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The Economist. Libertà in internet: i governi e le aziende del web alle prese con le regole per la libertà di parola

L’arresto di un alto dirigente raramente porta buona pubblicità. Ma quando le autorità brasiliane il 26 settembre hanno brevemente arrestato il manager locale di Google per essersi rifiutato di rimuovere i video dalla sua controllata YouTube che sembrava violare le leggi elettorali, hanno aiutato l’impresa a riparare la sua immagine di garante della libertà di parola.

Due settimane prima tali credenziali sembrava appannate. Google aveva bloccato gli utenti della rete in otto paesi a guardare il trailer del film che aveva irritato i musulmani. In sei Stati, tra cui l’India e l’Arabia Saudita, i tribunali locali vietato il filmato. In Egitto e Libia, dove i manifestanti hanno attaccato le ambasciate americane e ucciso diverse persone, Google ha rimosso il video di propria iniziativa.

La questione ha suscitato preoccupazione per come le imprese internet gestiscono il dibattito pubblico e come le aziende con sede in paesi che hanno a cuore la libertà di parola dovrebbero rispondere agli stati che vogliono reprimerla. (Freedom House, un think-tank movimento, calcola che le restrizioni su internet sono in aumento in 20 dei 47 Stati che sorveglia).

Nel mese di giugno Google ha rivelato che quarantacinque paesi hanno chiesto di bloccare contenuti negli ultimi sei mesi del 2011. Alcune richieste sono state respinte facilmente. I funzionari in ufficio passaporto canadese hanno chiesto di bloccare un video per l’indipendenza del Quebec, in cui un cittadino urinava sul suo passaporto e lo buttava giù nel gabinetto.

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CL ed i tweet di Saviano: chi è senza peccato scagli la prima pietra

Su Tempi – l’organo di Comunione e Liberazione – Daniele Ciacci ha pubblicato un articolo dal titolo V’uoi védere ch’e S’aviàno vìnce il N’obel per l’a L’etteratura? (sic).

Tema dell’articolo è sui possibili vincitori del prossimo Nobel della Letteratura.

Tra i “papabili” viene incluso anche l’autore di Gomorra Roberto Saviano definito da Ciacci il “vate dell’apostrofo” e «celebre per aver rinnovato l’uso dell’apostrofo e dell’accento nella lingua italiana».

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Le amicizie ambigue (e “riparatorie”) su facebook dei politici cattolici

Il web ha aiutato a ridurre il divario tra cittadini e politici e molti parlamentari ormai hanno i loro siti, le loro pagine facebook ed i loro account twitter (che spesso sono gestiti non direttamente dai politici ma dalle loro segreterie).

In questo modo i cittadini possono rivolgersi direttamente ai membri del Parlamento ed interagire on line.

Un politico aperto ad interagire online sarà disposto ad avere tra i propri “amici” di Facebook anche persone di cui ignora effettivamente l’identità o l’attività.

Questo è il caso degli onorevoli Rocco Buttiglione e Paola Binetti dell’Udc e Carlo Giovanardi del Pdl che – tra i loro amici di facebook – annoverano tale “Adamo Creato”.

È opportuno fare un passo indietro. “Adamo Creato” è un sedicente ex-gay (nome di fantasia) nato nel blog cattolico fanatico Uccr.
Nel blog Uccr doveva raccontare la sua storia di ragazzo “uscito dall’omosessualità” ed è intervenuto quattro volte nel blog per poi scomparire.
La sua poco credibile storia era riuscita a meritarsi anche l’attenzione de Il Fatto Quotidiano che gli aveva dedicato un articolo.

Ovviamente si tratta palesemente di un prodotto costruito a tavolino considerato che questo personaggio – nei vari articoli scritti su Uccr – affrontava vari argomenti con nozioni (sbagliate) di genetica, psicologia, neurobiologia, storia dei diritti civili, religione, medicina, storia del diritto americano e politologia: molto difficile che tutto questo possa provenire da una sola persona.

Lo strumento per “uscire” dall’omosessualità – per Adamo Creato – sono le “teorie riparative” di Joseph Nicolosi: teorie sconfessate dall’Apa (American Psychological Association) e dalla comunità scientifica internazionale dopo ponderati studi.

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