.

Prima del 2008, il metodo preferito di trasporto di droga dal Sud America agli Stati Uniti era via mare (attraverso i Caraibi o del Pacifico) o per via aerea, il contrabbando via terra era raro. Ma due cose sono accadute a cambiare radicalmente ciò, entrambe le iniziative legate alla “guerra alla droga”.

In primo luogo, Messico e Colombia – parzialmente finanziate dagli Stati Uniti – hanno intensificato la sorveglianza dello spazio aereo. Allo stesso tempo gli Stati Uniti hanno iniziato una più vigorosa cooperazione con il Messico per fermare le spedizioni di droga via mare. Nel luglio 2008 la marina messicana, a quanto pare con l’intelligence USA, ha sequestrato un carico piuttosto notevole di un “narco-sommergibile”, un semi-sommergibile carico di cocaina destinata agli Stati Uniti. Continua a leggere

Regno Unito. La Camera dei Lord: “Legalizzare la vendita ed il consumo delle sostanze stupefacenti”

House of LordsDalla Gran Bretagna arriva un nuovo intervento a favore della legalizzazione e della liberalizzazione delle droghe. Questa volta la proposta proviene da un rapporto pubblicato dalla camera dei Lord e preparato da un gruppo formato da nove parlamentari conservatori, laburisti e liberal democratici con lo scopo di proporre dei cambiamenti alla Misuse of Drugs Act, la legge che da 40 anni regola l’uso e lo spaccio di droghe e che, secondo i parlamentari, ha un disperato bisogno di essere riformata: per gli stessi “pari” (nome che contraddistingue i membri della camera dei Lord) un cambiamento delle politiche britanniche sulle sostanze stupefacenti è necessario «ora più che mai».
Il gruppo era presieduto dalla baronessa Meacher e composto dalla baronessa Stern, Lord Cobbold, la baronessa Hamwee, Lord Howarth of Newport, Lord Low, Lord Mancroft, Lord Norton e Lord Rea.
Nella relazione si propone di cominciare a vendere la cannabis e l’ecstasy in negozi autorizzati e depenalizzare l’uso di tutte le droghe illegali. Dovrebbe restare illegale la vendita delle droghe più dannose mentre i consumatori trovati con modiche quantità di droga (sia leggera che pesante) non dovrebbero andare incontro a sanzioni penali.
A sostegno della depenalizzazione dell’uso di tutte le droghe, nella relazione si prende ad esempio il modello portoghese dove il numero di giovani tossicodipendenti è diminuito drasticamente a seguito della depenalizzazione delle droga. Continua a leggere

The Wall Street Journal: “Tempo di alzare bandiera bianca nella guerra alla droga”

Alzare bandiera bianca nei confronti della lotta alla guerra alla droga: questo in sintesi il punto di vista espresso sul Wall Street Journal da Gary Becker, professore di economia e sociologia presso l’Università di Chicago e premio Nobel per l’economia nel 1992, e da Kevin Murphy, professore di economia alla University of Chicago Booth School of Business.
Una guerra cominciata nel 1971 da Richard Nixon che nel tempo non ha dato i risultati sperati con costi molto alti in termini di vite, costi e benessere per molti americani. Il costo della lotta alla droga è di più di 40 miliardi di dollari ogni anno e comprende le spese per la polizia ed il personale giudiziario che deve dare la caccia ai consumatori di droga ed i trafficanti ma anche le altre risorse spese per imprigionare e punire i condannati per reati di droga.
Ovviamente, oltre ai costi puramente economici ce ne sono altri sociali che sono difficili da quantificare. Ogni anno circa il 25 per cento degli studenti (in maggioranza bambini neri ed ispanici che vivono nei quartieri poveri) abbandonano le scuole ed uno dei fattori maggiori è la tentazione di guadagnare dal traffico di droga. Continua a leggere

Human Rights Watch: inutili gli arresti per possesso di droghe leggere nella lotta alla criminalità.

Gli arresti per possesso di marijuana sono sostanzialmente inutili: è quanto rileva uno studio dell’organizzazione non governativa internazionale per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch che ha monitorato per sette anni la posizione penale di 30mila abitanti di New York arrestati tra il 2003 ed il 2004 per possesso di un piccolo quantitativo di droghe leggere rilevando che solo il 3,4 per cento ha commesso negli anni successivi un crimine violento (di questi il 3,1 solo una volta e lo 0,4 hanno commesso più reati).
Secondo la politica adottata dal sindaco Bloomberg la polizia newyorchese ha arrestato tra il 1996 ed il 2011 circa 500mila persone per piccoli reati legati al possesso di droghe leggere, la maggior parte neri o ispanici, e secondo l’amministrazione comunale ciò ha aiutato a ridurre la criminalità ma l’Ong rileva che non si capisce in che modo possa essere successo.
Human Rights Watch fa notare che le percentuali di chi ha commesso un crimine violento tra gli arrestati per possesso di droghe leggere sono addirittura inferiori a tassi di condanna secondo altre variabili legate al sesso, alla razza ed all’età: paradossalmente ci sarebbero risultati maggiori nella lotta alla criminalità non concentrandosi su coloro che fanno uso di droghe leggere ma semplicemente procedendo ad arresti a caso tra i giovani, il gruppo che statisticamente ha più probabilità di commettere qualsiasi tipo di reato.
Continua a leggere