Non è certo sorprendente che l’annuncio del sindaco di Roma Ignazio Marino di istituire nella città capitolina il registro delle unioni civili – come già promesso in campagna elettorale – non sia piaciuta al mondo cattolico.
Ad ottobre Zenit, l’agenzia di stampa della congregazione religiosa dei Legionari di Cristo, ospitava l’intervento del giurista Emanuele Bilotti, professore di diritto privato presso l’Università europea di Roma degli stessi Legionari, secondo cui la decisione di Ignazio Marino di concretizzare la sua promessa elettorale è «un’iniziativa pratica marginale che ha un valore simbolico».
Molto dura la presa di posizione della diocesi di Roma con un editoriale su Romasette.it, il settimanale della diocesi, firmato dal direttore dell’organo di stampa Angelo Zema e ripreso da Avvenire e Zenit.
Secondo Zema «l’iter della proposta per un registro delle unioni civili in Campidoglio è la cronaca di uno sbandamento annunciato» e sarebbe un «deragliamento dai principi costituzionali e dalle normative nazionali» ed «una provocazione verso lo Stato»: se così fosse, sarebbero circa 140 i Comuni italiani – in cui è già presente il registro delle unioni civili – che avrebbero “deragliato” dalla Costituzione e dalle norme nazionali ed avrebbero “provocato” lo Stato. Continua a leggere
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I ridicoli “perché” dei cattolici per opporsi alle unioni civili
Gli attivisti dell’associazione cattolica Ucc
r (Unione cristiani cattolici razionali) pubblicano un articolo sulle unioni civili raccogliendo vari interventi (tutti – ad eccezione di uno – da Avvenire) contrari a questa introduzione.
Gli uccrociati riportano un articolo di Avvenire secondo cui le unioni civili sono richieste da coloro che «in nome di una libertà assoluta rifiuta il matrimonio (anche solo civile), che avrebbe il torto di regolarizzare il rapporto, ma cui va stretta anche la convivenza, che non dà alcun riconoscimento pubblico. Per chi, in definitiva, non accetta le responsabilità e i doveri di un vero matrimonio (civile o religioso che sia), ma ne esige tutti i diritti, nei confronti del partner, dei figli e dell’intera società. Diverso il caso delle coppie gay, che non sono spinte dalle stesse motivazioni ma che cercano con tale attestato di chiamare “matrimonio” la loro unione e “famiglia” la loro convivenza». Continua a leggere
Avvenire e quel “testardo” di Pisapia
Dopo poco più di un mese dall’approvazione da parte di Palazzo Marino, l’amministrazione comunale milanese informa che da lunedì 10 settembre sarà possibile prenotarsi per l’iscrizione al registro delle unioni civili e presentarsi per formalizzare la registrazione da martedì 18.
Quindi il comune di Milano si adegua alla decisione già adottata da altre amministrazioni comunali italiane di estendere alcuni servizi anche a coppie dello stesso sesso.
Al di là del significato simbolico, certamente non si tratta né di ottenere un riconoscimento giuridico della propria unione e neanche di vedere riconosciuti alcuni diritti (reversibilità della pensione, eredità, etc.) la cui decisione spetta solo al parlamento ma – a Milano come in altre città – anche le coppie omosessuali potranno accedere ad alcuni servizi forniti dal comune in aree come la casa, la sanità ed i servizi sociali, le politiche per i giovani, i genitori e gli anziani, sport e tempo libero, formazione, scuola e servizi educativi, diritti e partecipazione, trasporti.
Le amicizie ambigue (e “riparatorie”) su facebook dei politici cattolici
Il web ha aiutato a ridurre il divario tra cittadini e politici e molti parlamentari ormai hanno i loro siti, le loro pagine facebook ed i loro account twitter (che spesso sono gestiti non direttamente dai politici ma dalle loro segreterie).
In questo modo i cittadini possono rivolgersi direttamente ai membri del Parlamento ed interagire on line.
Un politico aperto ad interagire online sarà disposto ad avere tra i propri “amici” di Facebook anche persone di cui ignora effettivamente l’identità o l’attività.
Questo è il caso degli onorevoli Rocco Buttiglione e Paola Binetti dell’Udc e Carlo Giovanardi del Pdl che – tra i loro amici di facebook – annoverano tale “Adamo Creato”.
È opportuno fare un passo indietro. “Adamo Creato” è un sedicente ex-gay (nome di fantasia) nato nel blog cattolico fanatico Uccr.
Nel blog Uccr doveva raccontare la sua storia di ragazzo “uscito dall’omosessualità” ed è intervenuto quattro volte nel blog per poi scomparire.
La sua poco credibile storia era riuscita a meritarsi anche l’attenzione de Il Fatto Quotidiano che gli aveva dedicato un articolo.
Ovviamente si tratta palesemente di un prodotto costruito a tavolino considerato che questo personaggio – nei vari articoli scritti su Uccr – affrontava vari argomenti con nozioni (sbagliate) di genetica, psicologia, neurobiologia, storia dei diritti civili, religione, medicina, storia del diritto americano e politologia: molto difficile che tutto questo possa provenire da una sola persona.
Lo strumento per “uscire” dall’omosessualità – per Adamo Creato – sono le “teorie riparative” di Joseph Nicolosi: teorie sconfessate dall’Apa (American Psychological Association) e dalla comunità scientifica internazionale dopo ponderati studi.
Agapo: Associazione (invisibile) Genitori ed Amici Persone Omosessuali
Il progetto da parte della Giunta Pisapia di istituire il registro delle coppie di fatto (anche per le coppie omosessuali) ha scosso una parte del mondo cattolico. La Curia di Milano ha addirittura ipotizzato che si possano legalizzare le unioni poligamiche mentre non passa giorno che Avvenire non pubblichi interventi contrari a questo provvedimento.
I sostenitori dei diritti civili ovviamente plaudono a questa decisione (già annunciata da Pisapia durante la campagna elettorale) e sperano che i partiti possano colmare il divario che ci separa dal resto d’Europa ed approvare una legge nazionale.
Nel panorama degli oppositori al registro delle coppie di fatto della Giunta Pisapia assume una posizione particolare l’associazione Agapo (Associazione Genitori ed Amici Persone Omosessuali) che invece avversa la decisione dell’amministrazione milanese ritenendola non «di aiuto per i nostri figli omosessuali»: un documento di Agapo ha trovato ospitalità anche nel giornale dei vescovi italiani Avvenire e su tempi.it (l’organo di Comunione e Liberazione). Arcigay ha subito criticato il documento di Agapo ritenendo che non sia degno di essere preso in considerazione.