«Uganda choc: “Ergastolo per i gay”»: questo il titolo di Avvenire, giornale dei vescovi italiani, riguardo la legge approvata nel Paese africano che «punisce con l’ergastolo chiunque commetta degli atti di “omosessualità aggravata” e può consentire di imprigionare chi “promuove l’omosessualità”».
Sembrerebbe che i vescovi italiani siano “choccati” per la legge approvata in Uganda ed anche su Tempi.it (l’organo di Comunione e liberazione) si sottolinea che è solo la Chiesa ad opporsi alla legge contro gli omosessuali dimenticando che tale provvedimento è passato nel silenzio della stessa Chiesa cattolica e con l’appoggio di alcuni suoi esponenti per applicare lo stesso magistero per quanto riguarda l’omosessualità.
Una posizione certamente incoerente quella della Santa Sede e solamente blog “ultracattolici” possono trovare coerenza nella posizione della Chiesa nella difesa degli omosessuali nonostante il suo stesso magistero richiama gli Stati «alla necessità di contenere il fenomeno entro limiti che non mettano in pericolo il tessuto della moralità pubblica e, soprattutto, che non espongano le giovani generazioni ad una concezione erronea della sessualità e del matrimonio».
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La Chiesa contro l’Europa dei diritti civili: la “discesa in campo” di papa Ratzinger
Nell’ultima settimana il Parlamento europeo ha approvato due importanti risoluzioni in materia di diritti civili.
Nella seduta del 12 dicembre è stata approvata la risoluzione sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea. Per quanto riguarda le discriminazioni legate all’orientamento sessuale, fra l’altro, si invitano gli Stati membri ad inserire nelle loro legislazioni «altre forme di reato generato dall’odio, compreso quello fondato sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sull’espressione di genere» ed «ad adottare legislazioni penali che vietino l’istigazione all’odio sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere». Il Parlamento europeo inoltre «ritiene che i diritti fondamentali delle persone LGBT sarebbero maggiormente tutelati se esse avessero accesso a istituti giuridici quali coabitazione, unione registrata o matrimonio; plaude al fatto che sedici Stati membri offrano attualmente queste opportunità e invita gli altri Stati membri a prendere in considerazione tali istituti». Inoltre «invita gli Stati membri a garantire l’accesso all’occupazione, ai beni e ai servizi senza discriminazioni fondate sull’identità di genere, in conformità alla legislazione dell’UE».
I primi due punti specifici sull’omofobia sarebbero applicati nel nostro ordinamento se si prevedesse nella legge Mancino anche la discriminante legata all’orientamento sessuale oltre che quelle già presenti per motivi religiosi, razziali, etnici o nazionali.
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In Uganda la legge “Kill the gays” nel silenzio della Chiesa
Seppur lentamente i diritti per gli omosessuali si stanno affermando in Europa e negli Usa dove sempre più Stati riconoscono alle coppie dello stesso sesso il diritto di sposarsi oppure di siglare una unione civile.
Parlare di unioni civili o di matrimonio è un lontano miraggio invece per gli omosessuali dell’Uganda in cui in questi giorni il parlamento sta approvando un disegno di legge battezzato “Kill the gays” (Uccidete gli omosessuali). Il testo prevede sette anni di carcere per gli adulti consenzienti che abbiano rapporti omosessuali, ergastolo per le persone omosessuali conviventi ed è prevista la prigione anche per chi non facesse da “delatore” nel denunciare prontamente omosessuali di cui è a conoscenza. L’unico “sconto” effettuato è la cancellazione dal progetto di legge originario della pena di morte in caso di “omosessualità aggravata” ossia quando vi è diffusione di Hiv o in caso di rapporti sessuali con minori. La presidente del parlamento ugandese Rebecca Kadaga ha promesso ai suoi sostenitore un “regalo natalizio” velocizzando l’iter di approvazione della legge in modo che possa entrare in vigore prima del 2013. Continua a leggere