Il Parlamento si appresta ad approvare un disegno di legge («Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali») che equipara del tutto i figli legittimi (quelli nati da una coppia sposata) a figli naturali (ossia nati da una coppia non sposata). Paradossalmente – ad oggi – i figli naturali acquisiscono – con il riconoscimento – rapporti di parentela solo con i genitori ma non con gli altri parenti. Con l’approvazione del disegno di legge si estenderebbero i vincoli di parentela non sono solo con padri e madri, ma anche con le intere famiglie di origine, con una rilevante conseguenza ai fini successori.Attualmente – come rileva l’Istat nell’indagine “Il matrimonio in Italia: un’istituzione in mutamento” – l’incidenza di bambini nati al di fuori del matrimonio è, attualmente, intorno al 15%, cioè quasi 80mila nati all’anno, quasi il doppio rispetto a 10 anni fa, quando questo valore era pari all’8%.
Nonostante siano passati 37 anni dalla riforma del diritto di famiglia del 1975 e nonostante la Costituzione prescriva (art. 30) che «La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima», il Parlamento non ha mai colmato questo deficit.
Inoltre – sempre in base a questo disegno di legge – non si farà più riferimento a “figli legittimi” e “figli naturali” ma solamente a “figli”.
Questo disegno di legge colma inoltre un altro deficit del nostro ordinamento ampliando la possibilità di riconoscimento dei figli incestuosi. Attualmente il Codice Civile (art. 251) vieta di riconoscere i figli incestuosi. La possibilità viene riconosciuta solamente se i genitori al momento del concepimento avessero ignorato il vincolo di parentela esistente tra loro.
Questo disegno di legge invece – modificando questo articolo del codice civile – elimina, per i genitori, il requisito della inconsapevolezza – al momento del concepimento – del legame di parentela esistente.
Su questo ultimo aspetto, l’associazione politica di orientamento cattolico “Forum delle Associazioni Familiari” ha manifestato la sua opposizione a questo disegno di legge in quanto «ammettere il riconoscimento dei figli incestuosi è un grave vulnus alla concezione della famiglia come convivenza ordinata e strutturata (….) e per tutte le culture evolute l’incesto è un disordine inaccettabile ed è, nella stragrande maggioranza dei casi, frutto di violenza, fisica o psicologica».
A tal proposito la Corte Costituzionale è intervenuta con la sentenza 494/2002. Secondo la Consulta la discriminazione effettuata dal legislatore nei confronti dei figli incestuosi non può essere giustificata dalla tutela di interessi quali l’ordine pubblico familiare o i diritti dei membri della famiglia legittima, che sarebbero turbati dall’ingresso nella vita familiare di figli nati da genitori incestuosi.
Inoltre l’incesto – nonostante queste modifiche al Codice Civile – resta reato (art. 564 Codice Penale) ma per la Corte Costituzionale «le responsabilità, anche penali, dei genitori incestuosi non giustificano la limitazione dei diritti dei figli, che non possono essere pregiudicati da fatti e scelte a loro non attribuibili» privandoli della possibilità di avere un genitore, un nome e una famiglia.
Il Forum inoltre «auspica che i deputati sappiano evitare questo passo indietro nella convivenza civile».
Il disegno di legge è appoggiato da entrambi gli schieramenti (in Senato è stato approvato all’unanimità) e – tra i firmatari – ci sono cattolici come l’on. Binetti: quindi è difficile che l’auspicio del Forum vada a buon fine.
Il Parlamento invece si appresta ad approvare (seppure con molto ritardo) una legge che tutela le migliaia di bambini che ogni anno nascono fuori dal matrimonio: in sostanza le Camere hanno preso atto dei cambiamenti avvenuti nella società e della situazione di tantissime “coppie di fatto” e dei loro figli.
Èauspicabile invece che il Parlamento – a differenza di quanto si augura il “Forum” – prenda sempre più consapevolezza dei cambiamenti avvenuti nel Paese e giunga ad approvare una legge sulle “unioni civili” (anche omosessuali).
C’è da essere certi che il “Forum” non mancherà di manifestare la sua contrarietà così come aveva fatto il 12 maggio 2007 promuovendo il “Family Day” contro il disegno di legge sui Dico in discussione in Parlamento.
Paradossalmente dovrebbero proprio essere le associazioni ed i politici che si rifanno al mondo cattolico a spingere per l’adozione di una legge che riconosca pari diritti alle coppie di fatto.
Così come sostiene Daniela Del Boca (professoressa di Economia Politica presso l’Università di Torino, già consulente dell’OCSE, della Commissione Europea, dell’Isfol e direttrice del Centro CHILD) «Nei paesi dove la proporzione delle unioni di fatto è aumentata di più, come per esempio in Svezia e Norvegia, anche la fertilità è cresciuta di più. È salito il peso dei figli nati fuori dal matrimonio in percentuale delle nascite. Dove le unioni di fatto sono riconosciute e sostanzialmente trattate alla pari delle famiglie coniugate, il declino dei matrimoni non implica dunque la diminuzione della fertilità (un fenomeno che invece interessa Italia o Grecia)».
Un motivo in più – anche per la Chiesa stessa – per approvare urgentemente una legge a tutela delle unioni di fatto.