Archivi categoria: Scuola pubblica e scuola privata

Le associazioni della scuola paritaria sentono la Chiesa vicina ma chiedono i soldi allo Stato.

3573915Il leitmotiv è sempre lo stesso e lo ricorda il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire scrivendo della “marcia” delle scuole paritarie a Verona: «Le scuole paritarie fanno risparmiare allo Stato non meno di 6 miliardi di euro l’anno». L’organo della Conferenza episcopale italiana riporta le parole del patriarca di Venezia monsignor Francesco Moraglia: «Oggi non c’è più tempo da perdere e c’è bisogno di decisioni forti e urgenti. Siamo consapevoli di essere giunti a un bivio: è importante che quanti rivestono una qualche autorità, politici e amministratori in primis, ed hanno a cuore il bene comune della scuola e della scuola paritaria cattolica dicano esplicitamente e senza mezze misure verso quale direzione vogliono andare e quali azioni intendano praticare perché non succeda l’irreparabile». Sono molto chiare le richieste delle scuole cattoliche: «Si assicuri per il 2013 l’intero importo dei contributi a bilancio senza alcun taglio e si garantisca per il 2014 un importo di contributi di almeno 530 milioni di euro».
Le associazioni scolastiche del settore privato sentono la Chiesa vicina e lo riconoscono: «La Chiesa è per la scuola, perché la Chiesa ha a cuore i ragazzi e i giovani, ha a cuore la famiglia, ha a cuore la società intera. La chiesa è per la scuola, per tutta la scuola, perché la scuola fa parte del bene comune». Nonostante la Chiesa sia per la scuola i soldi sono chiesti allo Stato non solo sotto forma di finanziamenti ma anche con esenzioni riaprendo un’annosa discussione: «Niente Imu e Tares per le Scuole paritarie gestite da Enti senza scopi di lucro affinché possano svolgere il loro servizio pubblico». Continua a leggere

La libertà d’opinione è anche il diritto a non essere criticati? Lo strano punto vista del mondo cattolico.

L’istituto “Francesco Faà di Bruno” è un liceo scientifico paritario cattolico di Torino ed all’interno di un ciclo di incontri dedicati ai genitori aveva organizzato una conferenza dal titolo “Omosessualità: domande e risposte”. Il depliant sui convegni era molto chiaro: «La famiglia tradizionale è in difficoltà ma, invece di aiutarla, oggi vengono proposti modelli alternativi di famiglia» e gli incontri trovano «spunto dall’acceso dibattito parlamentare sull’omofobia e sul riconoscimento delle unioni omosessuali per proporre una riflessione complessiva sulla bellezza della famiglia naturale minacciata dall’ideologia del gender».

All’incontro era stata invitata l’infettivologa Chiara Atzori, considerata “la Nicolosi italiana”, dal nome dello psicologo americano Joseph Nicolosi che teorizza di poter “riparare” con la psicologia l’omosessualità: tali teorie sono sconfessate dalla comunità scientifica e vietate dall’Ordine degli psicologi. La stessa Atzori invece considera “illuminante” il lavoro dello psicologo americano avendo scritto anche la prefazione all’edizione italiana di un suo libro ed a RadioMaria ha sostenuto che «nei Paesi dove è avvenuta la normalizzazione dell’omosessualità, e quindi in qualche modo la depatologizzazione intesa come, così, equiparazione un modo di essere come un altro i risultati sanitari sono stati devastanti». Continua a leggere

Finanziamento alle scuole paritarie: per chi suona la questua.

Monsignor Luigi NegriPurtroppo tempi di tagli in Italia anche in comparti importanti come la sanità ma a questi tagli non sembrano rassegnarsi le scuole paritarie che con le loro sigle (AGeSC , Agidae, Aninsei, Cdo-Foe, Faes, Fidae, Fism) chiedono 250 milioni di euro per il 2014, 530 milioni di euro per la programmazione economica triennale e la cancellazioni di imposte come Imu e Tares.

Anche la Chiesa è particolarmente sensibile su questo tema e Tempi riporta il pensiero di monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara, che, dopo aver fatto presente che «il compito della Chiesa è educare il popolo», afferma che la società «vede nel cammino educativo che deve essere offerto alla persona la strada maestra perché la società non sia qualcosa di piatto, di informe, di grigio, di generico, ma una realtà vibrante di iniziative, di ricerche, di creatività». Forse alla Chiesa – in una nazione come l’Italia dove non esiste la religione di Stato – spetta il compito di educare i suoi fedeli (almeno quei pochi che ancora pendono dalle sue labbra) e non certamente il “popolo” che – in uno Stato democratico e non etico – non ha nessuna necessità di essere “educato”: un compito quello di “educare il popolo” che appartiene alle dittature e non alle democrazie. Continua a leggere

Nelle scuole francesi una normale ovvietà: la Carta della laicità.

Al ritorno delle vacanze gli studenti francesi hanno trovato affissa sulla bacheca delle proprie scuole la Carta della laicità: uno stringato documento in quindici punti in cui sono ribaditi i valori a cui si ispira la scuola pubblica francese ed in cui oltre a prevedere che la Nazione è laica si sottolinea che «conferisce alla scuola la missione di condividere con gli studenti i valori della Repubblica». A volere fortemente questo documento il ministro dell’Istruzione Vincent Peillon che già aveva proposto l’introduzione di un corso di “morale laica”.

La Carta della laicità non è affatto un documento rivoluzionario e l’articolo 1 prevede solamente che «La Francia è una Repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale. Garantisce l’uguaglianza di fronte alla legge su tutto il territorio di tutti i cittadini. Rispetta tutti i credi».

L’articolo 2 prescrive semplicemente: «La Repubblica laica organizza la separazione tra religione e stato. Lo Stato è neutrale per quanto riguarda la religione o credenze spirituali. Non esiste una religione di Stato».

Secondo l’articolo 3: «La laicità garantisce la libertà di coscienza per tutti. Ognuno è libero di credere o non credere. Consente la libera espressione delle proprie convinzioni, rispettando quelle degli altri nei limiti di ordine pubblico». Continua a leggere

La Nuova Bussola Quotidiana: “Se credi nella castità non fai l’avvocato”. Forse sarà vero il contrario.

Non usa mezzi termini il sociologo di area cattolica Massimo Introvigne in un articolo comparso sulla Nuova Bussola Quotidiana (e ripreso nel blog di Costanza Miriano): «Vedere come funzionano le leggi sull’omofobia all’estero è di grande interesse per prepararci alla battaglia che ci attende il mese prossimo in Italia». Non sapevo che il prossimo mese ci sarà una “battaglia” in Italia: forse sarà il caso di rinforzare porte e finestre e preparare dei viveri.
Il professor Introvigne continua e cita un interessante caso avvenuto in Canada: «Un’università protestante canadese, riconosciuta, la Trinity West University (…) fa sottoscrivere agli studenti un codice di comportamento, che vieta – tra l’altro – l’accesso a siti pornografici usando la rete WiFi dell’ateneo, il consumo di alcool all’interno del campus universitario, e nei dormitori “l’astensione da forme di intimità sessuale che violino la sacralità del matrimonio tra un uomo e una donna”».
La conseguenza, come riferisce Introvigne, è che: «la Trinity West University è ora sottoposta a procedimento da parte di un organo amministrativo, la Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Legge canadesi, il quale ha deciso d’intervenire chiedendo con una lettera – originariamente segreta, ma come tutti i documenti segreti che si rispettano, ora comparsa su Internet – in cui chiede agli Ordini degli Avvocati di non ammettere alla pratica forense i laureati in legge della Trinity West University, perché – se quando erano studenti hanno sottoscritto il codice di comportamento – sono fortemente sospetti di omofobia». Continua a leggere

Buono-scuola per gli istituti privati? Buono solo per i Paesi anglosassoni.

Le sovvenzioni alla scuola privata sono sempre state al centro del dibattito politico e recentemente un referendum consultivo nel comune di Bologna ha bocciato il finanziamento pubblico agli asili privati: nel mezzo di queste polemiche i parlamentari del Pdl Maurizio Lupi, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Maurizio Sacconi propongono una moratoria sui temi etici «con particolare riferimento ai principi della tradizione, dalla vita alla famiglia naturale, alla libertà educativa». Nel mondo accademico invece ci si continua ad interrogare sulla bontà dei sussidi statali alle scuole private che sono erogati sotto forma di finanziamenti diretti o contributi alle famiglie denominati “buoni-scuola”.
Sul sito di informazione lavoce.info Giuseppe Bertola – professore di economia politica presso la facoltà di Scienze Politiche dell’università di Torino ed esperto scientifico ed accademico con Fmi, Commissione Europea, Banca d’Italia, analizza – rifacendosi ai risultati di uno studio basato sull’indagine Pisa – il sistema dei buoni scuola giungendo ad una conclusione: i buoni-scuola permettono a studenti bravi ma poveri di frequentare gli istituti migliori solo nei Paesi anglosassoni ma non dove – come in Italia – l’educazione statale è migliore di quella privata. Il test Pisa (acronimo di “Programme for International Student Assessment”) è un’indagine internazionale condotta dall’Ocse per valutare il livello di istruzione degli adolescenti nei principali Paesi industrializzati. Continua a leggere

Referendum bolognese sui finanziamenti alle scuole private: “Tempi” di chiarirsi con l’Agesc.

Il risultato del referendum consultivo del comune di Bologna è noto: il Comitato Articolo 33 aveva indetto la consultazione per chiedere ai bolognesi se erano d’accordo nell’abolire il finanziamento pubblico alle scuole materne paritarie ed il 59 per cento dei votanti si è detto d’accordo nel concedere i finanziamenti pubblici solo alle scuole materne statali. L’affluenza – è opportuno dirlo – è stata particolarmente bassa: su 290mila aventi diritto sono andati a votare soltanto 85.934 (il 28,71 per cento).
Il referendum aveva solo valore consultivo e quindi non vincola l’azione dell’amministrazione comunale sebbene il sindaco Merola (Pd), che aveva invitato a votare ed ad esprimersi a favore del finanziamento alle scuole paritarie, ha così commentato: «Terremo conto del voto ma Bologna non deve rinunciare al sistema delle convenzioni» anche se «non possiamo ignorare la richiesta di scuola pubblica».
Non sono mancate le reazioni del mondo cattolico al risultato referendario di Bologna. Tempi titola: “Volevano fare di Bologna il laboratorio per mettere in crisi tutte le scuole paritarie. Hanno fallito” e, soffermandosi sulla scarsa partecipazione al voto, Emanuele Boffi scrive che «Contro le paritarie hanno votato, in sostanza, poco più del 15 per cento dei cittadini. Nemmeno 2 su 10» perciò, questa è la conclusione, gli attivisti referendari «hanno miseramente fallito su tutta la linea, non riuscendo a mobilitare se non i militanti del loro orticello, in una delle piazze più “di sinistra” di tutto il paese».
Difficile sostenere che gli astensionisti fossero a favore del finanziamento alle scuole paritarie (come è difficile sostenere anche il contrario) e si presuppone che gli astensionisti in sostanza “deleghino in bianco” chi invece decide di partecipare al voto. Continua a leggere

Finanziamento alle scuole private: l’Italia ai primi posti per libertà di scelta con una anomalia tutta italiana

Il finanziamento alle scuole private è da sempre stato un “cavallo di battaglia” del mondo cattolico all’insegna del motto “libertà d’educazione” nonostante l’articolo 33 della Costituzione preveda espressamente che «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato».
Blog e giornali cattolici hanno dato ampio spazio ad uno studio pubblicato da Pearson, colosso mondiale dell’editoria didattica, che ha realizzato una ricerca, intitolata The learning curve (La curva dell’apprendimento), volta a comparare i sistemi scolastici di 50 Paesi.
Il risultato dello studio è molto chiaro: «La presenza di scuole gestite da operatori privati produce un effetto significativamente positivo sul profitto degli studenti in matematica, scienze e letteratura» e dunque «la concorrenza scolastica genera benefici reali per tutti». I vantaggi erano superiori alla media per gli studenti con un basso status socio-economico in cui tali scuole private erano finanziate con fondi pubblici, come in Belgio e nei Paesi Bassi. Il professore Woessmann, uno degli autori, spiega: «Se c’è più possibilità di scelta per i genitori, e più operatori scolastici non-statali in modo che le scuole non siano gestite da un solo grande monopolio di stato, i paesi funzionano molto meglio». Continua a leggere

Imu. “Tempi” di non preoccuparsi per la Compagnia delle opere

La questione del pagamento dell’Imu tiene sempre alta l’attenzione del mondo cattolico che – anche su pressione dell’Ue – potrà pagare il tributo per quegli immobili che si svolge attività commerciale.
Tempi – a riguardo – ha intervistato Marco Masi, presidente della Cdo opere educative, branca della Compagnia delle opere che associa circa 520 scuole non statali di ogni ordine e grado in tutta Italia.
Secondo Masi «il governo ha confermato l’esenzione degli edifici religiosi, ma l’ha confermata per gli enti (anche no profit) che svolgono attività commerciale. Ora si aspettano precisazioni su cosa si intenda per “attività con modalità non commerciali”, ci potrebbero andare di mezzo le scuole paritarie che per l’ordinamento italiano sono costrette a chiedere una retta».
Masi continua con l’idea che « l’attività scolastica di una scuola paritaria senza scopo di lucro deve essere considerata come non commerciale anche ai fini fiscali».
Resta da capire – così come afferma Masi – come si possa considerare “no profit” un ente che svolga attività commerciale. A parte ciò è condivisibile l’idea che « l’attività scolastica di una scuola paritaria senza scopo di lucro deve essere considerata come non commerciale anche ai fini fiscali».
Infatti è della stessa idea il governo Monti che – come riporta Il Sole 24 Ore – ha stabilito che sono esentate dall’Imu le scuole paritarie, gli ospedali convenzionati e le strutture ricettive che ospitano soggetti svantaggiati: a patto però di percepire rette simboliche o a titolo gratuito. Questo è quanto prevede l’art. 9, comma 6 del Dl n. 174 sugli enti locali pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 10 ottobre.
Allora per quale motivo la Compagnia delle opere si preoccupa tanto? Sarebbe bastato leggere Il Sole 24 Ore per fugare ogni dubbio.

Scuole paritarie. Per Miur e Banca d’Italia sono composte principalmente da studenti bocciati e dai redditi alti

In tempi di “spending review” (o revisione della scuola pubblica) ci si interroga su quali siano i settori in cui sia meglio destinare meno finanziamenti.

Il mondo della scuola paritaria è in subbuglio perché sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) che riceveranno meno finanziamenti rispetto agli anni precedenti.

I sostenitori della scuola paritaria (in testa l’Agesc – Associazione Genitori Scuole Cattoliche e Avvenire che tuona addirittura di “libertà a rischio”) affermano che la scuola privata farebbe risparmiare soldi allo Stato perché il costo per studente è inferiore rispetto alla scuola pubblica pur dimenticando (o facendo finta di dimenticare) che – come scritto in un altro articolo – le cause di ciò sono un maggior ricorso a dipendenti senza contratto (secondo dati Istat), scuole meno attrezzate di dotazioni tecnologiche (dati Ministero Istruzione) e studi Ocse confermano che la performance degli studenti privati è inferiore a quelli degli studenti pubblici mentre la Fondazione Agnelli – in uno studio studio sulla performance universitaria di oltre 145.000 studenti – afferma che «nonostante la presenza di alcune realtà di chiara eccellenza, la performance della maggior parte delle scuole non statali è deludente rispetto a quelle statali». Continua a leggere

Il mondo cattolico difende ad oltranza la scuola privata contro ogni evidenza….

Qualche giorno fa il Presidente della CEI è ritornato all’attacco affermando che “bisogna insistere perché lo Stato si decida nella programmazione a dare le risorse giuste” alle scuole paritarie tra cui quelle cattoliche.

Il finanziamento alle scuole private è un cavallo di battaglia del mondo cattolico e sui giornali (soprattutto di area cattolica) sono stati ospitati vari interventi favorevoli ad un maggior finanziamento statale alle scuole private.

Il Cardinale afferma qualcosa che mi incuriosisce. Infatti secondo il porporato: “le scuole paritarie consentono allo Stato di risparmiare circa cinque miliardi e mezzo l’anno“. Tutto questo secondo il “Centro Studi per la Scuola Cattolica”.
Mi incuriosisco e comincio a “googlare“. Mi imbatto nel blog di quei simpatici e bravi ragazzi di UCCR (Unione Cristiana Cattolici Razionali) che pubblicano un articolo che riprende ampie parti di un altro articolo di Giovanni Vassallo pubblicato sul sito cattolico documentazione.info.
Il succo dell’articolo è molto semplice: allo Stato costa molto meno uno studente che frequenta la scuola privata piuttosto che uno studente che frequenta la scuola pubblica. Alla luce di questo risparmio allo Stato converrebbe finanziare maggiormente le scuole private rispetto che quelle pubbliche: in pratica sarebbe meglio “esternalizzare” il servizio dell’Istruzione pubblica affidandolo ai privati. La tesi è interessante e mi incuriosisce.

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Uccr si arrampica sugli specchi per difendere la scuola privata

Quei bravi “ragazzi” di Uccr si dilettano nuovamente ad affrontare il tema dei finanziamenti alla scuola pubblica.

Su un tema così importante sarebbe giusto avere un approccio laico ma i bravi ragazzi esordiscono con “nella tematica della scuola e dell’istruzione da anni c’è una guerra ideologica da parte di alcune fazioni della società, contro la libertà di scelta e di educazione“.
Francamente anche chi si oppone (come me) ai finanziamenti alla scuola privata non vuole per nulla impedire la libertà di scelta: ognuno è libero di andare dove si vuole.
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I cattolici del web ritornano con una “leggenda metropolitana”: la scuola paritaria converrebbe allo Stato. Ma a quale costo?

Quei simpatici e bravi ragazzi di UCCR (Unione Cristiana Cattolici Razionali: una contraddizione in termini) pubblicano un articolo che riprende ampie parti di un altro articolo di Giovanni Vassallo pubblicato sul sito cattolico documentazione.info.
Il succo dell’articolo è molto semplice: allo Stato costa molto meno uno studente che frequenta la scuola privata piuttosto che uno studente che frequenta la scuola pubblica. Alla luce di questo risparmio allo Stato converrebbe finanziare maggiormente le scuole private rispetto che quelle pubbliche.

Voglio considerare vere le cifre riportate nell’articolo (provenendo dal Miur) ma la domanda che sorge spontanea è: perché la scuola privata è più economica della scuola pubblica?
L’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) ci offre una prima risposta.
Infatti nel 2008 i dipendenti irregolari(ossia con contratti in nero) nel settore istruzione erano 17.200 mentre nel 2009 si è passati a 19.000 (+10,5% in un solo anno!): ovviamente questo dato riguarda solo le scuole private, visto che quelle pubbliche non possono avvalersi di insegnanti “irregolari”.
Questa non è la sola causa di “ecomomicità”.
Infatti il Ministero dell’Istruzione ha realizzato un monitoraggio su 5.986 istituzioni statali e 4.250 paritarie.

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Fondazione Giovanni Agnelli: scuole private nettamente inferiori a quelle pubbliche

La Fondazione Giovanni Agnelli ha realizzato un importante studio che aveva l’obiettivo di verificare quale tipo di scuole superiori preparassero meglio gli studenti per gli studi universitari.
L’indagine riguardava oltre 145.000 diplomati provenienti da 1.011 istituti di Piemonte, Lombardia, Emilia e Calabria.
La Fondazione Giovanni Agnelli nella ricerca esplicitamente afferma che “nonostante la presenza di alcune realtà di chiara eccellenza, la performance della maggior parte delle scuole non statali è deludente rispetto a quelle statali”.

E c’è ancora chi afferma che le scuole private siano l’eccellenza…..