Archivi giornalieri: ottobre 12, 2012

The Economist. Libertà in internet: i governi e le aziende del web alle prese con le regole per la libertà di parola

L’arresto di un alto dirigente raramente porta buona pubblicità. Ma quando le autorità brasiliane il 26 settembre hanno brevemente arrestato il manager locale di Google per essersi rifiutato di rimuovere i video dalla sua controllata YouTube che sembrava violare le leggi elettorali, hanno aiutato l’impresa a riparare la sua immagine di garante della libertà di parola.

Due settimane prima tali credenziali sembrava appannate. Google aveva bloccato gli utenti della rete in otto paesi a guardare il trailer del film che aveva irritato i musulmani. In sei Stati, tra cui l’India e l’Arabia Saudita, i tribunali locali vietato il filmato. In Egitto e Libia, dove i manifestanti hanno attaccato le ambasciate americane e ucciso diverse persone, Google ha rimosso il video di propria iniziativa.

La questione ha suscitato preoccupazione per come le imprese internet gestiscono il dibattito pubblico e come le aziende con sede in paesi che hanno a cuore la libertà di parola dovrebbero rispondere agli stati che vogliono reprimerla. (Freedom House, un think-tank movimento, calcola che le restrizioni su internet sono in aumento in 20 dei 47 Stati che sorveglia).

Nel mese di giugno Google ha rivelato che quarantacinque paesi hanno chiesto di bloccare contenuti negli ultimi sei mesi del 2011. Alcune richieste sono state respinte facilmente. I funzionari in ufficio passaporto canadese hanno chiesto di bloccare un video per l’indipendenza del Quebec, in cui un cittadino urinava sul suo passaporto e lo buttava giù nel gabinetto.

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Petizione dell’Enpa a papa Benedetto XVI e al Vaticano: «Stop all’uso di avorio e pellicce per finalità religiose»

Il Vaticano, con l’acquisto di oggetti in avorio, alimenta il bracconaggio che causa la morte di molti di animali anche rari, come gli elefanti. Migliaia di queste creature maestose sono uccise per loro zanne, che sono acquistate da Filippine e Cina per creare oggetti di culto religioso in avorio destinati in particolar modo alla Chiesa. Speculatori senza scrupoli danno così vita a un mercato spesso illegale, progettato per arricchire poche persone a scapito di una comunità sempre più povera che lavora per preservare la biodiversità. Il Vaticano ha finora rifiutato di intervenire con fermezza per fermare questo commercio e non ha aderito a trattati internazionali per fermare la marcia verso l’estinzione di queste specie .
Del tutto anacronistico è anche l’utilizzo delle pellicce di ermellino: indossare tali capi, creati con la morte e la sofferenza di moltissimi animali, non solo è superfluo, ma anche del tutto estraneo alla cultura e alla sensibilità religiosa. Gli insegnamenti di san Francesco parlano di amore nei confronti degli animali e un rapporto rispettoso della loro vita e dei loro diritti. I cittadini, cattolici o meno, sono ormai fortemente contrari a qualsiasi attività che prevede l’uccisione di animali soprattutto in questi casi.
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Una rassicurazione per Barbara Palombelli: parrocchie, ospedali e centri di assistenza non pagheranno l’Imu

Si rassicuri pure Barbara Palombelli. Molti sono della sua stessa idea quando scrive su Il Foglio «sono in minoranza assoluta: penso che sacerdoti, suore e parrocchie e comunità sparse per tutto il paese non debbano pagare l’Imu». Neanche il più acceso anticlericale si sognerebbe di chiedere ad una parrocchia di quartiere di pagare l’oneroso tributo. Magari Barbara Palombelli dovrebbe specificare cosa intende per “comunità sparse per tutto il paese”: un termine tanto generico che potrebbe comprendere di tutto e di più.
La giornalista ad ogni modo non fa distinzioni e pensa che questa trattamento debba essere applicato anche per «i rabbini, gli imam, i monaci di tutte le religioni del mondo». Pur apprezzando la democraticità della giornalista bisogna stare attenti. Le religioni nel mondo sono veramente tante e c’è da giurare che all’inventiva del popolo italico non sfuggirebbe di inventare una nuova religione per “imu-nizzarsi” dal pagamento del tributo magari eleggendo a luogo di culto di una neo-religione una semplice abitazione privata.

Continua scrivendo che «tassare la carità e la spiritualità per investire in ostriche e cozze pelose mi sembra un’idea orrenda e piuttosto rozza» con l’ovvio riferimento agli scandali che hanno portato alle dimissioni della giunta Polverini. C’è solo da concordare con lei: tassare la carità e la spiritualità è orrendo. Infatti nessuno si sogna di far pagare l’Imu per un luogo di culto (laddove si può fare esercizio di spiritualità) o per un dormitorio della Caritas ma solo per quei beni immobili (tanti) da cui si ricava un profitto. Ovvio che poi tutti i cittadini onesti vorrebbero che questi nuovi tributi non vengano usati in “ostriche e cozze” o in altri cattivi usi della politica come – un esempio tra i tanti – il caso che riguarda l’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi sotto inchiesta per appropriazione indebita di circa tredici milioni di euro dalle casse del partito provenienti dai rimborsi elettorali (quindi dalle tasse di tutti i contribuenti) proprio nel periodo in cui era segretario della Margherita Francesco Rutelli: ossia il marito della stessa Palombelli.

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