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Morale “made in Usa”: va bene la pena di morte ma non la pornografia.

deathpenalty4Siamo Americani e crediamo che la Bibbia sia la parola di Dio: questo è quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Gallup secondo cui per tre statunitensi su quattro la Bibbia corrisponde al volere di dio.
Per quasi la metà (47 percento) il “sacro testo” deve essere interpretato in maniera letterale parola per parola mentre per il 28 percento non tutto deve essere preso alla lettera: solo il 21 percento lo considera un libro di leggende e precetti morali scritti da un uomo.
Detto ciò ci si aspetterebbe dagli statunitensi un fedele sostegno alle posizioni della Chiesa ma altri sondaggi mostrano che non è affatto così: sono favorevoli alla legalizzazione delle droghe leggere, continuano (purtroppo) ad approvare la pena di morte mentre si dividono sull’eutanasia.
Nonostante per gli americani la Bibbia sia un testo da tenere in massima considerazione aumenta il consenso a favore del matrimonio per le coppie dello stesso sesso: nel luglio del 2013 il 54 percento dei cittadini Usa (tra cui il 60 di cattolici) si erano detti a favore ed oggi – in base ad un’altra rilevazione di Gallup – questa percentuale è salita al 55 mentre è scesa di un punto (dal 43 al 42) la fazione di coloro che si oppongono. Ad essere maggiormente a favore sono i giovani tra i 18 e i 29 anni (addirittura il 78 percento) e chi si identifica politicamente come Liberale o Democratico (rispettivamente 82 e 74 percento a favore). Continua a leggere

Cannabis: puntare su legalizzazione e prevenzione? In Italia meglio avere nuove forme di dipendenza di Stato.

La Corte Costituzionale ha bocciato la legge Fini-Giovanardi sul consumo di droghe leggere ed ovviamente la notizia non ha fatto felice uno degli estensori della legge, il senatore Carlo Giovanardi che ha criticato l’opera della Consulta: «Per l’ennesima volta prendo atto che nel nostro Paese la Corte costituzionale può scavalcare il Parlamento senza alcun problema». Restano ignoti i “problemi” che dovrebbero avere i giudici costituzionali nel vagliare la legittimità costituzionale delle leggi approvate dal Parlamento secondo i criteri fissati dalla Costituzione e dalle leggi costituzionali.
I critici alla legalizzazione della cannabis respingono l’idea che ci possa essere distinzione tra droghe leggere e pesanti così come scrive Alfredo Mantovano sulla Nuova Bussola Quotidiana e su Tempi.  Contrario a considerare “leggera” la marijuana è anche il prof. Serpelloni, capo del dipartimento antidroga della presidenza del Consiglio, che ripropone le sue idee sugli onnipresenti Nuova Bussola Quotidiana e Tempi: una tesi smentita da Massimiliano Sfregola sul Fatto Quotidiano che riprone dei dati di Fuoriluogo, il sito dell’associazione Forum Droghe. «Solo 8 mesi fa (maggio 2013) per il capo del Dpa il Thc nella cannabis era al 46%, il 5 dicembre 2013 la percentuale era scesa improvvisamente al 45% (arrotondamento?) e casualmente il giorno della bocciatura della legge Fini-Giovanardi è salito incredibilmente al 55%: +9% in meno di un anno, arrotondamenti compresi»: questa la piccola “altalena di dati” del professor Serpelloni secondo quanto riportato da Fuoriluogo. Continua a leggere

Siamo Italiani: vanno bene i gay ed i preservativi ma non le corna.

Bisogna ammetterlo: l’elezione di papa Francesco sembra aver avvicinato molte persone alla Chiesa ma gli italiani continuano ad essere lontani dalle sue posizioni: questo è quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Pew Research Center che ha interpellato i cittadini di quaranta Paesi su questioni come le relazioni extraconiugali, il gioco d’azzardo, l’aborto, l’uso di alcool, l’omosessualità, il divorzio, il sesso prima del matrimonio e l’uso di anticoncezionali.
Esce fuori il quadro di un’Italia che considera moralmente accettabile tutto tranne i rapporti coniugali e l’aborto.
Il 64 per cento del campione intervistato ritiene che le “scappatelle” siano moralmente inaccettabili mentre solo il 10 per cento non vede nessun problema ed un 16 che pensa che non sia una questione morale.
A considerare l’aborto immorale è il 41 per cento degli italiani sebbene il 25 creda sia accettabile da un punto di vista morale e l’11 non ne fa una questione etica.
Via libera invece per gioco d’azzardo (rifiutato solo dal 33 per cento), uso di alcool (27 per cento), omosessualità (19 per cento), divorzio (immorale per il 18 per cento), sesso prima del matrimonio (solo 11 su cento lo considerano inaccettabile) e, nonostante la posizione della Chiesa cattolica, solo sei italiani su 100 condannano l’uso di contraccettivi. Continua a leggere

Il motivo della crisi? Le donne non sposate: parola di Massimo Introvigne di Alleanza Cattolica.

Massimo IntrovigneIn Italia come altrove ci si interroga sulle cause della crisi economica e studiosi e politici cercano di trovare le soluzioni migliori per uscirne. Purtroppo non sanno che lo studioso di religioni Massimo Introvigne ha già la risposta pronta: «Gli attacchi alla famiglia e la confusione fra modelli diversi di famiglia e matrimonio sono una delle cause principali della crisi economica». Così come riporta Tempi «il sociologo (sebbene Introvigne sia laureato in giurisprudenza e non in sociologia, ndr) evidenzia come in Italia da anni nascono troppi pochi bambini, fatto che mette in pericolo la struttura dell’intera società: dalla produttività alla possibilità di un welfare sostenibile».
Quindi, si continua su Tempi, una parziale responsabilità sarebbe «di un clima culturale ostile al matrimonio e alla famiglia, con la promozione di modelli alternativi – dalle convivenze alle unioni omosessuali – che fanno diminuire i matrimoni e quindi le nascite». Risulta un po’ difficile pensare che in Italia la causa della diminuzione delle nascite sia da imputare alle unioni omosessuali considerato che nel nostro Paese non solo non esiste il matrimonio omosessuale ma neanche le unioni civili per le persone dello stesso sesso. Continua a leggere

Quei conservatori degli omosessuali britannici.

David CameronDavid Cameron si è privatamente pentito di aver sostenuto il matrimonio per le coppie dello stesso sesso: questo è quanto sostiene l’opinionista del Telegraph Matthew D’Ancona nel suo libro “In It Together” in un articolo pubblicato dallo stesso giornale.
La notizia è stata subito ripresa da una parte della stampa cattolica italiana. Tempi, in un articolo di Leone Grotti, titola: “Sei milioni di omosessuali in Inghilterra? No, sono 545 mila e Cameron si pente del matrimonio gay: «Tremendo errore»”.
Lo stesso Grotti mette in dubbio anche il reale numero degli omosessuali presenti nel Regno Unito: «Il numero delle persone omosessuali in Inghilterra è di gran lunga inferiore a quanto stimato dalle associazioni Lgbt durante il dibattito sull’approvazione del matrimonio gay in Parlamento. I numeri rilanciati allora dal premier David Cameron parlavano di una presenza omosessuale pari al 6% della popolazione, oltre tre milioni di persone, ma secondo la ricerca dell’Office of National Statistics pubblicata ieri gli omosessuali sono 545 mila (1,1%) e i bisessuali 220 mila (0,4%)». Continua a leggere

Tempi di matrimonio gay in Scozia e di bufale in Italia.

Dopo Inghilterra e Galles, anche la Scozia sembra aver preso la strada di introdurre il matrimonio per le coppie dello stesso sesso. Secondo il Daily Mail 86 parlamentari su 128 voteranno a favore della legge che potrebbe permettere alle coppie omosessuali di sposarsi già l’anno prossimo.
La notizia non è sfuggita alla stampa cattolica di casa nostra e Tempi.it, l’organo vicino a Comunione e liberazione, con un articolo firmato da Leone Grotti, titola “Anche se la popolazione è contraria, domani la Scozia approverà i matrimoni gay (e Jedi)”.
Secondo Leone Grotti «Il Parlamento, infatti, si appresta ad approvare i matrimoni gay nonostante gli scozzesi si siano chiaramente opposti. Nella più grande consultazione pubblica mai condotta dal governo scozzese per sondare l’opinione dei cittadini, i due terzi dei 77 mila intervistati hanno detto di essere contrari alle nozze tra omosessuali». Difficile capire quale consultazione pubblica abbia letto (o interpretato) Leone Grotti: come riporta il sito del governo scozzese, l’ultimo sondaggio realizzato sul matrimonio omosessuale è del 2010 (quelli successivi non avevano questo argomento) e rivela che il 61 per cento degli scozzesi è a favore del matrimonio per le coppie gay. Continua a leggere

Istat: nel 2012 piccola ripresa dei matrimoni in Italia ma sempre meno in Chiesa.

VERONA - PRIMA COPPIA INGLESE SPOSATASI NELLA CASA DI GIULIETTALo ammette anche Avvenire scrivendo di «una società sempre più secolarizzata»: questo infatti è quanto emerge dall’annuale rapporto Istat sul matrimonio.
Una relazione senza grandi novità e che conferma il trend degli anni passati: un’Italia in cui ci si sposa un po’ di più ma sempre più tardi e scegliendo sempre di più il matrimonio civile.
L’anno scorso nel nostro Paese si sono sposate 207.138 coppie (3,5 ogni 1000 abitanti), 2.308 in più rispetto al 2011 con un aumento dell’1,12 per cento che in minima parte compensa una diminuzione in atto dal lontano 1972.
La causa di questo aumento è da imputare alla ripresa dei matrimoni in cui almeno uno degli sposi è di cittadinanza straniera: nel 2012 sono state celebrate 30.724 nozze di questo tipo (pari al 15 per cento del totale), oltre 4mila in più rispetto al 2011.
I matrimoni misti, in cui un coniuge è italiano e l’altro è straniero, sono stati 20.764 lo scorso anno e rappresentano il 68 per cento dei matrimoni con almeno uno sposo straniero: nel 2011 erano stati 18.005 (più 15 per cento).
Gli uomini italiani preferiscono sposarsi con donne di origine rumena (il 17,4 per cento del totale dei matrimoni in cui lo sposo è italiano e la sposa è straniera), ucraine (10,9), brasiliane (7,2) e russe (6,5). Le donne italiane invece preferiscono i marocchini (15 per cento), gli albanesi (7,8) ed i tunisini (7,6). Continua a leggere

Il sociologo cattolico Introvigne: “Meno matrimoni significa meno figli”. I dati lo smentiscono.

Non è un mistero che in Italia si nasce di meno: secondo gli ultimi dati disponibili del 2011 nel nostro Paese sono nati 546.607 bambini, 15.337 in meno rispetto all’anno precedente.
Tanti sociologi hanno analizzato questi dati e sulla Nuova Bussola Quotidiana non ha mancato di far sentire il suo pensiero il sociologo di area cattolica Massimo Introvigne: «Mi capita spesso, in dibattiti pubblici, di spiegare che queste statistiche c’entrano molto con il dibattito in corso sulle unioni omosessuali. Se si diffondono più modelli alternativi di famiglia – non lo dico io ma i numeri – diminuisce il numero di famiglie. Se si diffondono più modelli alternativi di matrimonio, la confusione sociale sull’idea stessa del matrimonio fa diminuire i matrimoni. Meno matrimoni significa meno figli». Forse Introvigne – attento osservatore della realtà – dovrebbe considerare che in Italia nonostante manchi il matrimonio o le unioni civili per le coppie dello stesso sesso si stanno già diffondendo modelli alternativi di famiglia: infatti secondo l’Istat diminuiscono le coppie sposate (soprattutto in Chiesa) ma aumentano le coppie di fatto. Difficile dare la colpa di questo agli omosessuali le cui famiglie in Italia non sono riconosciute. Continua a leggere

Virginia Lalli: “Dove l’aborto è più libero le donne muoiono di più”. È veramente così?

Nonostante siano passati 32 anni dall’approvazione della legge 194 che regolamenta l’aborto in Italia e sebbene gli aborti in questo terzo di secolo si siano in pratica dimezzati, in Italia resiste un movimento che vorrebbe rendere l’aborto illegale o quanto meno rimandarlo nella clandestinità.
A sostegno di tale tesi Virginia Lalli sulla rivista Notizie Pro Vita propone l’articolo “Dove l’aborto è libero le donne muoiono di più” e si richiama all’articolo “Abortionists are not held accountable for mistake” di Lenora W. Berning pubblicato sul sito pro-life afterabortion.org dell’Elliott Institute, un’organizzazione che ha i tra i suoi scopi quello di restringere l’accesso all’aborto.

Così scrive Virginia Lalli: «Le cliniche abortiste (negli Usa, ndr), che offrono normalmente solo quel servizio, cioè non sono ospedali polifunzionali, mantengono i medici abortisti liberi da responsabilità per eventuali complicazioni. Coloro che sono favorevoli all’aborto su richiesta sostengono che il tasso di complicanze riportato a seguito di aborti è basso. Ma ciò accade non perché ci siano poche complicazioni, ma perché le complicazioni sono sottostimate. E sono sottostimate, perché non c’è un sistema organizzato oggi atto a quantificare le ripercussioni dannose dell’aborto. L’industria dell’aborto ha mantenuto gli abortisti liberi da ogni tipo di supervisione, regolamentazione, e da responsabilità che sono invece normali per tutto il resto dei professionisti sanitari». Ovviamente la situazione statunitense non è per niente applicabile al contesto italiano dove gli aborti sono eseguiti in ospedali pubblici polifunzionali (e non cliniche private) in cui i medici sono responsabili del loro operato e dove ogni anno viene pubblicata una relazione da parte del ministero della Sanità con le percentuali di complicazioni a seguito di interruzione volontaria di gravidanza. Continua a leggere

La miope “catto-sociologia” di Avvenire

Per fortuna ci pensa il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire a rivelarci che l’Italia è nella top ten del rispetto per quanto riguarda l’omofobia: «L’Italia un paese intollerante? Dove i gay sono visti con diffidenza e discriminati? Falso. Al netto dell’acida propaganda ideologica, che ci vorrebbe “omofobi”, l’Italia appare come un paese sereno e accogliente. Tre italiani su quattro, oggi, non sono ostili nei confronti della persone omosessuali e meno di uno su cinque li ritiene un problema», così scrive Umberto Folena sul quotidiano della Conferenza episcopale italiana. Continua Folena: «A dimostrarlo è un’indagine condotta a livello mondiale, in ben 39 paesi di tutti i continenti, dal Pew Research Center. Una ricerca che riserva alcune conferme e parecchie sorprese, dando un’energica spallata a non pochi luoghi comuni. L’Italia, per cominciare. Abituati a stazionare nelle retrovie delle classifiche mondiali d’ogni genere, stavolta occupiamo una lusinghiera ottava posizione (in rimonta). Ad accettare serenamente le persone omosessuali è il 74% della popolazione; meno sereno è ancora il 18; il rimanente 8 non ritiene di dover esprimere alcun parere». Insomma sembra proprio che non sia necessaria nessuna legge che contrasti l’omofobia e questa opinione è confermata da un editoriale pubblicato sullo stesso quotidiano in cui si legge: «L'”omofobia”, e tutto ciò che con questo termine oggi s’intende, è insopportabile. Perché nessuna violenza e nessuna discriminazione possono essere mai accettate. Ma la strategia tesa a garantire una super-tutela alle persone omosessuali c’entra proprio poco con il rifiuto di violenza e discriminazione (soprattutto in un Paese come l’Italia che – l’abbiamo documentato ieri, pubblicando i recentissimi dati del “Pew Resarch Center” – è tra i primi dieci al mondo per rispetto di queste stesse persone)». Sebbene Avvenire dia notizia solo ora di questo studio in questo blog ne avevamo scritto a giugno. Continua a leggere

Sondaggio Gallup: il 60 per cento dei cattolici americani dice sì al matrimonio per le coppie dello stesso sesso.

Ad un mese di distanza dalla decisione della Corte Suprema Usa che ha dichiarato incostituzionale il Doma, la legge federale voluta da Bill Clinton nel 1996 che definiva il matrimonio come l’unione di un uomo e di una donna, l’istituto di ricerche sociali americano Gallup ha chiesto agli americani se sarebbero d’accordo nell’approvare una legge federale per introdurre il matrimonio per le coppie dello stesso sesso su tutto il territorio statunitense.
Il 52 per cento del campione intervistato si è detto favorevole a questa possibilità contro il 43 per cento di contrari ed un cinque che non ha un’idea in merito.
Coloro che politicamente si identificano come liberali sono i più propensi ad una simile opzione: ben il 77 per cento voterebbe a favore in un eventuale referendum. Percentuali molto alte anche tra i Democratici (70 per cento) ed i politicamente moderati (63 per cento) mentre si spaccano quelli che si definiscono politicamente indipendenti (53 per cento a favore e 41 di contrari). Contrari invece i Repubblicani ed i Conservatori (rispettivamente 66 e 67 per cento).
A livello religioso quelli che non hanno nessuna affiliazione sono maggiormente d’accordo ad introdurre il matrimonio gay a livello federale: il 76 per cento è a favore e solo il 19 è contrario. Nonostante la Chiesa cattolica sia contro il matrimonio per le coppie omosessuali, la maggior parte dei cattolici americani si discosta da questa linea: ben il 60 per cento voterebbe sì ad un eventuale referendum per introdurre il matrimonio gay a livello federale mentre solo il 36 sarebbe contrario. Invece serpeggia l’ostilità tra i protestanti: solo il 38 per cento è d’accordo contro un 58 di contrari. Continua a leggere

Papa Francesco in Brasile: lo attenderanno meno cattolici e più protestanti ed atei

Papa FrancescoPapa Francesco è pronto per andare in Brasile per la Giornata mondiale della gioventù ma lo attende un Brasile che è sempre meno cattolico e sempre più protestante e lontano dalla religione. Questo è quanto emerge da un sondaggio condotto dall’istituto americano di ricerche sociali Pew Research Center.
Pur rimanendo ancora maggioranza, la percentuale dei cattolici è diminuita dal 92 per cento del 1970 al 65 del 2010. In aumento invece i protestanti che in questi quarant’anni sono passati dal cinque al 22 per cento e coloro che non si identificano in nessuna religione: nel 1970 erano solo l’un per cento della popolazione totale del Brasile mentre ora otto brasiliani su 100 si definiscono “inaffiliati”. In crescita anche chi professa altre religioni: dal due per cento del 1970 al cinque di tre anni fa.
In questi ultimi quattro decenni la popolazione brasiliana è più che raddoppiata (da 95 a 190 milioni) e – grazie a questo boom demografico – in valori assoluti è aumentato il numero dei cattolici che sono passati da 87 a 123 milioni. Bisogna sottolineare che negli ultimi dieci anni i cattolici – nonostante la crescita della popolazione – sono diminuiti anche in valori assoluti: se nel 2010 erano 125 milioni (il 75 per cento totale degli abitanti) nel 2013 si sono fermati a 123 milioni.
Dal 1970 è aumentato considerevolmente il numero dei protestanti (da cinque a 42 milioni) con un incremento soprattutto negli ultimi dieci anni: nel 2010 erano 26 milioni (15 per cento della popolazione totale). Continua a leggere

Pew Research Center: per tre italiani su quattro l’omosessualità deve essere accettata dalla società.

In molti Stati è presente il dibattito sul matrimonio per le coppie dello stesso sesso: recentemente in Europa è stato introdotto in Francia mentre la Gran Bretagna di David Cameron è sul punto di farlo.
Nel corso del tempo è cambiata l’opinione della società nei confronti dell’omosessualità considerata da sempre più persone come un comportamento del tutto normale.
L’istituto privato di studi politici, economici e sociali americano Pew Research Center ha condotto una ricerca in 39 Paesi con lo scopo di verificare quale fosse il livello di accettazione dell’omosessualità: ne emerge che maggiormente i Paesi sono secolarizzati e minore è l’omofobia.
Paesi dove l’omosessualità è largamente accettata sono quelli del Nord America, dell’Unione Europea e dell’America Latina mentre le condizioni non sono facili nei Paesi islamici, in Africa, in gran parte dell’Asia ed in Russia. L’opinione pubblica si divide in Israele, Polonia e Bolivia.
Nel Nord America l’80 per cento dei canadesi pensa che l’omosessualità debba essere accettata mentre questa opinione è condivisa solo dal 60 per cento degli statunitensi.
In Europa i maggiori Paesi “gay-friendly” sono la Spagna dove l’88 per cento pensa che l’omosessualità sia normale, la Germania (87 per cento), la Repubblica Ceca (80 per cento), la Francia (77 per cento), la Gran Bretagna (76) e – nonostante le posizioni della Chiesa Cattolica e di parte della classe politica – l’Italia (74 per cento). Posizioni più basse nell’ortodossa Grecia dove solo il 53 per cento dell’opinione pubblica pensa che l’omosessualità sia normale, la Polonia (solo il 42) mentre la situazione è veramente difficile in Russia dove addirittura il 74 per cento dell’opinione pubblica pensa che l’omosessualità debba essere respinta. Continua a leggere

Numero di preti e suore: tutta crisi e Chiesa. Anni di Chiese chiuse.

Chiese chiuseIl quotidiano britannico Telegraph dedica un articolo alla crisi di vocazioni all’interno della Chiesa cattolica. I numeri non sono per niente incoraggianti: oggi ci sono circa 300mila preti e suore in meno rispetto a 40 anni fa con una diminuzione più marcata in Europa, Stati Uniti ed Oceania.
Nonostante il numero complessivo dei preti sia cresciuto nell’ultimo anno passando dai 412.236 del 2011 ai 413.418 del 2012 (+0,3 per cento) in alcuni ordini religiosi la crisi è sensibile. Proprio l’ordine di papa Francesco – quello dei Gesuiti – sembra risentire di più: dal 1973 al 2012 il numero dei suoi componenti è passato da 30.860 a 17.287 (-43 pe cento). Nello stesso periodo il numero delle suore è passato da un milione a 710.000 (-29 per cento) mentre l’ordine delle clarisse ha subito un calo del 23 per cento passando dalle 20.423 del 1973 alle 15.573 del 2012.
Il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi – egli stesso un gesuita – ha minimizzato la situazione dicendo che non è una novità: «Questo sta accadendo da 40 anni. Siamo pienamente consapevoli della situazione e nei gesuiti abbiamo riflettuto le ragioni culturali, sociali e spirituali molte volte. Si tratta di questioni ben note che sono state oggetto di riflessione per decenni. C’è stato un calo da qualche tempo e non è cominciato due giorni fa».
Nonostante la Chiesa cattolica sia in profonda crisi in Occidente, è in significativa crescita nel Terzo Mondo: negli ultimi dieci anni il numero di uomini negli ordini religiosi è cresciuto in Asia del 44,9 per cento e del 18,5 per cento in Africa. In ogni caso questi incrementi non sono stati sufficienti a compensare la diminuzione avvenuta in Europa e Stati Uniti.

Per la maggioranza degli americani la marijuana è da legalizzare

Il dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere acquista un peso sempre più importante negli Stati Uniti d’America. Le elezioni del 2012 non hanno visto solo lo scontro tra Barack Obama contro il repubblicano Mitt Romney ma gli elettori americani di alcuni stati hanno dovuto esprimersi anche sulla liceità della cannabis per usi medici (approvata in Massachusetts ma respinta in Arkansas e Montana) e sulla quella per usi ricreativi (legalizzata tramite referendum in Colorado e Washington mentre gli elettori dell’Oregon si sono espressi contro).
Nell’ultimo anno sono aumentati gli interventi a favore di un diverso approccio nel contrasto alla droga: l’organizzazione non governativa internazionale per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch ha definito inutili gli arresti per possesso di droghe leggere mentre Gary Becker, professore di economia e sociologia presso l’Università di Chicago e premio Nobel per l’economia nel 1992, e Kevin Murphy, professore di economia alla University of Chicago Booth School of Business pensano che sia arrivato il tempo di alzare bandiera bianca nella guerra alla droga. Continua a leggere

Eurispes: l’Italia si allontana dalla Chiesa e dalle sue posizioni

Un Paese sempre più secolarizzato e che ha meno fiducia nella Chiesa: questo è quanto emerge dalla venticinquesima edizione del Rapporto Italia 2013 dell’Eurispes.

Nonostante le gerarchie ecclesiastiche siano ancora molto influenti nella politica italiana, solamente il 36,6 per cento degli italiani ha fiducia nella Chiesa cattolica che registra un brusco calo di consensi rispetto all’anno scorso quando godeva del favore del 47,3 per cento della popolazione (-10,7).

Gli italiani continua ad allontanarsi dalle posizioni della Chiesa su alcuni temi sensibili. Nel 2013 l’86,3 per cento delle persone intervistate da Eurispes si dichiara a favore del divorzio breve che permette – in presenza di consensualità e in assenza di prole – di porre fine al matrimonio entro un anno: l’anno scorso il favore era dell’82,2 (+ 4,1). Ad essere maggiormente convinti della bontà del matrimonio breve sono gli abitanti del Centro Italia (90,6 per cento) mentre pareri favorevoli più timidi ma sempre altamente maggioritari tra gli italiani delle isole (80,8 per cento).

Nell’ambito delle relazioni affettive il 77,2 per cento degli italiani è a favore di una tutela giuridica delle coppie di fatto. Gli abitanti del Centro sono i più sensibili alla tutela giuridica delle coppie di fatto (83,2 per cento) seguiti da quelli delle zone settentrionali (79,7 per cento nel Nord-Est e 78,6 nel Nord-Ovest) mentre valori leggermente inferiori ma sempre di gran lunga maggioritari nelle Isole (73,7) e nel Sud (69,7). Su questo tema gli elettori di entrambi gli schieramenti si dimostrano a favore sebbene quelli che seguono i partiti di sinistra e di centrosinistra sono più favorevoli (sinistra 86,1 per cento e centrosinistra 85,1). Ampi consensi per il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto anche tra i votanti delle forze di centrodestra (71,7) destra (68,9) e centro (67,8). Continua a leggere

L’America di Obama si scopre pro-choice sull’aborto

Barack ObamaIl presidente statunitense Obama ha inaugurato il suo secondo mandato parlando esplicitamente, durante il suo discorso d’insediamento, dei diritti dei «fratelli e delle sorelle gay» e l’America, a quarant’anni dalla decisione della Suprema Corte nel caso Roe v. Wade che ha legalizzato l’aborto nei primi tre mesi di gravidanza, si rivela nettamente pro-choice.
Questo è quanto emerge da tre diversi sondaggi condotti realizzato Nbc-Wall Street Journal, Pew Research Center e Gallup.
Dal sondaggio realizzato da Nbc assieme al Wall Street Journal emerge che il 70 per cento del campione è d’accordo con la decisione del 1973 della Corte Suprema che ha reso possibile l’aborto contro il 24 per cento degli intervistati che si dimostra in disaccordo: nel 1989 queste percentuali erano rispettivamente del 58 per cento e del 31.
L’aborto dovrebbe essere legale in tutti i casi per il 31 per cento del campione (questa percentuale era 27 nel 2003), nella maggior parte dei casi per il 23 per cento (17 per cento dieci anni fa), illegale con alcune eccezioni per il 35 per cento degli intervistati (-5 per cento rispetto al 2003) ed illegale senza eccezioni solo per il 9 per cento del campione (nel 2003 erano il 14 per cento degli intervistati). Continua a leggere

Per la Chiesa nelle adozioni gay i bambini sono una “merce” ma gli orfanotrofi continuano ad essere pieni

Orfanotrofio lager in RussiaA seguto della sentenza della Cassazione che ha confermato l’affidamento di un bambino alla madre omosessuale convivente con la sua campagna, i cattolici hanno reagito alla paventata possibilità che una coppia omosessuale possa adottare un bambino.
Tra i vari interventi il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire ha titolato “Figli alle coppie gay? Sentenza pericolosa” mentre monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, intervistato da Radio Vaticana ha affermato che «l’adozione dei bambini da parte degli omosessuali, porta il bambino ad essere una sorta di merce».
Sempre Avvenire pubblica un articolo molto allarmante sulla crisi delle adozioni in Italia a commento del report sulle adozioni in Italia pubblicato dalla commissione per le adozioni internazionali della presidenza del Consiglio dei ministri.
Secondo il quotidiano della Cei «un calo così vistoso forse non se lo aspettavano nemmeno gli addetti ai lavori, che pur da un paio di anni segnalano grosse difficoltà. Il -22,8 per cento di bambini adottati nel 2012 non è una semplice diminuzione fisiologica visti gli anni di crisi; è, invece, un vero e proprio crollo». Nel 2012 «sono entrati in Italia 3.106 minori stranieri, contro i 4.022 del 2011. Il che vuol dire 916 bambini in meno. Le coppie adottanti sono diminuite più o meno della stessa percentuale: 2.469 nel 2012 contro le 3.154 del 2011, ben 685 in meno».
Per l’organo dei vescovi italiani «Il report della Cai non offre spiegazioni sul calo delle adozioni, oggettivamente inquietante visto che l’Italia è storicamente tra i più accoglienti al mondo». Continua a leggere

Pew Research Center: atei ed agnostici terza “religione” al mondo.

L’istituto privato di studi politici, economici e sociali americano Pew Research Center ha realizzato uno studio sull’affiliazione religiosa in oltre 230 Paesi del mondo.
Secondo la ricerca “The Global Religious Landscape” l’84 per cento della popolazione mondiale si identificherebbe in una religione. Il 32 per cento degli abitanti sulla terra (stimati in 6,8 miliardi) sarebbero cristiani, il 23 musulmani, il 15 indù, il 7 per cento buddisti e lo 0,2 per cento si professa di religione ebraica. Circa il 6 per cento praticherebbe culti popolari come le religioni tradizionali africane, le religioni popolari cinesi, quelle dei nativi americani o degli aborigeni australiani. Meno dell’1 per cento degli abitanti della terra pratica altre religioni: baha’ismo, giainismo, sikhismo, shintoismo, taoismo, tenrikyo, wicca, zoroastrismo solo per citarne alcuni.
Allo stesso modo il nuovo studio di Pew Reseach Center evidenzia che un miliardo e cento milioni di persone (pari al 16 per cento della popolazione terrestre) non ha nessuna affiliazione religiosa (principalmente atei o agnostici): questo gruppo è il terzo al mondo dopo cristiani e musulmani ed è pari in valori assoluti alla popolazione cattolica. L’istituto di ricerca evidenzia come molti dei non affiliati abbiano in ogni caso alcune credenze religiose o spirituali (come la fede in un dio o in uno spirito universale) anche se non si identificano con una religione particolare. Continua a leggere

Record di divorzi in Brasile

Il numero dei brasiliani che divorziano ha raggiunto un livello record secondo l’agenzia di statistiche del Paese Ibge.

L’anno scorso ci sono stati 350mila divorzi, il 46 per cento in più rispetto al 2010, dopo che il Congresso del Brasile ha reso più semplice e veloce divorziare nella nazione cattolica più popolosa sulla terra.

Prima del 2010, i brasiliani si dovevano separare per un anno con l’approvazione di un giudice prima di poter chiedere il divorzio. Ma dopo un emendamento alla costituzione del Paese nel 2010, tale separazione non è stata più necessaria. L’agenzia ha detto che questo ha causato un numero record di divorzi da quando sono monitorati in Brasile dal 1984.

Attualmente, se esiste l’accordo tra i divorziati e non sono coinvolti figli minori o incapaci, il divorzio può essere realizzato da un notaio. Il divorzio è diventato legale in Brasile solo nel 1977.

Traduzione dell’articolo del Guardian “Brazilian divorces surge by 46%”

Fbi: in calo i crimini d’odio negli Usa, aumentano quelli contro omosessuali, nativi americani e disabili

L’idea malata della Soluzione finale di matrice nazista continua a sopravvivere proprio nel Paese che contribuì in maniera determinante a sconfiggere Hitler e i suoi deliri. Oggi li chiamano “crimini d’odio”, ma le vittime sono le stesse. Si tratta infatti dei reati compiuti contro la persona adducendo lucide e razionali motivazioni religiose, razziali, etniche o “sessuali”. Negli Stati Uniti la piaga è profonda e le forze di polizia faticano a estirparla. A causa della loro gravità i crimini d’odio sono considerati reati federali e ogni anno il Federal bureau of investigation pubblica i dati relativi alla propria attività di prevenzione e repressione. In base all’ultimo report ciò che subito balza agli occhi è una lieve flessione, nel 2011, rispetto all’anno precedente. Lo scorso anno i crimini d’odio in territorio americano sono stati 6.222 con una diminuzione del 6 per cento rispetto al 2010 (6.628).

Per quanto riguarda le motivazioni, quasi la metà sono da imputare al razzismo del responsabile (46,9 per cento), mentre un omicidio o aggressione su cinque (20,8) è stata a sfondo omofobo. Seguono con il 19,8 per cento le cosiddette motivazioni religiose e i crimini contro gli immigrati (11,6). Anche le persone disabili o affette da patologie mentali, proprio come durante il nazismo, non sfuggono a questa agghiacciante casistica, risultando nello 0,9 per cento dei casi vittime di “crimini d’odio”.

Entrando ancora più nel dettaglio dei dati del 2011, i reati a sfondo razziale hanno colpito soprattutto i neri con il 72 per cento dei casi. Questa sorta di folle guerra civile non ha risparmiato nemmeno i bianchi (16,7), seguono le vittime di origine asiatica (4,8) e chiudono la lista con l’1,9 per cento, i nativi americani o dell’Alaska. Continua a leggere

Censimento in Inghilterra e Galles: crollo dei cristiani.

L’Office for National Statistics del Regno Unito ha pubblicato i dati del censimento svolto nel 2011 per l’Inghilterra ed il Galles.
Al 27 marzo 2011 la popolazione era di 56,1 milioni con un incremento del 7 per cento (3,7 milioni) rispetto al 2001: la maggior parte di questo aumento della popolazione è dovuta all’immigrazione (2,1 milioni di immigrati in più nell’ultimo decennio).
Il 59,3 per cento della popolazione si identifica come cristiana anche se c’è un considerevole calo rispetto al 2001 quando a definirsi tale era il 71,7 per cento. La causa di questa diminuzione è solo in parte l’immigrazione: infatti i musulmani in questi dieci anni sono aumentati solo dell’1,8 per cento (ora sono il 4,8 della popolazione) e gli indù dello 0,4 (nel 2011 erano l’1,5 per cento dei residenti) mentre è considerevolmente aumentata la percentuale di chi non professa nessuna religione: il 14,8 per cento nel 2001 ed il 25,1 nel 2011.
Nel 2001 le persone sposate erano il 50,9 per cento della popolazione mentre l’anno scorso questa percentuale è scesa al 46,6, aumentano i single (8,2 nel 2001 e 9 per cento nel 2011) mentre 105mila persone (0,2 per cento della popolazione totale) hanno fatto ricorso alle civil partnership per le coppie dello stesso sesso.
I britannici anche nel censimento non hanno messo da parte il loro proverbiale umorismo: 176.632 hanno scritto di essere dei monaci Jedi (figura della saga di Guerre Stellari), 6.242 hanno risposto che la loro religione era l’Heavy Metal, 1.893 si sono professati satanisti e 650 cultori della New Age.

Maggioranza degli irlandesi a favore della legalizzazione dell’aborto.

Dopo la morte di Savita Halappanavar, la trentunenne indiana morta di setticemia in Irlanda dopo che le è stato negato di abortire, sta aumentando in Irlanda il consenso a favore della legalizzazione dell’interruzione di gravidanza.
Attualmente l’aborto è consentito solo in caso di rischio di vita per la madre ma non esiste nessuna normativa che preveda cosa si intenda per “rischio di vita per la madre” ed i medici, temendo sanzioni penali e professionali, evitano di praticare qualsiasi aborto.
Come riporta Bbc news un sondaggio realizzato da Red C and The Sunday Business Post rivela che la maggioranza degli irlandesi è a favore della legalizzazione dell’interruzione di gravidanza.
L’85 per cento delle persone intervistate è favore dell’aborto legale nel caso in cui la vita della madre sia in pericolo ivi compreso il pericolo di suicidio.
L’82 per cento vuole estendere il diritto all’aborto in tutti i casi in cui la salute della madre sia gravemente minacciata ed anche in caso di stupro.
Il 63 per cento pensa che la minaccia di suicidio non debba essere un motivo per ricorrere all’aborto ma è d’accordo nel consentirlo in caso la vita della madre sia a rischio.
Se pur minoritaria, un considerevole 36 per cento pensa che l’aborto debba essere legale in ogni caso in cui la donna lo richieda.
Il governo irlandese sta prendendo in considerazione di cambiare la legge sull’aborto ed una decisione sarà presa prima di Natale mentre nel frattempo continuano le dimostrazioni nel Paese dei pro-choice.

Istat: in Italia meno matrimoni, meno nozze in Chiesa, meno nascite, più coppie di fatto.

Il giorno dopo l’approvazione da parte del Parlamento della legge che equipara i figli nati fuori dal matrimonio a quelli nati da coppie sposate, l’Istat ha pubblicato il suo report per il 2011 sul matrimonio in Italia. Emerge il quadro di un Italia in cui ci si sposa di meno, ci si sposa sempre più tardi e scegliendo sempre di più il matrimonio civile ed in cui soprattutto aumentano le coppie di fatto e le convivenze pre-matrimoniali.
L’anno scorso nel nostro Paese si sono sposate 204.830 coppie (3,4 ogni 1.000 abitanti), 12.870 in meno rispetto all’anno precendente con una flessione del 6,7 per cento. Questa diminuzione è in atto dal 1972 ma negli ultimi anni si è particolarmente accentuata: dal 2007 al 2011 è stata del 4,5 per in meno.
Diminuiscono soprattutto le prime nozze in cui entrambi i coniugi sono italiani: 155.395 nel 2011 contro le 168.610 dell’anno precedente con una variazione percentuale negativa del 13 per cento.
Aumentano leggermente i primi matrimoni in cui uno dei due sposi o entrambi sono di cittadinanza straniera: nel 2011 questo tipo di nozze sono state 26.617 (13 per cento del totale) con una variazione positiva dell’1,5 rispetto all’anno precedente quando si sono celebrate 25.082 nozze di questo tipo.
Aumentano anche i matrimoni misti, cioè quelli in cui un coniuge è italiano e l’altro straniero, ammontano a 18.005 nel 2011 mentre nel 2010 sono stati 17.169 (più 4,9 per cento). Gli uomini italiani nel 2011 hanno preferito sposarsi nel 17,7 per cento dei casi con una moglie rumena, nel 9,9 ucraina e nel 7,6 per cento brasiliana. Le donne italiane hanno invece scelto nel 10 per cento dei matrimoni un uomo dal Marocco e nell’8,1 dall’Albania. Continua a leggere

Sondaggio Gallup: maggioranza degli europei a favore dell’eutanasia.

L’istituto di ricerca svizzero Isopublic, affiliato alla prestigiosa società demoscopica Gallup, ha realizzato dal 24 settembre al 9 ottobre un sondaggio sul parere dei cittadini di dodici Paesi europei (Danimarca, Germania, Finlandia, Francia, Grecia, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Austria, Portogallo, Svezia, Spagna) sull’eutanasia.
Nel complesso gli europei sono a favore sebbene ci siano popolazioni dove il consenso sia minore. La maggior parte degli intervistati pensa che ciascun individuo debba avere la possibilità di determinare in modo autonomo quando e come vuole morire con percentuali che variano dall’87 per cento in Svezia ed il 52 in Grecia: in Italia il 76 per cento pensa che ciascuno abbia il diritto di disporre della propria vita mentre i contrari sono il 17 per cento (il resto sono indecisi).
I pareri sono stati più tiepidi, seppur sempre maggioritari, davanti alla domanda su quanto personalmente si sia disposti a prendere in considerazione l’eutanasia davanti ad una grave malattia incurabile o una grave invalidità. A prendere in considerazione per sé stessi questa alternativa sono il 78 per cento degli spagnoli, il 71 degli italiani ed il 68 degli irlandesi. Paradossalmente aumenta il consenso tra i greci che si considerano personalmente l’eutanasia nel 56 per cento dei casi. Quindi le popolazioni europee sono a favore dell’eutanasia in linea generale ma il consenso diminuisce qualora debbano prenderla in considerazione per la propria persona: questo principio invece viene capovolto in Grecia. Continua a leggere

Istat: un bambino su quattro nasce da coppie non sposate.

Un’Italia in cui nascono sempre meno bambini con una parte sempre più importante di nascite al di fuori del matrimonio: questo è il quadro che emerge dalla relazione Istat “Natalità e fecondità della popolazione residente” per l’anno 2011.

L’anno scorso nel nostro Paese sono nati 546.607 bambini, 15.337 in meno rispetto all’anno precedente. Questa diminuzione è la maggiore rispetto agli anni precedenti: nel 2010 c’erano state 6.863 nascite in meno rispetto al 2009 e nel 2009 la differenza negativa era stata di 7.802 parti.
Diminuiscono i nati da genitori entrambi italiani (40mila in meno rispetto al 2008) ma cominciano a diminuire anche i nati da coppie in cui almeno un genitore è straniero (nel 2011 2.000 in meno rispetto al 2010). Attualmente il 28 per cento dei bambini ha almeno un genitore straniero ed al Nord un bambino su tre ha un genitore non italiano.
Il tasso di fecondità totale si attesta nel 2011 a 1,39 figli, in diminuzione rispetto al 2008 quando era 1,42. Concentrandosi solo sulle donne italiane il tasso è di 1,3 (1,32 tre anni prima) mentre per le straniere è di 2,04 anche se c’è stato un considerevole calo rispetto al 2008 quando era 2,31.
Aumentano i bambini con una mamma di almeno 40 anni (7 per cento del totale) mentre sono sempre di meno le mamme sotto i 25 anni (10,9 per cento). Attualmente l’età media al parto è di 31,4 anni mentre nel 2008 era 31,1: considerando solo le donne italiane l’età media è di 32 anni (31,7 nel 2008).
Diminuiscono invece le madri minorenni, 2.160 nel 2011, 2.434 nel 2009 e 3.142 nel 1995.
Aumentano i nati da genitori non sposati: nel 2011 erano il 24,5 per cento del totale con un balzo considerevole rispetto al 2008 quando erano il 19,6.
Piccola curiosità: i nomi maggiormente scelti dagli italiani per i loro bambini sono Francesco (3,1 per cento), Alessandro ed Andrea (3 per cento) e Lorenzo (2,8) mentre per le bambine i più apprezzati sono Sofia (3,3), Giulia (3,2), Martina (2,2) e Giorgia (2 per cento).

Aborto, rivelazione choc: la contraccezione lo favorisce (forse….).

L’agenzia Zenit della congregazione dei legionari di Cristo pubblica un’intervista (ripresa anche da Tempi) al dottor Renzo Puccetti che – al congresso mondiale di ginecologia ed ostetricia tenutosi a Roma – ha presentato una ricerca in cui si rileva che la diffusione di contraccettivi (preservativo, pillola) è direttamente proporzionale all’aumentare degli aborti.

Il dottor Puccetti ha certamente un curriculum di tutto rispetto: membro della Associazione ginecologi ostetrici cattolici italiani, socio nazionale dell’associazione Scienza & Vita, collaboratore di testate giornalistiche come Avvenire e la stessa agenzia di notizie Zenit.

Nonostante sia un professionista affermato purtroppo non rileva in quale pubblicazione scientifica sia presente questa ricerca che smentirebbe gran parte della letteratura scientifica in materia esplorando – assieme ad altri colleghi – l’abortività degli Stati americani e le variabili che possono incidere sui tassi di aborto.

Per il ricercatore «quando si esamina la percentuale d’impiego della contraccezione reversibile ad elevata efficacia, come la pillola, i cerotti, l’anello vaginale, la spirale e gli impianti sottocutanei di ormoni a lunga durata, non si rileva alcuna riduzione di abortività». Questa ricerca (di cui purtroppo non è stato detto dove è stata pubblicata) smentirebbe addirittura quanto rilevato da un recentissimo studio dell’Università di St. Louis pubblicato su Obstetrics & Gynecology (la pubblicazione ufficiale della American College of Obstetricians and Gynecologists) secondo cui la fornitura gratuita di contraccettivi contribuisce a ridurre drasticamente il numero delle gravidanze indesiderate e degli aborti. I ricercatori dell’università hanno fornito contraccettivi gratis a più di 9.000 donne dai 14 ai 45 anni dell’area di St. Louis: questa azione ha provocato un drastico calo degli aborti nell’area che sono diminuiti sino al 78 per cento con un tasso di gravidanze adolescenziali del 6,3 per mille contro una media nazionale del 34,3 per mille.

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Pew Research Center: un americano su cinque non ha legami religiosi

L’istituto privato di studi politici, economici e sociali americano “Pew Research Center” monitora constantemente attraverso ricerche sociali la religiosità negli Usa.
Dall’ultima rilevazione di ottobre emerge come il 20% dei cittadini americani si considera indifferente alla religione ed addirittura a definirsi tale è un cittadino statunitense su tre sotto i trent’anni: la percentuale più elevata nelle rilevazioni del Pew Research Center.
Il numero dei non-religiosi è aumentato del 5% negli ultimi cinque anni ed include anche quei tredici milioni di americani che si dichiarano atei o agnostici.
La maggior parte (88%) di coloro che sono indifferenti alla religione non è in cerca di un altro culto e crede che le organizzazioni religiose siano troppo legate al denaro e troppo coinvolte nella politica.
Nel dettaglio negli ultimi cinque anni sono diminuiti del 5% i protestanti e dell’1% i cattolici mentre sono aumentati del 2% coloro che professano altre fedi non cristiane (attualmente il 6%). Gli atei sono aumentati solo dello 0,8% mentre gli agnostici dell’1,2%: entrambi sono circa il 5,7% degli americani.
Passando dal medio al lungo periodo Pew Research Center rileva che il declino interessa maggiormente i protestanti che sono passati dal 62% del 1972 al 51 del 2010.
Tutto sommato si mantengono stabili i cattolici (26% nel 1972 e 25% nel 2010) beneficiando anche di flussi migratori provenienti dall’America latina (in maggioranza cattolica). Continua a leggere

Usa: la riforma sanitaria di Obama salva la vita ed anche i conti pubblici

La riforma sanitaria di Obama è osteggiata dalla destra e dalle organizzazioni religiose anche per la disposizione che prevede che i datori di lavoro debbano offrire la copertura sanitaria della contraccezione alle proprie dipendenti.
Una vittoria per la riforma Obama viene dalla Corte Federale: il giudice Carol E. Jackson (un giudice nominato da George H. W. Bush) ha stabilito che la riforma sanitaria non lede la libertà religiosa.
Un altro assist alla riforma sanitaria viene da uno studio dell’Università di St. Louis pubblicato su Obstetrics & Gynecology (la pubblicazione ufficiale della American College of Obstetricians and Gynecologists) sembra dare ragione ad Obama confermando che la fornitura gratuita di contraccettivi contribuisce a ridurre drasticamente il numero delle gravidanze indesiderate e degli aborti.
I ricercatori dell’università hanno fornito contraccettivi gratis a più di 9.000 donne dai 14 ai 45 anni dell’area di St. Louis: questa azione ha provocato un drastico calo degli aborti nell’area che sono diminuiti sino al 78% con un tasso di gravidanze adolescenziali del 6,3 per mille contro una media nazionale del 34,3 per mille.
In base al CDC’s National Survey of Family Growth tra il 2006 ed il 2008 circa il 49% delle gravidanze negli Usa non erano state programmate: di queste il 43% sono state interrotte con un aborto.
Questo tema può essere molto importante nella sfida elettorale tra Obama e Romney: infatti uno studio del 2011 ha rilevato che i contribuenti americani pagano circa 11 miliardi di dollari ogni anno per le gravidanze indesiderate mentre fornire un contraccettivo sottocutaneo reversibile con una durata di tre anni costa solo alcune centinaia di dollari. Continua a leggere

Bagnasco: “le unioni civili sono solo un principio ideologico”. Ed il 15% di bambini nati ogni anno fuori dal matrimonio?

Il cardinale Bagnasco ha aperto i lavori del Consiglio permanente della Cei: ovviamente le unioni di fatto sono state al centro del suo discorso.
Secondo il presidente della Cei: «La gente non perdonerà la poca considerazione verso la famiglia così come la conosciamo. Specialmente in tempo di crisi seria e profonda, si finisce per parlare d’altro, per esempio si discute di unioni civili che sono sostanzialmente un’imposizione simbolica, tanto poco in genere vi si è fatto ricorso là dove il registro è stato approvato».
Non avendo il dono di prevedere di futuro è difficile per noi comuni mortali sapere se la gente non perdonerà il dibattito esistente sulle unioni civili però bisogna riconoscere che Giuliano Pisapia aveva presentato questo tema in campagna elettorale ed è stato eletto sindaco. Proprio per questo motivo non si può parlare di “imposizione” visto che – come nel caso di Milano – l’approvazione del registro delle unioni civili non è stata una imposizione ma – oltre ad essere stato introdotto il tema in campagna elettorale – c’è stato un dibattito in consiglio comunale e sono stati integrati anche alcune posizioni dell’opposizione. Concentrandosi a Milano non sembra neanche che sia stato un flop se pensiamo che ci sono state più di cento richieste in pochi giorni.
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TIME. Educazione sessuale nel Mississippi: una nuova legge abbasserà i tassi di gravidanza tra i teenager?

Durante i suoi quattro anni Ashley McKay ha frequentato la Rosa Fort High School a Tunica, Mississippi. La sua educazione sessuale consisteva principalmente in un istruttore che elencava le diverse malattie sessualmente trasmissibili. «Non c’era nessun piano di studi», dice. «L’insegnante, un vecchio signore che è stato anche l’allenatore di calcio, ci direbbe, “Se l’AIDS, stai per morire. Scegli la tua bara, perché stai per morire”».

La tattica per spaventare ha fallito. Parti minorili sono stati eventi frequenti durante il suo tempo a Rosa Fort. McKay, ora 24 anni e direttore esecutivo dell’associazione no-profit Tunica Teens Action, dice che tra i 15 e i 20 studenti (incluse le ragazze) di 106 studenti presenti nella suo corso di laurea hanno già avuto dei figli. Marilyn Young, il presidente del consiglio d’istituto del distretto, ha convenuto che il distretto non aveva alcun accesso formale ad insegnare l’educazione sessuale quando McKay era una studente, un vuoto che lei e gli altri stanno lavorando duramente per cambiare.

Situata nell’angolo nord-occidentale del Mississippi, la Contea di Tunica ha registrato il più alto tasso adolescenziale di nascite nello stato negli ultimi anni, secondo i dati del Mississippi State Department of Health. Lo Stato, nel frattempo, ha sempre il più alto tasso di natalità adolescenziale nel paese. Nel 2011, nel Mississippi 55 su 1.000 ragazze hanno dato alla luce un bambino, a fronte di un minimo di 16 per 1000 nel New Hampshire.

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The Lancet: permettere l’aborto significa salvare la vita delle donne

I cosiddetti “pro-life” (ossia contro le leggi sull’aborto) sono in verità dei “pro-death” (ossia a favore della morte delle donne).

L’aborto senza le adeguate condizioni di sicurezza è una delle principali cause di mortalità tra le partorienti: una ogni sette muore perché l’interruzione della gravidanza non è stata condotta da personale medico preparato e in condizioni igieniche adeguate. È uno dei dati contenuti nel lungo articolo pubblicato da una delle principali riviste scientifiche mondiale, The Lancet, che ha esaminato i dati raccolti dall’Organizzazione mondiale della sanità, in tutto il mondo, su un arco di tredici anni, dal 1995 al 2008.

Nonostante la difficoltà di avere dati certi specialmente per quei paesi dove la pratica è illegale, dalla ricerca emergono con chiarezza alcuni punti. Per l’Oms, il numero complessivo di interruzioni di gravidanza, a livello mondiale, tra il 2003 e il 2008, si è stabilizzato, attestandosi attorno ai 28 casi ogni mille donne tra i 15 e i 44 anni di età, con un importante calo rispetto al dato di partenza, quello del 1995, di 35 ivg ogni mille donne, ma anche con l’arresto del trend in diminuzione. Anche all’interno di singole regioni del mondo, comunque, ci sono differenze importanti, da correlare con il contesto sociale ed economico: in Europa occidentale (al 2008), il tasso di aborto era di 19 casi ogni mille donne, in Europa orientale, di 34.

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Sui banchi francesi lezioni di “morale laica” per formare cittadini tolleranti

Il neoministro francese della Pubblica Istruzione Vincent Peillon – intervistato da Journal du Dimanche – ha annunciato che dal prossimo anno scolastico sarà istituito il corso di “morale laica”.
Per il ministro del governo Hollande la morale laica è «capire ciò che è giusto, distinguere il bene dal male ma anche i doveri, nonché i diritti, le virtù e soprattutto i valori». Per il politico transalpino la scuola deve saper insegnare quelle nozioni di moralità universale basate sulle idee di umanità e ragione ma soprattutto deve insegnare la capacità di ragionare, di criticare, di dubitare.

Per Peillon la conoscenza, la dedizione, la solidarietà sono i valori che devono insegnarsi nella scuola che – sempre secondo il ministro – ha un «potere spirituale nella società».

Secondo il politico socialista la morale laica si differenzia dall’educazione civica: la prima consiste nella conoscenza del diritto, delle regole della società e della democrazia mentre la morale laica è la visione di ciò che è giusto e sbagliato, sul rapporto con se stessi e con gli altri, su ciò che fa una vita felice o una vita buona.

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Bagnasco e Paglia a favore dei vescovi francesi contro il matrimonio gay

L’iniziativa dell’arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois, di mandare a tutte le diocesi una preghiera contro i matrimoni gay e le adozioni omoparentali da recitare il giorno di Ferragosto, ha fatto molto discutere in Francia.

Questa iniziativa si è risolta in un flop –  così come riporta Le Mondema Bagnasco ha condiviso ed esultato per il gesto voluto dal suo collega transalpino.

Dalle pagine di Avvenire, Bagnasco ha affermato che «In Italia il valore (della famiglia, ndr) è lo stesso, perché quando un valore è universale vale per ogni situazione. Quindi auspichiamo, anche noi, che sia mantenuta ferma questa base, questa cellula fondativa della società che garantisce non soltanto la vita (delle nuove generazioni) ma un educazione completa e solidale delle nuove generazioni».
Se Bagnasco – riferendosi alla famiglia – pensa alla famiglia fondata sul matrimonio, dovrebbe considerare che – come rileva l’Istat nella ricerca “Il matrimonio in Italia: un’istituzione in mutamento” attualmente il 15% dei bambini nasce fuori dal matrimonio: quasi il doppio rispetto a dieci anni fa.

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Cattolici Uccr: “non serve legalizzare le unioni gay”. L’opinione della Consulta.

Il blog uccrociato ci delizia con un’altro articolo dal titolo Nuovo studio: matrimoni gay più instabili e probabili al divorzio.

Il succo dell’articolo è molto semplice: le coppie omosessuali divorzierebbero più facilmente e quindi c’è il dubbio se varrebbe la pena regolamentare delle unioni che sono destinate a fallire. L’ipotesi non è da buttar via e vale la pena di essere approfondita.

Gli uccrociati riportano la notizia che – dopo l’approvazione del matrimonio omosessuale da parte dello stato di New York «gli impiegati nel business dei matrimoni della Grande Mela si sono lamentati per il flop rispetto alle aspettative». Gli uccrociati hanno spesso dato segnali tangibili di avere qualche problema di lettura e di analisi e credo che i sintomi stiano diventando sempre più preoccupanti.
Prima di tutto – tra i motivi per cui introdurre il matrimonio omosessuale – certamente non rientra la soddisfazione economica degli operatori nel settore dei matrimoni: i risvolti economici dell’introduzione dei matrimoni omosessuali – seppur da considerare – sono secondari ed ininfluenti.
Inoltre – aprendo il link di Agenza Radicale (strano che gli uccrociati condividano una notizia dei Radicali) a cui si riferisce Uccr – si legge qualcosa di diverso: si legge che «non è chiaro, infatti, quanti abbiano beneficiato dell’apertura newyorkese in parte perché le coppie che si sposano non sono tenute a specificare il proprio sesso» (mi sembra un po’ strano che non si debba specificare il sesso).
Sebbene Agenzia Radicale affermi che non sia facile sapere quante coppie abbiano beneficiato dell’apertura dello Stato di New York, secondo Ansa (che forse è un po’ più affidabile di Agenzia Radicale) in un anno sono state concesse 8.200 licenze matrimoniali omosessuali con un impatto economico di 259 milioni di dollari e lo stesso sindaco Michael Bloomberg ha affermato che «la parità nel matrimonio ci ha reso un città piu’ aperta e libera, e ci ha aiutato a creare posti di lavoro».
Francamente è molto strano che gli uccrociati condividano una notizia dei Radicali (per cui ovviamente non hanno molta simpatia) che presenta in maniera negativa gli effetti economici dell’introduzione del matrimonio omosessuale mentre ignorano la più accreditata Ansa che invece offre – con le stesse parole del sindaco Bloomberg – dei risvolti positivi anche dal punto di vista economico ed occupazionale.

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Studio Gallup: 23% di Italiani lontani dalla religione

Il prestigioso istituto americano di ricerca Gallup ha ripetuto – a distanza di sette anni – lo studio Global Index of Religion and Atheism sulla religiosità in cinquantasette nazioni del mondo intervistando più di 50.000 individui. L’istituto di ricerca Doxa si è occupato di realizzare la ricerca per lo specifico della situazione italiana.

La domanda posta al campione è stata: “Indipendentemente dal fatto di frequentare un luogo di culto o no, ti consideri una persona religiosa, una persona non-religiosa o un ateo convinto?”.
Le risposte erano: “Sono una persona religiosa”, “Non sono una persona religiosa”, “Sono un ateo convinto” e “Non so”.

L’Italia si pone tra i paesi più religiosi: infatti il 73% dei rispondenti al sondaggio affermano di essere tali. Sebbene nel resto del mondo questa percentuale sia diminuita del 9% rispetto al 2005, in Italia è aumentata dell’1%.

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8 per mille: la protesta dei consumatori

L’Aduc (Associazione per i diritti degli utenti ed i consumatori) ha presentato un esposto all’Autorità garante della concorrenza e del mercato per pubblicità ingannevole in Tv e sul web della campagna di pubblicità sociale “chiedilo a loro” per la destinazione dell’8 per mille alla Chiesa cattolica.
Questo il comunicato di Aduc: «Gli spot dell’8 per mille alla Chiesa Cattolica, che sono stati diffusi sui canali televisivi nei mesi scorsi e che ancora sono massicciamente presenti sul web, non la raccontano giusta. Nei messaggi pubblicitari si parla di aiuti ai più bisognosi, di denaro destinato a opere di beneficenza, insomma dell’utile e pia azione della Chiesa cattolica. Sembra che tutti i proventi dell’8 per mille siano destinati a scopi benefici. Non è così! E non lo diciamo noi ma lo ammette la Cei nella sua rendicontazione annuale relativa al così detto 8 per mille. Su circa un miliardo e mezzo di euro solamente il 22 % è destinato a “interventi caritativi”. Ed il resto? E’ usato per esigenze di culto, sostentamento del clero, Sacra rota, ecc. Tutto lecito, per carità. Ma uno spot realizzato per chiedere il sostegno delle persone non dovrebbe dire la verità? Oppure bisogna far credere che i soldi dei contribuenti vadano in beneficenza quando nemmeno un quarto delle devoluzioni prendono quella strada? Il cittadino non è tenuto a sapere a che cosa viene destinata la sua scelta? Le stesse domande le abbiamo rivolte all’Antitrust, con una denuncia per pubblicità ingannevole contro la Cei, affinché valuti la correttezza o meno degli spot sull’8 per mille».
In effetti negli spot della campagna 2012 si parla di preti che aiutano terremotati, di aiuti a giovani, prostitute, anziani, drogati ed a bambini di aree disagiate.
Questi sono gli spot della campagna 2012.

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Ipso: aumentano gli Italiani a favore del matrimonio omosessuale. Gli uccrociati di Uccr in stato confusionale.

Il Corriere della Sera ha pubblicato un sondaggio – realizzato dalla Ipso di Renato Mannheimer – secondo cui il 59% degli Italiani sarebbero contrari all’istituzione del matrimonio omosessuale contro il 40% degli Italiani che invece sarebbero a favore.
Tra i fattori che incidono su questo trend, di sicuro il fattore “età” è il più importante. Infatti ad essere decisamente contrari (76%) al matrimonio tra omosessuali sono le persone over 65.

Al diminuire dell’età, invece aumenta la propensione al matrimonio omosessuale. Infatti i ragazzi tra i 18 e 24 anni sono leggermente a favore del matrimonio omosessuale: 51% di favorevoli contro il 49% di contrari.

Anche il mondo cattolico non è molto compatto. Tra i cattolici praticanti (ossia quelli che vanno almeno due volte al mese a messa) c’è una quota considerevole (30%) di favorevoli contro il 67% di contrari.

Dalla lettura di questi dati un altro dato è molto importante. Appena sette anni fa la percentuale dei contrari al matrimonio omosessuale erano il 66% della popolazione (oggi il 59%) mentre i favorevoli erano il 32% (oggi il 40%): quindi in sette anni è aumentato il favore al matrimonio omosessuale. Continua a leggere

Scuole paritarie. Per Miur e Banca d’Italia sono composte principalmente da studenti bocciati e dai redditi alti

In tempi di “spending review” (o revisione della scuola pubblica) ci si interroga su quali siano i settori in cui sia meglio destinare meno finanziamenti.

Il mondo della scuola paritaria è in subbuglio perché sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) che riceveranno meno finanziamenti rispetto agli anni precedenti.

I sostenitori della scuola paritaria (in testa l’Agesc – Associazione Genitori Scuole Cattoliche e Avvenire che tuona addirittura di “libertà a rischio”) affermano che la scuola privata farebbe risparmiare soldi allo Stato perché il costo per studente è inferiore rispetto alla scuola pubblica pur dimenticando (o facendo finta di dimenticare) che – come scritto in un altro articolo – le cause di ciò sono un maggior ricorso a dipendenti senza contratto (secondo dati Istat), scuole meno attrezzate di dotazioni tecnologiche (dati Ministero Istruzione) e studi Ocse confermano che la performance degli studenti privati è inferiore a quelli degli studenti pubblici mentre la Fondazione Agnelli – in uno studio studio sulla performance universitaria di oltre 145.000 studenti – afferma che «nonostante la presenza di alcune realtà di chiara eccellenza, la performance della maggior parte delle scuole non statali è deludente rispetto a quelle statali». Continua a leggere

Uccr e la difficoltà nel leggere i dati

Gli “uccrociati” (nel senso di appartenenti al blog Uccr) ci deliziano con un esilarante articolo (ovviamente non firmato) dal titolo «Quanto è difficile essere padri atei».

Il titolo regala l’impressione che un genitore ateo abbia più difficoltà di un genitore cattolico o di qualsiasi altra religione nell’educare i figli ma – per fortuna  – il contenuto dell’articolo è diverso.

Infatti il succo dell’articolo è dedicato ad una «una revisione dei dati di Pew Research Center (PEW), sulla religione in America, dai quali si evince che soltanto il 30% di coloro che vengono allevati come atei durante l’infanzia e l’adolescenza trovano ragioni tali tanto da chiudere la porta a Dio anche da adulti. Il 70% dei genitori, invece, non riesce a dare sufficienti ragioni per non far cambiare strada ai propri figli». Continua a leggere