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Le mani della ‘ndrangheta sulla cocaina e sul calcio: inchiesta di Reuters sul comune calabrese di Rosarno

Spesso si sente parlare della “mafia del calcio” magari riferendosi ad un sistema sportivo non troppo limpido. Più raro invece leggere della ‘ndrangheta nel calcio. Mettere in luce gli interessi della criminalità calabrese nel mondo del calcio e non solo è quanto realizzato da Steve Scherer dell’importante agenzia di stampa Reuters con la sua inchiesta “Insight – Smuggling, football and the mafia”. Scherer parte del caso della Rosarnese, squadra semiprofessionale della città di Rosarno (Rc), un piccolo comune della piana di Gioia Tauro. La squadra di calcio era legata, secondo quanto hanno rivelato ex membri del clan poi diventati collaboratori di giustizia, al locale clan Pesce. I beni della cosca sono stati sequestrati dalla polizia (per un valore approssimativo di 220 milioni di euro) ed anche la squadra nel 2011 è stata posta sotto sequestro giudiziario. Il team aveva bisogno di nuovi sponsor ma nessuno si è mostrato interessato, per paura di ritorsioni, a prendere il posto della locale cosca della ‘ndrangheta. Questo ha provocato la fine della squadra che – dopo una stagione deludente – è stata sciolta.
Reuters evidenzia come il peso della ‘ndrangheta ormai sia più importante della vicina mafia siciliana. «Oggi la mafia calabrese è una forza nazionale ed internazionale. Sta fortemente inquinando l’economia e compromettendo il sistema politico. Con una squadra di calcio, la ‘ndrangheta espande sia la sua portata economica che la sua posizione politica all’interno di una comunità»: questo il pensiero di Pierpaolo Romani, giornalista, coordinatore nazionale dell’associazione antimafia Avviso Pubblico e autore del libro Calcio criminale. Continua a leggere

La ‘ndrangheta calabrese riaccende l’euroscetticismo della stampa britannica

Si riaccende l’attenzione della stampa internazionale sugli intrecci tra ‘ndrangheta, politica e fondi comunitari. Dopo un articolo dell’8 ottobre di Rachel Donadio sul The New York Times, questa volta interviene Colin Freeman dalle colonne del britannico The Telegraph direttamente da San Luca.

San Luca è un piccolissimo comune della provincia di Reggio Calabria immerso nella vegetazione dell’Aspromonte. Per tanti anni San Luca è stato centro di sequestri di persona e tuttora è un luogo in cui molti latitanti cercano di nascondersi dalle maglie della giustizia aiutati sia dal territorio particolarmente aspro ma anche e soprattutto dalla collaborazione della popolazione locale. A dare la caccia ai latitanti sono i baschi rossi dello squadrone eliportato Carabinieri cacciatori “Calabria” (meglio noti come “cacciatori dell’Aspromonte), un reparto speciale dell’arma dei Carabinieri con sede a Vibo Valentia.

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New York Times: “La Salerno-Reggio Calabria è il simbolo del fallimento dello Stato italiano”

Sono passati 18 anni da quel maledetto 29 settembre 1994.
Nicholas Green, un bambino statunitense di sette anni, era in vacanza in Calabria con la sua famiglia. Viaggiava sulla Salerno-Reggio Calabria quando – all’altezza dello svincolo di Vibo Valentia – dei rapinatori affiancarono l’auto su cui stava viaggiando sparando dei colpi che colpirono il bambino. Nicholas venne portato all’ospedale di Messina ma morì il 2 ottobre: i suoi genitori autorizzarono l’espianto degli organi commuovendo con questa vicenda l’intera Italia.
Ovviamente ci furono molte polemiche sulle condizioni della Salerno-Reggio Calabria: un’autostrada per cui ci vuole molta fantasia per definirla tale e su cui vige il controllo della criminalità organizzata.

Dagli Stati Uniti si riaccende l’attenzione della stampa su questo importante pezzo autostradale con un articolo di Rachel Donadio sul The New York Times: “Corruption Is Seen as a Drain on Italy’s South”.
Donadio descrive l’amara realtà di un’autostrada cominciata nel 1960 e non ancora finita, una strada che spesso si restringe a due corsie con uno slalom continuo tra cantieri sempre aperti e gallerie non illuminate.
Il New York Times è molto asciutto nello scrivere che «niente rappresenta meglio i fallimenti dello Stato italiano di quanto possa fare l’autostrada Salerno-Reggio Calabria». Un’autostrada simbolo della cultura del voto di scambio alimentata dalla criminalità organizzata «che è endemica nel sud Italia» frodando lo Stato e lasciando la Calabria geograficamente ed economicamente isolata.
Donadio rimarca anche che l’A3 è un elemento di ciò che alcuni Paesi del Nord Europa temono di più: ossia sussidi e finanziamenti che svaniscono (spesso nelle mani della criminalità) senza aiutare l’Europa meridionale a svilupparsi economicamente e senza che i governi possano o vogliano fare qualcosa per contrastare questa situazione.
Il quotidiano americano sottolinea come dal 2000 al 2011 l’Italia abbia ricevuto più di 60 miliardi di dollari dall’Unione europea per finanziare progetti in ambiti come l’agricoltura e le infrastrutture: la maggior parte di questi sono stati dati per il sud d’Italia. Di questi finanziamenti è stata prodotta solamente mezza autostrada mentre la Spagna – si sottolinea – è riuscita a dotarsi di una rete ferroviaria ad alta velocità con poco più di 100 miliardi di dollari. Continua a leggere