Archivio mensile:dicembre 2012

A sei anni dalla morte la lettera aperta di Piergiorgio Welby al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Caro Presidente,

scrivo a Lei, e attraverso Lei mi rivolgo anche a quei cittadini che avranno la possibilità di ascoltare queste mie parole, questo mio grido, che non è di disperazione, ma carico di speranza umana e civile per questo nostro Paese.
Fino a due mesi e mezzo fa la mia vita era sì segnata da difficoltà non indifferenti, ma almeno per qualche ora del giorno potevo, con l’ausilio del mio computer, scrivere, leggere, fare delle ricerche, incontrare gli amici su internet. Ora sono come sprofondato in un baratro da dove non trovo uscita.
La giornata inizia con l’allarme del ventilatore polmonare mentre viene cambiato il filtro umidificatore e il catheter mounth, trascorre con il sottofondo della radio, tra frequenti aspirazioni delle secrezioni tracheali, monitoraggio dei parametri ossimetrici, pulizie personali, medicazioni, bevute di pulmocare. Una volta mi alzavo al più tardi alle dieci e mi mettevo a scrivere sul pc. Ora la mia patologia, la distrofia muscolare, si è talmente aggravata da non consentirmi di compiere movimenti, il mio equilibrio fisico è diventato molto precario. A mezzogiorno con l’aiuto di mia moglie e di un assistente mi alzo, ma sempre più spesso riesco a malapena a star seduto senza aprire il computer perchè sento una stanchezza mortale. Mi costringo sulla sedia per assumere almeno per un’ora una posizione differente di quella supina a letto. Tornato a letto, a volte, mi assopisco, ma mi risveglio spaventato, sudato e più stanco di prima. Allora faccio accendere la radio ma la ascolto distrattamente. Non riesco a concentrarmi perché penso sempre a come mettere fine a questa vita. Verso le sei faccio un altro sforzo a mettermi seduto, con l’aiuto di mia moglie Mina e mio nipote Simone. Ogni giorno vado peggio, sempre più debole e stanco. Dopo circa un’ora mi accompagnano a letto. Guardo la tv, aspettando che arrivi l’ora della compressa del Tavor per addormentarmi e non sentire più nulla e nella speranza di non svegliarmi la mattina. Continua a leggere

Commissione europea sull’Ici: illegale l’esenzione accordata alla Chiesa.

CE_logo«La Commissione europea ha giudicato incompatibili con le norme dell’UE in materia di aiuti di Stato le esenzioni concesse agli enti non commerciali per fini specifici, previste dal 2006 al 2011 dal regime italiano di imposte comunale sugli immobili (ICI)»: si chiude in questo modo la procedura d’infrazione aperta dalla Commissione europea nei confronti dell’Italia per aiuti di Stato per l’esenzione accordata agli immobili del settore no profit (spesso riconducibili alla Chiesa) in cui, a dispetto della loro missione, si svolgeva attività commerciale.

Così come riportato in un comunicato della Commissione europea, la procedura d’infrazione era stata avviata «a seguito di una serie di denunce nelle quali si affermava che l’Italia aveva concesso contributi statali illegali ad enti non commerciali che svolgono anche attività commerciali». Questi contributi sarebbero stati concessi «sotto forma di esenzione dell’imposta comunale sugli immobili (“ICI”) per i fabbricati utilizzati per attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, culturali, didattiche, ricreative, ricettive, sportive e per attività di religione e di culto».

Perciò in via preliminare la Commissione europea aveva ritenuto che le disposizioni sull’Ici avrebbero potuto «concedere un vantaggio selettivo alle attività commerciali dei beneficiari» e «costituire pertanto aiuto di Stato in base alle norme UE». La Commissione si chiedeva se almeno alcune delle attività svolte dagli enti non commerciali in questione potevano «essere considerate commerciali» e quindi «essere in concorrenza con quelle svolte da prestatori di servizi commerciali». Infatti essendo questi ultimi soggetti ad imposizione fiscale normale, l’esecuzione dall’ICI sembrava costituire un vantaggio ingiusto per gli enti non commerciali. Continua a leggere

L’Osservatore Romano apre ai diritti per gli omosessuali?

Sull’Osservatore Romano, organo ufficiale della Santa Sede, Lucetta Scaraffia interviene sul dibattito esistente in Francia sul disegno di legge che prevede il matrimonio per le coppie dello stesso sesso prendendo spunto da un articolo pubblicato dal settimanale francese d’ispirazione cristiana Témoignage chrétien che è intervenuto a difesa del matrimonio gay.
Così scrive Lucetta Scaraffia: «Rifiutare agli omosessuali la possibilità di stabilire un contratto matrimoniale sarebbe, secondo la rivista, “aggiungere una discriminazione a quelle di cui già troppo spesso sono stati oggetto”, e il progetto di legge in questione sarebbe un passo avanti nel riconoscimento dell’uguaglianza per gli omosessuali. Rimane quindi inespressa, ma logicamente deducibile, la minaccia che grava su quanti si oppongono a questi “matrimoni”: essi sarebbero contrari all’uguaglianza dei gay, quindi omofobi. Come se non si potesse difendere il diritto delle persone omosessuali a non essere sottoposti ad alcuna discriminazione e, al tempo stesso, essere contrari a concedere loro il matrimonio. Come se l’uguaglianza fra i cittadini dovesse essere ratificata dalla cancellazione di ogni differenza, negando in questo caso quella sessuale».
Quindi sull’organo della Santa Sede si sostiene la posizione di «difendere il diritto delle persone omosessuali a non essere sottoposti ad alcuna discriminazione e, al tempo stesso, essere contrari a concedere loro il matrimonio». Continua a leggere

Pew Research Center: atei ed agnostici terza “religione” al mondo.

L’istituto privato di studi politici, economici e sociali americano Pew Research Center ha realizzato uno studio sull’affiliazione religiosa in oltre 230 Paesi del mondo.
Secondo la ricerca “The Global Religious Landscape” l’84 per cento della popolazione mondiale si identificherebbe in una religione. Il 32 per cento degli abitanti sulla terra (stimati in 6,8 miliardi) sarebbero cristiani, il 23 musulmani, il 15 indù, il 7 per cento buddisti e lo 0,2 per cento si professa di religione ebraica. Circa il 6 per cento praticherebbe culti popolari come le religioni tradizionali africane, le religioni popolari cinesi, quelle dei nativi americani o degli aborigeni australiani. Meno dell’1 per cento degli abitanti della terra pratica altre religioni: baha’ismo, giainismo, sikhismo, shintoismo, taoismo, tenrikyo, wicca, zoroastrismo solo per citarne alcuni.
Allo stesso modo il nuovo studio di Pew Reseach Center evidenzia che un miliardo e cento milioni di persone (pari al 16 per cento della popolazione terrestre) non ha nessuna affiliazione religiosa (principalmente atei o agnostici): questo gruppo è il terzo al mondo dopo cristiani e musulmani ed è pari in valori assoluti alla popolazione cattolica. L’istituto di ricerca evidenzia come molti dei non affiliati abbiano in ogni caso alcune credenze religiose o spirituali (come la fede in un dio o in uno spirito universale) anche se non si identificano con una religione particolare. Continua a leggere

I quotidiani italiani si accorgono dopo tre settimane dei dati sul matrimonio in Italia

I principali quotidiani italiani on line prendendo a riferimento la pubblicazione dell’Annuario statistico italiano di Istat hanno dato notizia dell’aumento delle nozze civili rispetto a quelli religiose. La Repubblica ha titolato “Istat, matrimonio: al Nord rito civile supera quello religioso” scrivendo che «Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa (60,2%) ma nelle regioni del Nord quello civile nel 2011 ha operato il sorpasso e prevale con il 51,7% rispetto al 48,3% di quello celebrato in chiesa». Il quotidiano del gruppo editoriale L’Espresso ha intervistato anche la sociologa Chiara Saraceno secondo cui «il matrimonio non è più un sacramento». Anche il Corriere della Sera ha dedicato spazio alla notizia titolando “Al Nord più nozze civili che religiose” e scrivendo che «Secondo l’annuario dell’Istat, in Italia ci si sposa sempre meno e si preferisce sempre più il rito civile a quello religioso». Il Fatto Quotidiano riporta che «Secondo l’annuario dell’Istat, in Italia ci si sposa sempre meno e si preferisce sempre più il rito civile a quello religioso». Continua a leggere

Record di divorzi in Brasile

Il numero dei brasiliani che divorziano ha raggiunto un livello record secondo l’agenzia di statistiche del Paese Ibge.

L’anno scorso ci sono stati 350mila divorzi, il 46 per cento in più rispetto al 2010, dopo che il Congresso del Brasile ha reso più semplice e veloce divorziare nella nazione cattolica più popolosa sulla terra.

Prima del 2010, i brasiliani si dovevano separare per un anno con l’approvazione di un giudice prima di poter chiedere il divorzio. Ma dopo un emendamento alla costituzione del Paese nel 2010, tale separazione non è stata più necessaria. L’agenzia ha detto che questo ha causato un numero record di divorzi da quando sono monitorati in Brasile dal 1984.

Attualmente, se esiste l’accordo tra i divorziati e non sono coinvolti figli minori o incapaci, il divorzio può essere realizzato da un notaio. Il divorzio è diventato legale in Brasile solo nel 1977.

Traduzione dell’articolo del Guardian “Brazilian divorces surge by 46%”

L’Italia non più soltanto cristiana: siglate le intese con buddhisti ed induisti

Svami Yogananda Giri, presidente emerito dell'Unione induista italianaA pochi giorni dal discorso sulla laicità del cardinale Angelo Scola, lo Stato italiano diventa un po’ più laico. Dopo aver firmato e trasferito in legge dello Stato l’intesa con mormoni, ortodossi ed apostolici, la Commissione affari costituzionali del Senato ha siglato, dopo un iter di cinque anni, anche l’intesa con l’Unione buddhista italiana e quella con l’Unione induista italiana: le prime religioni riconosciute che non provengono dal ceppo giudaico-cristiano. Anche per approvare le intese con queste confessioni non è stato necessario, così come avvenuto in precedenza, il passaggio in aula ma sono state approvate direttamente in Commissione.
Il Parlamento italiano fa un passo in più nell’applicare l’articolo 8 della Costituzione secondo cui «Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge».
Gli induisti ed i buddisti potranno aprire scuole religiose, scegliere procedure particolari per la sepoltura, avere aree riservate nei cimiteri, vedranno riconosciuti i loro ministri di culto assieme alle loro festività religiose. Inoltre saranno considerati validi i matrimoni celebrati con rito buddhista o induista a patto che l’atto sia poi trascritto nei registri dello stato civile. Queste intese sono molto importanti anche per l’integrazione degli immigrati che professano questi culti che sono presi ufficialmente in considerazione dallo Stato. Continua a leggere

La Chiesa contro l’Europa dei diritti civili: la “discesa in campo” di papa Ratzinger

Nell’ultima settimana il Parlamento europeo ha approvato due importanti risoluzioni in materia di diritti civili.
Nella seduta del 12 dicembre è stata approvata la risoluzione sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea. Per quanto riguarda le discriminazioni legate all’orientamento sessuale, fra l’altro, si invitano gli Stati membri ad inserire nelle loro legislazioni «altre forme di reato generato dall’odio, compreso quello fondato sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sull’espressione di genere» ed «ad adottare legislazioni penali che vietino l’istigazione all’odio sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere». Il Parlamento europeo inoltre «ritiene che i diritti fondamentali delle persone LGBT sarebbero maggiormente tutelati se esse avessero accesso a istituti giuridici quali coabitazione, unione registrata o matrimonio; plaude al fatto che sedici Stati membri offrano attualmente queste opportunità e invita gli altri Stati membri a prendere in considerazione tali istituti». Inoltre «invita gli Stati membri a garantire l’accesso all’occupazione, ai beni e ai servizi senza discriminazioni fondate sull’identità di genere, in conformità alla legislazione dell’UE».
I primi due punti specifici sull’omofobia sarebbero applicati nel nostro ordinamento se si prevedesse nella legge Mancino anche la discriminante legata all’orientamento sessuale oltre che quelle già presenti per motivi religiosi, razziali, etnici o nazionali.
Continua a leggere

Natale in casa Ratzinger: con gli omaggi della Basilicata

Natale significa per molti regali, feste, albero e presepe.
Proprio parlando di presepi quello presente in Piazza San Pietro è particolarmente costoso e come messo in luce dai britannici Independent e Telegraph è costato 122mila euro. La cifra potrebbe sembrare elevata ma è quasi irrisoria se confrontata con i 550mila euro pagati nel 2009 così come era emerso dai documenti del caso Vatileaks.
Come riporta il Telegraph, allora lo stesso cardinale Carlo Maria Viganò si lamentava con il papa che l’appalto per la realizzazione del presepe fosse dato sempre alla stessa società con costi doppi rispetto a quelli praticati al di fuori del Vaticano.
Successivamente Viganò fu inviato a Washington come nunzio apostolico rafforzando il sospetto che il Vaticano volesse soffocare il suo sforzo per una maggiore trasparenza.
Sebbene il costo del presepe resta ancora molto elevato la Santa sede ha poco di cui preoccuparsi visto che pagherà l’opera solo in parte mentre quest’anno la Regione Basilicata avrà l'”onore” di sostenere il costo per 90mila euro.
La scenografia del presepe è stata creata dall’artista di Matera Francesco Artese che ha collocato circa cento figure umane in terracotta in un paesaggio roccioso simile a quelo che si può trovare in Basilicata.
Anche l’Independent sottolinea come il costo del presepe «sarà a carico dei già vessati contribuenti italiani».
Sempre il quotidiano britannico rimarca che «la Chiesa, che riceve milioni di euro di tasse dai contribuenti, ha permesso alla Basilicata, la regione più povera d’Italia, di contribuire con 90mila euro su un costo totale di 122mila».

Ma guarda un po’, il rock è di nuovo satanico

La pace tra Chiesa Cattolica e musica rock è durata molto poco e in realtà probabilmente non c’è mai stata.
Passato il papato di Karol Wojtyla, in arte Giovanni Paolo II, ultraconservatore in tutto ma molto lesto ad apparire innovativo magari invitando qualche rock star ad esibirsi durante un congresso eucaristico, tornano di moda fra i prelati gli anatemi contro i cantanti che, a loro dire, servono Satana.
L’ultimo prete ad esporsi con sprezzo del ridicolo è Don Giulio Marra di Bologna (sarà un caso che i sacerdoti più conservatori li mandano tutti nelle diocesi più progressiste?) che non contento di aver organizzato veglie di preghiera contro il concerto di Marilyn Manson e Rob Zombie rilascia interviste a destra e manca per ammonire i bravi cristiani che non solo Manson è satanico ma lo è tutta la musica rock.
Fra gli artisti a finire fra gli strali del prelato: Eagles, John Lennon, Pink Floyd, Led Zeppelin, Queen e Tiziano Ferro. Prima che vi chiediate se dovete cercare l’intruso chiariamo che il povero Tiziano è citato da Don Giulio a causa della sua canzone Indietro: «Andate ad ascoltare la sua Indietro…da lui non me lo aspettavo» dice il Don, noi l’abbiamo ascoltata, anzi ci siamo stampati il testo e fatichiamo a capire cosa ci sia di satanico.
Ma per restare al Rock con la R maiuscola (non ce ne voglia il simpatico Tiziano Ferro ma fra lui e gli altri incriminati ancora strada da fare ce n’è) sembra di tornare indietro alle fandonie degli anni sessanta e settanta quando camionate di puntine dei giradischi andarono perse per cercare i messaggi nascosti nei solchi dei vinili dei Beatles e dei Led Zeppelin. Insomma, che Stairway to heaven suonata al contrario inneggi al demonio l’hanno sentito dire tutti, che sia una fesseria lo sa chiunque non si lasci incantare da fenomeni di pareidolia acustica. Continua a leggere

Gli Scout americani ancora nella bufera

Ancora problemi per i Boy Scouts of America (Bsa). Dopo lo scandalo pedofilia questa volta i problemi vengono dalla decisione del gigante farmaceutico Merck di non finanziare più l’organizzazione a causa delle politiche discriminatorie nei confronti degli omosessuali.

Dopo due anni di consultazioni Bsa ha deciso di confermare la sua politica impedendo alle persone omosessuali di diventare scout e bloccando coloro che fossero già membri di diventare capiscout.

La decisione del gruppo farmaceutico è stata appoggiata da Scouts for Equality, un gruppo interno all’organizzazione guidato dall’attivista Zach Wahls, che chiede che Bsa riconsideri la sua decisione in materia: «Sono entusiasta che un gigante farmaceutico come Merck & Company abbia annunciato che la sua fondazione ha immediatamente sospeso il suo finanziamento ai Boy Scout d’America sino a quando non termini la politica contro l’adesione dei gay», ha detto Wahls.

Il gruppo farmaceutico ha invece rilasciato un comunicato stampa: «La fondazione Merck ha sospeso tutti i finanziamenti ai Boy Scout d’America. La fondazione Merck riconsidererà i finanziamenti a Bsa quando i criteri d’adesione dell’organizzazione saranno ampliati. La politica esclusione di Bsa basata sull’orientamento sessuale entra in conflitto diretto con le linee guida della fondazione Merck. La fondazione ha riconsiderato i finanziamenti a Bsa quando l’organizzazione ha riavviato la sua politica che esclude i membri sulla base dell’orientamento sessuale. La fondazione Merck ha notificato a Bsa questa decisione». Continua a leggere

Fbi: in calo i crimini d’odio negli Usa, aumentano quelli contro omosessuali, nativi americani e disabili

L’idea malata della Soluzione finale di matrice nazista continua a sopravvivere proprio nel Paese che contribuì in maniera determinante a sconfiggere Hitler e i suoi deliri. Oggi li chiamano “crimini d’odio”, ma le vittime sono le stesse. Si tratta infatti dei reati compiuti contro la persona adducendo lucide e razionali motivazioni religiose, razziali, etniche o “sessuali”. Negli Stati Uniti la piaga è profonda e le forze di polizia faticano a estirparla. A causa della loro gravità i crimini d’odio sono considerati reati federali e ogni anno il Federal bureau of investigation pubblica i dati relativi alla propria attività di prevenzione e repressione. In base all’ultimo report ciò che subito balza agli occhi è una lieve flessione, nel 2011, rispetto all’anno precedente. Lo scorso anno i crimini d’odio in territorio americano sono stati 6.222 con una diminuzione del 6 per cento rispetto al 2010 (6.628).

Per quanto riguarda le motivazioni, quasi la metà sono da imputare al razzismo del responsabile (46,9 per cento), mentre un omicidio o aggressione su cinque (20,8) è stata a sfondo omofobo. Seguono con il 19,8 per cento le cosiddette motivazioni religiose e i crimini contro gli immigrati (11,6). Anche le persone disabili o affette da patologie mentali, proprio come durante il nazismo, non sfuggono a questa agghiacciante casistica, risultando nello 0,9 per cento dei casi vittime di “crimini d’odio”.

Entrando ancora più nel dettaglio dei dati del 2011, i reati a sfondo razziale hanno colpito soprattutto i neri con il 72 per cento dei casi. Questa sorta di folle guerra civile non ha risparmiato nemmeno i bianchi (16,7), seguono le vittime di origine asiatica (4,8) e chiudono la lista con l’1,9 per cento, i nativi americani o dell’Alaska. Continua a leggere

In Uganda la legge “Kill the gays” nel silenzio della Chiesa

Seppur lentamente i diritti per gli omosessuali si stanno affermando in Europa e negli Usa dove sempre più Stati riconoscono alle coppie dello stesso sesso il diritto di sposarsi oppure di siglare una unione civile.
Parlare di unioni civili o di matrimonio è un lontano miraggio invece per gli omosessuali dell’Uganda in cui in questi giorni il parlamento sta approvando un disegno di legge battezzato “Kill the gays” (Uccidete gli omosessuali). Il testo prevede sette anni di carcere per gli adulti consenzienti che abbiano rapporti omosessuali, ergastolo per le persone omosessuali conviventi ed è prevista la prigione anche per chi non facesse da “delatore” nel denunciare prontamente omosessuali di cui è a conoscenza. L’unico “sconto” effettuato è la cancellazione dal progetto di legge originario della pena di morte in caso di “omosessualità aggravata” ossia quando vi è diffusione di Hiv o in caso di rapporti sessuali con minori. La presidente del parlamento ugandese Rebecca Kadaga ha promesso ai suoi sostenitore un “regalo natalizio” velocizzando l’iter di approvazione della legge in modo che possa entrare in vigore prima del 2013. Continua a leggere

Censimento in Inghilterra e Galles: crollo dei cristiani.

L’Office for National Statistics del Regno Unito ha pubblicato i dati del censimento svolto nel 2011 per l’Inghilterra ed il Galles.
Al 27 marzo 2011 la popolazione era di 56,1 milioni con un incremento del 7 per cento (3,7 milioni) rispetto al 2001: la maggior parte di questo aumento della popolazione è dovuta all’immigrazione (2,1 milioni di immigrati in più nell’ultimo decennio).
Il 59,3 per cento della popolazione si identifica come cristiana anche se c’è un considerevole calo rispetto al 2001 quando a definirsi tale era il 71,7 per cento. La causa di questa diminuzione è solo in parte l’immigrazione: infatti i musulmani in questi dieci anni sono aumentati solo dell’1,8 per cento (ora sono il 4,8 della popolazione) e gli indù dello 0,4 (nel 2011 erano l’1,5 per cento dei residenti) mentre è considerevolmente aumentata la percentuale di chi non professa nessuna religione: il 14,8 per cento nel 2001 ed il 25,1 nel 2011.
Nel 2001 le persone sposate erano il 50,9 per cento della popolazione mentre l’anno scorso questa percentuale è scesa al 46,6, aumentano i single (8,2 nel 2001 e 9 per cento nel 2011) mentre 105mila persone (0,2 per cento della popolazione totale) hanno fatto ricorso alle civil partnership per le coppie dello stesso sesso.
I britannici anche nel censimento non hanno messo da parte il loro proverbiale umorismo: 176.632 hanno scritto di essere dei monaci Jedi (figura della saga di Guerre Stellari), 6.242 hanno risposto che la loro religione era l’Heavy Metal, 1.893 si sono professati satanisti e 650 cultori della New Age.

Il Regno Unito del Conservatore Cameron sulla strada di approvare il matrimonio per le coppie dello stesso sesso

David CameronAll’indomani del discorso dell’arcivescovo di Milano Angelo Scola secondo cui «il giudizio morale sulle leggi si è andato sempre più trasformando in un problema di libertà religiosa», il Regno Unito del conservatore David Cameron si sta avviando sulla strada di introdurre il matrimonio anche per le coppie dello stesso sesso.
La proposta di legge sarà annunciatà dal segretario alla Cultura Maria Miller la prossima settimana mentre arriverà in Parlamento a gennaio.
La principale novità consiste nella possibilità per le coppie omosessuali di sposarsi anche nei luoghi di culto qualora i sacerdoti delle diverse confessioni acconsentano: restano delle protezioni legali per quelle chiese, moschee e sinagoghe che non vogliono sposare coppie gay per motivi di fede.
Cameron ha scelto di non ascoltare il parere dei conservatori più tradizionalisti del suo partito e si preannuncia una battaglia in parlamento con almeno 130 conservatori che sono decisi a votare contro il piano: ovviamente aspra sarà la battaglia con la Chiesa anglicana e quella cattolica.
David Cameron ha detto: «Sono un grande sostenitore del matrimonio e non voglio che i gay siano esclusi da una grande istituzione. Ma lasciatemi essere assolutamente chiaro al cento per cento, se c’è qualche chiesa o una sinagoga o moschea che non vuole avere un matrimonio gay non sarà, assolutamente non deve, essere costretta a celebrarlo. Questo è assolutamente chiaro nella legislazione. Inoltre vorrei mettere in chiaro che si tratta di un voto libero per i membri del Parlamento, ma personalmente sarà chiaro che lo sosterrò». Continua a leggere

Per l’arcivescovo di Milano Angelo Scola bisogna “ripensare” l’aconfessionalità dello Stato

Angelo ScolaL’attuale laicità dello Stato minerebbe la libertà religiosa: questa la forte tesi di Angelo Scola nell’antica basilica di Sant’Ambrogio a Milano per il tradizionale “Discorso alla città”.

L’ex patriarca di Venezia ha poi affrontato il nesso esistente tra libertà religiosa e pace sociale affermando che «imporre o proibire per legge pratiche religiose, nell’ovvia improbabilità di modificare pure le corrispondenti credenze personali, non fa che accrescere quei risentimenti e frustrazioni che si manifestano poi, sulla scena pubblica, come conflitti». Sempre restando fermi al caso italiano c’è da capire quando lo Stato abbia mai “imposto per legge” pratiche religiose mentre l’imposizione indiretta c’è sempre stata e non sembra che la Chiesa cattolica si sia mai lamentata: presenza di insegnanti di religione pagati dai contribuenti nelle scuole pubbliche, cappellani nelle caserme e negli ospedali, cerimonie civili con l’onnipresenza dell’alto prelato di turno o che si concludono con l’immancabile messa. Da specificiare che i limiti posti dalla nostra Costituzione (articolo 19) alle pratiche religiose è solamente nel caso di «di riti contrari al buon costume».
Continua a leggere

Gli omicidi e gli attentati dei “difensori della vita” pro-life.

La violenza anti-aborto è un tipo di violenza contro persone e organizzazioni che praticano aborti: gli episodi di violenza includono la distruzione di proprietà, vandalismi, incendi dolosi, crimini contro persone, tra cui sequestri di persona, stalking, assalti, tentati omicidio e omicidi dei medici e del personale clinico (come quelli commessi da James Kopp, Paul Jennings Hill, Scott Roeder, Michael F. Griffin, e Peter James Knight), e reati che ledono persone e cose, tra cui incendi dolosi e gli attentati alle cliniche abortiste (come quelli compiuti da Eric Rudolph).
Questo tipo di violenza è frequentemente commesa negli Stati Uniti anche se si sono verificati episodi in Australia, Canada e Nuova Zelanda. G. Davidson Smith del Canadian Security Intelligence Service in “Single Issue Terrorism Commentary” del 14 luglio 2006 ha definito la violenza anti-abortista come “terrorismo a singolo caso”.
Michele Wilson e John Lynxwiler in “Abortion clinic violence as terrorism” in Studies in Conflict & Terrorism, hanno definito le violenze intercorse tra il 1982 ed il 1987 come terrorismo “politico” o “subrevoluzionario”.
Alcuni di coloro che si oppongono all’aborto hanno talvolta fatto ricorso a manifestazioni pubbliche molto violente, nel tentativo di limitare il numero di aborti. Coloro che si dedicano a tali azioni sostengono l’uso della forza come l’omicidio nell’interesse di tutelare la vita del feto.
David C. Nice, della University of Georgia, in “Abortion Clinic Bombings as Political Violence”, American Journal of Political Science (febbraio 1998) descrive l’uso della violenza anti-abortista come un’arma politica contro i diritti delle donne.
La violenza anti-aborto è riconosciuta come una forma di terrorismo cristiano: alcuni stessi sostenitori di tale violenza abbracciano questa designazione.

Continua a leggere

Human Rights Watch: inutili gli arresti per possesso di droghe leggere nella lotta alla criminalità.

Gli arresti per possesso di marijuana sono sostanzialmente inutili: è quanto rileva uno studio dell’organizzazione non governativa internazionale per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch che ha monitorato per sette anni la posizione penale di 30mila abitanti di New York arrestati tra il 2003 ed il 2004 per possesso di un piccolo quantitativo di droghe leggere rilevando che solo il 3,4 per cento ha commesso negli anni successivi un crimine violento (di questi il 3,1 solo una volta e lo 0,4 hanno commesso più reati).
Secondo la politica adottata dal sindaco Bloomberg la polizia newyorchese ha arrestato tra il 1996 ed il 2011 circa 500mila persone per piccoli reati legati al possesso di droghe leggere, la maggior parte neri o ispanici, e secondo l’amministrazione comunale ciò ha aiutato a ridurre la criminalità ma l’Ong rileva che non si capisce in che modo possa essere successo.
Human Rights Watch fa notare che le percentuali di chi ha commesso un crimine violento tra gli arrestati per possesso di droghe leggere sono addirittura inferiori a tassi di condanna secondo altre variabili legate al sesso, alla razza ed all’età: paradossalmente ci sarebbero risultati maggiori nella lotta alla criminalità non concentrandosi su coloro che fanno uso di droghe leggere ma semplicemente procedendo ad arresti a caso tra i giovani, il gruppo che statisticamente ha più probabilità di commettere qualsiasi tipo di reato.
Continua a leggere

Maggioranza degli irlandesi a favore della legalizzazione dell’aborto.

Dopo la morte di Savita Halappanavar, la trentunenne indiana morta di setticemia in Irlanda dopo che le è stato negato di abortire, sta aumentando in Irlanda il consenso a favore della legalizzazione dell’interruzione di gravidanza.
Attualmente l’aborto è consentito solo in caso di rischio di vita per la madre ma non esiste nessuna normativa che preveda cosa si intenda per “rischio di vita per la madre” ed i medici, temendo sanzioni penali e professionali, evitano di praticare qualsiasi aborto.
Come riporta Bbc news un sondaggio realizzato da Red C and The Sunday Business Post rivela che la maggioranza degli irlandesi è a favore della legalizzazione dell’interruzione di gravidanza.
L’85 per cento delle persone intervistate è favore dell’aborto legale nel caso in cui la vita della madre sia in pericolo ivi compreso il pericolo di suicidio.
L’82 per cento vuole estendere il diritto all’aborto in tutti i casi in cui la salute della madre sia gravemente minacciata ed anche in caso di stupro.
Il 63 per cento pensa che la minaccia di suicidio non debba essere un motivo per ricorrere all’aborto ma è d’accordo nel consentirlo in caso la vita della madre sia a rischio.
Se pur minoritaria, un considerevole 36 per cento pensa che l’aborto debba essere legale in ogni caso in cui la donna lo richieda.
Il governo irlandese sta prendendo in considerazione di cambiare la legge sull’aborto ed una decisione sarà presa prima di Natale mentre nel frattempo continuano le dimostrazioni nel Paese dei pro-choice.

Il virus del bullismo omofobo colpisce gay, eterosessuali e gli stessi bulli.

Dopo l’episodio di un quindicenne suicidatosi a Roma perché deriso in quanto ritenuto omosessuale, le cronache purtroppo riportano un altro caso di bullismo a sfondo omofobico.
Questa volta si tratta di un ragazzo vicentino vessato dai cinque suoi compagni che lo prendevano in giro perché considerato gay.
Per fortuna, a differenza del primo caso, il ragazzo ha avuto la forza di rivolgersi ai genitori: questi si sono rivolti ai Carabinieri che hanno convinto i ragazzi a desistere dalle loro azioni.
Due casi simili di bullismo a sfondo omofobico avvenuto tra i banchi di scuole le cui vittime sono ragazzi eterosessuali ma considerati gay dai loro compagni e quindi vessati per questo.
Nel caso del ragazzo romano Il Foglio scriveva di «omofobia immaginaria» perché lo studente non era omosessuale dimenticando che purtroppo l’omofobia è una forma di discriminazione che riguarda soprattutto gli eterosessuali. Non a caso la madre del ragazzo suicidatosi, in una lettera scritta dal legale della famiglia, descrive il retroscena omofobo del gesto: «Era da tempo costretto a subire vessazioni e violenze da parte dei coetanei, e ha consapevolmente scelto di interrompere quel gioco». Nella lettera si parla di «persecuzioni sulla sfera sessuale del tutto immotivate e non corrispondenti al vero» e di «cieca ed insana violenza scaturita tra i banchi di scuola». Continua a leggere