Le sovvenzioni alla scuola privata sono sempre state al centro del dibattito politico e recentemente un referendum consultivo nel comune di Bologna ha bocciato il finanziamento pubblico agli asili privati: nel mezzo di queste polemiche i parlamentari del Pdl Maurizio Lupi, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Maurizio Sacconi propongono una moratoria sui temi etici «con particolare riferimento ai principi della tradizione, dalla vita alla famiglia naturale, alla libertà educativa». Nel mondo accademico invece ci si continua ad interrogare sulla bontà dei sussidi statali alle scuole private che sono erogati sotto forma di finanziamenti diretti o contributi alle famiglie denominati “buoni-scuola”.
Sul sito di informazione lavoce.info Giuseppe Bertola – professore di economia politica presso la facoltà di Scienze Politiche dell’università di Torino ed esperto scientifico ed accademico con Fmi, Commissione Europea, Banca d’Italia, analizza – rifacendosi ai risultati di uno studio basato sull’indagine Pisa – il sistema dei buoni scuola giungendo ad una conclusione: i buoni-scuola permettono a studenti bravi ma poveri di frequentare gli istituti migliori solo nei Paesi anglosassoni ma non dove – come in Italia – l’educazione statale è migliore di quella privata. Il test Pisa (acronimo di “Programme for International Student Assessment”) è un’indagine internazionale condotta dall’Ocse per valutare il livello di istruzione degli adolescenti nei principali Paesi industrializzati. Continua a leggere
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Finanziamento alle scuole private: l’Italia ai primi posti per libertà di scelta con una anomalia tutta italiana
Il finanziamento alle scuole private è da sempre stato un “cavallo di battaglia” del mondo cattolico all’insegna del motto “libertà d’educazione” nonostante l’articolo 33 della Costituzione preveda espressamente che «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato».
Blog e giornali cattolici hanno dato ampio spazio ad uno studio pubblicato da Pearson, colosso mondiale dell’editoria didattica, che ha realizzato una ricerca, intitolata The learning curve (La curva dell’apprendimento), volta a comparare i sistemi scolastici di 50 Paesi.
Il risultato dello studio è molto chiaro: «La presenza di scuole gestite da operatori privati produce un effetto significativamente positivo sul profitto degli studenti in matematica, scienze e letteratura» e dunque «la concorrenza scolastica genera benefici reali per tutti». I vantaggi erano superiori alla media per gli studenti con un basso status socio-economico in cui tali scuole private erano finanziate con fondi pubblici, come in Belgio e nei Paesi Bassi. Il professore Woessmann, uno degli autori, spiega: «Se c’è più possibilità di scelta per i genitori, e più operatori scolastici non-statali in modo che le scuole non siano gestite da un solo grande monopolio di stato, i paesi funzionano molto meglio». Continua a leggere
Uccr si arrampica sugli specchi per difendere la scuola privata
Quei bravi “ragazzi” di Uccr si dilettano nuovamente ad affrontare il tema dei finanziamenti alla scuola pubblica.
Su un tema così importante sarebbe giusto avere un approccio laico ma i bravi ragazzi esordiscono con “nella tematica della scuola e dell’istruzione da anni c’è una guerra ideologica da parte di alcune fazioni della società, contro la libertà di scelta e di educazione“.
Francamente anche chi si oppone (come me) ai finanziamenti alla scuola privata non vuole per nulla impedire la libertà di scelta: ognuno è libero di andare dove si vuole.
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I cattolici del web ritornano con una “leggenda metropolitana”: la scuola paritaria converrebbe allo Stato. Ma a quale costo?
Quei simpatici e bravi ragazzi di UCCR (Unione Cristiana Cattolici Razionali: una contraddizione in termini) pubblicano un articolo che riprende ampie parti di un altro articolo di Giovanni Vassallo pubblicato sul sito cattolico documentazione.info.
Il succo dell’articolo è molto semplice: allo Stato costa molto meno uno studente che frequenta la scuola privata piuttosto che uno studente che frequenta la scuola pubblica. Alla luce di questo risparmio allo Stato converrebbe finanziare maggiormente le scuole private rispetto che quelle pubbliche.
Voglio considerare vere le cifre riportate nell’articolo (provenendo dal Miur) ma la domanda che sorge spontanea è: perché la scuola privata è più economica della scuola pubblica?
L’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) ci offre una prima risposta.
Infatti nel 2008 i dipendenti irregolari(ossia con contratti in nero) nel settore istruzione erano 17.200 mentre nel 2009 si è passati a 19.000 (+10,5% in un solo anno!): ovviamente questo dato riguarda solo le scuole private, visto che quelle pubbliche non possono avvalersi di insegnanti “irregolari”.
Questa non è la sola causa di “ecomomicità”.
Infatti il Ministero dell’Istruzione ha realizzato un monitoraggio su 5.986 istituzioni statali e 4.250 paritarie.
Fondazione Giovanni Agnelli: scuole private nettamente inferiori a quelle pubbliche
La Fondazione Giovanni Agnelli ha realizzato un importante studio che aveva l’obiettivo di verificare quale tipo di scuole superiori preparassero meglio gli studenti per gli studi universitari.
L’indagine riguardava oltre 145.000 diplomati provenienti da 1.011 istituti di Piemonte, Lombardia, Emilia e Calabria.
La Fondazione Giovanni Agnelli nella ricerca esplicitamente afferma che “nonostante la presenza di alcune realtà di chiara eccellenza, la performance della maggior parte delle scuole non statali è deludente rispetto a quelle statali”.
E c’è ancora chi afferma che le scuole private siano l’eccellenza…..